GIUSEPPE LUPO… E L’ALBERO DI STANZE

“La funzione di raccontare storie non può essere solo quella legata alla nostra realtà e il compito della letteratura è inventare il mondo, ma anche di reinventarlo”.

E’ l’idea che Giuseppe Lupo ha del mestiere di scrittore. Narratore affermato, saggista e docente di letteratura italiana contemporanea all’Università Cattolica di Milano e di Brescia, Lupo nel 2011 ha ricevuto il Premio Selezione Campiello con L’ultima sposa di Palmira, allo stesso romanzo è stato assegnato anche il Premio Vittorini. Collaboratore di importanti testate come il Sole 24 Ore, Avvenire e Il Mattino, il Nostro è nato ad Atella, in provincia di Potenza, ma vive da oltre trent’anni nel capoluogo lombardo

Le sue labirintiche storie, al pari di quelle di Gabriel García Márquez nella cui scia per il linguaggio e la portentosa fantasia sovente i critici lo inseriscono, sono costellate di personaggi stravaganti, intessute di metafore al limite dell’arcano e con sostanziali significati antropologici.

Non da meno è il suo ultimo romanzo, il sesto, intitolato L’albero di stanze (Edizioni Marsilio – 2015) che recentemente è risultato vincitore della XXI edizione del Premio Palmi – Sezione Narrativa, presieduto dall’italianista Walter Pedullà.  Nel volume, tra prodigi e invenzione, si narra di una famiglia le cui generazioni hanno realizzato una casa che ha la particolarità di essere stata costruita con le stanze in verticale, i cui muri hanno ascoltato e assorbito la vita di tutti coloro che l’hanno abitata. Il tema di fondo è la rievocazione della storia di ogni individuo in una sorta di ricerca di identità storica e antropologica collettiva. Il testo è stato presentato nei giorni scorsi a Matera nell’ambito del primo appuntamento della rassegna letteraria invernale Letti in coppia, organizzata dal Women’s Fiction Festival.

Ad accompagnare l’autore, dopo l’introduzione di Maria Teresa Cascino ideatrice della rassegna, sono intervenuti Armando Sichenze e Ina Macaione, entrambi architetti e docenti dell’Università di Basilicata, i quali tra attente e documentate riflessioni e domande hanno dato spunti allo scrittore lucano di raccontare il romanzo che, ancora una volta, interpreta in modo immaginario l’universo lucano. Dopo la presentazione, con l’autore abbiamo discusso di letteratura e del mondo frutto delle sue narrazioni: la Basilicata.

NEI TUOI ROMANZI LA FANTASIA PREVALE SULLA REALTA’. PERCHE’ HAI SCELTO QUESTO GENERE DI NARRAZIONE?

Quando si scrive bisogna chiedersi cosa si vuole fare. Se vuoi raccontare il presente, la cronaca o se vuoi pensare a un racconto. Io credo che la letteratura debba inventare i mondi. Quanto alla fantasia e alla realtà ritengo che la diversità sia  molto sottile: quei libri che sembrano  i più visionari e i più fantastici come Le mille e una notte, L’Orlando furioso o il Don Chisciotte,  sono i libri più realistici. Ad esempio La Divina Commedia che sembrerebbe assolutamente visionaria, perché è un viaggio nel mondo dei morti, racconta il Medioevo. A volte i libri più visionari e più favolosi sono quelli che raccontano la realtà assai più quelli cosiddetti realisti.

SPESSO, COME AVVENUTO ANCHE NELLA PRESENTAZIONE DI QUESTA SERA, SEI ACCOSTATO  A  UN MOSTRO SACRO COME GARCÍA MÁRQUEZ. QUANTO E’ STATO IMPORTANTE NELLA TUA FORMAZIONE?

