PARLA COI MORTI 18

IL CUSTODE – PARTE 4

Cambiò direzione e prese il sentiero lungo le mura. Il suo animo era sereno. Guardava dritto davanti a sé, finché una forza sconosciuta lo costrinse a voltarsi. Ecco, il cane bianco era ai piedi di una tomba e lo fissava, con degli occhi che brillavano nella notte.

- Perché mi guardi in quel modo? – disse il custode, in preda all’ira – Se hai qualcosa da dirmi, questo è il momento!

L’animale rimase immobile, ancora una volta, ma una voce sorse dalla terra:

- Te l’abbiamo mandato noi… Sapevamo che saresti venuto… Tu ci rispetti e ti sei preso cura di noi. Ed ecco… Se vuoi vivere a lungo, l’acqua è il tuo pericolo… Non devi mai passare la Dora, né entrare nelle sue acque…

- Sì, ma per la discesa verso il vostro mondo…

- Noi non possiamo accompagnarti, né in qualche modo starti vicino, ma nella lunga discesa non sarai solo… Quando senti che è venuto il tuo momento, non temere nulla… Lascia che la vita esca da te… Non fare resistenza… Ti sentirai cadere… Nel vuoto… Non pensare. Aprirai gli occhi solo quando sentirai sul viso una luce e davanti a te, nella pietra, vedrai molti ingressi. Tutti portano in luoghi desolati, senza vie d’uscita… Tranne uno. Ma da solo non potresti mai individuarlo; in quel momento, accanto a te, vedrai questo cane. Seguilo, lui ti indicherà la via giusta; ma non dovrai mai toccarlo, né rivolgerti a lui, altrimenti il cane ti abbandonerà al tuo destino. E durante tutto il percorso, avrai un nemico: la paura… Sentirai degli schianti improvvisi, come se il soffitto ti crollasse addosso; nel buio qualcuno ti minaccerà e avrai l’impressione che ti aggrediscano alle spalle. Se ti fermerai per la stanchezza, il cane non ti aspetterà… E sarai perduto, perché da quel luogo non potrai tornare indietro… Tu non temere nulla e cammina sempre vicino al cane, senza mai farti distanziare… Finché lui è con te, nessuno ti può toccare.

Il custode ascoltava queste parole senza più rendersi conto di dove fosse. Alla fine trovò la forza per dire:

- E questo sentiero alla fine dove porta?

- In un posto buono per te, con alberi, acque e animali…

- Ma il cane, lo posso tenere?

- Tu non l’hai guardato bene, altrimenti non chiederesti questo. Il cane non è come noi, che moriamo e siamo sepolti; lui non è stato creato e non morirà mai. Appartiene alle forze primordiali, sotterranee, e nessuno lo può comandare.

- Neppure queste forze?

- Queste forze non possono dargli ordini, perché lui e queste forze sono la stessa cosa. Sono soltanto manifestazioni diverse. Sono immortali, senz’odio e senza amore. Non sono persone.

- E da dove vengono?

- Non vengono da nessuna parte; esistono da sempre…

Il custode avrebbe voluto fare altre domande, ma la voce tacque per sempre.

Si girò allora nella direzione del cane, ma dell’animale non c’era più traccia.

La mezzaluna stava per tramontare e il cimitero era invaso dall’oscurità.

Il custode tornò sui suoi passi e a fatica riguadagnò il viale verso il paese.

Riprese le passeggiate in campagna; in ogni modo cercava di distrarsi e, se vedeva un volo di cornacchie, si diceva:

- Ecco degli uccelli forti, si adattano a qualunque ambiente e non sono mai soli. Che la natura li abbia prediletti, è fuori discussione; ma cos’avranno mai fatto gli uccelli per meritarsi le ali? E guarda l’uomo: è goffo sia che cammini, sia che corra.

Poi abbassava gli occhi sui campi:

- Lavoro, fatica ed egoismo. Il desiderio di ammassare, d’escludere gli altri. La proprietà, la parola ultima, il mito…

Ma, per quanto si sforzasse, su questi pensieri rimaneva ben poco; la mente correva sempre alla visita notturna del cimitero e alle parole che gli erano state dette. L’idea, poi, di adottare un cane randagio che gli tenesse compagnia, l’aveva abbandonata del tutto, dopo l’incontro col grande cane bianco: nessun cane, ormai, avrebbe potuto venire incontro alle sue aspettative.

