SERGIO MARTINO, UN REGISTA DI GENERE 03 – PARTE 15

Sergio Martino e la commedia sexy – Parte 15

Se tutto va bene siamo rovinati (1984) è una commedia ancora più tarda che vede per la terza volta all’opera la squinternata coppia comica composta da Gigi Sammarchi e Andrea Roncato. La pellicola si basa su un esile soggetto di Gianni Manganelli, che collabora alla sceneggiatura insieme al regista e a Massimo Franciosa. La fotografia è di Giancarlo Ferrando, il montaggio dell’esperto Vincenzo Tomassi, le scenografie di Sergio Canevari e le musiche di Fabio Frizzi. Produce Luigi Borghese per Turbo Film. Distribuisce Ceiad. Interpreti: Gigi Sammarchi, Andrea Roncato, Patrizia Pellegrino, Gordon Mitchell, Franco Javarone, Nanda Primavera, Gegia (Francesca Antonaci), Chiara Moretti, Giuseppe Leoni, Salvatore Baccaro, Patrizia Focardi, Giancarlo Cardinali, Carlo Demi, Pietro Cardini e Valerio Isidori.

Non è un buon film e non è difficile comprendere come la nuova coppia comica lanciata in televisione non possa avere lunga vita cinematografica. Se Acapulco… prima spiaggia a sinistra e L’allenatore nel pallone avevano il pregio dell’originalità e presentavano alcune trovare brillanti, Se tutto va bene siamo rovinati raschia il barile della comicità greve e segna la fine della commedia sexy. Segnalo le solite battutacce bolognesi tipiche della comicità poco raffinata di Gigi e Andrea a base di mortadellone e di che ci do che ci do che ci do. Da citare anche le sequenze iniziali che rasentano il trash con Andrea ricoverato in manicomio per la mania sessuale di toccare le tette alle ragazze che incontra. Troppo poco per salvare la pellicola da un meritato oblio, anche se Sergio Martino dice che si tratta di “un film riuscito nonostante le difficoltà economiche”.

La pellicola cerca di raccontare anche una stentata trama gialla, che si inserisce all’interno di una commedia sexy a base di comicità che non decolla mai. Andrea esce dall’ospedale psichiatrico per andare a vivere a Roma dalla zia di Gigi che accetta di ospitarlo e abbandona i vecchi amici della struttura di Rimini. Ci sono tipi divertenti in manicomio ma tra tutti spicca un mostruoso Salvatore Baccaro che spacca il muro a testate per consegnare un ricordo all’amico che parte. Si va avanti tra battutacce trash e tentativi di far sorridere che vedono Andrea alla fermata del bus e infine all’aeroporto con la scena dei bagagli sul nastro trasportatore, inseguiti senza risultato dai due amici. Gigi va a prendere Andrea con una Dyane scassata priva di vetri, mette un litro di benzina di quella migliore, nemmeno fosse in enoteca, e poi si parte con una serie infinita di sono uno che ci dà che ci dà che ci dà e di risposte a base di pure io ero uno che ci davo che ci davo che ci davo. La zia di Gigi è una vecchia stramba, sorda e bigotta, che prega a ogni ora del giorno e dispensa bacchettate. Gigi e Andrea  trovano lavoro in ospedale grazie alla ragazza del primo, ma è il massimo del trash, perché il loro compito è quello di girare per le campagne con un bidone e raccogliere pipì di donna incinta. I due amici trovano un individuo che si fa chiamare O’ Califfo e possiede un harem di compagne tutte incinte, per cui gridano entusiasti: “Diventiamo ricchi con la pipì delle donne del Califfo!”. Il Califfo viene arrestato dalla polizia insieme alle compagne e i due non sanno fare di meglio che riempire il bidone con pipì di vacca mandando a monte gli esperimenti ospedalieri.

Un altro intermezzo comico è la gita nel bosco con Gegia e un gruppo di scout che ascoltano il canto degli uccellini. Non è il massimo della finezza una sonora scoreggia che viene scambiata per una strana melodia. Alla fine ci danno sia Gigi che Andrea ma non ce la fanno perché il primo viene colto da una crisi isterica e l’altro si blocca. Gigi ha il difetto che quando gli prende il raptus deve impugnare un bastone e dare randellate a destra e manca. Andrea, invece, ha la fissa del seno femminile e tutti lo chiamano mister popi popi perché deve strizzare le mammelle che vede. A questo punto avviene l’incontro con Celeste (Patrizia Pellegrino), salvata mentre annega nel fiume, ma si scoprirà che è solo una finta per nascondere una valigia di diamanti in casa della zia di Gigi. La ragazza viene portata a casa dopo una respirazione bocca a bocca piuttosto intensa che fa scoprire le grazie della bella attrice. La zia sta dando un concerto con alcuni amici e così Celeste viene nascosta in una custodia da contrabbasso per farla sgattaiolare in camera.

