LA NOTTE HA MILLE OCCHI: LE COSTELLAZIONI 09

LA NOTTE

HA MILLE OCCHI:

LE

COSTELLAZIONI

GELIDO E LIMPIDO CIELO D’INVERNO

Come foglie dello sterminato Albero della Vita

le cui radici affondano nel Cosmo,

gli uomini sono sparsi per l’universo, stelle e pianeti.

Nell’universo l’umanità è una,

anche se innumerevoli sono le sue forme.

Vi aspettiamo qui di ritorno, amici,

come eravamo i vostri progenitori

ora saremo i vostri Fratelli dello Spazio…

(I Sette Navigatori dello Spazio di Pavel Klushantsev – 1962

– Versione italiana)

            Per gli astronomi e gli astrofili in genere il periodo invernale rappresenta il momento migliore per osservare il cielo e, in effetti, le gelide sere d’inverno permettono di scorgere i mille occhi puntati verso la Terra con una limpidezza sempre più difficilmente riscontrabile non solo in questa stagione, ma tantomeno in altre.

Come abbiamo già detto l’inquinamento luminoso e chimico sempre più presente nella nostra povera atmosfera ci nasconde questo splendido e disarmante spettacolo, uso il termine disarmante perché è proprio guardando il cielo che ci rende conto di come siamo poco, se non nulla di fronte alla vastità purtroppo solo parzialmente immaginabile di quello che ci circonda. A noi, in questo momento, interessa che vi copriate per bene prima di uscire a riveder le stelle, come diceva il poeta.

Allora, se vi siete coperti per bene osservate ora il nostro cielo invernale e come il nostro già citato Orione domini con le sue brillanti stelle il firmamento. La sua presenza è molto utile per poter individuare le altre Costellazioni con precisione e rapidità… parliamo ovviamente di quelle del nostro emisfero, per le altre concedetevi una vacanza e andate a vederle pima o poi: ne vale assolutamente la pena!

Noi, intanto, cominciamo con una piccola Costellazione australe dal nome forse un poco ridicolo di Macchina Pneumatica, ancora una volta una mossa originale del nostro più volte citato Lacaille nel 1752. Il suo nome latino “Antlia”, genitivo “Antliae” e abbreviazione “Ant.” Quindi, ancora una volta egli volle rendere omaggio a qualcosa d’importante per l’uomo per cui scelse la formidabile invenzione che Denis Papin fece nel 1627. La parola “Antlia” non è un neologismo, si tratta di un termine di origine greca associato ad un macchinario, una ruota, che permetteva di portare l’acqua da un livello all’altro procedendo verso l’alto. Il nome completo francese originario nel catalogo di de Lacaille fu “Machine Pneumatique”, ed è stato sempre associato al principale Antlia, forse proprio per distinguere questa dall’ antica macchina greca, e sottolineare ancora di più la modernità della sua origine.

La Macchina Pneumatica è una piccola Costellazione che si trova ai margini della Via lattea e anche le sue stelle sono poco luminose. Comunque vale la pena di ricordare Epsilon, una gigante arancione 600 volte più luminosa del Sole e distante 200 anni luce. Altre stelle che caratterizzano la costellazione, oltre a non avere un nome, sono davvero molto poco luminose: la stella Alfa si aggira intorno a magnitudine 4,3 ed è di colore arancio. Una doppia è la stella Delta, con le compagne molto deboli separate da 11”, mentre la stella Zeta è un sistema triplo formato da due componenti principali, Zeta 1 e Zeta 2, dove la prima ha una compagna ulteriore.

Con un telescopio abbastanza potente e possibile vedere una grande ma poco luminosa Galassia denominata NGC 2997. Inoltre, Tra i corpi non stellari, un altro degno di nota è NGC 3132, una nebulosa planetaria al confine con la Costellazione della Vela, di magnitudine 8. Quasi invisibile dall’Italia a causa della bassa declinazione, in generale si tratta di una Costellazione invernale, in opposizione al Sole tra gennaio e marzo. Può essere puntata a partire dalla cintura di Orione, spostandosi verso Sud Est dopo Sirio e la costellazione Puppis. La Costellazione copre 239° quadrati.

