I TROFEO LA CENTURIA E LA ZONA MORTA “MICROSCIFICTION”: TERZO CLASSIFICATO

RAGNAROKR

IL CREPUSCOLO DEGLI DEI

di GIORDANA GRADARA

La vecchia era stanca. Per anni aveva tentato di coinvolgere le nazioni della Via Lattea in quanto visto con il progetto V.Ö.L.V.A., ma era stato inutile. Inizialmente lei e i suoi colleghi avevano provato ad allarmare le popolazioni vicine affinché si adoperassero in qualche modo, o semplicemente perché tentassero di mettersi in salvo, ma erano riusciti a ottenere solo scherno e derisione, oltreché il completo taglio dei fondi riservati al loro programma, inizialmente tanto acclamato da tutte le genti.

“Mi è stato espresso molto chiaramente che quanto imparato tramite il V.Ö.L.V.A. è solo un mucchio di allucinazioni casuali provocate dalle inalazioni del butano che utilizzavamo per la stimolazione collettiva delle aree celebrali incoscienti. Il V.Ö.L.V.A. voleva dimostrare che la nostra mente sviluppa in maniera analitica i dati certi già incamerati elaborando una serie di ipotesi sul futuro e più cervelli si connettono, minore sarà il numero delle ipotesi possibili, perché ogni encefalo perfezionerà le informazioni degli altri. Portata all’estremo questa teoria mostrerebbe come un numero esponenziale di menti collegate produca un’unica ipotesi finale plausibile e, grazie al butano, questa ipotesi ci veniva mostrata. Ma avendo dovuto abbandonare ogni ricerca non abbiamo ottenuto controprove a dimostrazione di ciò e adesso è tardi”, aveva spiegato al giovane militare che si era presentato alla sua porta.

“Ma tutto quello che voi del V.Ö.L.V.A. avevate predetto si è avverato, non può non ammetterlo. Le eruzioni, i terremoti, le inondazioni e l’inverno artificiale, voi lo avevate previsto”.

Visto” lo corresse la donna con stizza. “Noi lo avevamo visto, ma pressoché ogni istituzione della galassia si adoperò affinché non ne potessimo più parlare e così ho deciso di fare.  Adesso lasciami sola; sono vecchia e voglio riposare”.

“Ma…” il giovane non era affatto intenzionato ad andarsene. Doveva conoscere, capire. “Voglio solo sapere perché. Perché se è davvero la fine, se ogni speranza è persa, ancora combattiamo. Voglio sapere perché non è il caso di farla finita da soli e per mano nostra piuttosto che loro, non sarebbe forse più onorevole?”

La donna lo guardò meravigliata. “Onorevole dici… chi hai detto di essere?”

“Il capitano della nave stellare ODINO X20, signora”.

Quel nome, ODINO X20, risvegliò immagini che la vecchia aveva creduto oramai perdute.  Navi da guerra ovunque, che vorticavano in una danza di laser ed esplosioni mortali. L’ODINO X20 non ce l’avrebbe fatta, ma decise di non rivelarlo al suo interlocutore. L’aveva vista disintegrarsi nello spazio a causa di una vecchia e inquietante nave nemica, la Fenrir, che con il suo passaggio oscurava ogni luce e rappresentava l’avversaria più temuta dall’esercito galattico.  Ricordava poi che nella stessa battaglia un altro baluardo della resistenza sarebbe stato abbattuto, la THOR YY9, forse l’ammiraglia più potente che la Via Lattea potesse vantare. Nonostante l’annientamento del suo sistema di propulsione e la conseguente perdita di ogni speranza di fuga, avrebbe distrutto la Midhgardhsarmr, il lungo torpedone corazzato dal quale i nemici riuscivano a governare il clima dei pianeti, divenendo un tutt’uno con l’esplosione di questa.

“Dunque, capitano. Tu mi stai chiedendo se c’è speranza, giusto?”

Il giovane, contento di aver risvegliato l’interesse della vecchia, annuì decisamente.

“Ebbene; non ce n’è. Non ce n’è mai stata. Ogni nostro bastione è destinato a soccombere contro il nemico cosmico. Forse, se le genti avessero ascoltato noi del V.Ö.L.V.A. a suo tempo e avessero modificato i loro comportamenti tutto questo non sarebbe accaduto ora, ma alla fine il crepuscolo dei nostri ritrovati tecnologici, delle nostre navi, della nostra scienza,  di tutto quello a cui siamo così devoti e da cui dipendiamo, sarebbe arrivato comunque”.

Il ragazzo si rabbuiò all’idea che combattere sarebbe stato vano, che non avrebbe più rivisto la pace.

“E allora per cosa vivere?”

A quella domanda la vecchia, sorprendendo il militare, sorrise. Ricordò con piacere i tempi in cui credeva nei suoi progetti, nelle sue idee. I tempi in cui nonostante i tagli dei fondi al V.Ö.L.V.A. lei e alcuni suoi colleghi avevano continuato a provarci, a vedere, a studiare. Si trattava di esperimenti di fortuna, meno precisi dei precedenti a causa del minor numero di persone coinvolte, eppure lei aveva visto, vissuto comunque.

“Dobbiamo vivere perché a ogni fine corrisponde un inizio. Il mondo per come lo conosciamo soccomberà, ma il nostro ricordo durerà e passerà di bocca in bocca, nelle lingue dei sopravvissuti, e le nostre gesta verranno ricordate e decantate, così noi continueremo a  esistere. E non sarà importante se non vivremo in questo nuovo mondo, perché noi faremo di più; noi saremo in lui e lo costituiremo”.

A quelle parole il militare non rispose. Si era recato dalla vecchia per avere una speranza, per sentirsi dire che la sua terra non sarebbe stata sconquassata, inondata e incendiata e lei gli aveva negato tutto questo. Tuttavia ora poteva imbarcarsi e comandare nuovamente l’ODINO X20 verso il nemico senza rimpianti e senza guardarsi indietro. Era il suo destino, comprese, e il suo destino era grande.

NOTA: Ragnarokr  (in tedesco Götterdämmerung) ovvero, nella mitologia nordica, la fine del mondo e la distruzione del creato che travolge  sia la razza umana che il pantheon divino in seguito alla quale rinascerebbe un mondo migliore. (Erberto Petoia “Leggende del medioevo” – Mondolibri- e Miti3000).