LA NOTTE HA MILLE OCCHI: LE COSTELLAZIONI 02

Cefeo, re di una terra posta tra il Mar Rosso e il Mediterraneo conosciuta con il nome di Etiopia, su consiglio dell’oracolo Ammone, incatenò su un dirupo a picco sul mare la giovane figlia Andromeda per sacrificarla al mostro Cetus e placare in questo modo l’ira di Poseidone, re del mare, ma Perseo, con l’aiuto del cavallo alato Pegaso, riuscì a salvare la fanciulla, storia questa peraltro raccontata nel film “Scontro di Titani” (Clash of Titans) di Desmond Davis del 1981. Il re Cefeo, alla sua morte, fu collocato nella volta stellata, in quanto figlio della ninfa Io e di Zeus, in una delle sue tante scappatelle. I greci la chiamarono “Kepheus” mentre per i latini era “Dominus Solis” o anche “Inflammatus” e questo perché la Via Lattea illumina la Tiara che è posta sul capo della figura. Gli arabi la trattarono come due Costellazioni separate e così una sua parte si chiama “Al Aghnam” cioè “la Pecora” e divenne in seguito “Al Multhab (Colui che risplende).

Costellazione di Cefeo

La posizione di questa Costellazione, peraltro molto modesta, è fra l’Orsa Minore e la W di Cassiopea: è una circumpolare boreale e rappresenta una figura umana stilizzata che ha in capo, appunto, una tiara. Di scarsa rilevanza anche le sue stelle, pure in questo caso sono presenti quelle doppie  e quelle variabili pulsanti come Delta e ancora stelle fortemente rossastre come la variabile Mu.

La stella di Cefeo nota per avere un sistema planetario è Alrai, la γ Cephei; attorno ad essa orbita un pianeta la cui massa è almeno 1,6 volte maggiore di quella di Giove. La sua presenza è stata sospettata fin dal 1988, sebbene sia stato confermato solo nel 2002.

Cefeo è facilmente localizzabile, compresa più o meno tra Cassiopea e l’Orsa Minore, con una estensione di 588 gradi quadrati e 60 stelle di magnitudine superiore alla sesta.
Data la sua posizione vicino la Stella del Nord, la costellazione Cefeo è circumpolare boreale e quindi è sempre visibiledal nostro emisfero: in tarda estate splende alta, mentre in inverno si trova bassa sull’orizzonte Nord. Facile anche riconoscerla, data la sua forma a ‘casetta‘, di quelle che si disegnavano da bambino. Il corpo della casetta è un quadrato un po’ storto formato dalle stelle alfa (Alderamin), beta (Alphirk), iota e zeta. La punta del tetto, invece, è rappresentato da gamma.

Partendo dalla stella zeta, è possibile disegnare un altro piccolo triangolino formato da, appunto, zeta, epsilon e delta (questa molto importante perché variabile utilizzata come candela standard).
Per il moto di precessione, tra poche migliaia di anni la stella che indica il Nord non sarà più la Polaris dell’Orsa Minore ma sarà la Gamma Cephei.

La Corona Australe fu chiamata dal buon Tolomeo “Stephanos Notios”, cioè Corona del Sud; noi la conosciamo come “Corona sagittarii”, mentre presso gli Arabi fu nota come “Al Kubbah” (La Tartaruga), in Cina aveva lo stesso significato ma, ovviamente, un suono diverso: “Pee” e solo in seguito gli Arabi le attribuirono il nome noto ancora oggi: “Al iklil al Janu-biyyah” vale a dire “Corona del Sud”.

Corona Australe o Corona del Sud

La troviamo vicino alla Via Lattea ai piedi del Sagittario e all’uncino dello Scorpione. Ha delle stelle poco luminose e una Nebulosa chiamata NGC 6729.

Il buon Zeus, che non lesinava le sue scappatelle (e di questo ce ne siamo già resi conto), riuscì persino a trasformarsi in Cigno al solo scopo di sedurre la ninfa Nemesi e dalla turbolenta relazione con la Ninfa. (Ma un ‘altra leggenda narra che il buon Padre degli Dei si trasformò nel magnifico animale per far sua Leda, regina di Sparta.) Comunque che si tratti di una o dell’altra o, forse, alternativamente di entrambe, il risultato fu che venne scodellato un uovo dal quale, si dice, sia nata nientemeno che Elena di Troia ovvero, con un opportuno “parto gemellare oviparo” Castore e Polluce. La Corona Australe, spesso associata alla costellazione della Corona Boreale, passa in meridiano nel mese di Luglio, ma per vederla occorre muoversi verso latitudini tali da consentirne la visione dal momento che la sua declinazione è molto bassa. Nel caso riuscissimo a vederla, la troveremmo sotto il Sagittario come una specie di circonferenza aperta da un lato formata da deboli stelline di magnitudine che non scende sotto la 4. Al suo interno ha il radiante lo sciame di meteore delle Coronidi Australidi, visibile ogni anno intorno al 16 Marzo.

