LA NOTTE HA MILLE OCCHI: LE COSTELLAZIONI 10

Per una sana e democratica regola dell’alternanza torniamo nel circumpolare australe perché, quando mai decideremo di andarci, potremo vedere pe bene la Costellazione della Carena. Un tempo era parte integrante della Poppa e delle Vele, due altre Costellazioni assieme alle quali faceva parte di un gruppo conosciuto come Argos Navis Carina, questo almeno secondo la classificazione tolemaica e fu probabilmente quell’”impiccione” di Lasaille a promuoverla Costellazione singola nel 1752.

Costellazione della Carena

Nel XIX secolo, quindi, la complicata struttura della Nave Argo venne ufficialmente divisa in almeno tre parti. La nave Argo era il leggendario natante che nel III secolo Avanti Cristo Apollonio descrisse nel suo “Argonauticae”, una nave in grado di affrontare un lungo ed epico viaggio che fu ordinata ad Argo da Giunone di Tessaglia. La dea Atena supervisionò la costruzione della grande barca che divenne una galera da cinquanta remi e ne fu alla guida Giasone per la conquista del Vello d’Oro. Alcune fonti minori identificano il grande natante con la famosa Arca di Noè. Come abbiamo già detto la Carena fa parte della più grande “Argo Navis”.

Fin dall’antichità, la nave d’Argo era associata all’archetipo di una grande nave che navigava nelle acque del Diluvio, come nel racconto biblico dell’arca di Noé. Allo stesso modo il mito della crezione babilonese narra come gli dei intendessero distruggere la Terra con un’alluvione. Il dio Ea, però, avrebbe avuto pietà degli uomini e avrebbe segretamente avvisato un mortale, il cui nome era Uto-Napishtim, dell’incombente disastro. L’uomo avrebbe cominciato a costruire una grande nave, alta 120 cubiti per porre in salvo la sua famiglia, le sue cose e parecchi animali. Al termine dell’alluvione Uto-Napishtim e i passeggeri della sua nave erano gli unici sopravvissuti.

La sua stella principale è la splendente Canopo, capitale di molti degli imperi stellari e delle federazioni galattiche di Edmond Hamilton e per una buona ragione, visto che è seconda solo a Sirio in fatto di luminosità nei nostri cieli notturni. Si tratta in realtà di una Supergigante gialla che brilla tredicimila volte più del Sole e che ne dista 315 anni luce. Molto affascinante è anche l’ammasso stellare IC2602, familiarmente conosciuto come Pleiadi Meridionali. Alcune delle stelle che compongono questo splendido gruppo, circa una trentina, sono visibili a occhio nudo e tra queste spicca Theta, un astro azzurro 1300 volte più brillante del Sole.

A Nord di questa fulgida stella anche un piccolo telescopio sarà in grado di farci vedere NGC 3372, un ammasso di gas che ha all’interno una formazione oscura che ha all’interno una formazione oscura che prende il nome di “Buco della Serratura”. Questa nube circonda la stella Eta dalla strana e ancora inesplicata variabilità. Altri ammassi che un piccolo telescopio può risolvere in gruppi stellari sono NGC 2516 e NGC 3532.

La gran parte dei pianeti extrasolari scoperti nella costellazione della Carena sono dei pianeti transienti, ossia che dalla linea di vista della Terra appaiono transitare davanti alla loro stella madre; tutti i sistemi planetari noti nella Carena possiedono un solo pianeta confermato. Gran parte di questi sistemi si trovano a grandi distanze dal sistema solare, ben oltre i 1000 anni luce; fra i sistemi più vicini vi è quello di HD 65216, che possiede un pianeta con una massa minima leggermente superiore a quella di Giove e orbita a circa 1,4 UA dalla sua stella madre.

