ADAMARAN 06 – GLI ABISSI DELLE VANDÀM: PARTE IV

Echi dalla Prima Era: Jumažup

Il risveglio di Adam la mattina dopo, fu alquanto brusco. A destarlo fu un vociare concitato all’esterno della tenda.  S’infilò in fretta la veste e il mantello e uscì.

“Adam! Stavamo venendo a chiamarti.” Fece Ragùl.

“Cosa succede?” chiese, ancora intontito.

Duvall, lo stesso Uomo che trovò Maankas per primo, si fece avanti: “Abbiamo radunato una squadra per la ricerca, siamo pronti a perlustrare ogni angolo di questa regione, se necessario!”

Garaegor, sopraggiunto subito dopo Adam cercò di capire: “Signori, se ci spiegaste cosa sta accadendo…”

Ragùl era mortificato: “Non lo so! Mankaas è uscito questa notte, delirando frasi assurde ed ha preso la mia barca, non ho idea di dove sia andato, ma stanotte il mare era in pessime condizioni!”

“Suicida!” scattò Duvall “Sta montando una tempesta che lo distruggerà!”

“Dobbiamo cercarlo Adam, altrimenti non ho idea di che fine possa fare!”

“Lo cercheremo, Ragùl, certo. Prima dimmi qualcuno ha letto il papiro oltre voi due?”

Ragùl, frastornato: “Sì, i Lacerta che l’hanno trovato. Ma di Uomini, no, solo tu dopo di noi.”

Adam pensò fra sé e sé: “Io, i Lacerta e l’Allaghèn. Asamoad non mi ha scritto alcun accenno alla follia dei suoi cacciatori, né della sua. L’Allaghè non da segni di squilibrio, e io pure sembro impassibile al delirio che ha colto i due Uomini.”

Una voce acuta come il grido di un falco, ammise: “So dov’è!” Era l’Allaghèn.

Avanzò nel gruppo, ma poi,  l’attenzione degli Uomini lo intimorì e con una corsa andò a ripararsi nel mantello di Adam.

Le sue parole destarono infatti l’interesse dei presenti.

“Cerca di spiegarti!” sbottò violento Duvall.

Garaegor, scansò con gentilezza l’Uomo e si approssimò all’Allaghè: “Ragazzo non stiamo giocando con te.” Disse quasi seccato, ma cercando di non essere ostile “Attento a come parli. C’è molta emotività qui.”

“No, no, non gioco. Adam, ti prego ascoltami.” Tirò la veste del Primo Uomo.

“D’accordo, giovane, parla pure.” Disse, presagendo la forza di quanto stava accadendo.

“Li ho visti! Sono arrivati due come quelli che mi hanno inseguito sino nella Creazione. Non so cosa stessero cercando, ma hanno rovistato nelle tende degli Uomini, ma non nella tua. Hanno preso Mankaas, lo hanno condotto sulla barca!”

“Allaghèn, cosa ci stai raccontando? Sii chiaro!” disse con la sua voce rugosa  Ragùl.

L’Essere di Luce: “Hanno fatto in modo che si allontanasse in barca, perché voi non sospettasse della loro presenza. Ma poi lo hanno preso  e lo hanno riportato a terra. Venite, se mi seguite, vi mostro che non è molto lontano da qui!”

Adam sapeva che l’Allaghè non stava mentendo né che aveva intenzione di giocare. Lesse nelle sue parole la convinzione di chi aveva guardato nella mente di Mankaas, grazie all’Esperienza, e solo un Allaghè avrebbe potuto farlo. In quel momento il ponte percettivo che connetteva gli Uomini era roso dall’ansia e poteva essere una traccia ingannevole. Ma l’Esperienza era come un diario, una mappa, incisa nella mente di un persona, sigillata all’impeto delle emozioni. Tutti guardarono Adam, per sapere se fidarsi di quella creatura. Lui fu il primo che fece strada all’Allaghè, quindi gli altri lo seguirono.

Giunsero alle scogliere più impervie della costa.