- Chi sarà mai? Un’apparizione… Venuto da dove? E con quali poteri?

E giunto l’autunno, decise di andare a funghi e, dal momento che tutti i grandi boschi si trovavano sulle rive della Dora Baltea, il custode si guardava bene dall’avvicinarsi troppo a quelle acque che, ormai, gli apparivano come una minaccia e come un confine da non superare mai.

Qualche giorno dopo, ebbe una visita inaspettata. Alla sua porta bussò un amico del suo paese.

- Non mi dirai che sei venuto espressamente…

- Stavo andando a Torino per una faccenda e così ho voluto vedere in che buco eri finito.

- Se ti accontenti del poco, possiamo mangiare insieme.

- Non per nulla ho qui nella borsa una bottiglia d’un bianco delle nostre parti.

La conversazione finì sugli anni in cui cercavano di guadagnarsi qualcosa ai mercatini dell’usato.

- Meglio adesso o allora? – chiese l’amico.

- Non c’è paragone: allora.

Ma il custode si fermò lì; non era il caso di mettere l’amico al corrente della propria situazione: troppo complessa, troppo sospesa… Quasi impossibile da spiegare.

E così nel tardo pomeriggio, l’amico riprese il viaggio per Torino.

In realtà, quella non fu l’unica visita, perché, pochi giorni dopo, verso l’imbrunire, un uomo con un cappotto e un cappello dalla strana foggia bussò alla porta del custode, ma non è dato sapere chi fosse lo sconosciuto, né quanto si trattenne e, tantomeno, cosa lo spinse a quella visita.

I giorni trascorrevano e, come sempre, erano un passo d’avvicinamento alla morte.

Finché un mattino, un vicino, passando accanto alla casa del custode, guardò attraverso la finestra spalancata e poté vedere il custode appeso a una trave del soffitto.

In pochi minuti, davanti alla casa del custode, si radunò una piccola folla, in attesa del sindaco e dei carabinieri. Si tentò di entrare in casa, ma, dal momento che la porta era chiusa dall’interno, il maresciallo dei carabinieri entrò dalla finestra con due dei suoi uomini. E aveva appena posto piede nella stanza che dovette constatare con sorpresa che il custode non aveva le braccia penzoloni, come si conviene a ogni buon impiccato, ma aveva le mani legate dietro la schiena con un paio di manette.

- Ecco come in un istante puoi cambiare idea. Un po’ da lontano, vedi uno penzolare da una trave e pensi che non ci sia nulla di strano: il nostro uomo si è seduto al tavolo, ha fatto quattro conti e sul momento ha concluso che per lui era meglio abbandonare la partita. Poi, ti avvicini un po’, guardi meglio e ti rendi conto che a prendere la decisione non è stato lui, ma qualcun altro, a torto o a ragione, l’ha spinto a prendere commiato da questa valle di lacrime.

Intanto, la porta era stata aperta e un po’ di gente era entrata nella stanza e il corpo del custode era stato liberato dalla scomoda posizione e adagiato sul letto.

Il medico esaminò il collo del custode e non ebbe dubbi nello stendere il certificato: “Morto per soffocamento a seguito d’ impiccagione”, ma non andò oltre, in quanto non ritenne che fosse nelle sue possibilità, né nelle sue competenze, l’indicare l’autore del misfatto.

Nel frattempo il maresciallo aveva convocato il vicino che aveva dato l’allarme.

- Di preciso, cos’hai visto dalla finestra?

- Il custode che pendeva dal soffitto.

- Su questo non si discute ma, voglio dire, nella stanza c’era qualcun altro?

- Di cristiani non ne ho visti ma, proprio vicino al morto, c’era un grosso cane bianco.

-  Ecco una novità… E il cane cosa faceva? Abbaiava, girava intorno al morto?

- No, se ne stava fisso a guardarlo.

-  Ma quando s’è accorto di te, si sarà pur mosso.

- No, ha continuato a guardare il custode.

- E nella stanza non avrebbe potuto esserci qualcuno… Magari l’assassino… Che si nascondeva da qualche parte, sotto il letto, per esempio, o tra i mobili?

- Se era sotto il letto, aveva scelto un buon posto, perché io dalla finestra non avrei potuto vederlo.

