CARMINA BURANA

Carmina burana è una cantata scenica composta da Carl Orff tra il 1935 e il 1936 ed è basata su 24 poemi tra quelli trovati nei testi poetici medievali omonimi, opera di goliardi e clerici vagantes. Il titolo completo è Carmina burana: Cantiones profanae cantoribus et choris cantandae, comitantibus instrumentis atque imaginibus magicis.

Questa composizione appartiene al trittico teatrale di Orff intitolato “Trionfi” che, composto in periodi diversi, comprende anche i Catulli Carmina e il Trionfo di Afrodite. Fu rappresentato la prima volta l’8 giugno 1937 a Francoforte sul Meno, mentre la prima italiana si tenne il 10 ottobre 1942 al Teatro alla Scala di Milano.

Carmina Burana è in realtà il titolo non originale di una raccolta di componimenti poetici medievali reperita nella Bura di San Benedetto (Benediktbeuern), in Alta Baviera, nel 1803. Alcuni di questi testi sono corredati di notazione musicale adiastematica (neumi in campo aperto), pressoché impossibile da interpretarsi: indagini musicologiche recenti hanno reso possibile la ricostruzione di diverse melodie, soprattutto grazie alla loro identificazione in repertori diversi (per esempio quello della cosiddetta Scuola polifonica di Notre-Dame di Parigi), ma all’epoca in cui Orff se ne occupò nessuna delle musiche originali era nota. Il musicista tedesco fu però attratto in particolare dalla varietà degli argomenti trattati nelle poesie della silloge bavarese e iniziò dunque a elaborarne musicalmente alcune, fino a completare 24 brani, per la maggior parte con testo latino; fanno eccezione un brano in alto tedesco medio e uno in provenzale.

Dopo la prima rappresentazione a Francoforte, Orff ottenne un grandissimo successo, e la cantata fu eseguita in altre città tedesche e, nonostante fosse molto ostacolata dal regime nazista per il tono erotico di alcuni canti, divenne l’opera musicale più conosciuta tra quelle composte durante il periodo in questione.

Venendo ai Carmina burana, l’opera è strutturata in un prologo, cinque parti e un finale con ripetizione della prima sezione del prologo.

Vediamone i dettagli.

Prologo: Fortuna imperatrix mundi (“Sorte imperatrice del mondo”), nel quale è presente il famoso brano O Fortuna; consiste in una serie di improperi contro la sorte, che governa secondo il proprio capriccio il destino degli uomini, e consiste in due sezioni: O Fortuna e Fortunae plango vulnera.

Prima parte: Primo vere (“In primavera”), in cui si celebra l’aspetto lieto della primavera.

Seconda parte: Uf dem Anger (“Nel prato”), nel quale compaiono brani in antico alto tedesco (interamente o in parte), comprendente anche Tanz, l’unico brano interamente strumentale.

Terza parte: In taberna (“All’osteria”), comprendente brani ispirati dalla vita sregolata dei clerici vagantes, il gioco d’azzardo, il buon bere e il ben mangiare.

Quarta parte: Cours d’amours (“La corte d’amore”), che contiene brani che inneggiano all’amore sensuale, comprendente il brano Dies, nox et omnia, in parte in provenzale.

Quinta parte: Blanziflor et Helena (“Biancofiore ed Elena”), che segna la conclusione della parte precedente.

Finale: Fortuna imperatrix mundi, che ripete il brano iniziale O fortuna.

L’opera non segue una trama precisa ma parte della struttura della composizione si basa sul concetto del giro della Ruota della fortuna: infatti sulla prima pagina della raccolta dei poemi è rappresentata la ruota con quattro frasi posizionate intorno quest’ultimo.

Il brano O Fortuna apre e chiude il ciclo ed è forse il brano più celebre della composizione: viene sovente proposto in situazioni apocalittiche o potentemente drammatiche, usata spesso in film horror (“Gargoyle”, “Pandemonium”, “Il presagio”) e fantasy (“Excalibur”), anche se poi in realtà le tematiche dei componimenti non hanno nulla a che fare con queste tematiche.

Davide Longoni