LA NOTTE HA MILLE OCCHI: LE COSTELLAZIONI 13

LA NOTTE

HA MILLE OCCHI:

LE

COSTELLAZIONI 

PROFUMATO E DOLCE CIELO DI PRIMAVERA

Potrai raccontare ai tuoi figli

del giorno in cui tutti

guardarono in alto

e si resero conto che noi siamo soltanto

inquilini di questo mondo

e che il Padrone di casa ci ha fatto

un nuovo contratto di affitto

ma con il pericolo di essere sfrattati

per sempre…

(2010: L’Anno del Contatto di Peter Hyams-1984)

L’aria si sta lentamente riscaldando, il mondo delle piante si sta risvegliando dall’invernale letargo e già qualche profumo annuncia che sta arrivando la primavera, forse la stagione che, più di tutte, risente dell’inquinamento atmosferico e del conseguente alzarsi della temperatura sul pianeta.

Le notti si stanno accorciando e la visione del cielo stellato si accende di nuovi occhi e di antichi ritorni che noi, prudentemente vestiti con un maglione e una giacca a vento, ci accingiamo a osservare il cielo prima che ricominci il ciclo delle stagioni. Sembra ieri, ma è passato un anno da quando abbiamo alzato gli occhi per la prima volta verso la volta stellata.

Fino ad oggi il cielo si è offerto a noi così come lo si vede ad occhio nudo o, al massimo con piccoli strumenti, ma non dimenticate mai che usando gli strumenti ottici inventati dall’ingegno umano e più si aumenta l’ingrandimento e più le meraviglie del cielo appariranno davanti ai nostri occhi.

Basterebbe anche fare un piccolo esperimento per avere una prova ulteriore: guardare la volta stellata muniti non già di un telescopio, ma con un piccolo binocolo a raggi infrarossi. Provateci e una miriade di stelle che prima non vedevate esploderà davanti a vostri occhi: uno spettacolo incredibile.

La figura del Grande Carro e cioè l’Orsa Maggiore sarà la nostra guida per riconoscere le Costellazioni primaverili mentre ricordiamo che, se pure in tono minore, anche in questo caso ci sono periodici sciami di meteoriti che attraversano la nostra atmosfera.

Nel periodo che va dal 24 Gennaio al 14 Aprile, con la punta verso il 24 Marzo, ci sono le Virginidi, dal 18 Aprile al 27 Maggio, con massimo attorno al 6 Maggio, passa lo sciame detto Eta Aquaridi mentre le Sagittaridi appaiono tra il 14 Aprile e il 20 di Maggio, con la punta massima attorno al 14 Maggio, questo solo per citare i principali eventi del periodo.

Tra la scia di una meteora e un’altra vediamo un po’ cosa ci offre il cielo.

Cominciamo dunque con la circumpolare australe detta Uccello del Paradiso, nata dalla fantasia di Pieter Keyser Dirkszoom e Houtmann e raffigurata poi da Bayer nella sua “Uranometria” del 1603. Si tratta di una famiglia di volatili tipica della Nuova Guinea che il navigatore Pigafetta, il quale aveva circumnavigato la Terra con Magellano, esplorò in Europa nel 1522. Si tratta di un uccello dal ricco e coloratissimo piumaggio e gli indigeni del luogo ne tagliavano le zampe con il risultato che le pelli arrivavano in Europa senza un apparente punto d’appoggio e, per questo motivo, nacque la leggenda, o per meglio dire la diceria popolare, che essi fossero figli dell’aria e che non si posassero mai da nessuna parte e che il loro nutrimento fosse l’aria, la luce e la rugiada.

Costellazione Uccello del Paradiso (Apus)

La piccola Costellazione si trova vicino al Polo Sud celeste e la Triangulum Australe è la sua stella più brillante ha ovviamente il nome di Alpha, una gigante arancione 380 volte più brillante del Sole dal quale dista più di 400 anni luce. Beta e Gamma sono due stelle distanti una 110 anni luce e la seconda 46, mentre Delta è una stella doppia anche se recenti studi la portano ad un centinaio di anni luce dalla sua compagna con due giganti arancione che sono visibili anche ad occhio nudo in giornate molto limpide.

