SCAMBIO DI TESTE 12

12.

Vagare  per colpire, come sempre. Che io ricordi è sempre stato così nella mia vita. E ciò che sono adesso è pur sempre la mia vita.

     Amore e morte. Binomio che non si scinde. Amore e morte.

     Io semino distruzione e morte ma raccolgo le speranze di chi mi accoglie come uno spirito liberatore. Mi incuneo tra le pieghe delle carni putrefatte che attendono la morte. Mi inserisco tra le giovani labbra di una ragazzina. Porto via le stelle a un uomo che da troppo tempo non guarda il cielo. Perché il cielo è una cosa troppo grande per non essere ammirata.

     Sono la mano del destino.

     Amore e morte.

     Non so quale delle due pulsioni sia più forte in me. Sono due sogni impossibili. Di solito cerco di compierli assieme.

     Libero le mani sul collo di una vittima e stringo con violenza nel momento stesso che porto a termine la penetrazione. Riesco a godere e faccio appena in tempo a vederla morire.

     A volte mi occupo soltanto di morte, invece.

     Certo, è tutto più noioso. Una pratica fastidiosa senza intermezzi di piacere. Ma è importante anche quello.  Indispensabile, spesso.

     La morte è il preludio alla felicità, l’anticamera della perfezione. Veder volare via l’anima da un corpo raggrinzito dagli anni, raccogliere l’ultimo respiro, ascoltare un battito leggero che si perde nella notte. Tutto questo fa parte della mia vita.

     Certo, manca il terrore che si accompagna all’amore, al congiungimento carnale, agli umori dei corpi che si mescolano e divengono un unico inscindibile fluido incorporeo. Però resta la bellezza di vedere una vita che sfuma e si perde tra le stelle della notte. E non è poco. Devo accontentarmi, se non c’è di meglio.

     Veder morire qualcuno che mi ha fatto soffrire è uno spettacolo stupendo, sapere che lui non può vedere le mie mani tese a chiudere i suoi occhi, scrutare uno sguardo di terrore perdersi nel vuoto, ascoltare le ultime parole… e alla fine gridare: “Muori anche tu, maledetto! Muori, tu che mi rubasti la vita!”.

     Lui non può sentire. La mia voce percuoterà cielo e stelle, scaverà le montagne e si perderà tra le onde del mare. Si farà annunciatrice di morte tra genti e genti. Terrorizzerà i sogni di bambini e sconvolgerà gli incubi delle madri. Ma lui non potrà ascoltarla. Saprà soltanto di morire e capirà che è successo qualcosa che mi ha tenuto in vita. Perché questa cosa che adesso mi accade e che non sempre comprendo credo che si possa chiamare vita. Un insieme di spasmi atroci di sofferenza e amore, un coacervo di ricordi passati e di pulsioni di morte, un miscuglio frenetico di dolore e sogno che non vuole fermarsi e attendere il domani.

     Il mio unico scopo è colpire, in fondo.

     Colpire e vendicare ciò che sono stato.

     Perché nessuno mi ha fermato.

     Nessuno.

     Io sono vivo e sono molto più forte di prima.

(12 – continua)

Gordiano Lupi