AVEBURY

Meno spettacolare, Avebury l’ho trovata decisamente più affascinante, probabilmente perché ho come sentito di trovarmi in mezzo alla storia, sullo stesso suolo e davanti alle stesse pietre dove, nel corso di migliaia di anni, hanno sostato migliaia di persone che in quelle pietre e in ciò che rappresentavano, hanno creduto.
E’ un luogo ancora vivo e magico, dove sembra di sentire il suono dei passi che si muovono al ritmo delle danze rituali, le canzoni che accompagnavano le lunghe processioni sino all’obelisco centrale e l’atmosfera di magia che permeava le persone e i loro druidi.
Camminate lungo il viale delle cerimonie dove non va quasi nessuno, sentirete il fruscio delle vesti, la brezza sottile del vento che accompagna un qualche grande evento, che sia morte o nascita, o qualsiasi altra rappresentazione della vita.
E’ l’arcano che bussa per far capolino nella vita di tutti noi.
Eretto fra il 2600 e il 2400 a.C., Avebury era in origine un enorme unico circolo di pietre con, al suo interno, due altri circoli di pietre e due "vie delle cerimonie", di cui oggi ne resta una soltanto, costeggiate da pietre megalitiche; una di esse lo univa al cosiddetto "santuario", posto a non più di 5 km di distanza.
Il cerchio di pietre era circondato da un fossato profondo sino a nove metri e che è ben visibile tutt’oggi.
E’ il più grande circolo di pietre della Gran Bretagna.
Attualmente è diviso in quattro settori da due assi stradali incrociati; non immaginate delle autostrade, sono strade periferiche e, seppure facciano perdere l’immagine del luogo nel suo insieme, non lo deturpano più di tanto.
Durante il periodo Sassone, dal 600 d.C., fu di sicuro abitato e utilizzato per la costruzione di un villaggio – fortezza.
I sassoni lo chiamarono WEALA-dic, che vuol dire "fossato di Bretagna".
Durante questo periodo vi furono costruiti una chiesetta sassone, un piccolo monastero benedettino e un oratorio: queste costruzioni attestavano la sostituzione dell’antica religione pagana con quella cristiana, utilizzandone, per meglio favorire il passaggio, gli stessi luoghi di culto.
Durante il periodo medievale iniziò anche la distruzione di Avebury, con lo spostamento e abbattimento di molte delle pietre megalitiche, poiché per i cristiani quello era un luogo dove dimorava il diavolo: il portale veniva infatti chiamato "Devil’s Chair" e il sito in generale "Devil’s Brandirons".
L’antiquario Sir John Aubrey fu il primo che, nel 1649, riconobbe in questo luogo un sito preistorico.
Fra il 1719 e il 1724, fu Stukeley a studiare e salvare il sito dalla distruzione, poiché molte delle pietre megalitiche, soprattutto quelle maggiormente lese dal tempo e dalle avversità atmosferiche, venivano portate via per servire alla costruzione di case e castelli.
Egli interpretò il sito come sede di druidi e divinità e vide se stesso come un druido, chiamò il luogo "Archidruid’s barrow" e lo considerò come una parte di un lungo serpente la cui testa era rappresentata dal Santuario.
Successivamente Avebury ebbe altre interpretazioni: poteva essere stato un tempio, un complesso abitato da druidi, un calendario astronomico.
Bisogna però attendere l’archeologo Harold St. George Gray che iniziò i suoi studi su Avebury nel 1908.
Da allora si sono susseguiti tutta una serie di scavi nel corso dei quali si è arrivati all’attuale forma di Avebury.
A pochi chilometri di distanza da Avebury, e strettamente collegata a essa, troviamo il Santuario, una collina naturale in cima alla quale era stato costruito un tempio: il Santuario era collegato al circolo di pietre tramite la via delle cerimonie.
Poco distante si trova anche la Silbury Hill, una collina artificiale che è stata eretta nel corso di molti anni in cui è stata innalzata e ingrandita, sicuramente a carattere votivo.
La zona tutt’intorno a Avebury era abitata sin dal Neolitico da agricoltori e pastori, e la grande costruzione megalitica aveva sicuramente un significato di tipo religioso.

01/05/2008, Lidia Petrulli