IL CUSTODE DEL CASTELLO DELLA PELLAGRA 03 – LA RICERCA

Quella sera Lodovico Antinori non stava bene. Qualcosa lo turbava incessantemente, un’idea nella sua testa continuava a tormentarlo. Pensava che la sua vita al castello sarebbe cambiata irreparabilmente. Certo, la giovane proprietaria gli era sembrata una ragazza tranquilla, di quelle che non creano problemi e che non vogliono imporsi sulle vite degli altri in modo negativo. L’amica che si era portata dietro invece non gli aveva fatto nessuna impressione. Forse era quello che lo impensieriva: quella donna, come un fiume che scorre lento, avrebbe potuto rovinare tutto ciò che lui aveva costruito negli anni. Si alzò dal divano, spense la televisione e andò ad una finestra, scostò il pesante tendaggio e osservò la campagna nascosta dalle tenebre e dalla nebbia. Ripensò alla sua vita: prima il lavoro con i marchesi Trezzi, che lo avevano assunto negli anni Cinquanta, poi la vendita della proprietà ai conti Argenti, i genitori del defunto. Si era trovato bene a lavorare per quelle famiglie, lo avevano sempre lasciato fare, convinti che avrebbe potuto far fruttare il castello come ai tempi si faceva fruttare un’azienda agricola. Aveva ottenuto la loro fiducia, facendoli guadagnare molto, e questi lo avevano ricompensato con il permesso di vivere nel castello. Quindi Antinori si era sistemato in un’ala dell’edificio, sotto la torre di San Giorgio, e aveva creato il suo piccolo e confortevole regno: era in quel suo nido che quella mattina aveva ricevuto le sue ospiti. Mai una donna aveva vissuto con lui, mai un familiare: Lodovico era solo al mondo. Se così si poteva dire, l’unico suo amore erano i libri conservati nella sala est del castello, dove già i marchesi Trezzi avevano ricavato una biblioteca. Chiuse il tendaggio e uscì dal salone, spegnendo la luce. Camminò svelto nella corte, entrò da una piccola porticina e salì le scale al buio. Raggiunto il primo pianerottolo, arrivò ad un’altra porta, aprì il chiavistello ed entrò nella stanza, richiudendo la porta alle spalle. Questa era immersa nel buio più totale, ma il vecchio non se ne preoccupava. Si avvicinò agli scaffali, annusando i volumi impilati sulle mensole e passandovi sopra le dita lisce. Poi si sedette su una sedia e rimase in quella stanza, in quel modo, per tutto il resto della nottata.

 

Olive non aveva capito tanto bene quel sopralluogo: non aveva capito perché alcune stanze erano sbarrate, perché non era stato possibile per lei, in veste di nuova proprietaria, visitarle, perché quel vecchietto era stato così ostile. Lei era andata alla Pellagra solo per vedere cosa c’era, per poi poter riflettere attentamente sul da farsi. Era rimasta con mille dubbi e qualcosa le diceva che chiamare nuovamente il signor Antinori poteva essere controproducente. Così il martedì mattina prese il suo taccuino, il suo astuccio e andò in biblioteca. Chiese all’impiegata se c’era qualche volume che potesse aiutarla a scoprire qualcosa su quell’edificio ma la donna le disse di no, che per quel genere di ricerche le sarebbe convenuto andare presso la Biblioteca Statale di Cremona. Olive sbuffò, ringraziò l’addetta e andò a fare la spesa. Il giorno dopo avrebbe preso il treno per Cremona.

Una volta entrata dall’ingresso di via Ugolani Dati, Olive rimase colpita da quel palazzo meraviglioso, che ospita anche la Pinacoteca Ala Ponzone. Avrebbe voluto visitare subito il museo, ma si ripromise di andarci una domenica, magari con Aurora. Cremona le piaceva molto, l’aveva sempre considerata come uno scrigno pieno di tesori e, tutto sommato, era contenta di quella gita inaspettata, anche se la portava dietro un tavolo con mille volumi da consultare.

Si fece aiutare dall’addetta e poi, una volta avuto per le mani tutto il materiale, si mise a lavorare. La ragazza rimase china sui libri fino all’orario di chiusura, poi, particolarmente sconvolta, riconsegnò tutto e si avviò alla stazione. Una volta a casa ordinò una pizza, si stappò una birra e accese il suo pc. Si mise a scrivere una mail.

 

A: aurora.argenti@gmail.com, jmcguyre@gmail.com

 

Oggetto: novità sul castello

 

Testo: Ciao, dopo il sopralluogo effettuato domenica, sono rimasta più incuriosita che informata sulla storia del castello. Siccome il custode non mi è sembrato un tipo particolarmente propenso al dialogo, ho pensato bene di andare a farmi una bella ricerca per fatti miei e quello che ho scoperto è fantastico (e anche un po’ terrificante)!!! Tipo che:

  • prima in quello stesso posto c’era un’abbazia benedettina
  • quella c’è stata fino alle soppressioni di San Carlo Borromeo
  • c’era una biblioteca strafiga piena di volumi, tra cui incunaboli del ’500 e manoscritti medievali.

 

Ora, parliamoci proprio fuori dai denti: ma sapete quanti soldi sono??? Un sacco. Se pensavo di vendere la struttura e andare a fare la vita da figa su un’isola tropicale ora ci ho ripensato. Se è rimasto qualcosa mi piacerebbe renderlo fruibile a tutti, spendere i miei soldi per compiere un atto di generosità verso il prossimo, che dite??? Mentre vi scrivo sono qui tutta agitata, il mio cervelletto continua a lavorare su mille idee che non credo siano tutte realizzabili… ho bisogno del vostro senso pratico.

Sto anche pensando di andare al castello e di fare la voce grossa con quel nonnino, in modo che mi possa aprire tutte le stanze… non so, mi sa che è un tipo che non si lascia impressionare da una stronzetta che urla, che dite???

Dai, ora vi lascio che è arrivata la pizza. Ho bisogno della vostra lucidità!!! Buona serata

 

Olive

 

Premette il tasto invio mentre addentava un pezzo di pizza. Era euforica. Spense il pc e accese la televisione, tutta contenta. Stavano trasmettendo un film sui vampiri, lei adorava quel genere, così rimase incollata allo schermo tutta la sera, senza rendersi conto che dall’altra parte della finestra un piccolo esserino tutto nero si era appeso a testa in giù e la spiava.

(3 – continua)

Roberta Lilliu