LA PALUDE 02

II Episodio

DESIREE

Al Minotauro si offrivano vergini per il suo pasto immondo e bianchi buoi sacrificavano in atti propiziatori. Vergini s’immolano in sataniche orge inneggianti ad un dio inverso: simboli sfolgoranti d’innocente purezza.

Desirée era così: giovane, bella, innocente… ed un rito cruento attendeva dunque anche lei.

 

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La luce, anzi le chimere di una “non luce” le mostrano quel cielo pallido su di lei e dalle nebbie perenni che trasudano da quell’acqua immota le giungono voci accorate di chi la circonda, come lei in attesa…

Desirèe cerca ancora il suo corpo dolorante tra quelle nebbie che, pietosamente, le camuffano l’orrore di tutte quelle ferite che ha subito, attutiscono quella profanazione che ancora seguita a paralizzarne l’animo ancor più della stessa morte.

Ricorda quanto invece amasse la vita e quanto lo mostrasse nel rispetto che aveva per ogni creatura, quel rispetto che invece, a lei, “il branco” ha totalmente negato.

Quel casolare abbandonato e semi diroccato, dove è stata straziata ed uccisa, è ora il suo stesso cuore: ha difeso la sua innocenza, ha difeso i suoi ideali, ha lottato per tutti i sogni e le speranze a cui aveva ancora diritto.

Lei non sa, ancora non capisce perché è lì, in quella palude… ha bisogno di tempo per comprendere sino in fondo cosa ha deciso il suo tragico destino; s’interroga allora senza tregua sia su quelle che potrebbero esserne state le cause primarie, sia sulla conseguente furia assassina terminale: il branco? La violenza? Lo stupro? Sì, tutte queste cose insieme, ma doveva esserci anche di più e lei per questo era là… in attesa. Quando capirà forse sarà finalmente libera, fuori da quelle nebbie.

Lei non sa, ancora non sa, che se solo, in vita, fosse stata fatta di una materia meno fine, meno avidamente preziosa, forse… forse…

Non era infatti soltanto un corpo quello che i suoi assassini volevano: volevano piuttosto la sua… innocenza, la sua purezza che loro, fatti invece di una materia rozza, ruvida come inutile scorza, avevano scambiato per superbia, per pretestuosa protervia, altezzosità, supremo dispregio nei confronti della loro virilità.

Non era solo il corpo che volevano… ed anche per questo, dunque, l’avevano fatto a pezzi, dilaniato più di quanto ragionevolmente fosse necessario. Era la sua pretesa intangibilità che volevano infrangere, distruggere, annientare… Ciò che non si capisce dapprima irrita e procura disagio e si finisce, in seguito, con l’odiarlo e “l’oggetto oscuro” inizia dunque a perdere il diritto di esistere proprio al fine di non turbare l’opinione che ci siamo costruiti su noi stessi: la legge del branco aumenta poi la potenza dell’odio, la furia cieca che sempre attinge al coraggio dei vili e dà voce ai sussurri tenebrosi che, singolarmente, ci si vergognava di ascoltare.

Desirèe, bella ed impossibile, andava pertanto sacrificata e, prima di morire, doveva anche soffrire per quella sua indifferenza, quella sua offensiva protervia… Desirèe violata e fatta a pezzi perché troppo estranea ai terreni appetiti… la vittima ottimale di un moderno sacrificio.

 

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Forse a lei, Desirèe, toccherà per prima lasciare la palude, forse gli altri seguiteranno ad attendere. Per quanto? Lei – invece – deve soltanto comprendere che costituiva un sogno troppo bello per questa nostra arida realtà e come un sogno si è spenta prima dell’alba vera della vita.

(2 – continua)

Myriam Ambrosini