Nell’emisfero australe, la Costellazione è visibile nel periodo autunnale-invernale mentre per l’emisfero boreale risultano invisibili per latitudini superiori a 20° Nord. Si trova proprio nelle vicinanze del Polo Sud Celeste e le sue stelle sono a dir poco opache e molto sparse.

Fa parte delle 48 Costellazioni di Tolomeo l’Ara che però era già conosciuta dai greci e dai latini come “Ara Centauri” e comunque sempre con il significato di “Braciere”, “Incensiere” o “Altare”.

Costellazione dell’Ara (Altare)

Gli Arabi la conoscevano come “Al Mijimarah” sempre con il significato di “Incensiere” il che risale con ogni probabilità agli antichi Accadi che la identificarono come “Tul Ku” (Altare Sacro).

Situata nella porzione di cielo che, osservata tra il 3000 ed il 2500 a.C. dalle latitudini della Grecia e dell’ Iraq, veniva a trovarsi nello zona dell’orizzonte che intersecava la Via Lattea  in estate, ancora oggi all’osservazione assimilabile ad una colonna di fumo luminoso. In alcune fonti sumere viene raccontato l’episodio del Diluvio Universale, unico superstite Uta-napisti (divenuto poi Noè entrato quindi anche nella tradizione ebraica e successivamente cristiana che pare

Allora Noè edificò un altare all’ Eterno, e prese di ogni specie di animali puri e offrì olocausti sull’altare. E l’Eterno ne odorò la fragranza”(Genesi 8, 20-21)

raffigurata nella moltitudine di stelle della Via Lattea, fumo e profumo dell’offerta.

Questa costellazione può anche essere interpretata quale altare dei profumi destinato a bruciare incenso nel Tempio di Gerusalemme. In generale viene così rappresentata, talvolta raffigurata anche come un piccolo pilastro quadrangolare d’oro, o come una pira posta alla sommità di un tempio o di una torre, spesso in funzione di faro, e più avanti da una mezza colonna, soprattutto nella tradizione romana.

La Costellazione dell’Ara è legata a differenti culture e svariati miti, come quello risalente al 700 a.C. per il quale dovrebbe rappresentare l’altare su cui il Centauro sacrifica il lupo

Eratostene ci racconta di un altare davanti al quale Zeus e i suoi fratelli fecero giuramento di reciproco aiuto per opporsi ai Titani i quali erano poi i fratelli del loro padre, Crono (Kronos).

Questi, da buon tiranno, e nel timore che gli portassero via il trono, si comportava come il tipico politicante nostrano e si mangiava tutti i figli (Il popolo) che la moglie Rea (l’Italia) gli scodellava a ritmo continuo e questo perché gli piaceva stare incollato sul trono e tiranneggiare chi si opponeva a lui… Corsi e ricorsi storici: qualche volta il metodo cambia e diventa apparentemente non cannibalesco, ma il principio è lo stesso.

La brava donna riuscì a salvare Zeus che, una volta diventato adulto, uccise il genitore e recuperò i fratelli.

La Costellazione si trova a Sud di quello che viene denominato l’uncino dello Scorpione. La sua stella più luminosa è Alfa, una stella variabile bianco-azzurra che dista da noi 220 anni luce, mentre Gamma è una supergigante azzurra 4900 volte più luminosa del nostro Sole e si trova distante oltre 1000 anni luce. Beta è una supergigante gialla che dista dal Sistema Solare 780 anni luce, Delta, altra bianco-azzurra, dista 150 anni luce e infine Zeta, una gigante arancione, si trova a 140 anni luce da noi.

E’ bene evidenziare anche NGC 6193, un ammasso brillante composto da una trentina di stelle distante 2300 anni luce, al quale è associata una Nebulosa irregolare siglata NGC 6188.

