LA NOTTE HA MILLE OCCHI: LE COSTELLAZIONI 11

La Coppa è invece una Costellazione tolemaica il cui nome in greco era “Kantharos” che signifa “Calice”, ma divenne poi divenne “Krater”, cioè “Coppa” e che fu tradotto dai Latini come “Crater” o anche “Urna” o “Calix”, mentre per gli Arabi del Medioevo fu “Al Batiyah”, diversamente dagli Arabi antichi dove era conosciuta come “Al Ma’laf” (Stalla).

Ovidio ci racconta una storia suggestiva tramandandoci la vicenda del Corvo di Apollo, il quale teneva in bocca la coppa per poterla riempire d’acqua. Poiché non riuscì a compiere l’incarico, il pennuto mentì spudoratamente al dio dicendogli che un Idra gli aveva impedito di adempiere alla sua missione, quando in realtà si era fermato per abbuffarsi di fichi..

Scoperto l’inganno Apollo s’incazzò come una biscia e mise in cielo, per non far torto a nessuno, Coppa, Idra e Corvo.

La Costellazione è composta da apparenti, perché lontane, piccole stelle e la più brillante di esse è la gigante arancione Delta, cento colte più luminosa del Sole dal quale dista 195 anni luce.

Costellazione della Coppa

Nella Costellazione sono note due stelle con un sistema planetario; in entrambi i casi si tratta di sistemi con giganti gassosi simili a Giove, anche se con masse differenti. HD 96167 b possiede un’orbita fortemente eccentrica. BD 10°3166b, scoperto nell’Aprile dell’anno 2000, è grande la metà di Giove e ruota attorno alla sua stella, una nana gialla, in tre giorni e mezzo.

La Coppa è una Costellazione primaverile, che passa in meridiano tra la fine di febbraio e l’inizio di Marzo ed è rintracciabile sotto la Vergine e il Leone, molto bassa sull’orizzonte.

La Costellazione dei Gemelli

Ritorniamo tra i segni zodiacali con i Gemelli, ovviamente una delle 48 Costellazioni elencate da Tolomeo. La sua primaria identificazione fu inizialmente grazie alle due sue stelle più brillanti: Castore e Polluce, apparentemente simili come aspetto e luminosità e le sue origini si perdono nel periodo mesopotamico. Fu “Didymoi” per i Greci antichi, “Gemini” o anche “Dioscuri” per i latini, ma, in ogni caso, il significato era sempre quello: “Doppi” o “Gemelli”.

Come avrete già intuito e mitologicamente parlando, i due gemelli in questione sono Castore e Polluce, figli di Zeus e per questi chiamati anche “Dioscuri”, e di Leda, regina di Sparta. I due parteciparono alla spedizione di Giasone per la conquista del Vello d’Oro e lo seguirono in Colchide ed erano l’uno un abile guerriero e l’altro un altrettanto valido pugile.

Questa Costellazione era già nota nei tempi antichi, anche in Mesopotamia era conosciuta con un nome che significava “i grandi gemelli”. La leggenda di Castore e Polluce (i Dioscuri) narra la storia di due gemelli inseparabili, nati da un uovo deposto da Leda, regina di Sparta, dopo la sua unione con Zeus, tramutatosi in cigno. In un’altra versione, il mortale Castore sarebbe stato figlio di Tindareo, marito di Leda, e l’immortale Polluce figlio di Zeus. I gemelli secondo il mito combatterono contro Ida e Linceo, figli di Afareo re dei Messeni. Ida ferì mortalmente Castore, durante il combattimento, e Polluce, benché colpito, vendicò il gemello uccidendo Linceo. Ida fu fulminata da Zeus. I due gemelli sarebbero stati quindi separati per sempre, dal momento che Polluce era immortale. Polluce implorò quindi il padre Zeus di morire con Castore, deciso a rinunciare alla sua immortalità. Il padre degli dèi ammise allora i gemelli nell’Olimpo, dove li fece vivere e morire un giorno per ciascuno. Quindi Zeus li innalzò in cielo come costellazione.

Castore e Polluce, le due stelle più brillanti della Costellazione, non sono assolutamente uguali, anzi. Polluce è più brillante della sua compagna ed è una gigante rossa 29 volte più brillante del nostro Sole dal quale dista 24 anni luce, mentre Castore è in realtà un sistema multiplo composto da tre stelle e due di esse sono a loro volta binarie il che fa di questa stella una delle più interessanti da osservare.

