03 – LA LEGENDA AUREA, COMPENDIO DI STORIE DI SANTI E DI MARTIRI

Quando si osserva una serie di affreschi o una pala d’altare, è molto facile imbattersi in santi dolenti, che spesso portano sul loro corpo i segni delle torture subite a causa della loro fede, o gli strumenti di tortura e di morte, accompagnati dalla palma, simbolo del martirio. Molte delle storie di questi uomini e donne sono narrate in un interessante libretto scritto a partire dal 1260 dal frate domenicano e vescovo di Genova Jacopo da Varagine, che nella sua Legenda Aurea racconta le storie di circa centocinquanta santi, non tutti morti violentemente, vissuti in epoca antica.

Ci sono comunque delle eccezioni: una di queste è la storia di Pietro da Verona, frate domenicano contemporaneo al narratore, morto a Seveso nel 1252 per mano di Carino Pietro da Balsamo, sicario al soldo dei Catari. Pietro Martire è rappresentato con l’abito del suo ordine e con un falcastro conficcato nel cranio, elemento che permette di distinguerlo a colpo d’occhio fra tutti i santi del suo ordine. Fra i santi antichi ce ne sono alcuni che non hanno subito particolari tribolazioni: mi vengono in mente i gemelli milanesi Gervasio e Protasio, le cui spoglie riposano insieme a colui che li ha ritrovati, Ambrogio, sotto l’altare d’oro realizzato da Vuolvino per la basilica ambrosiana di Milano. Secondo la Legenda Aurea, Gervasio sarebbe morto decapitato, mentre Protasio non sarebbe sopravvissuto alla flagellazione cui era stato sottoposto.

Secondo me però sono sempre le donne che subiscono i supplizi peggiori: fra le torture che precedono la decapitazione o l’infissione di un pugnale nella gola, abbiamo l’estrazione dei denti con tenaglie, come succede a sant’Apollonia, l’amputazione dei seni, come succede a sant’Agata e lo strappo dei bulbi oculari, come succede a santa Lucia. Fra queste, in conclusione, c’è anche santa Barbara, tenuta prigioniera dal padre in una torre per preservare la sua bellezza e la sua virtù. La ragazza, cristiana figlia di un pagano, rifiuta l’abiura e l’uomo decide di ucciderla: lei però scappa attraversando le pareti della torre e volando via. Una volta riacciuffata viene torturata e poi decapitata.


Questi i supplizi di chi muore per la propria fede; c’è da dire che moltissimi artisti, specialmente nel Medioevo, per coinvolgere maggiormente i fedeli tendevano ad esagerare con lividi e gocce di sangue.

Come si saranno comportati quando dovevano rappresentare Gesù?

Roberta Lilliu