“Mankaas, amico, tieni duro, ti porteremo in salvo!” Disse Adam, davanti a un crepaccio. Dal suo abisso proveniva la voce dell’Uomo: “Sbrigatevi, dannazione! Fra un po’ salirà la marea e qui sarà tutto sommerso!”

“D’accordo, cerca di rimanere calmo, prepariamo una corda per tirarti fuori.” Tuonò l’eco della voce di  Graegor.

“Sei ferito, Mankaas? Ce la fai a salire sulla scala corda da solo?” chiese Adam.

“Mi fanno un male pazzesco le gambe, temo di essermele rotte!”

“Mi prenda un colpo!” sbottò Ragùl “Adesso non può mettersi in salvo!”

“Scenderò a riprenderlo.” Fece Adam

“Vengo con te, da solo non ce la farai con un uomo ferito.” Disse Garaegor.

“Mi aggiungo, un Uomo che non collabora è pensate anche per voi due.” Si propose Ragùl.

“No, vecchio mio, dammi retta, aspettaci qui.” Replicò Adam, preoccupato per l’età e il fisico provato dell’Uomo “Andremo solo io e Garaegor, il pozzo è stretto e ci muoveremo meglio in due.  Se scendessimo con più persone rischieremo di intasarlo.”

L’Allaghèn guardò gli Uomini prepararsi alla discesa, si avvicinò: “Adam, non sono convinto che stiate facendo la cosa giusta.” Disse.

“Qualunque cosa sia successa, laggiù c’è un uomo ferito, e dobbiamo aiutarlo.” Replicò Adam.

Sospirò: “Lo so. Ma state attenti.”

“Cos’è che ti dà apprensione?” fece Adam, assicurandosi alla corda.

“Ho paura che lo abbiano messo lì apposta.”

            “Una trappola?”

            L’Allaghè guardò Adam, diventando triste.

            “Staremo attenti, te lo prometto.” Gli rispose il Primo Uomo, carezzandogli il viso con un dito.

            “Posso venire con te?” Vibrò l’Essere di Luce.

            “No, è pericoloso, il tunnel è stretto e ci vuole il minimo carico possibile.”

            “Ma se mi trasformo potrei farvi luce, individuare il ferito. Non occuperei neppure spazio. Nessun ingombro.”

            Adam ci pensò: non era un’idea da scartare l’aiuto di un Essere di Luce in quegli abissi: “D’accordo, ma non metterti nei guai.”

            Rapido l’Allaghè corse sulla banchisa, lo videro scomparire all’orizzonte. Prese velocità e divenne luce. Una sfera di luce grande quanto un pugno d’Uomo si introdusse alla volta del pozzo, illuminando appieno la discesa ai suoi amici.

            “Attento a non fondere il ghiaccio, altrimenti ci crolla tutto addosso!” gli disse Adam.

            La luce sembrava trattenere la sua energia con grande sforzo. Ma il tunnel era di roccia e non di neve, sicché tutto resistette al suo passaggio.

            In breve la piccola stella intercettò Mankaas, che si era riparato in un anfratto poco visibile ai soccorritori. Risalì verso Adam e gli danzò innanzi, facendosi seguire.

            “Si trova lì dietro? Dannazione! È un pertugio, a malapena ci passeremo strisciando!” echeggiò nel baratro.

Garaegor: “dovremo andare uno alla volta, Adam, strisciare sino a Mankaas e cercare di trascinarlo qui.”

“Ha le gambe spezzate, non può muoversi”

“Dovremo trainarlo a forza. Ma non so quanto spazio di manovra abbiamo in quel loculo!”

La luce danzò ancora. Adam: “Vuoi andare tu? Ma come fai a assicurarlo all’imbracatura?”

La stella schizzò via in un tunnel opposto, inaccessibile al corpo di un Uomo. Videro un bagliore come una fiammata, poi dopo qualche secondo emerse l’Allaghè allo stato materiale.

“C’era una roccia molto spessa, lì sotto, ho potuto trasformarmi senza far danni. Andò io da Mankaas, sono più piccolo di voi e potrò muovermi in modo agile.”

“Non ha torto, Adam” fece Graegor.

“Ma non sai imbracare una persona con le ossa fratturate.” Disse il Primo Uomo.

