FRAMMENTI DI UN CRISTALLO IN FRANTUMI: IL POETA(ANTI) FRANCESCO ELEUTERI

Più noto nel panorama culturale italiano come attore, regista e scrittore noir, Francesco Eleuteri ha recentemente edito anche una raccolta diversamente poetica: FRAMMENTI DI UN CRISTALLO IN FRANTUMI, nota di M. Aprea per La Carmelina Edizioni di Ferrara (editor “alternativo” a cura di Federico Felloni, di buona fama nazionale con anche la nota rassegna periodica Autori a Corte).

Come evidenziato nel volume da diverse note critiche, Eleuteri conferma e potenzia la sua creatività originale ed eclettica: significativa anche la sua autoprefazione incipit “Un poeta… un po’ no”, scanzonata, disincantata e squisitamente non letteraria, fortemente ironica sulla sua stessa poetica (finora top secret o quasi) e sul mondo letterario stesso.

La raccolta, infatti, spazia da un giovanissimo Eleuteri fino ai nostri giorni, uno zoom contemporaneo e retrospettivo, di singolare freschezza nell’oceano, come noto, spesso inflazionato (ma non è la teoria inflazionatoria dei Fisici…) degli infiniti poco leopardiani poeti e scrittori italiani (riguarda anche certa crisi e manierismo della stessa alta editoria specializzata in collane poetiche).

L’Eleuteri poeta emerge essenzialmente come un Non o Anti Poeta, ovvero maschera e strategia neppure programmata ma proprio (quando parla il talento) autodiretta o semplicemente “spontanea” e “naturale”.

Fin dalle scintille primordiali dell’autore, come accennato, i versi e pensieri versi spaziano tra dimensione s-oggettiva e pillole metasociali se non kultur pop, che danno, pur outsider nello specifico versificante, diversi punti, riassumendo, a poeti anche di fama o supposti tali.

Certa matrice dell’avanguardia come archetipo, se si vuole, anche delle ultime avanguardie letterarie del secondo Novecento, è in primo piano come fare poesia e senza certi stessi eccessi,  il verso è  libero e vincente nella sua perdurante comunicazione: a nostro avviso la dimensione temporale della scrittura si dilata anche da un ben inconscio calcolato minimalismo delle parole  capace  di dribblare certo poetare corretto altrove diffuso, parola e erudizione e narcisismo e autoreferenzialità o mimesi deja vu.

Spesso, insomma, negli anni Duemila, la migliore Poesia non la fanno gli addetti ai lavori: Eleuteri è oggettivante, “scientifico” ludico, sebbene in primo piano sempre il suo filtro esperenziale e cognitivo-affettivo.

Un esempio dai testi:

Settembre 2016

La terra trema/come le mie mani./Sotto le stelle/una tenda mi protegge dal presente./Ma sorrido/Negli occhi di una donna vedo la vita/e all’improvviso mi coglie l’ebbrezza del futuro./Quel futuro che ho sempre sbeffeggiato/./Un futuro negato a centinaia d’altri/sepolti nel sonno/nel bel mezzo di sogni che non sogneranno più./E io qui… ancora qui…/d’un tratto a farne di nuovi/in un dormiveglia sospeso/tra oggi e domani  

1990

Le parole prendono sembianze/che forse neanche esistono./Le verità si inventano, scaldandosi al tepore di note/suonate da immagini sbiadite, che bruciano in un falò di ciocche/sfrnagiate dal tempo./Il vento rincorre petali/dipinti da stille di gloria, resti impauriti di aridi temporali./E la mia ombra ormai gioca a scappare da me/aggrappandosi agli steli nudi della speranza.

Roberto Guerra