Costellazione della Macchina Pneumatica

HD 93083 è una stella arancione di sequenza principale con un sistema planetario confermato; in esso è noto un pianeta che possiede una massa minima di sicuro inferiore a quella di Giove, in orbita a una distanza di soli 0,477 Unità Astronomiche dalla sua stella madre.

Tolomeo (abbiamo detto più volte che a lui si deve la classificazione di ben 48 Costellazioni) ci parla invece di Auriga che era già conosciuta dai babilonesi, ma che proveniva dalla Mesopotamia dove era nota con il nome di “Rakubi” e cioè “Biga” e in Grecia come “Eniocos” che significava “Portatore di Briglie”. Divenne poi “Eniochus” per i Latini e per gli Arabi “Al Mumsik al’Inan”, ma poiché Auriga presso i Latini era diventato il nome più comune, tale è rimasto fino ai nostri giorni.

Nella mitologia Auriga viene abbinato con Erittonio re di Atene e per altri ancora si tratterebbe di Ippolito, figlio di Teso, ma tutti questi personaggi hanno comunque in comune la biga per mezzo della quale compiono le loro eroiche imprese.

La stella più brillante della Costellazione è Capella che vuol dire Capretta cioè Amaltea, la capretta che fece da balia a Zeus quando era un bimbo e viveva con il pastore del monte Ida. A portarlo sul monte fu proprio la madre, Gea, per sottrarlo al padre Saturno che, per timore di essere spodestato dai figli, era solito mangiarli. Chiunque sia questo personaggio che è stato onorato da una Costellazione nella sua vita più o meno leggendaria vi deve essere entrata una Capra ma noi, ancora non ne sappiamo il perché.

In un altro mito, l’Auriga rappresenta l’infelice cocchiere Mirtilo. Il re Enomao, celebre per la sua passione per i cavalli, non voleva che la sua bellissima figlia Ippodamia (“la domatrice di cavalli“) si sposasse. Indisse allora una gara di cocchieri nella quale avrebbe corso ogni pretendente della figlia. Il vincitore ne avrebbe avuto la mano, ma ogni sfidante sconfitto avrebbe perso la vita. I cavalli di Enomao, più veloci anche del Vento del Nord, dono di Ares (Marte) erano imbattibili, così che il re era sicuro di poter vincere e quindi uccidere ogni pretendente. Quando venne il turno di Pelope, figlio di Ermete, gli dei decisero di intervenire. Poseidone (Nettuno), antico dio dei cavalli e dominatore dei mari, diede a Pelope una biga d’oro trainata da destrieri alati. Per essere più sicuro della vittoria, complice Ippodamia, Pelope si accordò con Mirtilo, il cocchiere di Enomao, perché sostituisse gli acciarini nei mozzi della biga del re con copie di cera. In cambio promise all’astuto cocchiere metà del regno ed il privilegio della prima notte nuziale con Ippodamia. Al culmine della corsa le ruote del carro di Enomao si sfilarono ed il re fu ferito a morte e prima di spirare lanciò una maledizione contro Mirtilo. Pelope, Ippodamia e Mirtilo celebrarono la vittoria con un giro sul carro in trionfo. Fermatisi per rifocillarsi, la brama di aver subito la ricompensa colse Mirtilo, ma Ippodamia lo respinse. Pelope colpì allora il cocchiere, prese le redini e fece per andare col carro, girò, e ripartendo sferrò a Mirtilo un calcio che lo fece cadere e morire sul colpo. Ermete che aveva in pregio il trucco e l’astuzia, rese onore al cocchiere portandolo fra le stelle.  -

Capella è la sesta stella nel cielo come luminosità ed è abbastanza vicina a noi: 42 anni luce e si tratta di una gigante gialla binaria mentre ci sono delle variabili interessanti e delle binarie belle a osservarsi come Mu che, al telescopio, mostra la sua vera composizione in due stelle blu e arancione molto suggestive. Con un binocolo di modeste dimensioni si possono anche osservare degli Ammassi catalogati da Messier nel XVIII secolo. Tra questi M36, composto da un centinaio di piccole, ma solo perché distanti, stelle e poi, di seguito, M37 e M38, altri Ammassi più grandi composti, ovviamente da un maggior numero di stelle. Il primo dei due è forse uno dei più affascinanti Ammassi visibili al telescopio con oltre 500 stelle.