“Me lo ha insegnato, ricordi?”

Adam non ricordava, ma sì, lo aveva insegnato, durante una  tormenta durata giorni, in cui era impossibile riprendere il Viaggio. Aveva trascorso molte ore a insegnargli l’anatomia umana.

Ora però avrebbe saputo mettere in pratica le sue conoscenze?

“La mia Esperienza.” Sussurrò Adam

Graegor lo guardò senza aver capito

“Guarderai nella mia Esperienza per mettere in pratica quelle cose, vero?”

L’Allaghè alzò le spalle, come se fosse una cosa naturale da farsi.

“Il gioco vale la candela, Adam.”  aggiunse Graegor, indicando il pertugio.

“Mankaas, ascoltami, come stai?” lanciò la sua voce nel budello

Un’eco: “Maledizione, adesso sto ancora bene, ma mi formicola tutto il corpo, e l’acqua si alza in modo inquietante! Non so quanto potrò resistere a questo freddo!”

“Amico mio, adesso mandiamo un Allaghè, è sveglio e in fatto di soccorso sa come muoversi. Il passaggio è stretto per un Uomo, e non saprei come aiutarti in quelle condizioni. Una volta che sarai fuori da questa galleria ci saremo noi per aiutarti, non temere.” Replicò Adam.

“Mandami chi ti pare, basta che mi portiate al caldo, accidenti, che freddo, non ce la faccio!”

“Ascoltami” si rivolse all’Allaghè “Prima di armeggiare sulle ossa per metterle in trazione, da’ queste a Mankaas.” Gli passò un sacchetto di erbe “Gli faranno sentire meno dolore. Non ti spaventare se urla, è normale. Adesso va’, ci rivediamo qui.”

L’Allaghèn prese l’imbracatura per l’amico, e lo zaino del soccorso dagli Uomini, e senza indugiare,  s’inoltrò nel loculo.

“Ha coraggio, quel ragazzo.” Sospirò Garaegor “Non l’avrei fatto così impavido.”

“Spero solo non si metta nei guai.” Sospirò Adam

L’Allaghèn percorse senza troppi problemi il cunicolo. L’odore della roccia sotterranea, la terra bagnata dall’eterna trasudazione delle pietre: qualcosa di familiare ma inafferrabile gli ronzava nella memoria. “L’odore della pelle dei rettili.” Gli suggerì l’istinto. Ma l’istinto in Allaghèn è una delle varie sfere dell’ Esperienza che sciamano nel suo mondo perfetto, al di là della mente.

Lì, oltre la realtà, nel regno delle sue idee, afferrò una di queste sfere e poté scorgervi enormi creature che camminavano attraverso quel mondo, molto prima degli Uomini. Vide Adam che ammirava il passaggio della grande migrazione. Lo scotimento della terra presagiva l’avanzata di corpi immani, che  dondolando l’enorme stazza, varcavano le rotte delle pianure.

Tornato nel modo dei vivi,  scorse l’amico di Adam e sembrava essere davvero in difficoltà, semisommerso dall’acqua. Ma come s’interagisce con un Uomo così conciato? Lui, che a malapena aveva saputo chiedere delle frittelle in una  locanda umana, come poteva interloquire con un Uomo ferito e terrorizzato?  Si fece coraggio e pensò a quello che avrebbe detto Adam: “Mankaas? Sono arrivato, fra poco saremo fuori di qui…Amico.” Ora lo vedeva bene nell’oscurità. Entrò ancora nella sua Esperienza, oltre la realtà, cercando di studiare la psicologia di chi è in pericolo di morte. Ma la situazione era pesante, l’emozione dell’Uomo violenta e un Allaghè non ama stare così vicino a un’emozione simile. Si fece forza, Adam gli insegnò a tenere a bada i grandi predatori degli Altipiani, cercò di usare i suoi insegnamenti.  

“Mankaas, ora scendo da te.” Disse. Si tuffò nell’acqua e cominciò a legare l’Uomo.

“Non sembrare una preda, mettiti davanti ai suoi occhi e digli che non avrà mai la tua pelle.” Gli ritornarono alla mente le sue parole, dopo averlo visto affrontare un gigantesco Hymar.

