VIENI DA NOI NELLO SPECCHIO DI…

In un paese a pochi chilometri da Roma, in un qualsiasi pomeriggio di un noiosissimo gennaio di un anno qualunque…

Rupert Flugland, il quasi autistico studioso tedesco da qualche anno abita in un strana casa di campagna che ha visto di certo tempi migliori, è appena uscito dalla Biblioteca al piano terra di Palazzo Chigi, nell’ameno paesino di Formello, a due passi dall’Urbs aeterna.

Sono settimane che passa ore ed ore chino sui libri e sulle vetuste carte dell’Archivio Storico del Comune poiché sta facendo capillari ricerche su una curiosa statua conservata nel locale Museo dell’Agro Veientano. Una statua che raffigura un Priapo non più itifallico perché i quasi “vittoriani” paesani, molti anni prima, hanno avuto la poco brillante idea di privare il dio minore… della sua più evidente caratteristica.

Il Maripara di Formello e un altro suo “confratello”…

Un fastidiosissimo vento accoglie Rupert all’uscita della Biblioteca, fa molto freddo e in cielo sono appena apparse  pallide  stelle invernali,  stelle in cui  muoiono i sogni degli esseri umani, stelle che racchiudono innominabili segreti, stelle che in questa sera sono l’unica compagnia del poco comunicativo ricercatore.

A Rupert non va proprio di andare subito nel suo solitario casolare dove lo attende la correzione delle bozze dell’edizione aggiornata del suo saggio storico sul “Maripara”, il curioso nome con cui i fantasiosi paesani chiamano quella strana statua che dagli ultimi anni del XVII secolo fa parte del patrimonio culturale del paese. No, non gli va proprio! Però… prima il lavoro!

Accende il computer, apre la posta elettronica  quasi certo che ora vedrà poiché il solito sollecito dell’Editore, quel “bieco affamatore” di poveri scrittori in cerca di una gloria che mai arriverà.

No, il temuto sollecito non c’è, ma c’è una strana mail inviata da un certo Charles Lutwidge Dodgson.

Dogson, Dogson, chi era costui?” pensa dapprima Rupert, certo di imitare il manzoniano Don Abbondio…

Charles Lutwidge Dodgson

No, Dogson è un nome che, al momento, non gli dice nulla, ma Rupert apre lo stesso la mail e, per esaminarla più tardi con calma, dà una rapida, incuriosita, occhiata a quei cinque segni dell’alfabeto muto che seguono il titolo della mail, la stampa e se la mette in tasca.

Capisce subito di cosa si tratta, sa cosa sono quei segni ma percepisce che qualcosa non va…

Malvolentieri è, però, costretto ad uscire di casa per recarsi al nuovo, IperSuperMegaMercato da poco aperto lungo la via Cassia.

Vive da solo sommerso da un mare di libri, da qualche mese passa i giorni e gran parte della notte a studiare gli antichi documenti dell’Archivio Storico in cui sono riportate le antiche vicende del paese in cui si è trasferito molti anni prima e – quasi per distrarsi – trascorre buona parte della notte ad arrovellarsi il cervello sugli studi di Hinton e soci, ma deve pur comprare qualcosa per prepararsi la cena, in fin dei conti!

Nell’ascensore che lo porta da un piano all’altro tira fuori dalla tasca la mail che aveva stampato e ripiegato…

La legge: “Ti attendiamo nello Specchio di…” sono le prime parole del messaggio, seguite da quelle che sembrano proprio le strane lettere della Dattilologia, dell’alfabeto usato dai sordomuti, alfabeto che Rupert ben conosce poiché ha un fratello affetto da un serio disturbo auditivo che lo costringe a “dialogare” silenziosamente con il mondo.

Ti attendiamo nello Specchio di ECIL…”: sembra quasi il titolo di un horror movie che piacerebbe a Dario Argento…

Ma che vuol dire? Sarà il solito spamming che intasa da sempre il suo “preistorico” computer con cui ha sostituito un’appena meno antiquata Lettera 82 Olivetti  che gli è servita per scrivere una trentina di libri su quasi tutti i “misteri” che lo affascinano da quando ha l’età della ragione?

Oppure da quando l’ha perduta nel dedicarsi agli universi multidimensionali, ai mondi paralleli, alla matematica di Charles Howard Hinton, al suo racconto di fantascienza “Cos’è la Quarta Dimensione” pubblicato nel 1884 e a quelli molto simili editi negli anni successivi. Senza tralasciare ovviamente Howard Phillips Lovecraft e il suo strano racconto “I sogni nella casa stregata”, del 1932, dove lo studente di matematica Walter Gilman – nel quale Rupert vede un po’ sé stesso… – perde quasi la ragione nello studiare le dimensioni “parallele” e forse in una di esse finisce…

Charles Howard Hinton, il matematico “profeta della Quarta Dimensione” e Howard Phillips Lovecraft, onirico esploratore di altri piani d’esistenza…

Forse ha vinto qualche concorso letterario a cui aveva partecipato un paio di mesi prima?

Oppure è un invito a trascorrere qualche giorno di vacanza all’insegna dell’allettante Salus Per Aquam, insomma nella SPASpecchio delle mie brame” aperta da poco dalle parti di Poggio dell’Ellera, verso Campagnano? Boh?

Rilegge il nome di chi gli ha inviato la mail e osserva con maggior attenzione i piccoli disegni dattilologici, alcuni dei quali gli sembrano un po’ strani…

Le sinapsi del suo cervello cominciano a collegarsi un po’ meglio tra di loro, intuisce che c’è qualcosa che non va in quei disegni ma la “lampadina” non si accende…

Si appoggia ad una parete dell’ascensore, accanto allo specchio… ad usum populi, lo specchio che dà modo alle gentili clienti di controllare la qualità del loro ultimo… make-up

Lì vede, riflesso, l’incipit del testo stampato e soprattutto osserva meglio i cinque segni dell’alfabeto manuale…

Ora capisce cosa c’è di strano in quei segni dell’alfabeto muto a lui ben noti ma, fino ad un attimo prima, posti una sequenza incomprensibile e si affretta a registrare un cupo pensiero nel suo miniregistratore digitale con cui prende appunti per le sue ricerche nella Biblioteca comunale e nel Museo…

“Ti attendiamo nello Specchio di ALICE!Ecco chi è Charles Lutwidge Dodgson! Ma sì, è proprio Lewis Carroll, il matematico che ha scritto “Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò”! Ora so cosa vuol dire il mess…”

Poco dopo, alla chiusura dell’IperSuperEcc., in uno degli ascensori, trovato inspiegabilmente bloccato tra due piani, le guardie giurate trovano soltanto un minuscolo registratore ancora acceso, con in sottofondo la musica di un violino, due scarpe da uomo e una strana incrinatura, a forma di croce, nello specchio dell’ascensore…

Roberto Volterri