IL RAZZO

Voglio tanto bene a: Lara, Désirée e Kyra

“Non voglio che se ne vada David, cerca di convincerlo, ti prego.”

Disse la donna dai capelli biondi come l’oro che in quel momento stava osservando con le lacrime agli occhi l’uomo che aveva sempre amato allontanarsi in tutta calma verso l’enorme razzo di acciaio lucente.

“Mi dispiace Susan, devi credermi. Ci ho provato con tutte le mie forze, soltanto Dio sa quanto, ma purtroppo non c’è stato nulla da fare. Mi dispiace tanto.”

David l’amico di sempre di Frank, l’uomo grosso simpatico e intraprendente che in tutti quegli anni non aveva ancora perso il brutto vizio di aiutare il suo prossimo.

Peccato che negli ultimi anni avesse imparato a vedere il mondo con occhi diversi, a mutare il suo aspetto interiore imparando senza recriminazioni a usare i suoi simili come fossero oggetti inanimati; anche se per Frank in tutti quegli anni aveva riservato un trattamento del tutto speciale che sicuramente avrebbe mantenuto se lui non avesse preso la terribile decisione.

Quella di mollare tutto e tutti.

Frank si stava ormai avvicinando al suo razzo, ancora cento metri di distanza e finalmente avrebbe potuto coronare il suo sogno.

Salire a bordo e sparire per sempre.

Di fronte a lui lo sfondo incominciò a tremolare a causa del calore generato dal riscaldamento degli endoreattori. Tutto ormai sembrava pronto.

Da lontano, seguitava a percepire una voce femminile distrutta dal dolore a causa della perdita imminente. La voce urlava in continuazione il suo nome.

“Frank… Frank… Fraaank!”

Ma la mente di Frank era ormai altrove.

Stava pensando che in fondo quel razzo non l’aveva poi pagato così caro e che alcuni anni della sua vita, con precisione dieci, in cambio della propria salvezza non erano in fondo poi così tanti da ingoiare a fatto compiuto.

Poi però gli tornò in mente il motivo per cui stava facendo tutto questo.

Del perché aveva deciso di abbandonare sua moglie, i suoi amici, la sua vita. E poi si rese conto che della sua vita non era rimasto granché da quando il sistema si era evoluto fino al decimo emendamento. Sicuramente un traguardo senza ritorno.

Decise di fermarsi per qualche istante, giusto il tempo necessario per dar adito ai suoi pensieri più profondi di invaderlo completamente per l’ultima volta.

Voltandosi cercò di osservare Susan negli occhi anche se si trovavano a trecento metri di distanza. E una volta aggiustato il tiro abbozzò un sorriso ammiccante che fece si che Susan partisse in quarta verso di lui. La sua Susan, sua moglie, lo scopo di tutta la sua vita precedente e forse anche altro, prima che cambiasse come tutti gli altri. O forse no, forse una mera considerazione nei confronti di sua moglie per esorcizzare il personale timore di dover rinunciare al suo progetto di fuga.

Susan si avvicinò a Frank correndogli incontro abbracciandolo e subito dopo gli stampò un profondo bacio sulla bocca.

“Non puoi scappare Frank, non senza di me.”

“Cosa? Ne abbiamo già parlato la scorsa notte Sue. Mi hai manifestato le tue avversità a mollare tutto ciò che ci riguarda sulla Terra.”

“Stiamo parlando del nostro futuro Frank, che ne sarà di noi se ci metteremo a vagare nello spazio? Lo sai che non potremo tornare mai più indietro…”

“Lo so ed è quello che ormai desiderio più di ogni altra cosa!”

“Ma perché amore mio, perché dopo tutti questi anni?”

“Perché dopo tutti questi anni finalmente ho capito che per me, per te, per tutti non ci sarà più alcuna speranza per un futuro migliore di quello che già stiamo vivendo.”

Frank teneva strette con le sue mani le spalle di Susan.

“Pensa bene a come stanno andando le cose qui sulla Terra e pensa anche che col tempo continueranno soltanto a peggiorare.”

“A cosa alludi?”