L’ammasso globulare NGC 6937 riveste un certo interesse perché è tra i corpi celesti di questo genere che si trova relativamente, si fa per dire, vicino a noi: “solo” 750 anni luce, astronomicamente parlando è, in effetti, dietro l’angolo…

Questa Costellazione contiene il sistema planetario di μ Arae, uno dei più estesi conosciuti: sono infatti noti quattro pianeti, di cui tre sarebbero dei giganti gassosi, mentre uno potrebbe essere una Super Terra, un pianeta roccioso di grande massa, posto su un’orbite più interna. La stella madre è una nana gialla molto simile al Sole, sia come massa che come luminosità, che sono leggermente superiori.

Altre stelle, fra cui una nana rossa sono note in questa Costellazione per avere un pianeta orbitante attorno ad esse.

La Costellazione dell’Ara si trova a Sud dello Scorpione ed è difficilmente (oltre che parzialmente) visibile dall’Italia data la sua latitudine sud. Più precisamente, si trova incastonata tra Scorpione e Triangolo Australe. E’ una Costellazione dei mesi caldi che possiamo vedere nella parte centrale della notte, soprattutto verso metà giugno. In pratica soltanto dalla Sicilia si possono vedere le stelle più a Nord della costellazione, ed anche per poco tempo.

Per quanto riguarda Bootes, Costellazione classificata da Tolomeo, troviamo più elegante chiamarla in questo modo che con la sua denominazione tradotta che ricorda molto da vicino alcuni dei miei compaesani : Bovaro.

Costellazione di Bootes

Eratostene ci spiega gentilmente che Bootes sarebbe Arcas, eroico cacciatore, figlio della sedotta Ninfa Callisto, e di quel Casanova di Zeus. Omero ne parla come “Conduttore di Buoi” (La Costellazione, non Arcas) e fu denominata poi dai latini come “Arator” e poi “Custos Arcti” e “Portitor Ursae” che significa “Guardiano dell’Orsa” ed è stato raffigurato anche come “Canes Venatici” e cioè un pastore che tiene dei cani da caccia al guinzaglio.

La mitologia assegna anche altre versioni: Arcade, figlio che Zeus ebbe dall’amante Callisto, fu cresciuto dal nonno materno Licaone. Un giorno Zeus si fermò a mangiare da Licaone che, per essere sicuro di aver davanti a sé il vero capo degli dei, gli servì a tavola suo figlio Arcade. Zeus se ne accorse e, preso dall’ira, trasformò Licaone in un lupo e resuscitò il figlio. Nel frattempo, Zeus trasformò Callisto in orsa, per farla sfuggire dalle ire della moglie Era. Cresciuto, Arcade si imbatte nell’orsa ma non riconoscendo ovviamente la madre inizia a darle la caccia finché l’orsa non si ripara in un luogo sacro. Come profanatori del luogo sacro, Callisto ed Arcade sarebbero stati condannati a morte e Zeus, per evitare questo destino, li mandò in cielo: Callisto fu l’Orsa Maggiore mentre Arcade fu il contadino

Un’ altra leggenda identifica Boote con l’ateniese Icario, padre di Erigone. Dioniso (il Bacco della mitologia romana) insegnò ad Icario la ricetta segreta per fare il vino. Tempo dopo, accadde che Icario desse del vino ad alcuni viandanti, che si ubriacarono; pensando di essere stati avvelenati, in preda all’ ebbrezza, uccisero Icario e ne sotterrarono il corpo. Aiutata dal cane del padre, Maena, Erigone cercò la sepoltura del genitore e quando la trovò ne fu tanto afflitta da impiccarsi. Allora Zeus (o in altre versioni Dioniso) impietosito, la pose in cielo nella costellazione della Vergine; Icario divenne invece Boote e Maera fu Procione nel Cane Minore o uno dei cani della confinante costellazione dei Cani da caccia.

La Costellazione possiede la terza stella più luminosa del nostro Cielo: si tratta di Arturo che significa proprio “Guardiano dell’Orsa”, una gigante arancione che brilla cento volte più del nostro Sole e che ne dista 37 anni luce. Si ipotizza che tra cinquemila milioni di anni il Sole si gonfierà come Arturo e appena avremo dati più precisi ve ne informeremo in modo che possiate seguirlo agiatamente.