I sistemi planetari extrasolari scoperti nella costellazione dell’Auriga sono tutti appartenenti a delle nane gialle, ossia stelle simili al Sole. HD 40979 è nota per possedere un pianeta extrasolare di tipo gioviano con una massa pari a quasi quattro volte la massa di Giove; HD 49674 ha invece un pianeta gioviano caldo ossia un gigante gassoso con un’orbita molto vicina a quella della sua stella madre. Altre stelle hanno allo stesso modo dei pianeti gassosi che orbitano attorno ad esse.

Costellazione dell’Auriga

Lo spettacolo rappresentato da Auriga viene amplificato dalla sua sovrapposizione ai campi stellari della nostra Via Lattea. Auriga passa verso mezzanotte, alta sullo zenit nei paesi posti intorno al 45° parallelo, verso l’inizio di dicembre. La visione di Auriga, quindi, va da metà autunno a metà primavera.

Nel 1613 l’astronomo olandese Pieter Plaetevoet, conosciuto ai più come Petrus Plancius creò la Costellazione detta della Giraffa che apparve poi ufficialmente nel 1624 nel “Plunisphaerium Stellarum” di Jacob Bartsch (Bartschius), il genero di Keplero. Il perché di queste latinizzazioni era dovuta al fatto che gli atlanti e le carte dell’epoca erano in latino, molte lo sono ancora oggi e anche i nomi degli astronomi venivano latinizzati.

Costellazione della Giraffa

Il nome che questa Costellazione assunse nei secoli fu dappima “Camelopardus”, ma reso poi in maniera corretta come “Camelopardalis” che significa proprio Giraffa. Si tratta di una Costellazione circumpolare boreale che il nostro Bartsch volle forzatamente far riferire al racconto biblico che si trova nel libro della Genesi là dove si parla del matrimonio di Isacco. Il vecchio Abramo mandò il più fedele e il più anziano dei suoi servi nella propria terra natale e cioè l’Alta Mesopotamia allo scopo di trovare la sposa adatta per il figlio Isacco. Questi partì portandosi dietro dieci cammelli ai quali erano appesi delle bisacce con doni preziosi. La scelta dell’uomo cadde su Rebecca che giunse dal suo futuro sposo cavalcando un cammello (ma c’è chi dice una Giraffa il che sarebbe più logico, altrimenti che ci azzecca una giraffa?) e dopo aver attraversato la Cananea.

Altri storici sostengono che si tratti di un cammello ad aver portato Rebecca, fatto sta che a guardare la forma delle deboli stelle tutto si vede tranne una giraffa o un cammello.
Secondo alcuni, l’introduzione della Giraffa fu opera di Jacob Bartsch che l’avrebbe riprodotta per la prima volta su un planisfero nel 1624.

La Costellazione si trova a Nord di Perseo e nel bordo settentrionale della Via Lattea. La sua stella più luminosa è la doppia Beta. La Galassia NGC 2406 è visibile con un buon binocolo mentre ci vuole un telescopio per IC 342, altra Galassia dalla luce più debole.

Nella Costellazione della Giraffa sono note alcune stelle con un sistema planetario aventi un solo pianeta noto. HD 33564b è un gigante gassoso molto denso con una massa minima di oltre nove volte quella di Giove, che ruota con un’orbita fortemente eccentrica attorno alla stella madre, attraversando pure la zona abitabile; anche HD 104985b è un gigante gassoso, la cui massa è oltre sei volte quella di Giove.

