DUE BAMBINI SPECIALI

La Morte con il suo immancabile mantello nero e la falce, si rivolse ad una anziana persona, un uomo con una lunga barba e lunghi capelli entrambi bianchissimi.

“Perché non hai paura vecchio? Io sono la Morte e se volessi potrei porre fine alla tua vita in qualunque momento e nel modo che riterrei più opportuno e volendo anche di un’atrocità che non puoi nemmeno immaginare”.

“Non ho paura di te” rispose il vecchio, “perché io sono il Tempo e potrei mandarti in un lontano passato dove non c’è nessuno da far morire oppure fermarti fissa in un momento per l’eternità”.

La morte non poté sbiancare perché già di per sé bianca cadaverica, ma un visibile tremore attraversò il suo corpo scheletrico.

In quel momento si udì un canto armonioso e delicato che man mano arrivava sempre più vicino, era quello di una bimbetta di circa 8 anni dai bei boccoli biondi e dagli occhi celesti come il cielo che si avvicinava trotterellando nella loro direzione.

La bimbetta giunta a pochi metri da loro si fermò e li guardò.

La morte si rivolse alla bambina: “Perché non tremi bimba, hai capito chi sono? Io sono la Morte e potrei fare in modo che tu muoia anche in questo momento”.

La bambina la guardò annoiata facendo uno sbuffo e alzando gli occhi al cielo.
A quel punto intervenne il vecchio rivolgendosi alla bambina: “Di me dovresti avere ancora più paura, perché io sono il Tempo e potrei riportarti indietro a quando non esistevi ancora e così scompariresti per sempre, oppure mandarti istantaneamente in un futuro nel quale sei una vecchia rugosa, malata e stanca”.

La bambina li guardò ed iniziò a parlare: “Siete Voi che dovete avere paura di me ed in maniera molto più forte di quella che volevate procurarmi”.

I due risposero all’unisono: “Perché dovremmo avere paura di te, chi sei?”.

“Io sono la Vita”, rispose la bambina “e potrei cancellarvi per sempre e definitivamente, ed è quello che farò, avete approfittato del potere che vi ho conferito tanto tempo fa, facendo soffrire tutti gli esseri viventi di ogni universo”.

La bambina tese il braccino nella loro direzione ed i due scomparvero lasciando solo un filo di fumo che pian piano svanì.

La bambina tornò trotterellando nella direzione dalla quale era giunta, giocando allegramente con una palla colorata e poco dopo si udì la voce di un bimbo, al ché la bambina si fermò e si girò: era un maschietto della sua età circa, indossava dei jeans alla moda ed una camicetta firmata.

“Posso giocare con te?”, disse il bambino.

“Certo che puoi”, gli rispose la bambina.

I due si incamminarono uno a fianco all’altra, fermandosi ogni tanto e lanciandosi la palla.

“Tu chi sei?” gli chiese la bambina, “Io sono un bambino come tutti gli altri, sono l’Essere Supremo, Dio di questo e di tutti gli altri Universi”, le rispose il bambino sorridendo dolcemente. “A proposito, continuò il bambino, ho aggiunto una chicca a quello che tu hai fatto con quei due: essi non sono mai esistiti”.

“Quali due?”, chiese sorpresa la bambina.

Stefano Balmas