Oltre agli astri minori abbiamo anche l’Ammasso aperto M35 e a Sud-Ovest dello stesso possiamo osservare NGC 2158 che sarebbe molto più luminoso e grande del primo ma che la distanza rende più piccolo e più debole. La nebulosa Esquimese (NGC 2392) è osservabile con un piccolo telescopio e un pianeta più del doppio delle dimensioni di Giove è stato scoperto anni fa attorno alla stella HD 50554:è in orbita a circa 2,3 UA, mentre HD 59686 possiede anch’essa un massiccio pianeta a poco meno di 1 UA di distanza. Uno dei sistemi planetari scoperti nei Gemelli appartiene alla sua stella più brillante, Polluce; infatti possiede un gigante gassoso con una massa poco più che doppia rispetto a quella di Giove, che orbita a 1,6 UA di distanza media.

Estesa su 514 gradi quadrati e con 70 stelle di magnitudine superiore alla sesta, la Costellazione dei Gemelli è possibile da fine agosto, quando sorge ad Est prima dell’alba, a fine maggio, quando tramonta ad ovest poco dopo il Sole. La costellazione è rintracciabile tra due stelle molto brillanti: Regolo nel Leone e Aldebaran nel Toro.E’ facile da scovare, anche perché durante tutto l’inverno appare molto alta in cielo passando in meridiano verso Sud ad inizio gennaio. Confina con Orione, quindi trovarla è ancora più facile. Al suo interno, essendo una Costellazione della fascia zodiacale, è possibile trovare la Luna, il Sole ed i pianeti. Tra le Costellazioni zodiacali, tra l’altro, quella dei Gemelli è la più settentrionale, nonché tra le più estese ed importanti.

Eccoci adesso alla famigerata Idra femmina o Idra, Costellazione tratta dall’elenco di Tolomeo di lontana origine mesopotamica e egiziana. Fu conosciuta dagli antichi Greci come “Idhre” e in seguito come “Idros” per diventare “Idra” per i Latini. Nell’alto medioevo arabo era conosciuta come “Al Shujà” e cioè “Il Serpente”.

Dell’Idra abbiamo già parlato, sappiamo che si tratta di un mostro marino, una sorta di serpente a nove teste, roba da far impallidire Ghidora o King Ghidorah, il quale ha in dotazione solo tre teste ed è un avversario dichiarato della guest star giapponese Godzilla, ma la nostra Idra aveva anche un’altra interessante caratteristica: una delle sue teste era immortale. La leggenda più conosciuta relativa al serpente d’acqua lo identifica con l’Idra di Lerna delle dodici fatiche di Eracle (Ercole). Lerna era una fertile regione costiera limitrofa alla città di Argo. Venne terrorizzata dalla mostruosa Idra, che viveva in una palude dalla profondità sconosciuta. La creatura, col corpo di cane e nove teste (secondo la versione più comune), ciascuna delle quali sputava e soffiava fumi venefici. Aveva anche la capacità di far ricrescere due o anche tre teste appena una veniva mozzata o schiacciata. Per sconfiggerla, Eracle seguì le istruzioni dettate da Atena: Fece uscire il mostro dalla tana scagliando frecce incandescenti e l’affrontò trattenendo il respiro. Cominciò a mozzargli le teste, ma ad ogni decapitazione, altre teste subito rispuntavano. Il fido amico Iolao accorse in aiuto e cominciò a cauterizzare i tagli sui colli dell’ Idra man mano che vengono recisi servendosi di tizzoni roventi, togliendo loro la facoltà di autorigenerarsi. Eracle riesciù così a trovare la testa dorata e immortale dell’ Idra fra le altre che ancora si agitavano, e la troncò con un colpo netto, sicuro e preciso. Poi la seppellì sotto una pesante roccia, sventrò il corpo del mostro ed intinse le sue frecce nel suo sangue, divenendo micidiali per chiunque ne fosse colpito, ma, come peraltro abbiamo già ricordato, fu tirata in ballo dal Corvo come scusante per la sua mancata missione con la Coppa, tutto per potersi ingozzarsi di fichi e fu spedita in cielo, malgrado le sue proteste per essere una volta tanto innocente, assieme al Corvo e alla Coppa da un incazzatissimo Apollo.

Costellazione dell’Idra

Detto questo dobbiamo dire che la nostra Idra, per la sua forma serpeggiante e allungata, è la più estesa di tutte le Costellazioni. Essa parte a Sud del Cancro per poi svilupparsi parallelamente alla Via Lattea meridionale per poi terminare nei pressi della stella Zubenelgenubi della Costellazione della Bilancia.