È una Costellazione estesa dal polo nord celeste, sopra l’Orsa Minore, fino a posarsi da Nord sulle Costellazioni di Auriga e Perseus. Si rintraccia facilmente anche per il fatto che separa le due stelle più brillanti dell’Orsa Maggiore dalla ‘W’ di Cassiopeia. Ha una forma a ‘pinna di squalo’, volendo rimanere per forza attaccati al mondo animale. Le stelle più brillanti sono in opposizione al Sole alla fine di Novembre, quando saranno, quindi, vicino lo zenit in direzione sud a mezzanotte.
A Maggio, invece, la Costellazione sarà bassa sull’orizzonte settentrionale.
Data la scarsità di stelle brillanti si può intuire che si guarda nella Giraffa se si osserva tra Capella e la Stella Polare. In effetti è una Costellazione per esperti, visto che nessuna stella supera la quarta magnitudine e risulta molto dispersa. Partendo da Auriga, formata da un pentagono irregolare il cui vertice è la brillantissima Capella, occorre rintracciare un quadrato un po’ storto formato da Capella stessa, Beta Aur, Delta Aur e 7 Cam. Proprio da 7 Cam parte una specie di arco formato da quattro stelle: 7 Cam stessa, Beta, Alfa e Gamma Cam, delle quali la Beta è la più brillante.

La Costellazione del Cancro è ovviamente una delle Costellazioni Tolemaiche. Era conosciuta dagli antichi Greci con il nome di “Karkinos”, il cui significato è, appunto, “Granchio” o anche “Gambero” . Lo conosciamo come “Cancer” dai latini, mentre per gli Arabi del Medioevo era “Al Saratan”.

Costellazione del Cancro

Non si tratta di una Costellazione primaria, ma è giusto ricordare che un granchio afferrò incoscientemente fra le sue chele il calcagno di Eracle credendolo un personaggio qualsiasi. Il povero crostaceo era ignaro del fatto che il nome d’arte con il quale la sua presunta vittima sarebbe diventata famosa era Ercole il quale prese il povero granchio a pestoni riducendolo in poltiglia il tutto mentre il nostro eroe era occupato a combattere con l’Idra, un gigantesco serpente.

La dea Era, animalista convinta, volle ricordare la povera e disgraziata vittima, o anche solo per far dispetto all’eroe, e lo pose nel cielo.

Nella filosofia di Platone il Cancro ha un’importanza primaria: si tratta, infatti, del cancello celeste che le anime attraversano per scendere dal cielo sulla Terra e incarnarsi nei corpi dei nascituri.

Tra le sue stelle più importanti ricordiamo Castore e Polluce, quest’ultimo è l’astro più luminoso: si tratta di una gigante arancione 250 volte più luminosa del Sole e distante da esso 290 anni luce. Interessante è Zeta perché si tratta di un sistema multiplo con due stelle che ruotano attorno ad un terzo astro in sessant’anni mentre attorno a loro ruota un’altra stella con un periodo orbitale di ben 500 anni. M44, invece, è un Ammasso aperto conosciuto con vari nomi: Presepe, Alveare o Mangiatoia e quest’ultimo nome è dovuto a due stelle dette Asino del Nord e Asino del Sud. Questo Ammasso è visibile a occhio nudo come una leggera nebbia che un binocolo trasforma in stelle e, tra queste, la più luminosa si chiama Epsilon, luminosa 70 volte il Sole. M44 dista da noi una media di 550 anni luce ed è composto da centinaia di stelle. M67, invece, è un secondo ammasso meno luminoso e composto da da oltre cinquecento stelle.

Nel 1996 sono stati scoperti due pianeti della grandezza di Giove che ruotano attorno alla stella Rho 1. La stella 55 Cancri possiede uno dei sistemi planetari più studiati: è il secondo più esteso conosciuto dopo quello di Gliese 581, con ben cinque pianeti, ed è stato il più grande conosciuto prima del settembre 2010; 55 Cancri è una stella doppia, in cui la primaria è una nana gialla con una massa leggermente inferiore a quella del Sole, mentre la secondaria, situata ad oltre 1000 UA da essa, è una nana rossa. I pianeti orbitano attorno alla primaria e il meno massiccio di essi ha una massa paragonabile a quella del pianeta Nettuno; il più massiccio invece è quasi quattro volte più grande di Giove. Nel 2009 è stato scoperto un pianeta orbitante attorno alla stella HD 73534.

