LA LEGGENDA DI SAN CRISTOFORO

San Cristoforo è protettore di Moscufo, nonché dei Paladini, che in molte leggende abruzzesi sono chiamati Palladini, cioè abitanti del monte Pallano. Questi Palladini sono dei giganti che costruirono le mura megalitiche che cingono il monte Pallano, ma presenti in ben 200 luoghi, solo in Abruzzo.

Questi recinti sacri, secondo alcune interpretazioni, furono costruiti da guerrieri enormi, che la notte dormivano all’interno di queste zone protette, e il giorno andavano a lavorare in Puglia; antico retaggio della transumanza. Questi miti, nascono dalla commistione delle gesta dei veri paladini di Francia con alcune ossa gigantesche, ritrovati in diversi posti dell’Abruzzo.

Pare che accanto a questi guerrieri vi fosse anche una tribù di amazzoni chiamate “Majellane”, le quali erano molto ricche e belle e avevano adottato questo nome in onore della loro protettrice, la dea Maja.

Tra questi uomini di statura mastodontica ve n’era uno chiamato Cristoforo che di giorno lavorava, insieme a un gruppo di giganti, alla costruzione delle mura ciclopiche e di notte tornava a Roma; un giorno però decise di andare via e portarsi dietro un suo terribile segreto.

San Cristoforo, il cui nome significa “Portatore di Cristo”, nacque in Asia nel III secolo d.C. e si chiamava, in realtà, Reprobo. Egli era smisuratamente grande e decise di mettersi al servizio dell’essere più potente e temerario del mondo e così si fece assumere da un imperatore, ma dopo un po’ di tempo vide che questi aveva paura di Lucifero e così andò a lavorare per il Demonio, ma quando si accorse che anche egli aveva le sue paure si licenziò. Passarono un po’ di anni e Cristoforo, che in un attimo di rabbia aveva sterminato la sua famiglia, andò a confessare le sue colpe al Papa, il quale gli disse che per penitenza doveva andare a traghettare le anime dei trapassati presso il Giordano… ed egli così fece. Trascorsero anni e anni senza storia, finché un giorno gli capitò di dover trasportare sulle spalle un uomo e un bambino ma, come fece per prendere il piccolo, l’uomo gli consigliò di traghettarli uno per volta. Cristoforo fece così e, dopo aver preso l’uomo e averlo portato a destinazione, tornò indietro. Messosi sulle spalle il bambino si rese conto di trasportare un peso enorme, così si voltò verso il suo passeggero e vide che questi era il Cristo di cui aveva sentito parlare da alcuni monaci suoi amici. Da allora egli si convertì al cristianesimo e morì martire durante il governo di Decio.

L’iconografia classica lo rappresenta cinocefalo, forse per la sua bruttezza oppure forse perché egli potrebbe essere la raffigurazione cristiana del dio pagano Anubi, che veniva raffigurato come sciacallo o cane nero, oltre che con forma umana e la testa di cane. È noto che San Cristoforo veniva spesso raffigurato con la testa canina o di coyote, forse per la sua bruttezza o per altre ragione, a noi ignote o perlomeno non così evidenti, dato che potremmo ipotizzare delle analogie tra questo beato e il culto del dio Coyote degli indiani Nordamericani. Il dio Coyote pare che fosse il creatore del mondo, in quanto si sostituì a quello legittimo, prima ingannandolo (da qui lo pseudonimo anche di dio ingannatore), poi continuando la sua opera. Egli, infatti, fece inquietare l’artefice del mondo, trattenendolo dal dare vita ad alcuni legnetti, dopodiché, quando l’irato dio andò via, prese i pezzi di legno, li piantò per terra, creando le prime tribù indiane del America del Nord e poi gli uomini di tutte le razze. A questa divinità viene assimilata anche la figura di Loki, il nume nordico tutelare del fuoco e delle fiamme. Egli era un gigante semidivino che si divertiva a ingannare, truffare, calunniare e rubare agli uomini e agli dei, nonostante fosse il fratellastro di Odino. Sebbene fosse di natura umana fu educato come un essere divino e quindi aveva accesso anche ai segreti più reconditi degli dei; per questo sottrasse ai suoi ultraterreni colleghi il fuoco che donò, poi, agli uomini facendo adirare così Odino. Loki era un uomo bellissimo e atletico con una folta chioma rosso fuoco! Egli andava molto fiero del suo fascino; ma non disdegnava di ricorre alla violenza come quando abusò delle fate per estorcere loro il segreto di un’immensa ricchezza, tra cui si trovava anche un anello dai tremendi poteri magici. Questo dio ingannatore si divertiva a tormentare gli dei e perfino a ucciderli, come successe a Balder, nume che rappresenta il sole e la verità. Balder era afflitto da terribili presagi della sua imminente morte e così si recò dal padre di tutti gli dei e dalla sua gentile consorte, chiedendo loro di risparmiarlo; questi riuscirono a renderlo immune da tutto il male del mondo. Dopo questo sortilegio gli dei vollero metterlo alla prova scagliandogli contro di tutto, compresi corpi contundenti, ma questi rimaneva sempre intatto, finché Loki, incuriosito da tutto ciò, decise di chiedere spiegazioni alla moglie di Odino; così, sotto mentite spoglie di una donna, chiese delucidazioni su ciò che accadeva a Balder. La dea gli rivelò il segreto dell’immunità di Balder, dicendogli che solo il vischio gli sarebbe stato letale; appena avuta questa notizia, Loki andò a raccoglie un rametto di questa piantina e, messolo in mano a un dio cieco, lo indusse a scagliarlo contro Balder. Hodur, il dio non vedente, fece ciò che gli era stato suggerito e, aiutato dal perfido ingannatore, uccise il buon dio del Sole. Non contento di ciò che aveva fatto, Loki rubò la collana del potere della moglie di Odino, la quale l’aveva avuta dopo una notte d’amore con alcuni elfi, creatori del monile. Dopo averlo rubato, raccontò a Odino la maniera in cui sua moglie se lo era procurato: il padre di tutti gli dei allora scatenò una guerra fratricida per lavare l’onta subita!!! Questa ennesima nefandezza portò gli dei a punirlo con un terribile castigo. Dopo aver compiuto tutte questi crimini, si rifugiò su una montagna dove si costruì una casa con tante porte da dove scrutava l’orizzonte nell’eventualità qualcuno lo cercasse. I suoi timori si avverarono presto e così un giorno gli dei lo trovarono, ma prima che essi giungessero alla sua dimora, egli si trasformò in salmone, ma in breve tempo fu catturato dai suoi inseguitori e imprigionato in una caverna con un gigantesco serpente che bruciava il suo viso con il veleno che gli fuoriusciva dalla bocca. Quando uno schizzo di veleno lo colpiva, Loki urlava, scuotendosi freneticamente e facendo tremare la Terra, provocando dei disastrosi sismi.

E’ difficile dire se vi sia qualche genere di connessione tra San Cristoforo e queste divinità pagane così lontane nello spazio e nel tempo, però non si possono neanche escludere a priori tutte le possibili affinità.

Nicoletta Travaglini