“Tieni queste, mettile in bocca.” Gli porse le erbe, con fare deciso.

Mankaas era incuriosito dal suo inatteso soccorritore, ma pur di uscire da quel freddo e dalla sinistra sensazione di annegamento, avrebbe seguito pure un Arcosauro. La destrezza di quella creatura e la mistura di erbe, però riuscirono a tranquillizzarlo.

L’Uomo si assicurò all’imbracatura e cominciò a tirarsi sulla corda, aiutato dai due amici e seguito dall’Allaghèn.

Rumori dall’abisso. L’Allaghèn si arrestò per ascoltare.

“Non rimanere indietro, esci da lì!” gli fece Mankaas, scorgendolo.

“Aspetta, tu va’ avanti.” Replicò, quasi stizzito.

“Cosa succede perché ti sei fermato?”

“Nulla, sento una cosa strana, va’ avanti.” Continuò.

Mankaas scivolò fuori dal cunicolo, i due Uomini lo soccorsero subito. Poi non vedendo uscire l’Allaghèn, Adam: “Dov’è il nostro amico?”

“Si è fermato, non ho idea del motivo.” Rispose Mankaas.

“Maledizione! Ma che gli è preso? Esci fuori, subito!” gli gridò, cercò di non esagerare con le urla, per timore che le onde sonore percotessero  il ghiaccio di alcune pareti, facendolo franare.

Ma dal tunnel uscì solo silenzio.

I rumori erano simili a percussioni, sempre più basse e disorientanti. L’Allaghèn si voltò dalla parte opposto all’uscita  e scivolò verso la fonte di quei battiti. C’era l’acqua da oltrepassare, era limpida ma fredda. Vi si tuffò. Passò così sull’altra sponda della caverna e rimase senza fiato per la sorpresa. I suoi occhi scrutano bene  nel buio;  grandi due volte quelli umani, riescono a catturare ogni granello di luce esistente.

Nel frattempo, Adam assicurò la risalita di Mankaas.

“Dobbiamo aspettare l’Allaghèn.” Fece Garaegor.

Mankaas non sarebbe sopravvissuto ancora per molto senza aiuto. Adam non voleva lasciare nessuno indietro, la decisione da prendere lo lacerava. Non era una priorità di razza o di amicizie. Solo la morte incombente decideva chi aiutare in quegli oscuri momenti.  Non poteva abbandonare il suo giovane Allaghèn in quegli abissi, ma il suo amico stava peggiorando.

“Andrete voi avanti. Maankas ha bisogno di cure immediate, tu sai come intervenire. Io ti raggiungerò.” Disse.

“Rischia molto se ritardiamo ancora le cure. Spero di poter essere alla tua altezza nel soccorrerlo.”

“Lo sei, Garaegor. Conosci l’Inno della Creazione. Arriverò da voi appena possibile, non posso lasciarmi indietro nessuno.” Chiosò il Primo Uomo.

Mentre lavorarono per legare il loro amico, e farlo risalire, si voltò di scatto.

Garaegor, preoccupato: “Lo hai sentito?” chiese

“Sì, non siamo soli.” Replicò Adam

“Forse è l’Allaghèn che sta tornando.”

“Non credo. Ascolta.” Sussurrò Adam

“Sembra uno stridore metallico.”

“Già e si fa sempre più vicino.”

“Che diamine è? Non ho mai sentito un suono simile.”  Si scosse Garaegor.

“Cerchiamo di rimanere calmi.” Consigliò Adam.  Quel rumore lo aveva già udito, prima di Graegor e prima ancora che gli altri Uomini abitassero il mondo.

“Aspettiamo che passi, prima di risalire.” Disse

“Per Mankaas il tempo si sta esaurendo, Adam.” Replicò Garaegor, mentre il loro amico gemette.

“Potrebbe correre un rischio maggiore se lo issiamo adesso.” Rispose il Primo Uomo.

Qualcosa passò da una parete all’altra del pozzo, sulle loro teste. Una specie di insetto rosastro si abbarbicò alla corda, schioccò un verso insolito, simile allo scontro di piatti metallici.

