UN LIBRO CHIARIFICATORE

Ludwig Boitus: Stelzvögel, Gottingen,1972

Nello scarno prologo di quest’opera il professor Franz Klamm ci fa sapere che il dottor Ludwig Boitus ha fatto un viaggio da Gottingen fino a Huayllèn-Naquèn con il solo scopo di studiare in situ il potere di attrazione assimilatrice di quegli uccelli trampolieri noti comunemente con il nome di caleguinas, nome, peraltro, quasi unanimemente accettato dalla bibliografia specialistica in spagnolo.

Quest’opera viene a colmare un vuoto considerevole in questo campo. Prima degli studi esaustivi del dottor Boitus, la cui esposizione occupa quasi un terzo del volume, ben poco si sapeva, con certezza scientifica, sulle caleguinas. In effetti, escludendo gli studi frammentari e asistematici, e spesso inficiati da affermazioni aleatorie o difficilmente verificabili, di Bulovic, Balbòn, Laurencena e altri, mancava fino ad ora una base scientifica degna di fede in grado di permettere ricerche più approfondite.

Nel presente lavoro il dottor Boitus parte dalla premessa, forse discutibile, secondo la quale la caratteristica principale delle caleguinas è costituita da una fortissima personalità (nel senso che attribuiscono alla parola Fox e la sua scuola): forte a tal punto che le caleguinas, con la loro sola presenza, inducono gli altri esseri viventi ad impossessarsi di quasi tutti i loro tratti distintivi.