La stella più luminosa è Alfad (Alphard), si tratta di una gigante arancione che brilla 380 volte più del Sole dal quale è distante 175 anni luce e ad Ovest di questa stella si può notare l’ammasso aperto M48, mentre per osservare la Galassia NGC 3242 è necessario avere un telescopio anche se di modeste dimensioni. Segnaliamo anche Messier  M83, una Galassia a spirale nella quale sono state osservate molte Supernovae.

Nell’Idra, in seguito,  sono noti alcuni sistemi planetari, alcuni dei quali comprendono più pianeti conosciuti. Il più ricco scoperto è quello di HD 74156, che conta tre giganti gassosi disposti su orbite comprese fra 0,3 e 4 UA. Un secondo sistema a più pianeti è HD 82943, che conta due pianeti gioviani disposti su orbite prossime a 1 UA. Un pianeta è stato scoperto pure attorno a TW Hydrae, una stella T Tauri.

Come avrete capito, spesso dobbiamo accontentarci di scoprire mondi oscuri quasi tutte delle dimensioni minime di Giove in quanto le osservazioni sono molto difficili e complicate e solo in tempi relativamente recenti ci si è resi conto definitivamente che i pianeti non solo sono esclusiva peculiarità del Sistema Solare, tutt’altro, ma sono una stupenda abitudine molto costante

nell’universo. (Cosa alla quale gli scrittori di fantascienza ci avevano già abituati da tempo ragionando solo in base di armonie celesti e leggi delle probabilità).

E’ una Costellazione davvero molto estesa: 42° in declinazione e 8 ore in ascensione retta ne fanno proprio la costellazione più estesa di tutto il cielo. Eppure non è tra le più note.
Grazie alla sua posizione è facilmente rintracciabile: la testa si trova 20° a Sud-Ovest di Regolo (Leone), è compresa tra Leone, Cancro e Vergine ed è formata da sei stelline non proprio brillantissime. L’equatore la divide in due: la testa è nel nostro emisfero e la coda è in quello australe. Tuttavia, essendo una Costellazione equatoriale, è visibile da tutta la Terra.
Il periodo migliore per osservare la costellazione è quello invernale.

Altra Costellazione zodiacale facente parte dell’elenco stilato da Tolomeo è il Leone. La sua origine è antica è risale alle civiltà mediorientali.

Costellazione del Leone

Precisamente era la Costellazione che, ai tempi dei Babilonesi, ospitava il solstizio di estate ed è per questo che ad Agosto si parla ancora di Solleone. Era quindi identificato col Sole anche nelle restanti civiltà mesopotamiche. Mentre in Egitto era ricollegato alla levata eliaca con Sirio e con la piena del fiume Nilo in estate. Il legame della costellazione col fiume Nilo spiega forse perché gli architetti greci e romani ponessero spesso una testa di leone alle fonti e alle fontane; il motivo potrebbe esser stato ripreso proprio dagli Egiziani, che ornavano con teste leonine le porte dei loro canali.

Anticamente era più esteso di quanto lo sia oggi e questo perché la Costellazione comprendeva anche alcune di quelle vicine, e la Chioma di Berenice era la sua coda.

Fu chiamata “Leon” dai greci  e “Leo“ dai Latini e “Asad” dagli Arabi. La sua origine mitologica proviene dal Leone di Nemea, animale malvagio e invincibile, figlio della Luna, o almeno così si credeva.

La Costellazione del Leone deve il suo nome ad una delle fatiche di Ercole, e precisamente all’uccisione del tremendo Leone di Nemea che rappresenta la prima delle dodici fatiche.
Il leone viveva in Argolide, in una caverna con due aperture, e usciva soltanto per uccidere la popolazione locale. La sua pelle era resistente a qualsiasi arma, il che rendeva il leone invulnerabile.
Ercole, durante un duello con la belva figlia di Tifone, di cui aveva seguito le tracce nei boschi, vide spezzarsi contro la pelle del leone tre frecce ed una spada, infatti il suo manto, come detto, era invulnerabile a pietre e metallo. Ercole combatté a mani nude, perse un dito e l’armatura, ma riuscì comunque ad afferrare il leone per la criniera, costringendolo ad accucciarsi e dichiararsi così sconfitto. Ercole portò sulle spalle il leone fino a Micene, ma Euristeo gli ordinò di riportarlo indietro. In un’altra versione strozza la belva e usa i suoi stessi artigli per toglierle la pelle, e vestitosi della spoglia diviene invulnerabile a sua volta. Spesso nelle raffigurazione riportate nelle mappe stellari, Ercole viene raffigurato con la pelle del leone di Nemea, la sua testa come copricapo, e il resto della pelle lungo la schiena, oppure mentre regge il trofeo in mano. Quando morì, il leone fu messo in cielo da Zeus. Sebbene Ercole riuscì a battere il leone, in cielo la Costellazione dedicata al felino è molto più brillante di quella dedicata ad Ercole, ed infatti il Leone è tra le Costellazioni più luminose di tutto il cielo, ma la Costellazione è anche detta rappresentare il leone della tragica storia di Piramo e Tisbe.

