ANDREA VITALI

Autore tra i più venduti in Italia, Andrea Vitali ha scritto circa cinquanta romanzi e ha venduto tre milioni di copie.

Cultore del fantastico, in particolare del Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien e della trilogia di Gormenghast di Mervyn Peake, estimatore di Leonardo Sciascia e amico di Andrea Camilleri, per la sua innata inclinazione da novelliere è stato paragonato al grande Piero Chiara.

Tra i titoli più famosi del Nostro ricordiamo La figlia del Podestà, “Premio Bancarella” nel 2006; La modista, “Premio Ernest Hemingway” nel 2008; Almeno il cappello, “Premio selezione Campiello” e finalista al “Premio Strega” nel 2009; Olive comprese, “Premio internazionale di letteratura Alda Merini” nel 2011.

Nato a Bellano, sul lago di Como, dove vive, Andrea Vitali ha svolto per oltre venticinque anni la professione di medico prima di dedicarsi a tempio pieno alla scrittura. E proprio a Bellano egli ambienta le sue divertenti storie che si dipanano, con ritmo, tra avventure ed equivoci, sapide invenzioni, intrecci. Il famoso autore ha recentemente preso parte al Festival letterario ed enogastronomico “Il vino possibile”, tenuto nel centro storico di Polignano a Mare, magnifica località turistica che si affaccia sul Mare Adriatico, a poche decine di chilometri da Bari. Qui ha presentato il suo ultimo romanzo dal titolo Le mele di Kafka (Garzanti Libri, 2016). Nella conversazione che segue ci ha, tra l’altro, svelato come nascono i suoi bestseller.

TRA I TUOI AUTORI DI RIFERIMENTO C’E’ PIERO CHIARA (1913-1986). QUANTO TI HA ISPIRATO LO SCRITTORE LUINESE?

Tanto in un senso. E’ stato uno dei diversi grandi narratori italiani che mi hanno fatto scuola di lettura creativa e domestica. Leggendo lui e altri come Soldati, Bassani, Piovene, Parise, ho cercato di reperire gli strumenti artigianali per raccontare storie. Rispetto a Chiara trovo alcune analogie: ad esempio il fatto che entrambi veniamo da due ambienti simili perché tra il lago Maggiore, dove egli è nato e ha vissuto, e il Lago di Como, dove vivo io, non ci sono grandi differenze anche per come sono dislocati i paesi. Veniamo da centri molto piccoli, Luino e Bellano, pieni di fatti e fatterelli gustosi che divengono materia di narrazione.

COSA, INVECE, TI DIFFERENZIA DA LUI?

Credo, ma questa è una mia convinzione personale, che lui abbia avuto una vita lavorativa piuttosto noiosa. Era cancelliere in tribunale, ciò sicuramente gli avrà proposto snodi letterari, però dal punto di vista del godimento no. Tanto che è stato un grande frequentatore di bar e di biliardi. Io, rispetto a Chiara, sino a quando ho fatto il medico ho avuto una vita affettivamente piena e ricca di contatti umani. Lui aveva contatto con le carte d’ufficio, io per lunghi anni ho avuto contatti con le persone, i miei pazienti. Sono stati anni, dal punto di vista della formazione umana,  molto importanti.

QUANTO HAI APPRESO DAL LAVORO DI MEDICO PER LE TUE STORIE?

Frequentando l’ambulatorio ho trovato molti spunti per la mia narrativa. Ho appreso tanto sotto l’aspetto delle caratteristiche umane, somatiche, nei modi di fare, di porsi, di parlare. Occorre tenere conto che nell’ambulatorio, ma anche nell’ambiente esterno, svolgendo la professione di  medico di base frequentavo le case altrui con la possibilità di entrare nell’intimità e quindi formarmi un immenso archivio di storie.

CONVERSAVI MOLTO CON I TUOI PAZIENTI?

Moltissimo! Sino a qualche anno fa il mestiere di medico si basava tantissimo su  questo. Il paziente ti spiegava come si era fatto male conversando: c’era un prologo per dire in che modo, perché, dove si era fatto male e questo era ed è una storia. Chiacchierando raccontiamo storie, sta a chi le ascolta raccogliere la possibilità di trovare il racconto che esse contengono.

HAI PUBBLICATO UNA CINQUANTINA DI ROMANZI CHE HANNO AVUTO MOLTO SUCCESSO. MA LA TUA VENA NARRATIVA DA DOVE DERIVA?

Ho iniziato a scrivere a diciotto anni per divertimento, cosa che permane ancora adesso. Molte cose le ho stracciate, ma con gli anni ho scritto tanto e ho riempito i cassetti. Adesso, finita una storia ne comincio un’altra. Non riesco a stare senza scrivere.

QUANTO IMPIEGHI MEDIAMENTE PER SCRIVERE UN ROMANZO? PER ESEMPIO  QUEST’ULTIMO, LE MELE DI KAFKA, TI HA IMPEGNATO MOLTO?