Una luce blu comparve dall’abisso, si gettò su quella specie di animale;  trapassandolo, arrostì dall’interno il suo carapace. La creatura si schiantò sul fondale acquoso.

La sfera luminosa cominciò a danzare davanti agli Uomini.

“È  il nostro Allaghèn.” Fece Adam scosso da un sentimento di felicità e preoccupazione assieme “Credo ci voglia mettere in guardia.”

“Ha assalito quell’affare sulla corda di ascensione!” disse sorpreso Garaegor “Ha compiuto un gesto fuori dalla sua natura, attaccandolo,  ma lo deve aver fatto per proteggerci.” Continuò meravigliato.

La luce balenò sullo sfiatatoio di risalita.

“Non vuole che ascendiamo?” Chiese Garaegor

“Forse ne ha visti altri di quei cosi.” Replicò Adam.

“Ma che diavolo sono?”

“Non dovrebbero esistere più da un pezzo.” Disse il Primo Uomo, osservando  Mankaas che giaceva ancora stordito dalle erbe “Diamogli ancora quella roba. Altrimenti il dolore potrebbe ucciderlo.” Garaegor prese la mistura usata per allontanare la sofferenza e vi bagnò le labbra dell’amico.

Adam: “Dobbiamo portarlo fuori.” Sospirò, preoccupato. Poi prese la decisione di agire.

Gli pose le mani sulla tempia.

“Vuoi adoperare l’Inno quaggiù?” chiese stupito l’amico

“Morirà se non intervengo. Percepisco emorragie pericolose dentro il suo corpo.”

Garaegor venne preso dall’angoscia ma non poteva ribadire, né opporsi, in questione simile al Primo Uomo. Era questi che compose l’Inno della Creazione, e solo lui doveva prendere la decisione di utilizzarne la melodia nel momento che reputava più opportuno. L’azione fu veloce.
Attraverso le mani di Adam passarono nel corpo di Mankaas alcune note dell’Inno. In breve l’uomo non sentì più dolore.

“Le ferite interne  si sono rimarginate. Debbo fermarmi.”

Adam decise, prima ancora di iniziare a fecondare con la vita il mondo di Mankaas e Garaegor,  che l’Inno non sarebbe stato usato per arrestare la morte di un essere vivente.  Si lasciò la possibilità di curare malattie, ma se la materia era troppo compromessa, l’Uomo decretò l’inutilità d’ogni accanimento su di essa. Ogni vita iniziava e finiva:  fu una delle regole stabilite perché la materia divenisse animata. Venne deciso questo perché la Vita esistesse e si moltiplicasse, senza crollare sotto il suo stesso peso. Adam, in quel momento, aveva interrotto una legge primaria, salvando il suo amico.  Era un Uomo, il Primo, un’Emozione; agli Uomini  vennero trasmessi i più forti dei sentimenti, grazie al loro antesignano. E la passione talora affondava la razionalità. Coloro che detestavano l’essenza umana, accusarono spesso Adam di essere debole, cedevole alle lusinghe della sua stessa origine: l’Emozione.

“Secondo l’Allaghèn la via del pozzo è pericolosa.” Aggiunse Garaegor.

La luce sfavillò saettando in orizzontale, rispetto al pozzo.

“Ci sta indicando di seguirlo.” Disse.

Adam tentennò, ma poi rispose: “Forse è una via più sicura.”

“Proviamo a fidarci di lui?”.  Chiese Garaegor.

“È molto più rapido di noi. Non  gli sarà stato difficile esplorare in poco tempo le vie di fuga, mentre noi soccorrevamo Mankaas.” Suggerì Adam.

Ben presto altri clangori accompagnarono la comparsa di altri insetti simili a quello folgorato dall’Essere di Luce. Decisero di seguire l’Allaghè. Strisciarono per qualche metro, all’improvviso la grotta si ampliò tanto da lasciar passare un Uomo in piedi.

“Almeno adesso possiamo camminare.” Notò Garaegor.

