LA RAGAZZA SUL MAGGIOLONE GIALLO 10

L’ombra nel giardino

Il sole è solo una sfera di luce, inavvicinabile e perpendicolare sul paese. L’acqua delle risaie evapora a passi invisibili, allarga la sua puzza nell’aria come un barile di petrolio rotto in mare. A Strella, i pochi che non sono andati al lavoro, stanno tutti al fresco delle quattro mura. Così anche Cri. Seduto sulla poltrona della sala, con una gamba che penzola sul lato, nella stanza buia, illuminata soltanto dalla luce del monitor. Cri affonda gli occhi nello schermo, con le mani muove il joypad della sua playstation.

Dalla cucina proviene una musica.

- Sì… – alzandosi dalla poltrona e incamminandosi verso la fonte da cui proviene la musica – cosa vogliono a quest’ora? -

Arriva in cucina a piedi nudi, rintraccia il cellulare sul mobile, dietro un pacco di sigarette.

- Pronto? -

- Sì, Cri? – gli fa una voce femminile dall’altro lato.

- Sì? -

- Sono Mara… Scusa se ti chiamo… -

- No, no, dimm… -

- Anna mi ha dato il tuo numero… – Mara ha una voce rapida – Ho un problema e mi ha detto che sei l’unico a casa… -

 

- Ecco, forse così… Terrà un po’ – Cri si alza da sotto il lavandino.

- Grazie, sei stato gentilissimo – Mara è in piedi al suo fianco, le mani nelle tasche di una salopette in jeans macchiata di vernice – l’unico idraulico della zona era irraggiungibile. -

Cri si pulisce le mani in uno straccio senza alzare gli occhi da sotto il lavandino.

- Io non sono un tecnico… -

- Hai fatto un lavorone. Vieni di là che ti offro almeno un succo! -

Cri segue la forestiera attraverso un corridoio buio e stretto, senza mobili. La ragazza apre una porta e la luce entra all’improvviso nell’ambiente.

- Carino qui. -

Sul retro della casa c’è un piccolo terrapieno di asfalto, all’ombra e con un tavolino rotondo sul lato. Poco sotto inizia un giardino di trifogli, che prosegue, fino al muro di recinzione.

- Birra o coca? – Mara apre un frigo-bar appoggiato alla parete della casa.

- Birra, grazie. -

- Siediti! -

Mara apre due Heineken in bottiglia e si siede al tavolo.

- Senza di te sarei stata allagata. -

- Ma dai… -

Mara sorseggia la birra. Ha i capelli ricci che le donano una vivacità piacevole al viso. Gli zigomi pronunciati sono addolciti dalla pelle arrossata per i lavori.

- Come procedono i lavori? -

- Un casino! – la ragazza si scosta un poco dal tavolo con il busto, sbuffa facendo volare una ciocca di capelli in aria – pensavo bastasse venire qui e chiamare due o tre tecnici, invece… -

- …Invece è una fatica! -

- Già -

Il giovane fannullone si guarda attorno. Non era mai entrato in casa della vecchia Silvia Giacomina e non aveva mai pensato che, in fondo, esistessero dei punti di Strella che non aveva mai visto. Questo angolo di giardino, con la sua ombra fitta e il prato di trifogli, aveva per lui il sapore che hanno le cose nuove.

- A Milano, quando torni? -

- Pfff, Milano! – Mara fa volare un’altra ciocca – il mio capo chi lo sente! – e muove gli occhi in alto, dando l’impressione di avere molto da dire al riguardo.

- Ma che lavoro fai? -

- Consulente -

Cri non ha capito nemmeno molto chiaramente di cosa si occupi Mara. Ad ogni modo, nella sua mente, il lavoro di consulente vuol dire stare a Milano, conoscere gente con i soldi che la sera fa delle belle feste e guidare automobili lussuose.

- Tu invece, come mai qui? -

- Mah, ci sono nato, sai – Cristiano si sente di colpo a disagio nel dare questa risposta – come tutti… -

- Ho capito – Mara ha due occhi fermi ed intensi, che appoggia sul viso di Cri, dandogli un’improvvisa sensazione di pace.

(10 – continua)

Daniele Vacchino