PARLA COI MORTI 01

“Che uno muoia, lo si può anche capire, ma che poi in tutti questi anni non abbia mai più fatto visita al padre, anche solo per pochi minuti, e non sia mai venuto a cercarmi di sera, né si sia più interessato alla sorte del figlio, tutto questo è difficile da sopportare. Che uno non faccia mai più ritorno e che di lui si perda ogni traccia, perché la sentenza nei suoi confronti è stata pronunciata una volta per tutte e vale per l’eternità, è questo che rende terribile la morte.”

LE DUE CHIESE

Mio padre tornava ogni due – tre anni. Nel tempo in cui stava a Vercelli, una volta la settimana andavamo a Saluggia, il suo paese d’origine, a trovare le nostre cuginette, poi si faceva un giro al cimitero. Da una delle piazzette del paese, il mio vecchio mi indicava le chiese:

- Guarda se è possibile: due chiese enormi per un paesino! Senza contare che quando le han fatte, non c’era neppure metà della gente d’oggi. Vedi quella coi mattoni annerita? È abbandonata da non so quanto tempo; io, comunque, non l’ho mai vista aperta. Dissacrata? E perché poi? Quand’ero piccolo, mettevo l’occhio sul buco della serratura: non vedevo nulla, talmente l’interno era buio e le finestre erano sprangate, ma ero sicuro che qualcuno all’interno sospirava, e anche forte! Ma non poteva essere un uomo e neppure una bestia; sarebbe morta, tutto quel tempo senza mangiare. Che dici? Un diavolo? Può darsi, ma non il Demonio vero e proprio. No, hanno un bel da dire, ma quello non si scomoda per venire in un paesino come questo. E per fare che, poi? Per sbrigare delle faccende di second’ordine? Ma Sua Eminenza manda un subalterno! Quelli, poi, si annoiano a stare tutto il giorno all’inferno e non aspettano altro! Anche un piccolo incarico, una miseria, gli va bene. Per sentirsi un po’ più importanti, per salire di grado, per uscire all’aperto. Il fatto è che il subalterno in questione, inviato per non si sa quale missione, è rimasto intrappolato nella chiesa. Forse gli è andato di traverso qualcosa e s’è cacciato nel primo posto che ha trovato o forse il suo capo è proprio lì che l’aveva spedito. Fatto sta che è lì da parecchi anni! E come sospira! Ma io dico: sarà pure un diavolo, ma, dopo anni di prigione in un posto che in più non gli deve andar bene, bisognerebbe liberarlo! E se non vuole tornare dal suo principale, trovargli un posto qui, in paese, come garzone di un muratore o, meglio, mandarlo a pascolar le pecore. Sì, meglio per lui qualcosa all’aperto! E, poi, col tempo, chissà che non si converta!

Mio padre taceva per un po’, mi prendeva sottobraccio e andavamo verso le chiese.

- Un metro e mezzo, quel che separa i due edifici; non per nulla la gente del paese la chiama la Stretta. L’architetto che ha costruito la seconda chiesa evidentemente si credeva un genio o ha voluto una prova di forza, ma dev’essere morto presto. Perché? Ma per via delle maledizioni che gli han mandato i suoi muratori; non si può lavorare in uno spazio così angusto. Qui il sole non batte mai e fa freddo anche d’estate. Da questa porticina entravano le donne, col velo, s’intende. Subito dopo, su entrambi i lati, c’erano i confessionali, enormi come delle capanne, in noce massiccio, nel buio; e non erano l’unica cosa oscura nella chiesa. Accanto, una schiera interminabile di statue di santi, in modo che ognuno potesse scegliersi il suo, senza problemi. In alto, su una parete, c’era l’organo, gigantesco, con tre tastiere e un centinaio di canne. È per colpa sua che ho perso la fede. Vedi, io sono portato per la musica, già da piccolo, ed è un peccato che mio padre non m’abbia fatto studiare in quel senso. Ora, a vedere un organo di tal fatta, con un suono così pieno e vario, io m’aspettavo che un giorno o l’altro sarebbe venuto un organista di talento, qualcuno che facesse cantare lo strumento come si deve. E, invece, niente. Soltanto dei buoni a nulla, gente che non aveva inclinazione per l’arte. Venivano alla domenica, si davano delle grand’arie, ma da quel poderoso strumento non usciva nulla che ti commuovesse o ti facesse pensare al Paradiso o ai tormenti dell’Inferno.

- E, quindi, per colpa dell’organo… – dissi io.