La parte sexy della commedia è lasciata nelle mani della bionda e sensuale Patrizia Pellegrino, contesa tra i due, spogliata per andare a letto e lasciata con il seno in bella vista. Ci sono alcune sequenze che citano a piene mani la vecchia commedia sexy, soprattutto una doccia nuda della Pellegrino con Andrea che spia dalla porta semichiusa del bagno. La bella attrice mostra senza problemi una mise a seno e sedere nudo e subito dopo si comprende che sa di essere spiata. Sembra di essere ancora, purtroppo solo per un attimo, nella vera commedia sexy della quale Martino è stato uno degli autori più interessanti. Celeste svergina prima Andrea e poi Gigi, li guarisce dai problemi psichici e si innamora di loro, al punto che vorrebbero vivere tutti e tre insieme.

Interessante la simbologia clacson – sesso – traffico durante i ripetuti rapporti tra Andrea e Celeste, con il primo che perde il vizio di strizzare il seno delle donne e dice di essere ormai un ex mister popi popi. I due si liberano della zia con la scusa di un funerale e a questo punto arriva il fratello di Celeste, un gangster impersonato dal diligente Franco Javarone, che vuole recuperare la valigia con i diamanti nascosta in casa dalla ragazza. Molto divertente è la parte con l’assistente sociale impersonato da Giulio Leoni e ridicolizzato da Gigi e Andrea seguendo i vecchi canoni dell’avanspettacolo. Andrea si traveste da donna e si fa passare per la zia, Javarone viene presentato come Andrea e preso a sonori ceffoni, la Pellegrino fa la cameriera supersexy con il body di pizzo e le mutande infilate nel solco di pesca.

La trama gialla si infittisce con la morte di Jack Volpetti (Gordon Mitchell), capo banda che si è visto rubare i diamanti e tenta di recuperarli. Muore fulminato perché Javarone ha messo un congegno elettrico a difesa del malloppo nascosto nello scaldabagno. Qui Martino cita se stesso e Spaghetti a mezzanotte interpretato da Lino Banfi e inserisce una parte comica molto interessante. Gigi, Andrea e la Pellegrino partono per Rimini con il cadavere truccato da invalido e tentano con ogni mezzo di liberarsene.

La comicità è inferiore rispetto al vecchio film, ma gli svariati equivoci che si generano sul treno sono simili a quelli della villa di campagna dove Banfi cercava di liberarsi del cadavere. Il finale è in manicomio dove in uno scontro tra gangster e matti hanno la meglio questi ultimi, anche per il provvidenziale arrivo della polizia. Non mancano ceffoni, cazzotti a ripetizione e bagarre finale tipica di una pochade che si rispetti. Da citare Baccaro che fa il toro e prende a testate l’automobile dei banditi prima che vengano catturati e messi in galera. Finisce dentro pure Celeste, ma quando esce si fa affidare Gigi e Andrea e dice di essere incinta e di attendere un figlio da tutti e due! E così vissero felici e contenti in un menage a trois

La risicata trama gialla non decolla mai e rende ancora più fiacco e confusionario un film povero di idee e di protagonisti interessanti, che vive i suoi momenti migliori quando cita vecchi stereotipi della vera commedia sexy. La bellona di turno si chiama Patrizia Pellegrino, che fa rimpiangere sia le grazie esuberanti che la bravura comica di una Edwige Fenech. Per salvare i motivi dominanti della commedia sexy abbiamo un po’ di nudo, qualche scena spiata dal buco della chiave e persino una doccia della protagonista. Ma tutto il resto è noia, come direbbe Califano.

Giusti ama esagerare e afferma: “I primi due film della coppia Gigi e Andrea erano volgari e notevolissimi, questo cerca un’altra via, più fine, e dimostra i limiti dell’operazione e dei comici. I due attori tendono a fare i fini alla Nuti e Verdone”. A mio parere il film è poco riuscito, ma le motivazioni sono altre. Non ho trovato alcun accenno di finezza né tentativi di fare commedia alta in un film poco omogeneo che vorrebbe essere solo una commedia sexy a tinte gialle. Per Mereghetti è una pellicola “al di sotto della media dei film interpretati dal duo di comici bolognesi” ed è tutto dire.

(3/15 – continua)

Gordiano Lupi