I due avevano fatto dell’imbracatura una specie di slitta per Mankaas, e sembrava funzionare. Per trainare l’Uomo attraverso il tunnel, dovettero muoversi come serpenti. Il tempo per il ferito stava giungendo al limite. “Cerca di resistere, Amico mio, ti porteremo fuori di qui vivo!” gli sussurrò Adam.

D’un tratto il Primo Uomo si girò indietro: “Riparatevi tutti!” urlò. Un grosso animale dal ventre rosso si buttò su di lui, la lotta fu violenta; Adam parò i colpi di enormi dita artigliate. Il corpo dell’animale era tozzo con lunghe zampe tentacolari, in una sproporzione quasi ridicola. Adam ebbe la meglio, e lo travolse nel combattimento. Ne sopraggiunse un altro, e poi altri ancora. Intervenne la Luce Blu, colpendoli. Ne uccise, ma erano forti ed erano in molti. Adam li tenne impegnati, e nella lotta si era gettato anche Garaegor. Finalmente ebbero la meglio.

“Doveva essere una via sicura, questa!” Sbottò con ira Adam  verso l’Essere di Luce.

“Volevate risalire e finire nella tela tessuta da quei mostri?” replicò stizzito l’Allaghèn, tramutatosi nel suo stato corporeo.

“Di quale tela stai parlando?” fece ringhioso Garaegor.

Gli urlò quasi: “Vi stavano mettendo in trappola! Avevano cosparso della loro seta appiccicosa sia la parte superiore che quella inferiore del tunnel:  se non ci fossimo mossi subito, saremmo rimasti invischiati in una specie di gigantesca trappola !” arrabbiato.

“Va bene, sta’ calmo, ragazzo mio. Ti ringraziamo per averci aiutato a costo della tua vita. Raccontaci cos’hai visto quando ti sei allontanato.” Si rabbonì Adam.

Il giovane Allaghèn  ancora fumante  per l’impeto e la velocità della trasformazione, continuò: “Un tappeto di quegli animali rosa, che brillava nel buio, uno spettacolo terrificante. La loro colla si era solidificata attorno alle stalattiti. E sopra questo tappeto si muovevano quegli affari neri e rossi che ci hanno assalito.” Raccontò, cercando di rinfrescarsi le gote infuocate sulla roccia.

“Non sembri sorpreso, Adam.” Notò Garaegor.

Il Primo Uomo annuì: “Pensavo che una cosa simile non sarebbe potuta sopravvivere al Grande Freddo. Ma sotto terra, a quanto pare, ha trovato un ambiente congeniale.”

“Dunque, cos’abbiamo davanti?”  

“Uno Jumažup. È  una simbiosi di due specie viventi della Prima Era, i Jumaz e gli Zumol. Gli insetti rosa, i Jumaz, producevano quella colla come lattice di nutrimento per gli animali neri che abbiamo visto. In seguito gli Oscuri si servirono di queste specie simbionti, come una fonte di proteine, allevandoli in fattorie tecnologiche. Ne produssero talmente che per ogni abitante delle città vi erano cento Jumaz. Vi furono molti incidenti  nelle fattorie, perché la popolazione era allevata in un numero spropositato di esemplari. Gli animali più pericolosi, gli Zumol, fuggirono e in breve distrussero ogni cosa e ogni essere vivente  nei luoghi dove trovarono riparo. Gli Zumol  sono predatori simbiotici, che attaccano altri animali per portarli come nutrimento ai Jumaz, i loro simbionti. Sono loro le bestie che ci hanno attaccati.”

I due ascoltarono impietriti.

“Se non ci muoviamo, non usciremo più da qui.” Fece l’Allaghèn.

“Manca molto all’uscita?” chiese Garaegor.

“Non molto, ma dobbiamo sbrigarci.”  Rispose l’Essere di Luce.

Lo stridore si riacutizzò, e i quattro ripreso subito la fuga.

Un grosso Zumol si parò davanti a Garaegor che si apprestò ad affrontarlo. L’uomo non fece in tempo a tirar fuori la spada, che vide il corpo dell’animale dividersi in due.