La Costellazione è collocata a Sud della Vela e della Poppa, anch’esse derivanti dalla scorporazione della Nave. Occupa 5 ore in ascensione retta quindi il passaggio in meridiano è molto lungo, da Dicembre a Marzo. A causa della bassa declinazione, tuttavia, risulta quasi del tutto invisibile. Soltanto dalla Sicilia è possibile scorgere, bassissima sull’orizzonte, Canopo.

Altra circumpolare australe è il Camaleonte, creazione di Keyser e Houtmann nel XVI secolo ed è una delle formazioni stellari dedicate agli animali esotici. In questo caso l’omaggio è rivolto verso un animale in grado di mutare il colore della pelle in relazione all’ambiente nel quale si muove e forse, per non dare troppo nell’occhio, come avviene per l’animale di cui stiamo parlando. Le stelle sono poco luminose. Ricordiamo comunque Gamma, una rossa supergigante che si trova a 400 anni luce da noi e brillante più di trecento volte il nostro Sole. Anche qui appare una piccola Nebulosa visibile con pochi ingrandimenti e la cui sigla è NGC 3195.

Costellazione del Camaleonte

HD 63454 è una stella leggermente meno massiva del Sole che ospita un sistema planetario composto da un pianeta gioviano caldo posto su un’orbita a 0,38 UA di distanza dalla sua stella madre; il pianeta possiede circa il 38% della massa di Giove.

Circumpolare dell’emisfero australe, si trova a sud di Miaplacidus (alfa Car) e confina con la Costellazione polare dell’ Ottante. Il Camaleonte è sempre invisibile alle nostre latitudini.
Anche se potessimo vederla, del resto, le sue stelle sono talmente poco brillanti che non sarebbe una delle visioni più belle. Nell’emisfero Sud è sempre visibile e può essere facilmente rintracciata a partire dalla Croce del Sud.

La Colomba, invece, fu opera di Petrus Plancius, astronomo e teologo olandese che la creò nel 1592 “rubando” delle stelle al Cane Maggiore, ma a partire dal II Secolo Dopo Cristo Clemente d’Alessandria parlava di una Colomba vicino alla Nave, Fu raffigurata la prima volta nel 1603 nell’opera di Bayer e poi in quella di Royer nel 1679 che fu creduto, erroneamente, il padre della Costellazione.

Costellazione della Colomba

Mitologicamente parlando, invece, essa possiede come riferimento una leggenda pagana e una biblica per il secondo caso è semplice individuarla nella colomba che tornò all’Arca di Noè dopo una lunga esplorazione sulle acque portandosi un ramoscello d’ulivo, mentre dobbiamo pure riferire che potrebbe trattarsi dell’uccello che gli Argonauti liberarono dalla nave Argo a scopo esplorativo.

Si trova quindi a Sud del Cane Maggiore e della Lepre e la sua stella più brillante, Alfa, è un sole azzurro cinquecento volte più luminoso del nostro e distante 270 anni luce. Un corpo luminoso che, insieme a AE Aurigae e 53 Arietis, sono conosciute come “Stelle fuggitive”. Sono giovani astri azzurri la cui culla è stata, probabilmente, la Grande Nebulosa di Orione e che ora, per ragioni imprecisate. Sono state “scaraventate” nello spazio profondo nel quale stanno vagando. Un po’ come accade nel film “Quando i Mondi si scontrano” (When Worlds Collide) o come avviene nello splendido libro “La Legione dello Spazio” di Jack Williamson a proposito della Stella Fuggiasca di Barnard. Bisogna aggiungere, per completezza di informazione, che in quella stessa piccola zona del cielo si può osservare con un piccolo telescopio anche l’ammasso stellare NGC 1851.

La Costellazione della Colomba culmina a mezzanotte a metà Dicembre, può essere trovata nel cielo nella stagione fredda, partendo da Sirio e scendendo verso Sud Ovest di circa venti gradi.
Dall’Italia è molto difficile, tuttavia, vedere questa Costellazione che appare sempre davvero molto bassa all’orizzonte.

(10 – continua)

Giovanni Mongini