IL DESIDERIO DI UNA SERA D’INVERNO

Faceva  davvero  molto  freddo  all’aperto. Quello  era  probabilmente  il  peggior  inverno  che  Grunt  avesse  mai  dovuto  affrontare  fino  ad ora. Si  era  allontanato  dal  suo  accampamento  di  catapecchie  per  andare  in cerca di  alcune  particolari  pietre  focaie  da  utilizzare  per  dar  fuoco  ad  alcuni  arbusti  rinsecchiti  che  la  sua  famiglia  aveva  raccolto  con  difficoltà  nella  neve  due  giorni  addietro. Non  era  un’impresa  facile  trovare  quelli  adatti,  così  come  legna  a  sufficienza, per  riscaldarsi  nel 14.000  A.C…. Ed  il  fuoco  era  vita, specialmente  durante  questo  impietoso  periodo  dell’anno. In quanto  umano  appartenente  al genere  Cro-Magnon, questo  Grunt  lo  sapeva  bene…

Ma  il  tempo  era  trascorso  assai  in  fretta  ed  in breve  aveva  finito  per  allontanarsi troppo. E  così, allorquando  aveva  cominciato  a  preoccuparsi  per  la  considerevole  distanza  da  percorrere  per  tornarsene  indietro, si era  infine  accorto  che- sfortunatamente- si  era  perso chissà  dove.

Grunt  possedeva  un’ampia  fronte, una  postura  eretta  ed  era  piuttosto  magro, anche  se  decisamente forte  e  resistente. Una  capigliatura  nera  riccioluta, un  grosso  naso   molto  appariscente, la lunga  barba,due occhi  castani  prominenti  e  braccia  muscolose, con  il  corpo  interamente  ricoperto  di  pelliccia  e  pelle  di  animali: era  molto  simile  ad  un  uomo  moderno, il  cosiddetto  Homo  sapiens  sapiens  per  essere più  precisi, ma, in  un certo  senso, non  lo  era  del  tutto. Non ancora. L’evoluzione  aveva  ancora  da  compiere  una  lunga  strada fino  ad  arrivare  ai  giorni  nostri…

Grunt  aveva  continuato  a  tenersi  in  movimento   allo  scopo  di  evitare  che  il  freddo  intenso  finisse  per  avere  la meglio  sul  proprio  corpo, ma  l’interminabile  distesa  ghiacciata  che  costituiva  a  quel  tempo  il  Nord  Europa  - su  cui  stava  camminando  lentamente  e  a  fatica  in  quel momento-  non  lo  stava  aiutando  assolutamente, dato  che  il  vento  incessante  aveva  già  cancellato  le  sue  stesse  tracce  precedenti  che- altrimenti- avrebbe  potuto  facilmente  seguire  al  contrario  per  tornarsene  finalmente  indietro  fino  a casa. Ma  non  era solo  quell’improvvida  corrente  d’aria fredda  ciò  di  cui  doveva  preoccuparsi,né  del  fatto di essersi perso  così  stupidamente,  dal  momento  che ben  altri  e  peggiori  problemi  si  stavano  approssimando  velocemente all’orizzonte…

Si  trattava  di  un  evento  meteorologico  non così  raro  che  ognuno  dei  cacciatori  che  si  aggiravano  in  quell’area  dovevano  avere  incontrato  frequentemente  chissà  quante  volte  in  quei  mesi  gelidi: la  Nebbia  Ghiacciata (o Nebbia Velata), che  era  costituita  da migliaia  di  cristalli  di ghiaccio  sospesi  nell’aria  e  trascinati  dal  vento  che  calavano  a  grande  velocità  sulla  pianura  per  avvolgerla  in breve  interamente. L’uomo di Cro-Magnon  non  poteva comprendere  assolutamente  le  ragioni  scientifiche  per  cui  tale  evento  atmosferico  si  verificava, tuttavia  gli   era  sufficiente  ricordare  che  tali  terribili  condizioni capitavano  solo quando  vi  erano  temperature  davvero  molto  basse, circa  40  gradi  centigradi  sottozero, sebbene  in  un’ipotetica  scala  di  tipici  climi  invernali  a  lui  noti, il  selvaggio  l’avrebbe  potuto  definire  solo  come  “molto, molto  freddo”

Nel  volgere  di  pochi  attimi, Grunt  avvertì  tutta  la  precarietà  della  sua  attuale situazione  e  pose  mente  ai  numerosi  compagni  ( cacciatori, esploratori  e  vari altri  membri del suo  gruppo ) che  erano  scomparsi  per sempre   prima di  lui, avvolti  all’improvviso  da  quell’impenetrabile  coltre  biancastra  mentre si trovavano  lontani dal villaggio. In  effetti, la  morte  appariva come  una  circostanza  molto  frequente   durante  l’Era  Glaciale.