- Ma non soltanto… forse Furono più le prediche a fuorviarmi. Vedi, se vuoi fare il predicatore, non puoi raccontare la storia della Maddalena che lava i piedi a Gesù o del centurione che va a chiedergli la grazia. E se gli dici di Mosè che fa cadere la manna dal cielo, quelli, incuriositi, guardano il soffitto per un po’, dopodiché scuotono la testa, perché non ci credono, hanno lo spirito duro. No, tu li devi spaventare, devi dire loro che se continuano solo a pensare d’ingrandire la stalla o comperare il campo del vicino, se pensano solo ai soldi da nascondere sotto il materasso, Dio manda loro i serpenti, come già fece una volta coi vecchi ebrei, o li fa marcire tra i bubboni della peste nera, come tante volte nei secoli scorsi. Meglio ancora se li intrattieni con le storie di quel buontempone di Saul, che pregava Davide di suonargli la cetra, perché si sentiva triste e, mentre Davide cantava, lui gli tirava qualche bel colpo di lancia, che non andava mai a buon fine, perché Davide era più lesto d’un gatto e con un occhio suonava e con l’altro non perdeva di vista il suo capo. Sai, per me Saul è la più bella figura della Bibbia e non capisco perché Jehova ce l’avesse tanto con lui. D’altro canto, Davide era cresciuto all’ombra di un buon maestro e quando s’innamorò di Betsabea e vide che il marito poteva essere un ostacolo e che in un domani gli poteva venire qualche strana idea, che ne so, magari di vendicarsi con un colpo di pugnale dato nell’ombra, che fece il prediletto di Jehova? Risolse il problema da gran signore: dal momento che il marito di Betsabea era sotto le armi, Davide incaricò il suo generale di mettere il malcapitato a combattere in prima fila. Il risultato non poteva essere che buono e Betsabea fu ben presto vedova.  Ah, come si divertivano i vecchi ebrei e come prendevano la vita altrui con animo leggero!

- Quindi non ti piacevano le prediche?

- E come potevano piacermi, se non si vedeva nessun effetto? Intanto il predicatore deve avere una certa presenza; non dico che tutti devono essere dei Golia, ma se tu mandi a parlare uno striminzito, qualcuno mangiato dai pidocchi e che sta in piedi solo per scommessa, allora puoi essere sicuro che nessuno ci crederà. Non parliamo, poi, della voce; quella dev’essere stentorea, da farsi udire fino agli ultimi banchi, perché non bisogna dimenticare che i contadini, anche a messa, non perdono l’abitudine di parlare dei loro affari. E questa voce, se vuole convincere, dev’essere tenebrosa o squillante, confortevole o minacciosa, secondo le circostanze. E l’uomo, in più, la deve accompagnare con gesti che diano forza a quel che dice.

- E invece?

- Beh, mai visto in chiesa uno di quei contadini o, che ne so, il farmacista o il sindaco commuoversi, piangere o aver l’aria spaventata. No, tutti se ne stavano lì con lo sguardo ebete, perso nel vuoto e, se ogni tanto si sentiva un tonfo, era perché qualcuno dei fedeli, sfinito dalla noia, era ruzzolato giù dal banco e s’era scorticato la testa.

- C’era qualcos’altro che non ti andava a genio?

- Eh, vedo che tu non mi prendi sul serio, ma, se proprio la devo dire tutta, c’erano le confessioni.

- Quindi, tu avresti confessato in altro modo!

- Ma su questo non c’è neppure da discutere… Vedi, se tu sei il prete e, quando quello si siede nel confessionale, tu cominci con una voce neutra o, peggio, fraterna e carezzevole, quello, se già aveva intenzione di dirti poco, non ti dirà un bel niente. Già i contadini sono smaliziati, non si fidano neppure delle loro mogli e fanno fatica a capire perché, sia pure in confessionale, dovrebbero mettere qualcun altro al corrente delle loro faccende più intime; qualcuno che poi è del paese, li conosce bene e non si sa fino a che punto terrà la bocca chiusa e per quanto tempo. No, così non si arriva a nulla. Appena quello ha fatto il segno della croce, tu, nascosto nel buio dietro la grata, non gli dai il tempo d’aprir bocca e subito l’aggredisci e gli dici “Io, qui rappresento il Signore e, se sei venuto qui a perder tempo o raccontar menzogne, è meglio che te ne vai. Già vedo che la tua anima è carica e che le possibilità di scampare ai tormenti sono poche…”. Così la faccenda prende subito un’altra piega e il cavallo non si mette in testa di portare il fantino dove meglio gli pare. E alla fine, quando hai ben torchiato il soggetto e gli hai fatto dire anche quel che non voleva, non lo congedi con qualche avemaria o paternoster. Troppo facile; ma quello, visto che le punizioni son così leggere, per non dire ridicole, non cambierà mai strada, convinto che poi sarà perdonato! No, tu lo devi castigare.

- E in che modo?

- Ma, per esempio, imponendogli di versare una certa somma a favore dei poveri; così lo tocchi sul vivo. O di lavorare senza compenso un bel numero di ore all’ospizio dei vecchi.

Questi saggi consigli, dati in modo disinteressato dal mio vecchio, se fossero stati messi in pratica, avrebbero riformato, non dico l’intera società ecclesiastica, ma almeno quella delle piccole parrocchie. Invece, com’era prevedibile, caddero nel vuoto; così, nessun grande organista venne mai al paese, i fedeli continuarono a russare durante le prediche e le confessioni non spinsero nessuno a cambiar vita!

(1 – continua)

Bruno Vacchino