IL SEME DEL MALE

Oggi Joanne Harris è considerata una delle autrici più versatili, dai tempi di Chocolat ha saputo raccontare storie di svariato genere e tenore, incentrate sulle mille sfumature dell’animo umano viste da varie angolazioni, dal thriller al romanzo storico, dalla storia di formazione al fantasy.

La sua fatica più recente è Il ragazzo con gli occhi blu, misteri ai tempi di Internet con una vicenda raccontata con i post di un blog, ma dopo oltre vent’anni in parallelo è uscita la sua prima fatica in assoluto, ridiventata di attualità per i corsi e i ricorsi delle mode e dei generi che vanno per la maggiore.

Nel 1989, dieci anni prima di Chocolat che diventò poi anche un film, Joanne Harris, allora laureanda, scrisse Il seme del male, romanzo gotico incentrato sulla figura di una vampira. In quell’epoca c’erano già stati i film della Hammer con Christopher Lee e Peter Cushing, Anne Rice stava scrivendo la saga del vampiro Lestat, ma non c’erano ancora stati il Dracula di Francis Ford Coppola, i serial vampirici da Buffy a True Blood e le riletture non sempre riuscite in stile Twilight, e la Harris scelse di scrivere una storia a  metà strada tra mistero, attrazione, disagio giovanile.

Il seme del male (traduzione di Laura Grandi; pubblicato da Garzanti; 18,60 euro versione cartonata; 10,90 euro versione tascabile) allora non incontrò grandi consensi, pur arrivando ad una pubblicazione, e c’è voluta la moda imperante di oggi per farlo rivenire fuori dal cassetto: nella Cambridge degli anni Quaranta e Ottanta si snoda la vicenda della misteriosa Rosemary, che sconvolgerà la vita del giovane Daniel che l’ha salvata dall’annegamento, e che in tempi più recenti tornerà nella vita della pittrice Alice e del suo ex Joe, sotto le spoglie di Ginny, dopo che Alice ha riscoperto la sua storia.

Si parla di vampiri senza nominarli esplicitamente, la loro presenza irrompe nella realtà di tutti i giorni in maniera diversa che non presso la Meyer e socie, non dimenticando l’aspetto orrorifico e inquietante ad essi legati, ricordando la seduzione ma sempre accompagnata alla morte che li accompagna, e scegliendo, cosa rara, una vampira come protagonista invece che un vampiro.

Certo, non è un capolavoro perduto, ma un romanzo piacevole e interessante, una lettura di un mito sempreverde più classico e senza fronzoli, con molti degli stilemi del genere, come i cimiteri abbandonati, le case antiche, la nebbia, le morti, cadendo però nei personaggi secondari, soprattutto nei vampiri gregari, e non riuscendo fino in fondo a reggere bene i due piani temporali. Ma la storia si fa leggere.

Del resto Joanne Harris ha continuato a interessarsi al genere fantastico, inserendo elementi paranormali in vari romanzi, da Le scarpe rosse a Le parole segrete: Il seme del male era un esperimento, ma un esperimento comunque da riscoprire.

Elena Romanello