Le altre stelle della Costellazione sono molto meno luminose ma vale comunque la pena che nel 1996, attorno alla stella Tau, è stato osservato un pianeta grande sei volte Giove che le ruota attorno ad una velocità da capogiro: solo tre giorni. HD 128311, invece,  è una nana arancione attorno alla quale sono noti due pianeti, con masse due e tre volte superiori a quella di Giove e su orbite di poco superiori a 1 UA.

            Bootes è rintracciabile a partire dal Grande Carro, tracciando un prolungamento della sua coda che porta dritto diritto verso Arturo. La costellazione si sviluppa a Nord di questa stella, la più brillante del cielo settentrionale se consideriamo che Sirio, Canopo e Alfa Centauri sono ben al di sotto dell’equatore celeste. Il periodo migliore per guardare Bootes è senz’altro la Primavera, anche se resta visibile per gran parte dell’anno. Transita in meridiano alle ore 22 del giorno 2 giugno, occupa 907 gradi quadrati di cielo e comprende 90 stelle di magnitudine superiore alla sesta.
Non è confondibile: la stella arancione più brillante del cielo è Arturo, inconfondibile con tutte le altre. L’unica che potrebbe confondere è Vega in quanto a brillantezza, ma Arturo è arancione mentre Vega appare bianca-azzurrognola. Il disegno principale forma una sorta di aquilone, come già detto. Questo è formato dalle stelle Gamma, Beta e Delta nella parte più settentrionale, dalle stelle Rho, Sigma e Epsilon nella parte centrale e da Arturo, la stella Alfa, nella parte meridionale.

Veniamo adesso al vero “Canes Venatici”, supposto che questa affermazione abbia valore in questo clima di raffigurazioni fantastiche. Si chiama nella nostra lingua “Cani da Caccia” o “Levrieri” e fu disegnata dall’astronomo polacco Johannes Hevelius nella sua opera “Firmamentorum Subiescanum” stampata postuma nel 1690, ma Tolomeo aveva già inserito alcune delle stelle nell’Orsa Maggiore, mentre le altre appartenevano a Bootes che, probabilmente divenne ancora più “Bifolco” per il furto subìto dopo che gli furono subdolamente fregate.

Costellazione dei Cani da Caccia (Levrieri)

Nella mitologia si può parlare di questa Costellazione come facente parte della leggenda dell’Orsa Maggiore e su Bootes perché rappresenterebbe i cani che il già citato Arcas impiegava per dare la caccia alla propria mamma trasformata in orso a sua insaputa.

Julius Staal (1917- 1986), importante studioso di mitologia stellare, considera queste stelle come i cani che guidarono la figlia (la Vergine) di Icario (Boote) al corpo del loro defunto padrone, invece del più antico (ma astronomicamente meno adatto, vista la distanza) Cane Minore.

Le due uniche stelle facilmente visibili ad occhio nudo, vicino al timone del “Grande Carro”, sono Cor Caroli che significa “Il Cuore di Carlo” e si riferisce a Carlo I d’Inghilterra, una stella doppia composta da una bianca e una gialla distanti da noi 130 anni luce, ma l’oggetto celeste più famoso della Costellazione è, senza dubbio, M51, la prima Galassia di cui fu scoperta la forma a spirale.

Il tutto avvenne nel 1845 per merito di Lord Rosse nel suo osservatorio a Birr Castle, in Irlanda. Si tratterebbe in realtà di una coppia di galassie con una più grande e una seconda più piccola come satellite soprannominate Vortice ed è sufficiente un buon binocolo per poterle osservare. Distano da noi 14 milioni di anni luce.

A metà strada tra Cor Caroli e Arturo troviamo M3, uno degli oggetti più belli tra quanti non sono visibili a occhio nudo, ma, tranquilli, appaiono e possono essere osservate con l’uso di un semplice binocolo e dista da noi 45 milioni di anni luce.