- E dopo aver visto il morto?

- Sono andato ad avvisare la guardia comunale.

- E, quindi, chi ha fatto il colpo, ammesso che fosse ancora nella stanza, avrebbe avuto tutto il tempo di filarsela…

- Se aveva un minimo di buon senso, non avrebbe aspettato i carabinieri più di tanto.

Il maresciallo si ritenne soddisfatto delle risposte.

 

Il corpo del custode fu portato in una stanza del Comune e, verso sera, un buon numero di persone si radunò per il rosario, nella convinzione che le preghiere avrebbero aiutato il morto nel momento in cui si fosse presentato davanti al tribunale celeste e, per male che andasse, al morto sarebbe certamente piaciuto avere un po’ di gente intorno, in quel giorno di commiato.

In un angolo, il maresciallo guardava, cercava qualche indizio.

- Qual è la situazione? Abbiamo un uomo impiccato, e fin lì non c’è niente di strano; ognuno chiude la partita come meglio gli pare. Senonché il soggetto in questione ha le mani legate dietro la schiena e, quindi, qualcuno gli ha fatto il servizio. Andiamo avanti: la porta è chiusa dall’interno e la finestra è spalancata… L’assassino è entrato dalla porta e poi l’ha chiusa dopo l’operazione e se n’è andato dalla finestra… Bel modo per non dare nell’occhio! Oppure, trovando la porta chiusa è entrato dalla finestra… Ma perché poi non uscirsene nel modo più semplice? Ma come se non bastasse, quando il vicino ha guardato dalla finestra, il morto non era solo, perché proprio davanti a lui c’era un grosso cane bianco che gli faceva la guardia. Senonché, al momento in cui siamo entrati, il cane era sparito, benché la finestra fosse troppo alta per lui… Ma lasciamo perdere l’animale… Il vicino se lo sarà sognato oppure il cane aveva doti straordinarie. Veniamo al trapassato: se c’è il morto ammazzato, ci sarà pure l’assassino e chi l’ha spedito in orbita non l’avrà fatto per un torto a briscola… Ma il motivo dov’è? Vediamo: il custode si dava da fare con la moglie di un paesano; in fin dei conti qualche bellocciona in paese c’è e chissà che il nostro uomo non avesse qualche fascino misterioso… Oppure doveva dei soldi a qualcuno e s’intestardiva a non pagare. No, è più facile che avesse qualche nemico… Per questo ci vuole un nonnulla. Già, ma qui in paese o per un conto in sospeso dalle sue parti? E perché poi l’assassino l’avrebbe ammanettato? Non gli bastava dargli una coltellata? Cosa significa tutto questo? Mi venga un canchero, se trovo il bando di questa matassa! … Ecco, il custode era un omosessuale e si sa, tra di loro ci vanno con la mano pesante… Senonché, da quel che ho potuto sapere oggi, quello non frequentava nessuno, né uomini, né donne… E se fosse stato un pedofilo? Possibile… Questi tipi solitari nascondono sempre qualche vizietto e così, qualche genitore, preso da uno zelo un po’ eccessivo, gli ha fatto la festa, così, alla buona, senza tirare per le lunghe con una denuncia e tutto quel che segue… Senza poi contare lo scandalo in famiglia.

Il maresciallo guardò uno ad uno tutti i presenti al rosario, poi, sconsolato, scosse la testa:

- Mi venga un colpo, se tra questi campagnoli ce n’è uno che sappia fare un lavoro così pulito, senza lasciare la sua firma in almeno due o tre punti… Ecco, ecco… Ma perché l’assassino si dovrebbe cercare in paese? E se fosse venuto da fuori, magari in treno, ieri sera, quando già faceva buio. Certo, doveva sapere dove abitava il suo uomo e non ha passato il tempo a chiedere l’indirizzo al farmacista. Così, quatto quatto, ha saldato il conto in fretta e furia e chi s’è visto s’è visto… E vallo a rintracciare adesso, con quei due uomini che ho! Uhm, per sbrigare la faccenda senza lasciare un indizio, non doveva essere nuovo del mestiere… Magari su ordinazione… E allora il custode non era quel che si credeva in paese, se ha meritato un tal trattamento di riguardo!

(18– continua)

Bruno Vacchino