LA META’ OSCURA

Si può definire LA META’ OSCURA un romanzo nel romanzo dove, come caustiche matrioske, s’inseriscono una dentro l’altra vicende reali, vicende di fantasia e vicende parallele.

Questo romanzo di Stephen King narra infatti la storia di Thad Beaumont, autore elegante e raffinato che, sotto lo pseudonimo di George Stark, crea invece un genere letterario a contrasto – ma di successo – dove delinquenza, violenza ed orrore imperano sovrani e dove un personaggio, malvagio e sadico, come Alexis Machine la fa da padrone.

Come per liberarsi da questo scomodo alter-ego, Thad Beaumont fa morire Stark, inventandosi anche per lui un solenne funerale ed una tomba dignitosa.

“Il personaggio Machine” è sconvolto da questa decisione, poichè con la morte di Stark, suo creatore, è costretto per forza a morire anche lui.

Divenuto ormai, per quegli ineffabili sentieri che sono i percorsi creativi, uomo “di carne e di sangue”, Machine inizierà a perseguitare Thad, affinchè ponga rimedio al suo “doppio omicidio” e, di fronte alla sue reiterate reticenze, incrudelirà il suo intento, perseguitando, in un crescendo di orrore, anche la sua famiglia, il suo quotidiano, la sua vita.

Il finale – che preferisco non svelare, invitando invece ad “una lettura diretta” – è un susseguirsi di colpi di scena, studiati ed organizzati con grande maestria da chi, in fondo, non è altri che Thad Beaumont/Stephen King.

“Ma può darsi che gli scrittori invitino gli spettri: insieme con attori e artisti sono i soli medium che la nostra società accetta senza riserve. Inventano mondi che non sono mai esistiti, li popolano di persone che non sono mai esistite e poi ci invitano ad accompagnarli nelle loro fantasie. E noi lo facciamo, no? Sì lo facciamo, anzi paghiamo per poterlo fare”. (Ndr, “La Metà Oscura”).

“… Scrivere era vita reale? Si domandò all’improvviso. Ne dubitava. Era piuttosto un intervallo”. (Ndr, “La Metà Oscura”).

LA META’ OSCURA ha l’indubitabile pregio di scandagliare, come pochi altri romanzi, la latente schizofrenia che affligge buona parte degli scrittori.

D’altronde ciò è quasi inevitabile poichè chi scrive e dunque crea si pone sempre su due piani: quello della fantasia e quello della realtà.

Saltare da un piano esistenziale all’altro – a volte bruscamente – non è sempre facile se non persino destabilizzante.

Lo scrittore in realtà è sempre “se stesso”, ma nella quotidianità ha a che fare con i problemi e le necessità comuni a tutti, mentre nell’attraversare l’immaginario e senz’altro su di un piano più elevato, fuori dalle mere beghe legate alla sopravvivenza e dentro invece un pianeta in evoluzione dentro la sua testa e dentro il suo cuore.

Anche il rapporto con i personaggi – vedi la lucida analisi di Pirandello – è infatti assai bizzarro e coinvolgente, poichè, pur partoriti dalla mente di uno scrittore, le sue creature finiscono a volte per prendere il sopravvento e vivere una vita propria.

Ed è proprio ciò che accade con Machine… l’ avatar negativo del protagonista di LA META’ OSCURA. Non si può infatti negare che alcuni personaggi – negativi o malvagi appunto – vanno a riempire e esplorare quel lato oscuro che è in tutti noi.

Più un personaggio è senza scrupoli, perfido e violento e più lo scrittore scarica così la sua stessa negatività, salvo poi provare timore e forse anche vergogna per la stessa creatura d’invenzione, ma pur sempre scaturita dalla sua mente.

Ed è per quel timore o quella vergogna che Machine – personaggio divenuto reale – perseguiterà il suo stesso creatore che finge di non conoscerlo, non apprezzarlo, non gradirlo sino a rinnegarlo.

Più il distinguo tra “creatore” e “personaggio” diverrà forte, più si accanirà contro lo scrittore, coinvolgendo e sconvolgendo tutta la sua vita.

Stephen King scrivendo questo romanzo era forse alla ricerca disperata di un suo equilibrio interiore, sempre improbabile per tutti da raggiungere, ma ancor più difficile per chi, con la sua creatività, è costretto a fratturare e spezzettare la sfera psichica e quella emozionale nelle tante vicende e nei tanti personaggi che vivono per lui… grazie a lui.

Myriam Ambrosini