In opposizione al Sole tra Marzo ed Aprile, il periodo migliore per guardare questa Costellazione è la Primavera. Canes Venatici è situata tra Ursa Major e Bootes.

Nell’accattivante libro scritto da Francis Carsaac “I Robinson del Cosmo” si immagina, ma non è la prima volta, che la razza più intelligente di un pianeta lontano di un altro universo, sia una specie di centauri e cioè degli umanoidi fino al torso con il resto del corpo da cavallo.

La leggenda nasce da un pasticcio combinato da Crono, il padre di Zeus, una sorta di Casanova dedito al tacchinaggio, dote che il futuro pargolo erediterà in pieno. Il buon genitore stava dedicando tutti suoi ardori alla Ninfa Fillira quando fu conscio che la Moglie Rea stava per scoprirlo. Dopo aver probabilmente mormorato un “Cielo, mia moglie!”, si trasformò in equino e sgattaloiò via lasciando la povera Ninfa incinta di un ibrido metà umano e metà quadrupede: il Centauro Chirone il quale, crescendo, divenne un valido cultore di medicina, musica e caccia.

ll più popolare mito di Chirone narra della tragica ferita che gli accadde di subire quando, accorso in aiuto dell’amico Eracle (Ercole) contro gli altri centauri, fu accidentalmente colpito ad un ginocchio da una freccia scoccata dallo stesso Eracle, che era stata avvelenata col sangue dell’ Idra di Lerna.

Nonostante le sue arti e le erbe magiche la ferità non sanò e cominciò per lui una terribile agonia, resa infinità dall’immortalità. Scampò dal suo infelice destino salvando Prometeo (vedi mito legato alla costellazione dell’ Aquila), le cui sofferenze sarebbero cessate quando un altro immortale avesse rinunciato, per lui, all’immortalità. Chirone accettò lo scambio per assicurarsi il dolce sollievo della morte e Zeus acconsentì per intercessione di Eracle, e pose infine la sua immagine in cielo.

Un’altra storia racconta dell’infido re greco Issione, invitato ad un banchetto da Zeus e da Era. Issione desiderava ardentemente Era, a sua volta ben felice di vendicarsi dei ripetuti tradimenti del marito. Accorgendosi di quanto stava accadendo, Zeus diede però ad Era la consistenza di una nube, e fu da questa che Issione trasse erroneamente piacere. Il padre degli dei lo sorprese negli spasmi della passione e lo legò ad una ruota fiammeggiante, che ruota in cielo per l’eternità (il Sole, secondo alcuni miti). La fedifraga Era assunse il nome di Nefele (“nube”), e dal seme di Issione partorì il primo centauro.

Ecco perché noi abbiamo in cielo una Costellazione che si chiama Centauro, classificata da Tolomeo e conosciuta proprio dai Greci come “Kentauros”, mentre per i Latini era “Centaurus” o “Minotaurus” altra figura mitologica. Per gli Arabi alcune delle sue stelle, assieme ad altre del Lupo, erano denominate “Al Kadb al Karni” che vuol dire “Tralcio di Vite” e “Al Shamarih” (Fronda di Palma), ma divenne, grazie all’influenza Greca, “Al Kentaurus”.

Nel cielo Australe al quale appartiene il Centauro è una Costellazione tra le più importanti ed è sua una stella di primaria importanza come Alfa del Centauro o Alfa Centauri che è l’astro più vicino al nostro Sole tanto da essere chiamato anche Proxima Centauri. In realtà si tratta di un sistema di tre stelle dove la principale, una stella gialla molto simile al Sole, è la quarta come splendore nel nostro cielo. Assieme a lei si trova un astro arancione che ruota attorno al primo in ottant’anni e poi esiste una nana rossa estremamente lontana dalle altre due tanto è vero che si calcola che per orbitare attorno agli altri due astri, impieghi più di un milione di anni.

Il gruppo principale dista di media, 4,4 anni luce, ma in questo momento la nana rossa è più vicina a noi delle altre due.

