LA MORTE DELL’ERBA

La Beat Edizioni propone un altro romanzo di fantascienza post apocalittica e distopica con La morte dell’erba (13,90 euro), classico anni Cinquanta di John Christopher, pseudonimo di Sam Youd, uscito per la prima volta nel 1956 ma molto attuale ancora oggi per l’argomento scelto.

John è cresciuto in campagna tra le due guerre mondiali, ma poi è diventato un agiato professionista londinese, fin quando un virus chiamato Chung-Li, giunto dalla Cina maoista che fino all’ultimo ha cercato di nascondere la sua esistenza, non inizia a sterminare tutte le graminacee, grano in testa, condannando il mondo alla fame. Con la sua famiglia e alcuni conoscenti John cerca di raggiungere una valle nascosta verso la Scozia, dove è cresciuto e dove vive suo fratello, dove forse il contagio non è arrivato, ma il viaggio sarà irto di pericoli e non tutti mostreranno il loro lato migliore.

Un libro che, sia pure con una visione della società molto anni Cinquanta, dal ruolo della donna alla paura per il pericolo cinese, propone un tema estremamente attuale, quello della catastrofe ecologica introdotta da un virus mutante, che non colpisce gli esseri umani ma altre forme di vita sulla Terra da cui dipende la loro sopravvivenza, perché il grano vuol dire sì pane ma anche cibo per gli animali da allevamento. L’inizio è lento, sembra una situazione normale, poi pian piano le notizie cominciano a intimorire, fino alla catastrofe finale e alla fuga, un peggio “on the road” pieno di suggestioni e di paure che sono state poi riprese da cinema e letteratura posteriori.

In questa nuova edizione de La morte dell’erba c’è una prefazione di Robert MacFarlane che sottolinea come l’ipotesi del libro non sia campata in aria o pura fantascienza, ma sia più che possibile nel mondo di oggi, sia per caso che purtroppo pilotata dall’alto per interessi commerciali e bellici. Il Chung-Li, virus giunto dall’Oriente, deforma anche la società, facendo emergere il peggio di tante persone, in una visione tutt’altro che fantascientifica di una situazione del genere. Tra l’altro, in Pakistan è stato individuato alcuni anni fa un virus che distruggerebbe il riso, mettendo a rischio uno dei cibi fondamentali della Terra e varie economie.

La morte nell’erba è una storia ferocemente morale che racconta come la fine del mondo alla fine potrebbe avvenire proprio per ragioni intrinseche e volute dagli uomini, per il mancato rispetto dell’ambiente e della natura e per gli odi che si scatenerebbero appena quel minimo di controllo sociale che c’è venisse meno. Un libro che inquieta e fa riflettere, non lungo, poco più di duecento pagine, ma denso di significati.

Elena Romanello