La Costellazione del Cancro, è visibile dall’Europa da Dicembre a Giugno e culmina a mezzanotte tra la fine di Gennaio e l’inizio di Febbraio. E’ una Costellazione che si estende su una piccola porzione di cielo, molto spenta dal punto di vista stellare, nessuna delle sue stelle ha una luminosità superiore alla magnitudine 4, quindi per rintracciarlo occorre individuare qualche debole stellina posta tra Procione, Polluce e Regolo. Il Cancro,  infatti, si trova nell’emisfero boreale tra Gemini e Leo, sopra Hydra e sotto Lynx. Trovandosi nella fascia zodiacale, la Costellazione può essere attraversata dal Sole, dalla Luna e dai pianeti del sistema solare.

Ancora una volta di legale appartenenza alle creazioni tolemaiche è il Cane Maggiore che possiede quella che è la stella più luminosa del nostro cielo: Sirio.

Costellazione del Cane Maggiore

Fu oggetto di culto presso i Sumeri, Egizi, Ebrei, Greci e Latini. Fu chiamata “Kyon” (Cane) da Omero nell’VIII secolo Avanti Cristo, probabilmente dando come riferimento il simbolo della stella considerato dagli egiziani come il primo avvertimento delle prossime piene sul Nilo. Presso gli Arabi antichi il suo nome era “Al Shi’ra” che significava “La Brillante Lucente” mentre nel medioevo ebraico il suo nome era di derivazione greca ed era “Akbar”, appunto il Cane Maggiore.

Mitologicamente parlando fu identificata, nel III nel terzo secolo Avanti Cristo come il cane di Orione, mentre da Eratostene e Igino come Lelapo, il velocissimo cane da caccia di Procri, la figlia del re di Atene Eretteo. Un giorno Cefalo, marito di Procri, decise di portare un giorno a caccia questo grande campione per catturare una volpe razziatrice, solo che questa volta la volpe sparì sotto i denti della bestia. E’ questa la ragione per cui la Costellazione è raffigurata con Sirio all’altezza della bocca indicando in questo modo la preda che gli sarebbe sfuggita.

Sirio dista da noi 8,6 anni luce ed è luminoso sedici volte il Sole. Nella prima metà del diciannovesimo secolo, l’astronomo tedesco Bessel. Grazie a un approfondito studio sui movimenti dell’astro, ipotizzò che potesse trattarsi di una stella binaria e che la sua compagna doveva avere sì una massa simile a quella solare, ma con una luminosità mille volte inferiore. La sua ipotesi ebbe conferma nel 1862 grazie alle osservazioni di Alvan Graham Clark e infatti oggi sappiamo che si tratta di una nana bianca grande come la Terra, ma con una densità migliaia di volte superiore a quella del Sole.

Una piccola curiosità: un’ipotesi a lungo discussa è che la gente Dogon del Mali, nell’Africa occidentale, attribuisse a Sirio una compagna chiamata Po e definita “la stella più pesante”, e calcolasse i suoi periodi rituali sulla base di 50 anni, cioè in base al periodo dell’orbita ellittica della stella. Solo nel 1862, però, è stato scientificamente provato che Sirio è una stella doppia, con il piccolo compagno Sirius B (magnitudine 8,5) che orbita in 50 anni attorno a Sirio A. Resta un mistero come i Dogon avessero potuto scoprirlo tanti secoli prima.

Molte delle stelle che fanno parte di questa Costellazioni sono delle giganti o delle Supergiganti Blu e, fra esse, ricordiamo il sistema multiplo e composto da quattro stelle chiamato Tau Ceti la cui stella più grande è distante da noi oltre 3000 anni luce ed Epsilon, altra gigante 4000 volte più luminosa del Sole.

Interessante è anche l’Ammasso di stelle che circonda Tau, un gruppo di giovani astri, mentre a Sud di Sirio possiamo osservare M41, un altro ammasso molto brillante contenente quasi duecento stelle.

I sistemi planetari noti nel Cane Maggiore contengono tutti due pianeti confermati. Nel caso di HD 47186 il suo pianeta più interno è un pianeta gioviano caldo molto vicino alla sua stella madre con una massa paragonabile a quella di Nettuno, mentre il pianeta più esterno si trova a circa 2,4 UA. I pianeti di HD 45364 sono anch’essi più piccoli di Giove e sono disposti su orbite inferiori a 1 UA di distanza dalla loro stella.