Costellazione del Cigno

Questa splendente Costellazione detta appunto Cigno era conosciuta fino dal tempo del popolo mesopotamico come “Urakhga”, mentre i soliti, fantasiosi Arabi la registrarono come “Al Dajajah” e divenne famosa fino al diciannovesimo secolo con il nome di “Gallina”, ma non furono questi gli unici appellativi attribuiti a questa Costellazione: gli antichi romani la chiamarono “Christi Crux”, noi moderni la indichiamo come “Croce del Nord”.

Situata proprio nel mezzo della Via Lattea, la Costellazione del Cigno possiede una stella di prima grandezza (cioè la massima luminosità con cui può apparire nel nostro cielo). Stiamo parlando di Deneb, una supergigante bianca almeno venti volte più grande del Sole e distante da noi qualcosa come 1600 anni luce, il suo diametro è di 85 milioni di chilometri il che vuol dire che se fosse al posto del Sole occuperebbe spazio fino a quasi all’orbita di Mercurio. Tra circa duecentomila anni diventerà una supernova… ne riparleremo al momento opportuno.

A Sud di questa grande stella sono facilmente visibili con un modesto telescopio, le Nebulose NGC 7000 e IC5067/70 a cui sono stati attribuiti, grazie alla loro forma, i nomi di “Nord America” e “Pellicano”.

Deneb viene anche chiamata Alpha che la identifica come la stella principale, Beta, invece, è un’affascinante stella doppia composta da una stella arancione e una azzurra.

In zona possiamo anche trovare gli Ammassi Aperti di M29 e M39 e i resti di una supernova conosciuta come Velo.

Alcune stelle della Costellazione possiedono un sistema planetario conosciuto; il più famoso è quello di Gliese 777, una nana rossa posta a breve distanza dal Sole, nota per avere un sistema con due pianeti conosciuti, uno con una massa pari a 1,5 quella di Giove, un gigante gassoso, e uno con una superficie solida (un pianeta roccioso) ma con una massa superiore a quella della Terra. Anche il sistema di 16 Cygni è ben noto, poiché è stato uno dei primi ad essere scoperti; la stella possiede un pianeta con una massa leggermente superiore a quella di Giove, che ruota attorno alla stella madre con un’orbita fortemente eccentrica. Verso la fine degli anni 2000 sono stati scoperti, con il metodo del transito, parecchi pianeti dalla Missione Kepler; il raggio d’azione del telescopio spaziale è infatti nella direzione del Cigno (e della Lira). Un pianeta recentemente divenuto tra i più noti è Kepler-22 b, una super Terra che orbita attorno a una nana gialla simile al Sole, perfettamente all’interno della zona abitabile della propria stella[7]. Sempre nell’ambito della missione Kepler, nella costellazione del Cigno è stato anche scoperto il primo pianeta circumbinario attorno a stelle di sequenza principale, Kepler-16 (AB)b, che orbita anch’esso all’interno della zona abitabile della stella binaria Kepler-16. Kepler ha individuato anche sistemi con parecchi pianeti al seguito, come Kepler-11, che ha ben 6 pianeti che le orbitano attorno.

Posta tra Lira e Cefeo, la Costellazione del Cigno è rintracciabile facilmente attraverso la luminosità della sua stella alfa, Deneb. Trovata Deneb, è facile trovare tutte le altre stelle principali della costellazione visto che formano una croce, indicata anche come ‘Croce del Nord’.
La Costellazione è visibile durante l’estate, quando la sua stella principale (Deneb appunto) forma il “triangolo estivo” insieme a Vega della Lira e Altair nell’Aquila. Ampia 804 gradi quadrati, accoglie al suo interno 150 stelle di magnitudine superiore alla sesta.

L’Aquila è l’uccello sacro a Zeus e la Costellazione che ne prende il nome fa parte di quelle elencate da Tolomeo e si presume che l’immagine possa fare riferimento a quella raffigurata sulle pietre uranografiche  della Mesopotamia datate 1200 A.C. Il suo nome era “Idchu Zanama” (Aquila). I greci la chiamarono “Aetos”, che vuol dire sempre Aquila, mentre nel linguaggio mitologico era, lo abbiamo detto prima, “Dios Ornis” e cioè “Uccello di Zeus”, terminologia in seguito ripresa dai romani con “Jovis Ales”. Nell’antica Arabia la denominarono “Al’ Okab” (Aquila Nera) per diventare in seguito “Aihhakhab”, ma tutti i titoli che ebbe portavano a un unico significato: Aquila.