Le  cose  si  erano  già  messe  male, però  in  breve  cominciarono  a  farsi  anche  peggio: mentre  camminava  a  fatica  su  quel  terreno  difficile, circondato  dal  fastidiosissimo  biancore  in sospensione, Grunt  si  imbattè  all’improvviso  in  alcune  grosse  impronte. Davvero  molto  grosse…Non  appena  il  Cro- Magnon  cominciò  a  rifletterci  su, tentando  di  ricordarsi  di  cosa si  trattasse  esattamente, si  udì  quel  terrificante  grido  in lontananza: la  voce  di  un Gigante!

Impaurito  da  tale  orribile  scoperta, il  pover  uomo  tenne  gli  occhi  ben  aperti, in  cerca  di  un’ombra  o  di  una  qualche figura  nelle vicinanze.Ma  sfortunatamente  la  fitta  nebbia  non  gli  consentiva  di   capire dove fosse  né  di  guardare  troppo  lontano. Se  solo  avesse  avuto un po’  di  fuoco  con  séforse  avrebbe  potuto  tenere  lontano  il  Gigante, magari  perfino  tentare  di affrontarlo!Ma  era  solo  e  disarmato, all’interno  di  un  territorio  in  gran  parte sconosciuto  ed  oltretutto  si  era  perso, pertanto  l’unica  opzione  possibile  restava  quella  di  scappare  via  ed  il più  velocemente  possibile…

Il  selvaggio  si  armò di  tutto  il  coraggio  che  aveva  e  costrinse  le  sue  gambe  già  stanche ed  indolenzite  a  proseguire  sempre  più  in  fretta,metro  dopo  metro, sforzandosi  di  fare  in modo  da  scacciare  dal  proprio corpo  i  sintomi  del  gelo  pungente  che  lo  attanagliavano  ed  al  contempo  di  tenere  sveglia  la  mente  che  già  annaspava  per  la  paura, così  da  mantenere  più che  poteva  il  proprio  autocontrollo. Ma  il freddo  diventava sempre  più pungente  e  implacabile, la  sua  avanzata  era  difficoltosa  e  l’inseguitore  gli  stava  con  il  fiato  sul  collo, poteva  quasi  sentirlo  ormai

*************************************************************************************************

Il  Gigante  aveva  continuato  a  stargli  dietro  per  ben  due  ore…adesso  le  braccia  di  Grunt  erano  così  esauste  che  l’uomo  non  era  neppure più  in  grado  di  tenere  fisso  sulla  testa  il  suo  caldo  cappellaccio  di  pezza  svolazzante, sentiva  le estremità  quasi congelate  ed  i  piedi  erano  sfiniti,  aveva  assolutamente   bisogno   di  mangiare  qualcosa. Tuttavia, il  suo  inseguitore   non  aveva  smesso  per  un attimo  di  braccarlo,fiutando  il  suo  odore, in  cerca  della  facile  preda  ormai  vicina…A  quel  punto gli  riusciva  perfino  difficile  stare  in piedi  e  l’intera situazione  lo  stava  facendo  divenire  matto  dal  momento che  sapeva  perfettamente  che  il  Gigante  era  là  fuori, da  qualche  parte,ma  fino  a  quel momento non era  stato  ancora  in  grado  di vederlo. Non  riusciva  a capire  nemmeno  dove  si  trovasse  lui  stesso, in  realtà.

Poi, all’improvviso, non  appena  la   coltre  ghiacciata  si  aprì  parzialmente, i  suoi  occhi  si  attivarono  subito   iniziando  ad  esaminare  l’intera  zona  circostante  per  trovare  degli  indizi, tuttavia  non   vi  fu  abbastanza  tempo  neanche  per  guardarsi  attorno: la  figura  del  Gigante  emerse  da  un  buco  inaspettato  in  quel  ammasso  grigiastro! Il  suo  corpo  era  imponente, interamente  avvolto  da  una  pelliccia  di  orso  polare,i  capelli  ispidi  mescolati  a  neve  biancastra, la barba  rigida  a  causa  della  bassissima  temperatura. Alto  quattro  metri, una  doppia  serie  di  mandibole, muscoli  più  consistenti  di  quelli  di  un  orso, gambe  più  lunghe  dell’altezza  di  due  uomini  piazzati  uno  sulle  spalle  dell’altro…

Non  c’era  in realtà  molto  che  Grunt  potesse  fare, eccetto  fissarlo  con  stupore e timore: avrebbe  potuto  essere  l’antenato  dell’attuale  uomo  delle  nevi, o  di  altre  simili  creature  leggendarie, del  tipo  di  quelle  che  vivono  sulle  montagne  dell’Himalaya  oggigiorno, per chi vi creda  ovviamente…Ma  naturalmente  Grunt  non  poteva sapere  nulla  di  tutto ciò. Perché  a  quel  tempo  una stirpe  di  Giganti  ancora  viveva  sulla  Terra…si  trattava  di  una  variazione  del  Meganthropus, o  Gigantopiteco, un  tipo  di  primate  oramai  estinto, un  essere  che  si  era  da  tempo  allontanato  dal  ramo  evolutivo  che  condusse  in  seguito all’Uomo.

