LA RAGAZZA SUL MAGGIOLONE GIALLO 03

Mattinate

Nelle mattine d’estate, a Strella, come in tutti i paesi della provincia di Vercelli, l’aria è rotta da un puzzo di medicinale marcio. E’ l’odore dei diserbanti usati nelle risaie che si spande nell’aria. Quest’anno si annuncia un’estate particolarmente calda ed afosa e il paese è già stato da diversi giorni invaso dalle zanzare.

Questo martedì mattina non fa eccezione e, nonostante siano ancora solo le nove, il caldo e il puzzo di diserbante hanno già inondato il paese.

- Ciao papà, torno a casa dopo pranzo – Elisa si chiude dietro la porta di casa.

Pettinata con i capelli ben lisci che le corrono lungo la schiena e il viso senza ombra di trucco, sale su una Lancia anonima e si dirige verso l’università di Vercelli. Elisa non ama la città e spera di poter proseguire la vita a Strella, insieme al suo Cri.

- Ancora due lezioni e ho finito il corso… – pensa mentre accende il motore – Se la professoressa non fa la stronza a settembre sono laureata. -

La Lancia scivola fuori dal paese e si avvia attraverso le risaie, calme e piatte come schiene di elefanti. La mattina di Elisa ha il sapore di quei momenti in cui tutto è ancora aperto e, sebbene la vita non sia più ai suoi esordi, le possibilità luccicano ancora come orecchini appena acquistati.

Intanto, Cristiano è nel letto, coricato a pancia in giù nella camera in cui entrano lame di luce dalle tapparelle consumate. Ha le palpebre un poco alzate e respira affannosamente dalla bocca, facendo raschiare l’aria contro il palato. Sta sognando di guardare un film con Nuccio e Gianni. Sobbalza ed emette un leggero fischio dal naso, si gira sulla schiena e serra completamente le palpebre.

La cascina del giovane milionario dà sull’ultima fila di pioppi all’ingresso del paese. Su quel lato, il muro di cinta che un tempo la circondava tutta è crollato, lasciando entrare parti di vegetazione nel cortile in terra battuta. Polverosa e con gli infissi malmessi, il resto della cascina sopravvive sull’altro lato e lì Cri ci ha ricavato il suo alloggio, dislocato su due piani. L’ex stalla è stata adibita a taverna, che Cri utilizza per andarci a vedere i film con Nuccio e Gianni.

Pochi metri oltre la cascina, al centro del paese, c’è Nuccio seduto al tavolo esterno della trattoria. Sta leggendo Nocturno, sprofondato nella sedia con la pancia che trabocca sopra la cintura. Gli occhi sono due biglie azzurre che rincorrono le linee delle pagine, nevroticamente.

- Cappuccio e croissant con marmellata – fa all’avventore che si è sporto dall’uscio.

Ogni mattina si ripeteva il solito rituale. Nuccio finiva il turno di guardia alla ferrovia di Olcenengo, planava come un rapace feroce sull’edicola dove agguantava una rivista e poi rientrava alla trattoria, per godersi il rito della colazione.

Nuccio scaraventa sul tavolo la copia di Nocturno e si avventa sulla colazione. Sbrana tutto in un attimo e si alza frenetico, aggiustandosi i capelli dietro le orecchie.

- Ciao Cisco, a domani. -

- A domani Nuccio – lo raggiunge una voce roca da dentro le mura della trattoria.

Nuccio si scrolla le briciole dalla maglia, poi alza lo sguardo alla strada.

- Eccolo! – rivolto a una sagoma che gli viene incontro velocemente.

Gianni sta camminando verso la trattoria trascinando i piedi, l’aria sconvolta.

- Eh, scusa Nuccio, è una mattinata! -

- Ti ho aspettato un po’, poi la fame… -

- Dai, amen per oggi – risponde Gianni raggiungendo Nuccio – a stasera – e lo supera entrando nella trattoria.

- Solita ora – gli urla dietro Nuccio.

- Solito! – arriva un eco dalla porta della trattoria.

(3 – continua)

Daniele Vacchino