LORIANO MACCHIAVELLI E IL GIALLO… TRA SARTI ANTONIO E FRANCESCO GUCCINI

L’ultimo riconoscimento alla carriera gli è venuto da Cremona dove Loriano Macchiavelli lo scorso 2 novembre ha ricevuto il Premio Letterario Giallo a Palazzo con il romanzo “Delitti senza castigo” pubblicato da Einaudi lo scorso anno (per completezza di informazione segnaliamo che la giuria tecnica ha assegnato il riconoscimento ex aequo a Fabiano Massimi con “L’angelo di Monaco”, mentre quella popolare ha premiato Filippo Venturi con “Gli spaghetti alla bolognese non esistono”). Loriano Macchiavelli è tra i grandi autori della narrativa gialla italiana, bolognese, classe 1934, iniziò a farsi conoscere nel 1975 quando con “Fiori alla memoria” vinse il Gran Giallo Città di Cattolica nella categoria romanzo giallo inedito di autore italiano. Negli anni ha pubblicato decine di romanzi e nel suo lungo e impegnato percorso culturale si è sempre battuto per dare dignità a un genere letterario che oggi trionfa nelle classifiche dei libri più venduti.

«Secondo me “Fiori alla memoria” – ci dice il maestro Macchiavelli – è un titolo bellissimo. Non è un caso che me lo abbia suggerito mia moglie Franca. Quella stessa che mi ha “costretto” a scrivere, nel 1974, “Le piste dell’attentato”, il mio primo romanzo giallo».

COM’E’ AVVENUTO IL TUO INGRESSO NEL MONDO DEL GIALLO?

E’ stato del tutto casuale e, come tutte le cose casuali che mi sono capitate, è stato uno dei cambiamenti importanti nella mia vita. Come ci sono arrivato ormai fa parte della mitologia che mi riguarda e non so più dove sia la verità e dove la fantasia.

RACCONTACELO…

Di reale c’è la nostra vacanza, mia, di Franca e Sabina (mia figlia) nel 1973, in Costa Brava, Spagna. Il paese dove ci eravamo stabiliti si chiamava Roses e Franca si accorse di aver dimenticato a casa i suoi romanzi gialli. Disperazione, accuse di essere io il responsabile, previsioni fosche per serate senza letture… Insomma, una vacanza che partiva proprio male. Da lì l’idea di scriverle io un romanzo giallo. Un capitolo al giorno. Non sarei andato in spiaggia. Il mare mi annoia. Avrei passato le vacanze nel bel parco dell’hotel in compagnia di carta, penna e birra ghiacciata.

E COSA VENNE FUORI?

Nacque “28 luglio attentato”, titolo che gli avevo dato nel manoscritto. Fu sempre Franca che inviò poi il dattiloscritto al Gran Giallo Città di Cattolica, su suggerimento di Alberto Tedeschi, allora direttore della collana gialla Mondadori al quale, sempre Franca, lo aveva inviato per una lettura. La testardaggine di Franca è proverbiale. E spesso giustificata. Non vinse, come ho detto, ma il romanzo finì nelle mani di Raffaele Crovi che cambiò il titolo in “Le piste dell’attentato” per la stampa nella collana Calibro 90 (Campironi Editore), da lui inventata e diretta. La trama, tanto per cambiare, anticipava quello che poi accadde, purtroppo, con una frequenza drammatica, nel nostro Paese: gli anni di piombo.

E POI NE HAI SCRITTI TANTI ALTRI, TRA CUI “SARTI ANTONIO, UN DIAVOLO PER CAPELLO” CHE NEL 1980 VINSE IL PREMIO TEDESCHI. QUANTI NE HAI PUBBLICATI?

Ho perduto il conto, ma l’importante è quanti ne scriverò ancora, non quanti ne ho scritti. E qui c’è l’imponderabile. Io vorrei scriverne altrettanti. O qualcuno in più.

QUAL E’ IL ROMANZO CHE TI HA DATO MAGGIORE SODDISFAZIONE?

Le maggiori soddisfazioni le dà sempre l’ultimo che hai scritto. Almeno fino a quando non metti mano al successivo.

I PERSONAGGI PRINCIPALI DEI TUOI GIALLI SONO PRIMA DI TUTTO IL QUESTURINO SARTI ANTONIO E POI C’E’ LO STUDENTE UNIVERSITARIO EXTRAPARLAMENTARE DI SINISTRA ROSAS. QUALI CARATTERI GLI HAI DATO?

Per me i personaggi sono tutti ugualmente importanti. Che occupino molte pagine o poche. Senza anche uno solo di loro, il romanzo non sarebbe lo stesso. Io considero personaggio anche il luogo dove la storia si svolge, Bologna, L’Aquila, Riola di Vergato (Rocchetta Mattei), Case di sopra (paese di Marco Gherardini detto Poiana) o il paese di Bendetto Santovito, maresciallo dei carabinieri. Importante non sono tanto i caratteri che ho cercato di dare ai personaggi, ma quelli che il lettore riesce ad assimilare. A lui, al lettore, bisognerebbe chiedere quali sono i caratteri che gli fanno comprendere e, qualche volta, amare il personaggio. Una precisazione: negli anni ’70 Rosas era sì quello che allora si indicava come extraparlamentare, ovvero un cane sciolto. Oggi, pur conservando la stessa ideologia, non lo è più. Anche perché molti di quegli extra hanno trovato la loro strada proprio nel Parlamento o in una televisione (o giornale o entrambi) sia pubblica che privata. Rosas no, è rimasto attaccato alle sue teorie politiche e ai suoi ideali di società e alla sua cultura. Anche se c’è chi sostiene che gli ideali sono morti e defunti. Che sarebbe la stessa cosa, ma scritto così rafforza l’idea.

