LA RAGAZZA SUL MAGGIOLONE GIALLO 04

La strada delle lucciole

- Specchio, specchio delle mie brame… -

Sulla strada sterrata, la macchina arranca come un gatto lungo una scala. Un silenzio metallico, di risaie con l’acqua immobile come una lastra d’acciaio, la notte soffocante attorno. Anna si volta verso il conducente dell’automobile, un tizio rasato vestito in giacca e cravatta.

- Problemi con la nuova? – le fa il rasato appena si accorge dello sguardo di lei.

- Pff! Dai… – sibila Anna tornando a fissare lo specchio che ha in mano.

Con un cerchio della mano tira un solco di matita nera sulla palpebra destra. Posa la matita sulla gonna e, piegandosi in avanti, controlla di aver eseguito il tratto ad arte. Spalanca anche l’occhio destro, fissa il viso nello specchio. Ciondola la testa prima un filo a destra, poi un filo a sinistra, stringe le palpebre e serra le labbra, schioccando un minuscolo bacio silenzioso.

- Specchio, specchio delle mie brame… Chi è la troietta più figa del reame? – si dice Anna tra sé.

Ogni sera di lavoro si ripeteva questa frase. Un mantra contro lo scorrere del tempo, un rituale con se stessa prima di condividere la propria intimità col primo offerente. Oppure anche solo un monile conservato intatto dalla prima giovinezza, un tramite tra il lato giocoso e il dovere quotidiano della sua esistenza. Il rito faceva sorridere Anna, le dava energia come solo qualcosa di fresco può dare.

Anna chiude lo specchio e con un movimento agile lo infila nella borsetta. La macchina rallenta in prossimità di uno spiazzo sulla destra della strada sterrata.

- Ti credi ancora la reginetta? – il rasato ha uno sguardo da faina.

La prostituta mette la mano alla portiera, gira lo sguardo verso l’uomo. Con un volto da Monna Lisa lo fissa mentre apre la portiera, poi scende dall’auto senza curarsi di rispondergli.

Appena l’auto esegue la retromarcia e scompare nella polvere, Anna resta nel buio.

- Cinque ore e sono nel mio letto. -

I tacchi affondano nella terra ruvida, cosparsa di pietruzze. Dall’acqua delle risaie sale un puzzo che si stempera sull’odore della notte.

- Quello delle mutandine in bocca, stasera di sicuro – annovera nella sua mente i possibili clienti che verranno in cerca delle sue prestazioni.

Oltre le risaie, al di là della grande pianura, ci sono alcune luci che seguono la curva delle montagne. Un alveare di luci, pare Biella da quaggiù.

- … Mi deve pagare doppio se vuole che gli dia gli ordini… Idiota… – si dice sottovoce – Poi… Forse questa sera torna lui… – pensa appena, con un sussulto di speranza – Ma forse, le sue, sono solo parole…-

La strada delle lucciole si divarica all’improvviso davanti ad Anna. Le ragazze stanno ognuna sotto un palo della luce, nella penombra.

Per la prima volta dopo tanti anni, alla giovane prostituta pare di poter coccolare una speranza. Da quando ha incontrato quell’uomo, qui, sulla strada delle lucciole, e il rapporto commerciale si è presto trasformato in qualcosa d’altro… Ad Anna pare inverosimile, eppure le sta capitando: si sta innamorando di un suo cliente. E ne è ricambiata.

- Ciao Ambi – Anna saluta una albanese bionda in minigonna viola.

- Ann. – le fa eco l’albanese.

Supera un paio di ragazze e saluta ognuna di loro con un cenno, poi si ferma sotto un palo libero. Si alza la gonna, tira un sospiro, si gira e fruga nella borsetta. La polvere poco più in là segnala l’arrivo del primo cliente.

(4 – continua)

Daniele Vacchino