La  creatura  lo  guardò  come  il  gatto  guarda  il topo, i  suoi occhi  intrisi di una luce sinistra, aprì la  sua  enorme  bocca  e  si  mosse  per  afferrare  il  povero  Cro-Magnon, il quale avevo perso tutte le speranze e  sentiva ormai prossima la fine.”Se  soltanto  potessi  avere  con  me almeno   un  po’  di  fuoco…”Grunt  pensò  di nuovo  fra  sé. 

Inaspettatamente, in  quel  preciso  momento  un  fuoco  baluginante  eruppe  da  dietro  le spalle del  Gigante,facendolo gridare  spaventato  e  bruciacchiandogli  gravemente  l’arto  destro!Poco  dopo, lo  stesso  potente  fuoco  fece  la  sua  ricomparsa, provenendo  da  un  punto  nascosto  in  quella  nebbia  lattiginosa, e  colpì  nuovamente  la creatura  costringendola  ad  inginocchiarsi  al  suolo,ferendolo  in  modo doloroso. Dopodiché, quella  sorta  di  Predatore  del  Re  dei  Predatori, per così  dire,  uscì  fuori da  una  breccia  apertasi  lungo  la  coltre  nebbiosa: Grunt  vide un  individuo magro, con  un  oggetto  misterioso  nella sua  mano, la  faccia  allungata- molto  allungata- tutta  rinchiusa  entro  una specie di vaso  trasparente, il  quale   fece fuoco  di nuovo  per  mezzo  di  quella  strana  arma. Questa volta  il  Gigante  urlò  qualcosa in un linguaggio gutturale  ed  incomprensibile  e  cadde  rumorosamente a  terra, senza  più  muoversi, quasi fosse  morto… 

Ora  il  viso  dell’estraneo  lo  stava  guardando  direttamente  attraverso  quel  contenitore  vetroso  ed  i suoi  occhi  bulbosi  ricordavano  al  selvaggio  quasi  delle  pietre  finemente  lavorate  e colorate, vivide  e  luminose: apparivano  indubbiamente  più  grossi  di  quelli  di  qualsiasi  uomo  o  animale   che  avesse  mai  incontrato  prima  in  quella  distesa ghiacciata  su  cui  aveva  vissuto  per  ben  trent’anni…

Il  nuovo  venuto  diede un’occhiata  al  Gigante al suolo,  piazzò  qualcosa  sul  suo  corpo  peloso inanimato, quindi  fece  un  gesto con la mano  ed  il  grosso  cadavere  cominciò  ad  alzarsi  in  volo, seguendo  docilmente  i  suoi  comandi.

Grunt  stava  pensando  che  solo  un  momento  prima  temeva  per  la  propria  vita  ed  ora  stava  addirittura  guardando  un  vero  dio   di fronte  a  sé. Subito  si  prostrò  per  rendergli  il  dovuto  omaggio …però  la  divinità  mostrò  scarso  interesse  nei  suoi confronti  e  si  voltò  per  allontanarsi, mentre  la corpulenta  figura  del  Gigante  morto  lo  seguiva  svolazzando  a  breve distanza  dal  suolo… 

L’unica cosa  che  il  selvaggio   si   trovò  capace   di  pensare   fu:

“Sono  salvo! Vivo!”

“Avevo  chiesto  del  fuoco. E  mi  è  stato  dato  del  fuoco.”

“Ho  implorato  aiuto. Ed  ho  avuto  aiuto.”

“Rendo  grazie  alla  divinità!”

Infine, il  suo  desiderio  era  stato  esaudito. In  un certo  qual modo…

**************************************************************************************************

In  lontananza, all’interno  del  veicolo  spaziale  sferico  di colore  azzurro  metallico  disteso  sulla piana gelata, il  Primo  Alieno, entrando  nell’abitacolo, guardò  senza  parlare  verso  l’Altro  Alieno in piedi vicino alla strumentazione. Quindi  ripose  l’arma  al suo posto, azionò  un interruttore  e  si  tolse l’elmetto  trasparente, dicendo:

KRTRTSTYSD  SDL DR  FDYTRT” ( Traduzione  dal  linguaggio  alieno:

“In base agli strumenti  il prossimo Meganthropus  che stiamo  cercando  sta  andando verso  est  in questo  preciso  momento,si  trova  a  circa  nove  km.  da  qui… dunque, possiamo  starcene  qui dentro  al caldo in attesa  del prossimo  trofeo  della giornata  oppure… cosa  ne  dici  di  una caccia  veloce  nel  frattempo? Mi  sono  imbattuto  per  caso  in  uno  di  quegli  insignificanti  ominidi  pelosi  là  fuori, deboli  e  poco veloci, non  una  preda  molto  appetibile, è  vero… ad  ogni  modo… Ti  andrebbe ?”

L’Altro  Alieno  ci  pensò  su un attimo, quindi  replicò “Massì, perché no…? Diamo  la caccia  anche  a  lui… Sarebbe una  piccola aggiunta  alla  mia  già  considerevole  collezione, questo  è certo…”

Il  Primo  Alieno  annuì, armeggiò  con i comandi della sua tuta  e  si  rimise  di  nuovo  l’elmetto.

“Come  desideri…”)

Sergio Palumbo