La Costellazione dell’Aquila è equatoriale ed è attraversata dalla Via Lattea che nella parte sud-occidentale forma quella che viene detta “La Nube Stellare dello Scudo” e la più famosa di queste stelle è diventata tale perché il suo quarto pianeta ha conosciuto lo sbarco di astronauti terrestri nel film “Il Pianeta Proibito” (Forbidden Planet di Fred McLeod Wilcox del 1956). L’incrociatore spaziale C-57D vi è infatti felicemente atterrato dopo un anno di viaggio e la Costellazione stessa ricorda, come forma, quella dell’ormai famoso “Arco dei Krell”, la civiltà scomparsa millenni prima, misteriosamente, nello spazio di una sola notte.

Costellazione dell’Aquila

Altair è una stella bianca di prima grandezza, dieci volte più luminosa del nostro Sole ed è relativamente vicina a noi, si trova, infatti, a 16,8 anni luce dalla Terra; ruota su se stessa molto velocemente, in sei ore e mezza per cui è fortemente schiacciata ai poli. In realtà, come spesso accade, Altair non è affatto la stella più grande della Costellazione dell’Aquila, semmai è quella più luminosa, infatti Tarazed sembrerebbe, vista dalla Terra, cinque volte più debole, ma questo, ormai lo sappiamo, è dovuto ad una maggiore distanza (460 anni luce che affievolisce per noi la sua maggiore luminosità: è infatti 1350 volte quella del Sole e anche lassù abbiamo alcuni sistemi planetari; il più noto è quello di HD 183263, che conta due pianeti confermati di tipo gioviano, entrambi con una massa di oltre tre volte quella del pianeta Giove; ben noto è pure il pianeta VB 10b, orbitante attorno a una nana rossa di diciassettesima magnitudine. nel Settembre del 1999 è stato scoperto un pianeta con una massa quasi uguale a quella di Giove e che ruota attorno alla sua stella HD 192263 in soli 24 giorni.

L’Aquila è una Costellazione prettamente estiva, che passa in meridiano alla metà di luglio ad una altezza che non supera mai i 40° dal momento che si tratta di una costellazione equatoriale.   E’ estesa 652 gradi quadrati e conta circa 70 stelline di magnitudine superiore alla sesta.
Si trova facilmente, pensando che una della sue stelle, Altair, fa parte del triangolo estivo. Si trova vicino la Costellazione del Cigno e sotto la Freccia, nei pressi della Via Lattea.
La sua immagine ricorda vagamente quella di un uccello in volo. Un tempo una parte della Costellazione apparteneva a un’altra Costellazione che poi è stata cancellata, l’Antinoo. Era una Costellazione dedicata dall’imperatore romano Adriano ad Antinoo, un ragazzo da egli amato. La testa del ragazzo in cielo era rappresentata proprio da Eta e Teta Aquilae, mentre il corpo arrivava alla stella Lambda e ‘sforava’ nella Costellazione dello Scudo.

Altra Costellazione dello zodiaco è il Capricorno, la “Munacha” (Capra-Pesce) degli Assiri.  Era conosciuta dai greci come come “Aigokeros” (Capra Cornuta), invece dai romani era nota con il nome di “Gelidus” per la semplice motivazione di essere l’araldo dell’inverno. Nel Medio Evo fu celebre sotto vari nomi, ma tutti con il significato di “Capra” e, effettivamente, la sua raffigurazione è proprio quella di una capra dalle lunghe corna e la coda di pesce.

Nel terzo secolo A.C. Eratostene ci racconta la storia di Pan, dal piede caprino, dio della campagna il quale, con il suo grido possente, avvertiva gli dei dell’arrivo di Tifone, un mostro dotato di ben cento teste che sputavano fuoco e che era stato inviato dalla madre Gea contro gli dei dell’Olimpo. Zeus lo vinse e lo imprigionò sotto l’Etna. Quando questa feroce creatura tentava di prendersela con gli dei stessi si trasformavano in animali e lo stesso Pan trasformò parzialmente il suo corpo in quello di un pesce e fu in questo modo che egli fu effigiato sulla volta celeste.

Costellazione del Capricorno

A Est del Sagittario e a Sud-Est dell’Aquila incontriamo questa Costellazione composta di piccole stelle al massimo di terza grandezza mentre troviamo un Ammasso Globulare chiamato M30. Le stelle più grandi sono anche doppie e non mancano, come sempre, le variabili.

Nella costellazione è nota una stella, HD 202206, che possiede un sistema planetario composto da un pianeta, catalogato però con la lettera c, poiché HD 202206 b è in realtà una nana bruna; questo pianeta ha una massa oltre due volte superiore a quella del pianeta Giove e un diametro però paragonabile ad esso.

