LA RAGAZZA SUL MAGGIOLONE GIALLO 07

Notte d’argento

Il sottile lembo di terra che separa i due campi di risaia cede franando ad ogni passo. La notte una superficie patinata, argentea nel suo volto pallido di réclame. Gianni cammina fissando la carreggiata di terra sotto i suoi piedi, cercando ad ogni passo di non scivolare nelle risaie. Un vento vetroso interrompe per un istante il ritmo monotono della notte. Il bidello pensa al vento di Cancun, un room cooler ghiacciato sorseggiato sotto i portici in faccia al mare. Si ferma, alza lo sguardo. Le luci di Biella cospargono i piedi della montagna come una mandria di lucciole. Scaglie di rumori di automobili, passaggi frenetici lungo le vie, sorrisi, scendono da quelle luci come tante minuscole cartoline che si scollano dal soffitto bianco.

Poco più in là, sull’asfalto azzurro, i fanali di un’auto scandagliano la notte. Una limousine nera attraversa la pianura come una petroliera che si incunea nel mare. Un urlo di festa abbraccia per un istante il silenzio, inghiottendolo. Dal tetto della limousine, spunta la sagoma di una ragazza, che grida mani al cielo. E’ la ragazza che l’altro giorno era sul maggiolone giallo. La limousine scivola veloce verso Gianni, che è immobile sul ciglio della risaia. Poi gli sfreccia a fianco: in un istante, la ragazza sul maggiolone giallo si volta verso il buio e incontra lo sguardo del bidello.

Dalla luna cadono fiori bianchi come invisibili crisalidi. Una carta da gioco plana sul capo di Gianni. E’ una regina di fiori. La regina fissa il nostro uomo e nei suoi occhi dorme lo specchio di una piscina, una piscina piena di ninfee, acqua verde e un silenzio afrodisiaco. C’è una casa bianca, con le tende bianche che oscillano nel vento. Tutte le finestre e le porte della casa sono aperte e l’aria entra dentro la casa senza mobili, malinconica. In faccia alla casa c’è il mare, bianco come la casa e senza onde, sembra una enorme risaia. Sul terrazzo della casa c’è un letto proveniente da Las Vegas. Sulle lenzuola verdi è distesa la ragazza sul maggiolone giallo, che sorseggia un room cooler e tiene tra i denti una carta da gioco, con disegnata sopra una regina di fiori.

Un lembo di vento entra nella camera da letto. Gianni è sprofondato nel cuscino, aspira goffamente l’aria dalla bocca. Il sogno l’ha completamente avvolto nelle sue spire, ma si trattava solo di un sogno, di rimasugli delle sue speranze, dimenticate. Sulla parete di fronte al letto, ci sono alcune fotografie di classe. Il vuoto tra le foto lascia intendere che altre foto sono state staccate. Segni di una vita abortita, giorni imprigionati a sbiadire nell’enorme cassetto della memoria.

(7 – continua)

Daniele Vacchino