QUANDO HAI COMINCIATO NEGLI ANNI SETTANTA IL GIALLO ERA CONSIDERATO UN GENERE MINORE, OGGI INVECE GIALLI E NOIR SONO AI VERTICI DELLE CLASSIFICHE. COSA E’ SUCCESSO A TUO PARERE?

La risposta sarebbe lunga e difficoltosa. Almeno per uno come me che ha vissuto e preso parte attiva alla trasformazione, assieme a un manipolo di valorosi che hanno lottato contro i pregiudizi letterari di critici disinformati e superficiali ed editori miopi. Posso sostenere senza tema di smentite e come testimone attivo, che l’affermazione del giallo e del noir dei nostri giorni non è casuale o arrivata per benevola concessione di qualcuno al di sopra delle parti. È nata grazie a un lavoro culturale lungo e impegnativo che ha avuto ragione perché aveva ragione. Anche sul cambiamento del genere andrei cauto. I grandi classici del passato ci hanno indicato la strada, una strada che loro avevano iniziato. Noi gli siamo andati dietro. Ma oggi la stiamo perdendo quella strada. Forse è il momento di ripensare a un nuovo aggiornamento del genere.

DA ANNI PUBBLICHI IN COLLABORAZIONE CON IL POPOLARE CANTAUTORE E SCRITTORE FRANCESCO GUCCINI (FINALISTA QUEST’ANNO AL PREMIO CAMPIELLO). CON GUCCINI, TRA L’ALTRO, HAI VINTO IL PREMIO SCERBANENCO NEL 2007 CON “TANGO E GLI ALTRI – ROMANZO DI UNA RAFFICA, ANZI TRE”. COM’E’ INIZIATO QUESTO SODALIZIO E COME STA PROCEDENDO? COSA VI ACCOMUNA?

La collaborazione con Francesco è un’altra di quelle storie cominciata per caso, con soddisfazione da entrambe le parti. Se no, non durerebbe da ventitré anni. Stavolta il caso sedeva a tavola con noi, dopo la presentazione di un mio romanzo alla quale aveva assistito anche Francesco. Il dolce Francesco ci raccontò la storia (vera) di un prete di montagna trovato morto nella gora di un mulino e considerata accidentale. In paese tutti sapevano che il prete era stato ucciso. Una bella storia che Francesco mi cedeva perché la trasformassi in romanzo. L’editor della Mondadori, presente all’incontro e alla cena, ci propose di scriverla assieme. Se non è un caso questo…

HAI ANCHE SCRITTO ROMANZI PER RAGAZZI, SCENEGGIATURE E OPERE TEATRALI, ALCUNE INTERPRETATE DA TE COME ATTORE, PER CUI HAI UNA VERA VOCAZIONE ETEROGENEA PER LA SCRITTURA. HAI MAI PENSATO DI SCRIVERE UN ROMANZO PURAMENTE MAINSTREAM?

Ebbene sì, non lo nego: mi piace scrivere. Se mainstream significa convenzionale oppure “di moda”, oppure ancora “di tendenza” o simili, no, non mi interessa. C’è già chi lo fa e uno in più è solo di troppo. Per questo tipo di romanzo ci sono giornali, settimanali, show televisivi ecc. Il che non significa che non possano avere dignità letteraria. Significa solo che il mio interesse di scrittore va più alle cose nascoste che a quelle in piena luce per le quali basta guardarsi attorno.

QUESTO 2020 CHE STA PER CONCLUDERSI E’ STATO ED E’ ANCORA UN ANNO DRAMMATICO PER VIA DELLA PANDEMIA CAUSATA DAL COVID 19. COME LO STAI AFFRONTANDO? E VISTO CHE PARLIAMO DI ATTUALITA’ COSA PENSI DEL NUOVO INQUILINO DELLA CASA BIANCA JOE BIDEN AL QUALE IL PRESIDENTE USCENTE DEGLI USA, TRUMP, INTENDE MUOVERE UNA BATTAGLIA LEGALE PER PRESUNTI BROGLI (CHE IN VERITA’ SEMBRANO MOLTO INVEROSIMILI). SCRIVERESTI UNA TRAMA GIALLA IN PROPOSITO?

Ho finalmente letto alcuni libri che aspettavano da tempo che li prendessi in mano. Ho diviso le giornate fra scrittura, informazione e lettura. Sono stato (e sto ancora) molto attento a non prendermi il “carogna virus” che, alla mia età… con quel che segue. Non so se potrò continuare ancora a lungo con questo tipo di vita. Ho bisogno anche di altro. Per esempio, gli incontri con i lettori. Dal vivo, quegli incontri nei quali ci si guarda in faccia e ci si dicono cose piacevoli e spiacevoli. Ne ho abbastanza di uno schermo illuminato. Quanto a Biden e Trump… Non saprei proprio quale dei due invitare a cena da me. In questo momento sono né per l’uno né per l’altro. Figurati se ho voglia di farne un romanzo. Ne stanno facendo anche troppi sulla scena del nostro mondo. E insisto sul NOSTRO.

Filippo Radogna