Un’altra stella luminosa è Agena o Adhar, una supergigante azzurra tredicimila volte più brillante del Sole e distante 525 anni luce.

Costellazione del Centauro

Altrettanto interessanti sono i numerosi oggetti celesti che si trovano nella zona e, tra questi, citiamo Omega Centauri, un bellissimo ammasso globulare visibile anche ad occhio nudo e relativamente vicino: 16.000 anni luce. Anche NGC 51 28 è facilmente distinguibile con un binocolo; il suo nome più comune è Centaurus A, una gigantesca Galassia di forma ellittica attraversata da una densa nuvola di polvere cosmica.

Le immagini captate dai radioastronomi danno una curiosa interpretazione: essa appare fiancheggiata da globi di radioemissione, come se avesse espulso getti di materia a causa di enormi esplosioni. Dista da noi ben 15 milioni di anni luce.

Nella vasta Costellazione si possono osservare al telescopio ammassi più piccoli e più distanti.

Nell’Agosto dell’anno 2000, attorno ad una stella simile al Sole e siglata HD 121504 e distante da noi 145 anni luce, è stato scoperto un pianeta con una massa quasi uguale a quella di Giove che orbita attorno alla sua stella in 65 giorni.

Gli altri sistemi planetari scoperti nella costellazione del Centauro contengono tutti un solo pianeta confermato. HD 114729 è la stella più luminosa fra quelle note nel Centauro per avere un sistema di pianeti; si tratta di una nana gialla che possiede un gigante gassoso la cui massa è molto simile a quella di Giove, posto su un’orbita a 2,11 UA dalla sua stella madre. HD 117618 possiede un pianeta con una massa pari a un quinto quella di Giove, orbitante su un’orbita molto eccentrica ed estremamente ravvicinata.

Purtroppo Centaurus è una Costellazione difficilmente e parzialmente osservabile, visto che risulta in gran parte al di sotto dell’equatore celeste.
Le stelle più brillanti sono nell’emisfero australe ed invisibili agli osservatori settentrionali.
Dalle nostre latitudini si può scorgere soltanto una parte. Per vederla il periodo migliore è i primi di maggio, alle 22 circa, sull’orizzonte meridionale. Nell’emisfero meridionale, invece, durante le notti di aprile la costellazione raggiunge quasi lo zenit.

Il buon e più volte citato Lacalle non demorde di portare su nel cielo degli strumenti scientifici, ecco perché troviamo pure il Compasso catalogato nel 1863 nell’opera del 1763 “Coelum Astrale Stelliferum”.

Costellazione del Compasso

Anche in questo caso si tratta di una piccola Costellazione oscurata dal ben più brillante Centauro. La sua stella principale è Alfa, una stella binaria bianca  mentre l’unico oggetto adeguatamente visibile è l’ammasso aperto NGC 5823, composto da circa ottanta stelle.

La stella Alfa è una variabile di colore bianco con magnitudine 3,2 le cui variazioni sono invisibili ad occhio umano. E’ anche una doppia, dove le compagne si separano di 15” ed hanno una magnitudine, rispettivamente, di 3,2 e 8,6. Doppia stretta è Gamma, che però ha magnitudine 5.

Nel Compasso è noto un sistema planetario, scoperto nel 2009 attorno alla nana gialla HD 129445.

La Costellazione è facilmente individuabile dal momento che si trova appena ad Est rispetto alla brillantissima Rigil Kentaurus, quindi proprio tra i puntatori della Croce del Sud (alfa e beta Centauri) e la Costellazione del Triangolo Australe. Passa in meridiano in primavera, e culmina alla mezzanotte in Agosto, ma non è assolutamente visibile dalle latitudini italiane, è infatti visibile ai Tropici e nell’emisfero australe. Arrivando ad una declinazione massima di 70°Sud, per vederla bisogna andare in un posto che sia al massimo 20° Nord.

La Chioma di Berenice ha conosciuto qualche vicissitudine prima di diventare tale; inizialmente, infatti, per i Greci faceva parte del Leone.