La voce ruggente di un giovane Lacerta irruppe nel silenzio del suo stupore:  “Uomini? Questa è una sorpresa!”.  Altri Zumol si buttarono addosso al gruppo, ma dietro a questi vi erano Rettili che l’inseguivano. La lotta fu accanita, ma Lacerta, Uomini e Allaghèn riuscirono a dominare su quell’orda affamata.

Adam si fece avanti, scoprendo la mano per salutare: “Senza il vostro appoggio, non ce la saremmo cavata.”  I suoi amici rimasero cauti, non conoscendo le intenzioni dei rettili.

Il Lacerta a capo dei cacciatori, rispose: “Non ci ringraziate. Ci sorprende il fatto che siate riusciti a imboccare la via giusta per uscire da questo dedalo sotterraneo:  è insolito per creature di superficie come gli Uomini!” mormorò con una specie di ringhio gorgogliante.

I Lacerta sono abili esploratori del mondo sotterraneo. Curiosi e arditi,  scendono di molto negli abissi della terra, in cerca di acqua e fango particolari. La loro pelle coriacea gli consente di strisciare e muoversi senza danneggiarsi, nelle spelonche più strette e sassose.

Il Lacerta si presentò:“Sono Tellin” Disse  “Lieto di conoscervi, Primo Uomo!” si avanzò il giovane rettile. Aveva riconosciuto Adam e questi : “Tellin? Siete il giovane Ukoin Tellin, figlio di Re Ukor Banadin?”

“Sì, vossignoria, in persona!” rispose, con la fierezza di un giovane guerriero.

Adam sorrise: “Sono onorato di fare la vostra conoscenza. L’ultima volta che vi ho visto eravate fra le braccia di vostra madre. Sono commosso nel vedervi Principe, ora. Posso sapere dove siete diretti, Altezza?” rispose prendendogli le spalle, con un gesto amichevole.

“Da sua Maestà il Re Asamoad. Stiamo viaggiando verso il suo villaggio, e in segno di stima, abbiamo raccolto per lui dei minerali e del fango di questi luoghi, dicono sia ottimo per la cura di alcuni dolori.”

Adam sorrise, sollevato: “Sì, giovane Principe, il fango di queste grotte è davvero un buon rimedio.”.

Il Lacerta emise un sottile ruggito di compiacimento: “Se lo dite, voi, Primo Uomo, mi fido!” riprese: “Vado dal Re Asamoad  per chiedere di entrare nel suo Clan. Provengo dal grande Hemrin, il padre di mio padre, Baladin, e vorrei fare la mia esperienza al suo fianco . Ho sentito dire molto bene su di lui.” Continuò il Principe.

“Sono sicuro che  sua maestà Asamoad avrà piacere nel sapervi al suo fianco, principe Tellin.” Rispose Adam.

Garaegor si accostò al Primo Uomo: “Sei certo di voler proseguire con queste Lucertole? Non le conosciamo, e potrebbero averci raccontato solo bugie.”

Adam fermò i dubbi dell’Uomo: “Sono un gruppo di giovani rettili nel pieno della loro forza. Tellin, il loro capo, è davvero quello che dice. Conosco Baladin ed è un mio caro amico. I Lacerta non diventano principi solo perché nascono da re, devono dimostrare di essere degni di un simile rango.  Ha combattuto per sostenere il suo stato di Principe, guarda le cicatrici che ha un po’ dappertutto. Inoltre le creste e la pelle dei rettili di Hemrin, hanno sfumature che non si dimenticano. Amico mio, non potrei confonderlo con nessun altro Lacerta. Sta’ tranquillo, Garaegor, questi ragazzi vogliono  solo scortarci.” Sorrise.

“Permetteteci di aiutarvi, Uomini.” fece il giovane capo Lacerta, imbracandosi le cinghie della slitta “È un onore aiutare Adam, il Primo Uomo e i suoi Amici.”

“Risparmia il fiato, Principe, la via è ancora lunga!” ironizzò Adam, imbarazzato.

Tellin notò l’Allaghèn. I due si guardarono con una certa intensità, ma i giovani non si parlarono, quasi intimiditi l’uno dall’altro.