Nelle Metamorfosi di Ovidio (43 a.C.- 17 d.C.) si racconta di come i genitori avversassero la loro unione. I due amanti, conversavano segretamente attraverso una fessura nel muro che separava le loro case. Idearono un giorno un piano per incontrarsi fuori città, presso un albero di gelso dalle more bianche. Tisbe arrivò per prima all’appuntamento, ma mentre aspettava Piramo fu minacciata da un leone grondante del sangue di una recente vittima. Nel fuggire il suo velo scivolò e il leone lo ghermì e lo strappò prima di allontanarsi.
Giunto Piramo nel luogo dell’appuntamento, trafelato, vide a terra il velo di Tisbe, lacerato e insanguinato, e credette fosse stata divorata dalla belva, che sapeva essere stata avvistata nei dintorni. Incapace di avvisare l’amata, disperato per l’accaduto, per non averla protetta, sguainò la sua spada e si trafisse a morte. Accorsa sui suoi passi, Tisbe vide Piramo giacere a terra morente, si gettò subito sul suo corpo in lacrime e quando egli spirò, disperata, estrasse la spada e si trafisse con la stessa. Il sangue dei due innamorati colorò le more del gelso che da bianche divennero rosse, del colore che hanno ancora oggi. Il malcapitato leone, catturato venne sacrificato al padre degli dei e posto da questi in cielo a ricordare a tutti i genitori di non ostacolare l’amore dei giovani.

La sua stella principale si chiama Regolo, è di colore azzurro e brilla 135 voltepiù del Sole e ne dista 68 anni luce. Uno tra i corpi più giganteschi è una supergigante bianca lontanissima da noi oltre 2000 anni luce e malgrado questo brilla più di diecimila soli. Gamma è una stella binaria composta da due corpi facilmente visibili con piccoli telescopi e che si scompone in un astro giallo e uno arancio, scoperta che fu opera dell’astronomo Friedrich Herschel. La Costellazione del Leone comprende anche affascinanti corpi galattici: tra Regolo e Denebola, un’altra stella della Costellazione, si possono osservare delle galassie come M65 e M66 e a Nord una Galassia a spirale siglata NGC 3628. Esiste poi un altro gruppo di Galassie (M95, M96 e M105) anche queste visibili con una strumentazione amatoriale, mentre la Galassia più luminosa è NGC 2903.

Entro i confini del Leone sono noti diversi sistemi planetari; il più ricco noto è quello della stella HD 102272, che possiede due pianeti di tipo gioviano con una massa rispettivamente di sei e due masse gioviane. Il primo si trova su un’orbita molto vicina alla sua stella madre, mentre del secondo, più esterno, si ignorano alcuni parametri orbitali. Gliese 436 è una nana rossa posta a soli 33 anni luce di distanza dal Sole; possiede un pianeta confermato la cui massa è simile a quella di Nettuno e la cui natura è oggetto di speculazioni: potrebbe trattarsi di un pianeta ricoperto da uno strato di ghiaccio, che nonostante l’elevata temperatura superficiale dovuta alla vicinanza alla stella madre, si mantenga in forma solida a causa dell’elevata forza di gravità del pianeta. È uno dei pianeti più piccoli noti all’esterno del Sistema Solare.

Fra gli altri sistemi, spicca BD+20°2457, il cui pianeta è catalogato come BD+20°2457 c, poiché BD+20°2457 b è una nana bruna, e 83 Leonis B, componente secondaria di una stella doppia, il cui pianeta è catalogato come 83 Leonis Bb; nel primo caso potrebbe trattarsi di una nana bruna, data la sua massa pari a dodici masse gioviane, mentre nel secondo caso il pianeta ha una massa pari a meno della metà della massa di Saturno.