Costellazione della Chioma di Berenice

Nel III secolo Avanti Cristo Eratostene la conosceva già come “Plocanos Berenikes” e quasi quattro secoli dopo il buon Tolomeo indicava tre stelle della Costellazione del Leone come “Plokanos” (Coda). Fu elevata definitivamente a Costellazione nel 1551 da Gerhard Krames, molto meglio conosciuto come Mercatore e fu elencata per la prima volta dall’astronomo Tycho Brahe, al quale sarà dedicato in seguito un grande cratere lunare in un catalogo del 1602.

Era chiamata dagli Arabi “El Albah” e “Al Dafirah” che sarebbe il ciuffo della coda del Leone.

Dal punto di vista mitologico Berenice era una principessa egiziana del III secolo Avanti Cristo che andò in sposa al fratello Tolomeo Eurgete III. (L’incesto regale era consuetudine a quei tempi in modo da mantenere “puro” il sangue reale con conseguenti nascite deformi.)

Tolomeo III fece guerra all’Asia per cui la novella sposa fece giuramento agli dei che se il suo sposo, nella fattispecie anche fratello, fosse tornato sano e salvo dalla guerra si sarebbe tagliata la fluente chioma dorata.

Per fortuna, o sfortuna, il nostro tornò dalla guerra e la promessa fu mantenuta: la fluente capigliatura fu recisa e il pelame messo nel tempio che era stato dedicato alla madre Arsinoe. Il giorno dopo era scomparso. La stampa dell’epoca disse che se ne era volato in cielo ma, molto più probabilmente era stato preda di un cacciatore di souvenir o un commerciante di parrucche; comunque sia la regina era alquanto incazzata. Un famoso astronomo Conone, riuscì a placare l’ira di Berenice con astuzia: in piena notte cominciò a urlare come un pazzo, svegliò l’intera città, il re, la regina, e il loro seguito accorsero e appena si trovò circondato da un pubblico consistente ed ebbe l’attenzione della corte e dei reali, puntando il dito indicò verso il cielo un ammasso di stelle e affermando che il sacrificio della regina era stato così apprezzato dagli dei e in particolare da Afrodite, che la chioma era stata assurta al cielo, per essere ancora più vicina agli dei e per essere ammirata quale segno di devozione. Non ridete: tutte le religioni, compresa la nostra, racconta ancora balle di questo genere deificando cadaveri e facendo pagare l’ingresso per vederli ed altre amenità del genere…

La Costellazione è formata da un ammasso di circa una trentina di stelle e contiene anche un ammasso di Galassie distanti da noi 400 milioni di anni luce.

La principale stella, ovviamente un Alfa, dista da noi 59 anni luce mentre la Galassia più luminosa è M64 conosciuta anche come Occhio Nero a causa di una nuvola oscura che circonda il suo nucleo.

A 94 anni luce di distanza da noi si trova la stella HD 114762 attorno alla quale ruota in 84 giorni, un pianeta grande 11 volte Giove. Poi ne è stato trovato un altro più esteso: quello di HD 108874, che conta due pianeti confermati, entrambi con una massa minima di poco superiore a quella di Giove e orbitanti a 1 e 2 UA rispettivamente.

Posta tra Leone e Bifolco, la Costellazione della Chioma di Berenice è rappresentata da deboli stelline poste ad angolo retto, con il vertice posto in alto a sinistra. Più che una Costellazione, sembra in effetti un grande e debole ammasso stellare. Per rintracciarla, si può fare affidamento sulla brillantissima Arturo del Bifolco e spostarsi verso la coda del Leone. Si tratta di una Costellazione tipica di primavera, che passa al meridiano a mezzanotte verso la fine del mese di Aprile e contiene il Polo Nord Galattico. Una poesia di Catullo facilita il suo ritrovamento: facendo parlare la chioma stessa e le fa dire:

“’La dea mi pose nel firmamento, nuova stella fra quelle antiche. Io, sfiorando le Costellazioni della Vergine e del furioso Leone, insieme con Callisto volgo a occidente guidando il lento Boote, che solo all’alba s’immerge nel profondo Oceano” (Catullo, Carme 66, v.63.68).

