VINCITORI HORROR A PORDENONE

E’ Rémy Cayuela, giovane regista parigino, il vincitore della sezione horror di “FilmMakers al Chiostro”, il festival di cinema indipendente organizzato a Pordenone dalla Mediateca Pordenone di Cinemazero nell’ambito della rassegna “Estate in città” del Comune di Pordenone con il sostegno della  Banca Friuladria – Credit Agricole.

Nel corso della “Notte horror” del festival, il voto del pubblico ha decretato infatti miglior cortometraggio tra quelli in concorso “Le feuillu”, commedia nera con cui Cayuela (foto in alto e a destra – giovanissimo cineasta, classe 1984) si è già aggiudicato altri importanti riconoscimenti a livello mondiale, dalla categoria short di Cannes all’Horrofest Festival di Cape Town, Sudafrica, fino al festival internazionale di cortometraggi di Tel Aviv. Un successo che gli ha garantito una collaborazione con la casa di produzione Partizan, con la quale realizza video musicali, corti e spot.

Un regista straniero si aggiudica dunque il primo importante premio di “FilmMakers al Chiostro”, a conferma della crescita a livello internazionale del festival.

Al secondo posto per la sezione horror, del resto, si è classificato “Interscambio”, cortometraggio del regista italiano, ma ora attivo a Madrid, Antonello Novellino.

Sul podio al terzo posto il cortometraggio “Stefania”, thriller firmato dai giovanissimi registi (rispettivamente classe 1982 e 1984) Antonio Marzotto e Emanuele Milasi, girato con un bassissimo budget.

Padrino d’eccezione della serata è stato lìattore Nuot Arquint (foto a sinistra), protagonista di “Shadow”, l’ultimo film horror del musicista leader dei Tiromancino, ma ora anche apprezzato regista di genere, Federico Zampaglione. Arquint ha raccontato al pubblico di “FilmMakers al Chiostro” l’esperienza sul set e il “delinearsi” del suo personaggio, il perfido Morthis, figura sadica e indefinita che è sicuramente la presenza più originale e forse persino la forza principale di tutto il film di Zampaglione: “per interpretare Morthis mi sono preparato leggendo libri e studiando la psicologia del serial killer”, ha detto Arquint, “e dal punto di vista della corporeità mi sono ispirato, come voleva il regista, alle movenze del serpente. Sono stato anche diverse ore dentro un cimitero: lì ho potuto incontrare il silenzio e la solitudine che ho poi trasposto nel mio personaggio. Il film di Federico, del resto, è un film che denuncia gli orrori della guerra: per questo mi sono ispirato anche all’autobiografia dell’ufficiale nazista Rudolf Hess, un vero e proprio impiegato della morte”.

Appuntamento ora al prossimo anno!

Davide Longoni