“Faccio io le presentazioni, d’accordo?” disse Adam, notando la loro imbarazzata voglia di conoscersi.

“Tu sei un Essere di Luce, vero?” chiese Tellin, curioso, dopo l’intervento dell’Uomo.

L’Allaghén: “Sì, vengo dalla Luce Blu.” Rispose abbassando le sue naturali difese psichiche.

“Ti sei trasformato nella caverna, vero?”

Tellin era un giovane Lacerta curioso, e il suo interesse cominciava a pesare sull’ Allaghén: “Perché lo vuoi sapere?” rimandò irritato.

“Perché ho visto un alone blu azzurro, e mi chiedevo cos’altro stesse per succederci, ma, per fortuna, eri tu. È la prima volta che vedo uno di voi sotto forma di luce, e con quel colore.” Concluse con la boria del suo rango e della sua età.

“Uno di noi?” replicò quasi sdegnato l’Allaghèn..

“Basta così, ragazzi. Vediamo di non litigare qui dentro, va bene?” Li riprese la voce grave di Adam.

L’Allaghé cambiò discorso: “Ho visto qualcosa prima, nel nido di quegli animali.”

“Cos’hai visto?” gli chiese il Primo Uomo.

“Una specie di lastra di metallo. La cosa curiosa che ancora era lucente, nonostante il luogo dove si trovasse. C’era una scritta simile a quella sul papiro. Ho cercato di leggerla.”

Intervenne Tellin: “Adam, anche noi abbiamo visto quella cosa. Solo che ci siamo accorti solo del suo riflesso.”

“Era come appesa.” Aggiunse l’Allaghèn.

“Vero.” Confermò il Lacerta.

“Nessuno mi saprebbe dire cosa c’era scritto?” chiese Adam.

L’Allaghè parlò: “se ti disegnassi quei geroglifici? Li ho memorizzati.”

Garaegor si accigliò ma Adam : “Amico mio, sono sicuro che il nostro amico ci fornirà informazioni esatte.”

L’uomo: “Da quel che ne so io, Adam, nel suo stadio di luce, un Allaghè riesce a imprimere un’immagine nella sua mente, come se questa fosse un foglio su cui hanno disegnato la realtà. Quindi, non nutrivo dubbi sulla sua memoria, quanto sul tempo che abbiamo prima che il dolore si risvegli in Mankaas . E che quelle bestie si rifacciano vive.”

Tellin era molto interessato alla spiegazione di Garaegor sugli Esseri di Luce, ma la sua curiosità adolescenziale infastidiva l’altro adolescente, l’Allaghèn: “Siamo quasi fuori” sospirò agli Uomini, infastidito dal Lacerta.

“Ottimo, allora avvertiamo gli altri che stiamo uscendo, anche se non so bene da dove.” Disse Garaegor.

“Dal lato opposto dal quale siamo entrati.”  ribatté l’Allaghèn.

Finalmente i bagliori della neve indicarono l’apertura della roccia.

Una volta fuori, gli Uomini si slacciarono gli imbrachi, ì sistemarono Mankaas su una lettiga. Gli altri chiesero ai due se fossero feriti, curandosi di portare subito Mankaas al riparo di una tenda.

“Tellin, gradiremmo che tu e i tuoi amici foste ospiti al nostro campo, per cena e per la notte.” Fece Graegor, sollevato per la riuscita dell’impresa .

“Signori, vi ringrazio molto, ma per noi è ora di riprendere il cammino verso il Clan di Asamoad, è già tardi, e vorremmo arrivare prima di un’altra tormenta.” Fece, con un atteggiamento adulto che ancora non gli calzava.

“C’è il rischio che troverete la tormenta lungo il vostro cammino. Il vento si sta alzando e non calerà.” Fece Adam “Accettate l’ospitalità, faremo insieme il viaggio verso il Clan di Asamoad.”

“Vuoi venire con noi?” replicò perplesso Tellin.

“Sì, devo parlare di persona  al Re.” Rispose Adam.

Il gruppo si diresse verso l’accampamento del Raduno, avvolto dal peso delle nubi.

Alessandra Biagini Scalambra