IL PROCESSO DI KAFKA A MILANO

Nell’ambito della seconda stagione teatrale, il Teatro Caboto di Milano e l’Associazione “Il NuovoMondo” presentano, fino al 17 febbraio 2008 (ore 21.00. La domenica alle ore 16.00 – lunedì e martedì riposo), la nuova rappresentazione “Il processo” di Franz Kafka.
Regia e adattamento saranno a cura di Anna Battaglia, mentre la scenografia sarà curata da Katia Giammarino e gli effetti sonori da Andrea Arrigoni. Nel cast, in ordine di apparizione, ci saranno: Gianluca Frigerio, Giuseppe Marotta, Ciro Cipriano, Raffaele Pato Digioia, Fabrizio Spica, Roberta Arrigoni, Rita Giacchetti. Il Teatro Caboto si trova in via Caboto 2/angolo p.zza Po/MM1 Wagner o Pagano/Bus 61 – 58. Per informazioni e prenotazioni tel: 02.70.60.50.35, mail: cabotopress@virgilio.it, fax : 022665392, sito: www.teatrocaboto.com. Prezzi: intero € 12.00 / ridotto “CartaCaboto” € 10.00 / over60 € 8.00.
E veniamo alla consueta nota di regia, a cura di Anna Battaglia: “Debuttare con “Il processo”? Un atto d’amore per la libertà.
Cosa succede nella vita di un uomo quando d’un tratto viene accusato di un crimine che non ha commesso? Cosa succede quando la calunnia si trasforma in un turbine inesorabile di menzogne, di infamie e maldicenze? Cosa succede quando viene trascinata nel nero abisso della vergogna tutta la tua vita? Cosa succede quando la tua famiglia, la tua posizione sociale, il tuo lavoro e tutto quello che negli anni hai faticosamente costruito, viene coinvolto e trasformato in delirio distruttivo? Cosa succede quando scopri che “lì dove prima non c’era niente, il tribunale tira fuori una grossa colpa”? E’ come se qualcuno si prendesse un giorno la tua vita che si trasforma rapidamente in un incubo dal quale non puoi più svegliarti. Perché il sospetto è più forte di ogni verità. Da questa dichiarazione d’intenti prende le mosse il mio allestimento: la regia di una commediografa (premio Fersen 2007), attrice, scrittrice, pittrice. Drammaturgico è il progetto, affidata agli attori la centralità della rappresentazione, narrativa la discendenza intellettuale, fortemente visivo l’impatto narrativo.
Kafka enfatizza gli aspetti grotteschi della giustizia in una narrazione costruita per divertire gli amici nelle birrerie praghesi di Mala Strana, che, ascoltandolo leggere, morivano, letteralmente, dal ridere. Salvato da uno di questi, Max Brod, dalla distruzione richiesta dall’Autore in punto di morte, il romanzo è diventato sinonimo di situazioni tipiche dell’assurdo: ma è molto di più.

Perciò, K., nella mia messa in scena, si trova alle prese con la sarabanda circense che fa della presunzione di colpevolezza una gag e della morte una comica finale. Giudici arroganti e deliranti, funzionari corrotti e corruttibili, cancellieri negligenti ed indolenti sono coreuti della tragedia di un uomo ridicolo che si autoaccusa e autocondanna, prigioniero di un’etica che neppure conosce, schiavo di un super io che neanche interpella. E, tuttavia, nella loro identità di riferimento, giudici , avvocati e gendarmi non sono tanto diversi dalla pletora di funzionari, kafkianamente persi nei corridoi dei passi perduti di ogni tribunale dove l’amministrazione della giustizia è un inferno di buone intenzioni e un ipermercato del compromesso”.

01/02/2008, Davide Longoni