Facile da scovare nei cieli invernali, si trova a Sud dell’Unicorno, ad Ovest della lepre e ad Est della Costellazione della Poppa. E’ estesa per 380 gradi quadrati e contiene 80 stelle superiori alla sesta magnitudine. La facilità con la quale viene trovata, comunque, è data dalla presenza al suo interno della stella più brillante dei cieli, chiamata Sirius o Sirio. In pratica, partendo da Orione, si nota che le tre stelle della cintura del gigante puntano verso Sud-Est in direzione di Sirio. E’ possibile ammirare la Costellazione del Cane Maggiore durante l’inverno, bassa verso Sud. Per pura fatalità, Sirius transita nel punto Sud proprio a mezzanotte di Capodanno.

Se c’è un Cane Maggiore è ovvio e naturale che esista un Cane Minore e infatti esiste: accumunato al primo dal suo creatore: il buon Tolomeo. Per gli antichi Greci il suo nome era “Prokyon” e per i Latini si chiamava invece “Procyon” o “Antecanis” e questo perché la sua stella più luminosa era Procione. Tra gli Arabi del Medioevo era conosciuta come “Al Kalb” o “Asghar” che vuol dire, appunto, Cane Minore.

Molte sono le leggende che possono riferirsi alla Costellazione del Cane Minore e, fra queste, che si trattasse di uno dei cani da caccia di Orione o di Diana, dea della caccia, oppure del mitologico cane di Icaro, Merea o anche del cane di Ulisse, Argo, ma in ogni caso il motivo che rende comuni tra loro tutte queste leggende è che l’animale in questione fu un eroe mitico degno del suo padrone, chiunque egli fosse.

Una leggenda mesopotamica ci parla, prima di tutto, del Cane Minore come un cane da caccia in palude, da cui forse la designazione araba di Procione (greco Prokion, ossia “prima del cane”) come “Al Ghumaisa”, “dagli occhi umidi“; ma si accorda al nome tuttavia, anche la  struggente leggenda araba secondo la quale il Cane Maggiore e il Cane Minore sarebbero due sorelle, una delle quali (quella legata al Cane Maggiore) sarebbe fuggita lasciando dietro di sé l’inconsolabile sorella, “Al Shira” (Sirio), letto alla luce di questo, il nominativo “Al Ghumaisa” acquisterebbe una sfumatura nel significato, “colei che piange“. Le sorelle s’invaghirono del giovane “Al Jauzah” (Orione), che abitava al di là di un fiume che secondo alcune interpretazioni, era rappresentato dalla Via Lattea. Entrambe decise a raggiungerlo, solo una ebbe il coraggio di attraversare il fiume, “Al Shira”. Da ciò la stella verrebbe indicata anche col nome completo di “Al Shira al Abur” ossia “Sirio che oltrepassa“.

Come abbiamo detto la stella principale di questa Costellazione è Procione. L’astro caro a molti scrittori della Protofantascienza dista da noi 11,4 anni luce ed è sette volte più brillante dello stesso Sole. Anche in questo caso si tratta di una nana bianca che compie il suo moto di rivoluzione in 40 anni. Un’altra stella interessante e ben visibile è Gomeisa, una stella blu grande 160 volte il Sole dal quale dista 170 anni luce.

Costellazione del Cane Minore

Essendo una costellazione molto piccola, il Cane Minore contiene pochi oggetti non stellari e quelli osservabili sono meno brillanti della magnitudine 10. Il principale oggetto è infatti NGC 2485, una galassia spirale di magnitudine 12,4.

Estesa 183 gradi quadrati con 20 stelle più brillanti della sesta magnitudine, la Costellazione del Canis Minor, in italiano Cane Minore, è una Costellazione dell’emisfero boreale, rintracciabile tra i Gemelli a Nord, Hydra e Cancro ad Est, l’Unicorno a Sud ed Ovest. E’ visibile dall’Europa soprattutto nel mese di Febbraio, in prima serata, anche se è il 20 Gennaio che Procyon, la stella Alfa, va in opposizione al Sole.

(9 – continua)

Giovanni Mongini