Il Leone è una costellazione dell’emisfero settentrionale appartenente alla fascia zodiacale, visto che si trova lungo la linea dell’eclittica che traccia il percorso apparente del Sole nel cielo. La sua locazione è compresa tra la debole costellazione del Cancro e la vastissima ma alquanto spenta, relativamente alla dimensione, Costellazione della Vergine. Si tratta di una grande Costellazione individuabile con facilità tra dicembre e giugno, con tramonto del Sole a fine luglio.
Nell’emisfero settentrionale, la sua presenza sull’orizzonte est indica l’arrivo della primavera mentre nell’emisfero meridionale si tratta di una tipica costellazione autunnale. Un tempo era una costellazione più estesa, abbracciando la parte settentrionale di Cancro e Lince verso la testa e la chioma di stelle, ora della Chiome di Berenice, verso la coda. Il passaggio in meridiano a mezzanotte avviene nella seconda metà di aprile. Gli oggetti del Leone, quindi, saranno in opposizione intorno alla metà e alla fine di aprile. Il Leone copre un’area di 947 gradi quadrati e conta 70 stelle di magnitudine superiore alla sesta.

Per trovare la ‘figura’ basta partire da Regolo, la stella più brillante, sapendo che rappresenta il petto della belva. È raffigurato esattamente nella posizione di una sfinge, quindi dal petto, salendo, si vede la testa e andando verso Est si vede il corpo. La testa è rappresentata da una figura nota come la Falce, formatada Algieba, Aldhafera, Ras Elased Borealis e Ras Elased Australis. Algieba in arabo vuol dire ‘la fronte’ e questo può trarre in inganno, dal momento che invece la stella indica il collo del felino. Trovare il Leone in cielo è ancora più facile per l’emisfero settentrionale, dal momento che basta prolungare i puntatori dell’Orsa Maggiore dalla parte opposta rispetto alla Polare. Il compito è reso anche più facile dal fatto che intorno non ci sono stelle molto luminose, se si eccettua la solitaria Alphard.

Il buon Leone possiede un figlio dall’ovvio nome di Leone Minore. E’ nato dalla fantasia di Hevelius nel 1600 che ne fece menzione nella sua opera “Firmamentum Sobiescanum” del 1600.

Costellazione del Leone Minore

E’ una Costellazione Boreale estremamente piccola e si trova tra l’Orsa Maggiore e il Leone. E’ composta per noi da piccole stelle, piccole solo per il fatto che sono lontane da noi; fra esse ricordiamo una stella classificata come 37, una gigante gialla 200 volte più brillante del nostro Sole e distante 475 anni luce. Oggetto interessante da osservare è NGC 3344 una Galassia che si può osservare con strumenti di una certa potenza.

Nel 2009 è stato scoperto un pianeta orbitante attorno alla nana gialla HD 87883, di magnitudine 7,56.

La forma di certo non aiuta ad intravedere un cucciolo di leone, visto che la Costellazione si risolve soltanto in tre stelline disposte in verticale. La posizione, tuttavia, rende il ritrovamento più semplice dal momento che il Leone Minore, o Leoncino, si trova proprio a metà tra la Falce del Leone e la parte posteriore dell’Orsa Maggiore.
La Costellazione passa in meridiano verso il finire dell’inverno, tra fine febbraio ed inizio marzo.

Costellazione della Lince

Ancora di Hevelius è la Costellazione detta della Lince e il suo nome, ha in questo caso, un significato ironico: pare infatti che sia stata chiamata così in quanto è difficilmente identificabile ad occhio nudo, Havelius riusciva a vedere le stelle fino alla settima magnitudine, mentre generalmente, si può arrivare ad osservare stelle fino alla sesta.  Qualche volta vi si vide anche una tigre, con le deboli stelle che indicavano la schiena.

La mitologia ne parla citando uno dei componenti della spedizione di Giasone nella Colchide, un certo Linceo, che probabilmente non aveva problemi di diottrie.

La Costellazione si trova tra l’Orsa Maggiore e l’Auriga e non ha stelle di grande importanza. Curiosa è invece la Galassia NGC 2419 denominata anche Vagabondo Intergalattico, un corpo celeste lontanissimo da noi, ma notevolmente luminoso, data la distanza.

La Costellazione contiene alcuni sistemi planetari noti, in cui è conosciuto un solo pianeta. Tre di questi sono dei pianeti transienti, catalogati come XO-2b, XO-4b e XO-5b. Fra gli altri, vi è la 6 Lyncis b, un gigante gassoso con una massa minima pari a oltre due volte quella di Giove e una distanza media dalla sua stella di circa 2 UA, su un’orbita molto eccentrica.

Anche se molto ‘buia’ a causa della scarsità di corpi celesti degni di nota, la Costellazione è rintracciabile grazie alla sua posizione, compresa tra Auriga e Orsa Maggiore.
Visibile per buona parte dell’anno grazie alla sua altezza, è comunque l’inverno il periodo più favorevole alla Lince, che passa in meridiano in Inverno, precisamente a Gennaio.
Copre un’area di cielo di circa 450° quadrati.

(11 – continua)

Giovanni Mongini