LA SCATOLA DI CUOIO, IL NOIR DI GIANNI SPINELLI

Una storia nera e misteriosa, con finale a sorpresa, ambientata nella Lucania contadina di fine Anni Cinquanta del secolo scorso. E’ lo sfondo del romanzo “La scatola di cuoio” (Fazi Editore) del giornalista e scrittore pugliese Gianni Spinelli, presentato recentemente a Matera presso Palazzo Lanfranchi. Il tutto si svolge nel paese immaginario di San Clemente, metafora di tutti i piccoli paesi lucani nei quali all’epoca perduravano le tradizioni di un’arcaica società rurale chiusa e si credeva al malocchio e alla magia.

L’autore nel suo intervento ha riferito che ha voluto ambientare il romanzo in Basilicata in quanto, oltre all’aspetto sentimentale che lo lega per aver iniziato in questa terra la sua lunga carriera giornalistica, ne è affascinato dal punto di vista antropologico e dei paesaggi, ma soprattutto dalla condizione di solitudine dei paesi spopolati posti su colline e montagne dove la vita sembra scorrere lenta e sonnecchiosa. E’ in tale contesto che la grande inventiva di Spinelli, avvezzo a scrivere di storie strane, ha concepito un racconto a metà tra il reale e l’irreale nel quale i fatti si sviluppano attorno alla ricca eredità di Don Pantaleo, sacerdote dedito ai vizi e alla lussuria. Il religioso, viene ritrovato cadavere nella sua casa-convento riverso sopra una misteriosa scatola di cuoio all’interno della quale si celano i suoi segreti. Attorno al caso compaiono personaggi e figure grottesche che rendono avvincente la vicenda. Al dibattito, vivace e interessante, hanno preso parte la giornalista Antonella Ciervo, la scrittrice Caterina Ambrosecchia e l’attore Antonio Minelli il quale ha letto alcuni passi del romanzo.

Filippo Radogna