Una cosa che mi interessa è l’urgenza delle storie. Le mele di Kafka l’ho scritto in quaranta giorni proprio per l’urgenza. La storia  l’ho scoperta per caso e deriva da un aneddoto su Kafka che mi hanno raccontato a Lucerna. Mi è scattata la scintilla e  appena sono tornato a casa l’ho buttata giù ambientando la trama tra Bellano e Lucerna. Avvertivo la necessità di non perdere il momento per cui ho iniziato a scrivere la storia il 1° dicembre del 2015 e l’ho consegnata alla casa editrice alla riapertura l’otto gennaio 2016. E’ stato un lavoro intenso ma gioioso e il divertimento di scrivere aumentava anziché calare di giorno in giorno.

UN PERIODO STORICO MOLTO RIPORTATO NEI TUOI LIBRI E’ APPUNTO IL FASCISMO…

Sì perché lì secondo me c’è  veramente del grottesco: nei film, negli articoli di giornale, nelle veline di Starace (Achille Starace fu segretario del Partito nazionale fascista dal 1931 al 1939, ndr), nelle fotografie, c’è una prosopopea che sembra  avanspettacolo. Non è più politica, devo stare attento a dirlo, è un periodo veramente divertente a guardarlo con l’occhio di oggi è comico al limite del grottesco e quindi fonte  per storie che vogliono essere divertenti.  Ad esempio il mio ultimo lavoro in uscita è ambientato nel 1937. Dopo la conquista dell’Impero nel ’36 da parte di Mussolini e prima del brutto periodo delle leggi razziali e dell’alleanza con la Germania di Hitler. E’ una storia di adulterio. Il marito lavora in Africa su una strada in costruzione che deve collegare Asmara in Eritrea con Adiss Abeba in Etiopia. Il tradimento della donna sarà chiarito grazie al cagnolino di casa. L’animale non abbaia soltanto a tre persone che conosce bene: il portalettere, il prevosto e un altro individuo, tra questi c’è l’amante della donna…

UN’ALTRA DELLE CARATTERISTICHE DELLE TUE NARRAZIONI, NELLE QUALI CI SONO INTRIGHI E MISTERI, E’ QUELLA DI AVERE SEMPRE UN MARESCIALLO DEI CARABINIERI…

Il mio è un “giallognolo”, ci sono alcuni capisaldi di un paese che a mio parere non possono venir meno. Il mio paesello ad esempio ha la caserma dei carabinieri, la parrocchia, il municipio, la farmacia, il medico della mutua, una volta medico condotto. Sono quei punti che non cambieranno mai e che fanno da sostegno a tutta la comunità. Io non riesco a immaginare uno di questi luoghi senza un maresciallo dei carabinieri, un prevosto o parroco perché sono materia fondante su cui poi si crea tutto il resto.

A PROPOSITO DI GIALLI, TRA I TUOI AUTORI PREFERITI CI SONO SCIASCIA E CAMILLERI…

Sciascia non ho avuto la fortuna di conoscerlo di persona ma l’ho conosciuto leggendo L’affaire Moro che riguardava le lettere dalla prigionia di Moro. Sciascia mi ha affascinato per la qualità della scrittura perfetta, pulita, senza una virgola o un aggettivo di troppo, le parole giuste utilizzate. Poi ho comprato i romanzi di Sciascia e lì ho scoperto uno dei più grandi scrittori in assoluto d’Italia. Secondo me è insuperabile!

E INVECE COSA PENSI DI CAMILLERI?

Ammiro molto la lingua che ha inventato e poi ha una grandissima capacità di scrittura.  Ho cominciato a leggerlo nel 1995. Il libro era La stagione della caccia, lì ci sono dei passaggi meravigliosi. Mi colpì molto la sua invenzione linguistica e non l’ho più mollato. Poi ci siamo conosciuti e lui ha presentato due miei libri a Roma: La signorina Tecla Manzi e Almeno il Cappello.  Sono andato a trovarlo qualche volta a casa sua e mi ha confermato che è non solo è un grande scrittore ma anche grande uomo. Non ha la minima spocchia è amabile, socievole, e ha una maniera di parlare che è vera musica.

IL COLLOQUIO CON ANDREA VITALI, DEL QUALE ABBIAMO APPREZZATO ANCHE LA GRANDE CORDIALITÀ, SI CONCLUDE SUI SUOI IMPEGNI: INTANTO CONTINUERÀ IL TOUR DI PRESENTAZIONE DEL ROMANZO LE MELE DI KAFKA IN VARIE LOCALITÀ D’ITALIA. CIÒ IN ATTESA DELL’USCITA DEL NUOVO ROMANZO PREVISTA PER OTTOBRE-NOVEMBRE. NELLO STESSO TEMPO, STA  LAVORANDO A UNA NUOVA STORIA CHE SIAMO CERTI SAPRÀ ANCORA UNA VOLTA ESSERE GODIBILE E  FRESCA COME LE ALTRE!

Filippo Radogna