Le caleguinas si trovano solo nella laguna di Huayllèn-Naquèn. Il numero di caleguinas è molto elevato, forse superiore al milione di esemplari: è proibito cacciarle e, inoltre, la loro carne non è commestibile e le loro piume sono inutilizzabili a scopo industriale. Si cibano di pesci, batraci, larve di zanzare e altri insetti, come tutti i trampolieri. Benché in possesso di ali ben sviluppate, raramente volano e quando lo fanno non superano mai i confini della laguna. Sono un po’ più grandi delle cicogne ma a differenza di queste non hanno abitudini migratorie. Il dorso e le ali sono di colore nero tendente all’azzurro; la testa, il petto e il ventre di un bianco giallognolo; le zampe di un giallo pallido. La laguna di Huayllèn-Naquèn, il loro habitat, è poco profonda ma molto estesa. Poiché non ci sono ponti che la attraversano, nonostante le reiterate richieste in tal senso, gli abitanti del luogo si vedono costretti a fare un gran giro per poterla oltrepassare, cosa che provoca le continue proteste dell’unico giornale locale e rende poco frequenti i collegamenti tra una sponda e l’altra della laguna. Di sicuro si potrebbe, apparentemente, attraversare la laguna con maggior rapidità e più facilmente mediante il semplice uso di trampoli e anche senza di essi, dal momento che nel punto più profondo l’acqua non supera il livello della cintola di una persona di statura media. Ma poiché gli abitanti del posto conoscono, magari solo in maniera intuitiva, il potere di attrazione assimilatrice delle caleguinas, di fatto preferiscono evitare l’attraversamento optando, come s’è detto, per l’aggiramento della laguna, che peraltro è circondata da un’ottima strada asfaltata. Tale circostanza tuttavia non impedisce che il noleggio di trampoli ai turisti sia l’attività più redditizia di Huayllèn-Naquèn; anzi, può anche favorirlo, a causa dei pochi mezzi di sussistenza offerti dalla regione. L’assenza di una concorrenza seria e di norme ufficiali in merito hanno fatto sì che il costo del noleggio dei trampoli sia assai elevato, benché tale cifra esorbitante sia indubbiamente l’unico mezzo che i commercianti hanno per recuperare l’inevitabile perdita. C’è sì una legge provinciale il cui fine, senza troppe pretese, è di far sì che nei locali in cui si noleggiano i trampoli venga esposto, ben visibile e con caratteri ben chiari, un cartello con l’avvertenza che il loro utilizzo potrebbe provocare in chi li adopera alterazioni psicosomatiche di una certa gravità. I turisti di norma disattendono tale avvertimento e addirittura ci ridono sopra, anche se non si può essere sicuri che tutti lo leggano veramente, benché sia innegabile che i commercianti rispettano scrupolosamente l’obbligo di esporre il cartello in un luogo ben evidente, e si sa che le autorità sono inflessibili sotto questo aspetto, sebbene le ispezioni siano ben poco frequenti e, quando avvengono, sono precedute da un avviso: esso arriva di solito pochi minuti prima dell’ispettore, il quale fa coscienziosamente il suo lavoro, anche se non si conoscono casi in cui sia stato multato qualche commerciante. Ormai in possesso dei trampoli, i turisti, soli, in coppia, in allegri e ciarlieri gruppi di tre, cinque o dieci persone, entrano nella laguna di Huayllèn-Naquèn con il proposito di raggiungere il villaggio della sponda opposta, dove possono acquistare a prezzi bassissimi delle squisite conserve di pesce, la cui vendita costituisce la principale fonte di sussistenza degli abitanti di quella sponda della laguna. Per i primi duecento o trecento metri i turisti procedono allegri, lasciandosi andare a continue battute e spaventando con le loro grida le caleguinas che, come tutti gli uccelli trampolieri, sono estremamente paurose. Ma a mano a mano che s’inoltrano nella laguna le loro manifestazioni di allegria e esultanza si fanno più blande, mentre aumenta la densità di caleguinas per metro quadrato. Diventano tantissime, così tante che i turisti possono farsi strada tra di esse solo con grande difficoltà. Sembrerebbe che, sentendosi forti perché numerose, si liberino di ogni paura, anche se la causa della loro calma dovrebbe attribuirsi alla loro impossibilità materiale di muoversi. Comunque sia, di sicuro le grida non bastano più a far sì che si facciano da parte ed è necessario ricorrere a colpi di bastone o a manate e anche così le caleguinas concedono ben poco terreno. Questo è di solito il momento in cui i turisti si zittiscono: cessano le battute e le risate. A questo punto, e solo a questo punto, sentono un pesante mormorio che si diffonde per tutta la laguna e che proviene dalle migliaia di gole delle migliaia di caleguinas. Questo mormorio non è troppo dissimile, nel suono, dal tubare dei colombi, ma l’intensità è molto maggiore. Esso penetra così nelle orecchie e nel cervello dei turisti tanto da diventare quasi parte di essi, al punto che i turisti, un po’ alla volta, cominciano ad emettere lo stesso mormorio. All’inizio in modo certamente approssimativo, ma dopo diventa impossibile distinguere tra il verso delle caleguinas e la voce degli uomini. I turisti, quasi tutti contemporaneamente, notano, con una certa profonda sensazione di asfissia, che, fino a dove arriva il loro sguardo, non ci sono che caleguinas: non riescono più a distinguere la terraferma né l’acqua della laguna. Davanti e dietro, a destra come a sinistra vedono un continuo e monotono deserto bianco e nero, fatto di ali, becchi, zampe e piume. A volte, specialmente quando il gruppo di turisti è numeroso, uno di loro, il più lucido e meno contagiato, intuisce che è meglio tornare indietro, desistendo dal progetto di acquistare a prezzi ribassati le squisite conserve di pesce che vendono sulla sponda opposta. La sponda opposta: ma qual è la sponda opposta? Come fanno a tornare se hanno perso ogni cognizione circa il luogo di provenienza e quello di destinazione? Come tornare se di fatto non ci sono più punti di riferimento, se tutto è un ininterrotto deserto bianco e nero di ali, becchi, zampe e piume? E occhi: due milioni di occhi inespressivi che agitano le palpebre. Nonostante sia palese che è impossibile tornare indietro, quel turista più lucido o meno contagiato si rivolge ai suoi amici dicendo loro pateticamente: “Ragazzi, torniamo per dove siamo venuti!”. Ma i suoi amici non percepiscono il suo stridente gracchiare, così diverso dal tranquillo mormorio di prima. E, sebbene anch’essi, rispondendo, gracchino, sono ancora coscienti di essere uomini. Ora la paura li ha vinti, ormai non ragionano più con lucidità e vogliono parlare tutti insieme. Il coro gracchiante è incomprensibile, non riescono a capirsi e, benché lo vogliano, non riescono a dirsi gli uni agli altri che tutti sono ormai diventati delle caleguinas. Il resto delle caleguinas, le anziane della comunità, che fino a quel momento erano rimaste indifferenti e in silenzio, come lo spettatore che conosce già la trama, si mettono anch’esse a gracchiare tutte insieme, con tutte le loro forze. E’ un gracchiare generalizzato, un’esplosione trionfale, come una conquista, un gracchiare che, partendo da quel primo cerchio stretto, si estende rapido e prepotente per tutta la laguna di Huayllèn-Naquèn in lungo e in largo, fino a superarne i confini per irrompere nelle case più defilate del villaggio. Gli abitanti del luogo si tappano le orecchie con le dita sorridendo. Fortunatamente, il frastuono non dura più di cinque minuti e solo quando cessa completamente i commercianti del posto si mettono a fabbricare tante paia di nuovi trampoli quanti i turisti che si sono inoltrati nella laguna.

Fernando Sorrentino

(Da: El mejor de los mundos posibles, Buenos Aires, Editorial Plus Ultra, 1976. Traduzione di Alessandro Abate)