La Costellazione passa in meridiano tra fine estate e inizio autunno, ma non supera mai i 40° di altezza già a partire da latitudini come quella di Roma. E’ rintracciabile a partire dal segmento che unisce Vega nella Lyra ad Altair nell’Aquila e procedendo verso Sud per una distanza quasi uguale al segmento che unisce le due stelle. Pur occupando una vasta zona di cielo, con circa 414 gradi quadrati, non si tratta di una Costellazione riconoscibile per brillantezza.

Il Delfino, o “Delphin” per i greci e i latini, animale sacro, fu per gli arabi antichi “Al Ka’ud” che vuole dire “Cammello che corre” per diventare poi “Dulfin”, ma lo conoscevano anche come “Al Salib” (La Croce).

Per quanto concerne la nascita mitologica di questa Costellazione esistono due versioni al riguardo: per i greci si tratterebbe del delfino inviato da Poseidone alla Ninfa Anfitrite affinché la portasse da lui come sua promessa sposa. Per aver svolto bene il suo compito Poseidone mise il delfino nelle Costellazioni. Per le leggende latine, invece, si tratterebbe del delfino che salvò la vita al poeta e musico Airone. Costui stava compiendo un viaggio per nave dalla Sicilia alla Grecia (siamo nel settimo secolo A.C.) e fu aggredito dai marinai che volevano impossessarsi dei suoi averi: prima di essere ucciso chiese di poter cantare un’ultima volta. Il canto di Airone attirò alcuni delfini e il nostro poeta, saltando agilmente la murata della nave, fu raccolto da uno di questi che lo portò a destinazione vivo e vegeto nel Sud dove fondò Taranto. Apollo, dio della musica e della poesia donò come premio all’animale l’essere raffigurato tra le stelle del cielo.

Costellazione del Delfino

La Costellazione è formata principalmente da sei stelle di quarta grandezza e da due Ammassi Globulari chiamato NGC 6934 e NGC 7006. Nel 1998 attorno alla stella HD 195019, poco lontana da quella principale chiamata Sualocin, una gigante bianco-azzurra che si trova a 270 anni luce da noi, è stato scoperto un pianeta la cui massa è 3,5 volte quella di Giove.

La Costellazione contiene alcune altre stelle con un sistema planetario noto; in tutti i casi il sistema è composto da un pianeta gioviano. WASP-2 b è l’unico pianeta fra i quattro sistemi ad avere una massa leggermente inferiore a quella di Giove, mentre 18 Delphini b arriva fino a 10 volte la massa di Giove.

Costellazione equatoriale, è visibile nella fase estiva quando è in opposizione (luglio) e rintracciabile verso Sud. Posto ad occidente rispetto a Pegaso, è rintracciabile prolungando di una trentina di gradi il lato meridionale del quadrato rappresentante il cavallo alato. Inoltre, il Delfino è posto una decina di gradi a Nord-Ovest rispetto ad Altair nell’Aquila, proprio al confine della brillante Via Lattea estiva. La sua forma ricorda un aquilone, filo compreso.

Nel II secolo A.C. l’astronomo Ipparco si appropriò inopinatamente di alcune stelle della Costellazione del Delfino per creare la piccola Costellazione del Cavallino.

Tolomeo la chiamò “Ippon Protomhe”, in latino “Equi Sectio” dove Sectio stava a indicare l’incompletezza della figura rappresentata solo nella parte superiore. Gli astronomi arabi mantennero e ratificarono questo furto e chiamarono la Costellazione “Al Kit’ah al Faras” (Parte di cavallo).

Costellazione del Cavallino

Penso che sia logico chiedersi le ragioni di questa “rapina” al puro scopo di farne un’ulteriore Costellazione e questo è probabilmente dovuto al fatto che il buon Ipparco voleva ricordare la figura mitologica di Ippe, la quale per nascondere a suo padre Chirone di essere in attesa di un figlio, imprevisto risultato delle ventose avanches di Eolo, se ne scappò sulle montagne e, per non essere riconosciuta, chiese agli dei di essere trasformata in cavallo. Alla sua morte Artemide la pose in cielo, ma ben lontana dal padre Chirone della Costellazione del Centauro per evitare, almeno all’epoca, degli… Scontri Stellari.

La principale stella di questo gruppo si chiama Kitalpha, una stella di quarta grandezza, una gigante gialla che è settanta volte più luminosa del Sole e dista da esso 185 anni luce. Il Cavallino è osservabile da entrambi gli emisferi, a parte l’ Antartide, si trova nei pressi della costellazione del Delfino, quindi per trovarla è meglio cercare prima la testa di questo ultimo e poi spostarsi fino ad un trapezio irregolare formato da quattro stelline abbastanza deboli. Altro modo si ha cercando la sua forma tra Altair nell’Aquila ed Enif in Pegaso. La Costellazione transita in opposizione intorno al 10 agosto, quindi tra fine estate e inizio autunno si ha la migliore osservazione. Culmina a mezzanotte i primi di Agosto.

(2 – segue)

Giovanni Mongini