Passiamo adesso a una Costellazione facente parte delle 48 figure elencate da Tolomeo.

Costellazione della Corona Boreale

Eratostene la conosceva come “Stefanos” (Ghirlanda) e i Latini la trasformarono in “Corona Borea” o “Septentrionalis”, mentre per gli antichi Arabi era “Al Fakkah” e cioè “Il Piatto” per poi cambiare in “Al Iklil al Shamaliyya”.

Oggi noi la conosciamo come Corona Boreale e se ne parla la prima volta nel V secolo Avanti Cristo per poi passare a 250 anni dopo ad Apollonia e alla sua opera Argonauticae, là dove si cita Arianna, la figlia di Minosse di Creta la quale aiutò Teseo a sconfiggere il Minotauro dandogli un gomitolo in modo che lo aiutasse a segnare la strada per uscire dal labirinto.

Come spesso accade a tanto aiuto non ebbe seguito altrettanto amore o, quantomeno, gratitudine e Teseo, per sdebitarsi, Teseo prese Arianna e la portò con sé sull’isola di Nasso, ma ce la abbandonò (da qui il modo di dire ‘Piantare in asso‘) durante la notte. Arianna pianse talmente tanto che il dio Dionisio scese sull’isola e la sposò, donandole la corona come pegno di amore.

Come regalo di nozze la fanciulla ebbe da Afrodite (ma c’è chi, invece, cita Bacco come donatore), una corona che fu poi collocata in cielo in modo che potesse essere vista da tutti. In un’altra interpretazione, la Costellazione rappresenta il filo dorato dato da Arianna a Teseo per guidarlo attraverso il labirinto. In realtà, una terza leggenda vede nella forma della Costellazione una ciotola, piuttosto che un diadema di valore e proprio in virtù di questa storia Gemma, la stella più brillante, è anche nota come Alphecca, che vuol dire proprio ciotola. Gli antichi greci e romani, invece, vedevano nella costellazione la corona di alloro offerta ad atleti e comandanti militari.

Astronomicamente parlando la nostra costellazione se ne sta tra Bootes ed Ercole e le sue stelle compiono un caratteristico e ben visibile arco di circonferenza nel cielo.

La stella più luminosa si chiama Alphecca o Gemma, un corpo celeste bianco e 55 volte più brillante del Sole dal quale dista 75 anni luce. Blaze Star è un fenomeno interessante: si tratta di una Nova ricorrente che diventò estremamente brillante nel 1946 per ritornarsene poi alle sue piccole (per noi) e attuali dimensioni di magnitudine. Non si sa quando riprenderà nuovamente a brillare: se la periodicità non è atipica e dato che l’esplosione di luce precedente risale al 1866, si potrebbe ragionevolmente presumere che la prossima avverrà nel 2026.

Attorno a una stella: Rho è stato scoperto, nel 1997, un pianeta con massa appena superiore a quella di Giove, ma nella Costellazione sono note tre stelle con un sistema planetario; due di queste riportano lettere greche, e sono κ Coronae Borealis e ρ Coronae Borealis, entrambe con un gigante gassoso con una massa superiore a quella di Giove e un’orbita che le mantiene a una distanza superiore alle 2 UA. XO-1 possiede un pianeta transiente

La Costellazione è facilmente rintracciabile spostandosi verso Nord Est da Arturo, la stella alpha del Bifolco, di una ventina di gradi in direzione di Vega.

Le stelle della Corona, sono facilmente rintracciabili in base alla forma, visto che si dispongono a semi-cerchio. La Costellazione, contrariamente ad altre, è quasi tutta racchiusa nell’asterismo principale, a parte una ventina di stelle superiori alla sesta grandezza e occupa 179 gradi quadrati di cielo passando in meridiano alle ore 22 del 19 giugno.

(13 – continua)

Giovanni Mongini