Accade che coloro che scrivono dei miei libri scrivono questo solo perché io ho un po’ di fantasia e narro di un mondo caratteristico come quello lucano. In realtà l’immaginario Meridiano o Mediterraneo non è molto distante dall’immaginario sudamericano di García Márquez. Siamo molto vicini ma è una questione di latitudine. Ritengo che tutti i Sud si somiglino perché sono luoghi dove esercitiamo con forza la fantasia, la visionarietà. Certo ho molto letto Márquez, ma ho letto anche altri autori come Cervantes, i nordamericani dove c’è tutto un immaginario, ho letto tanto degli scrittori ebrei e così via. Per cui non sono soltanto vicino alle storie di García Márquez ma a tanti libri. E, soprattutto, ribadisco quello che ho già detto prima: il mio modello di letteratura non è il racconto della realtà ma dell’immaginazione della realtà. Si può anche descrivere la realtà ma non devi dire che è la realtà, la devi reinterpretare, riscrivere.

QUANTO E’ IMPORTANTE PER TE SCRIVERE STORIE CHE INTERESSANO L’IMMAGINARIO LUCANO?

La Basilicata è un luogo in cui tutto questo è fondamentale. E’ una terra che è nella dimensione dell’immaginario. E’ l’incrocio di molti immaginari e di molte civiltà: l’Oriente, l’Occidente, i Bizantini, i Romani, i Greci, i Normanni. E’ un intero incontro di immaginari.

UN MONDO, QUELLO LUCANO, CHE E’ STATO DESCRITTO IN MANIERA STRAORDINARIA DAL GRANDE INTELLETTUALE TORINESE CARLO LEVI NEL CELEBRE  ROMANZO CRISTO SI E’ FERMATO A EBOLI, PUBBLICATO DA EINAUDI NEL 1945. COSA RAPPRESENTA A TUO PARERE ATTUALMENTE LEVI PER LA BASILICATA?

Carlo Levi ha fatto entrare la Basilicata nei circuiti della modernità e della notorietà. Matera, oggi designata quale Capitale europea della Cultura per il 2019, non avrebbe avuto quello che ha se non ci fosse stato Carlo Levi. Per cui è stato il grande personaggio che ha dato alla Basilicata quella visibilità che non aveva fino a quell’epoca. Quindi Levi è una piazza che va attraversata. Non puoi capire la Basilicata se non leggi Cristo si è fermato a Eboli. Ma sbaglieremmo se ci fermassimo a quel libro che racconta di una terra datata e superata.

E ANCORA, TRA I GRANDI INTELLETTUALI CHE HANNO SEGNATO LA LETTERATURA LUCANA VI E’ IL POLIEDRICO POETA INGEGNERE LEONARDO SINISGALLI – NATO A MONTEMURRO, IN PROVINCIA DI POTENZA, NEL 1908 E DECEDUTO A ROMA NEL 1981 –  DELLA CUI OPERA TI SEI OCCUPATO IN DIVERSI SAGGI. QUALE FU, INVECE, LA SUA CHIAVE DI LETTURA?

Sinisgalli ha dato una chiave di lettura di una regione che al tempo di Levi non poteva assolutamente esserci. Ma non c’è da fare un confronto. La Lucania di Levi è una terra che vive in una dimensione storica, forse parziale. Non per colpa di Levi ma per colpa di coloro che hanno fatto coincidere il mondo contadino con quello meridionale, azzerando per esempio il mondo degli artigiani.

E CHI LEGGE MEGLIO OGGI L’UNIVERSO LUCANO?

Lo leggono in tanti: i massmediologi, gli scrittori. La Basilicata  è una proposta culturale che sta arrivando sui palcoscenici nazionali ed è, sicuramente,  un luogo di narrazioni tra i più interessanti oggi in Italia!

ED E’ PROPRIO QUELLO CHE FA GIUSEPPE LUPO NEI SUOI LIBRI CHE DANNO VOCE AL MITO E AL SOGNO, MA ANCHE A UNA TERRA RICCA DI GRANDI SUGGESTIONI!

Filippo Radogna