“Al sistema cinico e artificioso che tutti noi abbiamo contribuito a creare. Un sistema in cui per poterti pagare da mangiare sei costretto a vendere anni della tua vita. Un luogo dove non puoi più fare nulla senza tenere tra le mani quel maledetto apparecchio di riconoscimento formale.

Un mondo in cui devi chiedere il permesso di poter fare qualcosa di diverso che non sia quello di osservare gli altri come trascorrono la loro vita. Dimmi Sue, hai mai pensato di essere ancora in grado di fare qualcosa da sola, senza sentirti limitata, circondata e inchiodata a un muro senza confini privata del tuo apparecchio?”

“Abbiamo subito tutti un percorso evolutivo Frank, è sempre stato questo lo scopo stesso di ogni genere di forma di vita.”

“Ma le cose non dovevano andare in questo modo e lo sai anche tu, solo che hai paura ad ammetterlo. Sue, tutto quello che sto cercando di fare è di darmi una qualche speranza, una minima possibilità di ritrovare la mia umanità. Mi dispiace tanto che perfino tu sia stata compromessa ma non posso tornare indietro, soprattutto non voglio. Ora se non ti spiace dovrei andare, ti prego non rendermi le cose più difficili di quanto lo siano già.”

Il volto di Susan si illuminò di un flebile speranzoso sorriso.

“Cosa ti ho detto prima?”

“Non me lo ricordo.”

“Bene, allora te lo ripeterò un’altra volta visto che ormai ho deciso: non te ne andrai senza di me Frank.”

“Ma Susan i tuoi genitori, tutto quello per cui hai vissuto fino a oggi, come farai senza?”

“Lo sai benissimo che i miei genitori sono stati ipotecati più di venti anni fa e poi sono anni che non li vedo Frank e anche se tentassi di riavvicinarmi a loro il sistema me la farebbe sicuramente pagare cara.”

“Almeno un paio d’anni di vita per qualche minuto di conversazione da dietro le sbarre.”

“E per quanto il mio futuro, credimi non ho mai pensato di poterne avere uno senza di te.”

Frank e Susan si baciarono languidamente per alcuni secondi per poi rilasciare le loro labbra a distanza ravvicinata continuando a fissarsi intensamente negli occhi.

A quel punto una voce pesante e profonda li fece sussultare all’improvviso.

“Andiamo Susan, non continuare a farti del male, ormai Frank ha preso la sua decisione. Pensa al nostro presente ora.”

Susan si sciolse i capelli che subito andarono a coprirle parte del volto a causa del vento caldo che la circondava.

“Ne sei proprio sicuro David?”

David sentì formarsi un nodo alla gola mentre piccole lacrime si stavano già formando ai lati dei suoi piccoli occhi blu.

“Ma Susan che ti succede? Non ti ricordi cosa mi avevi promesso? Avanti Frank fattelo dire da lei cosa mi aveva promesso.”

“Non posso David, non potrei mai accettare di vivere privata dei miei sentimenti.”

“I tuoi sentimenti appartengono a me da quando Frank ha deciso di andarsene!”

“I sentimenti di un essere vivente non sono cose David, non si possono acquistare o possedere.

Il mio amore per Frank mi ha fatto capire che i sentimenti appartengono soltanto a noi stessi e che dobbiamo averne la massima cura perché è soltanto grazie a loro che impariamo a capire il vero senso della vita. Sei un caro amico David ma credo che dopo tutti questi anni tu abbia perso tutto, oltre te stesso.”

“E tu invece che cosa hai fatto fino a oggi? Non hai forse messo da parte Frank, la vostra vita coniugale e la tua stessa anima per adeguarti al sistema?”

“A differenza di te, io ho sempre creduto nell’umanità di persone come Frank e non mai smesso di crederci veramente. E’ buffo che me ne stia accorgendo soltanto ora che ho paura di perdere mio marito per sempre, ma sento che è così e nulla e nessuno al mondo potrà farmi cambiare idea. E tu a cosa credi veramente David?”

“Io… io credo… credo in questo!”

Sollevando un braccio mostrò loro l’apparecchio.

Il micro computer del sistema che riusciva a mantenere in collegamento reciproco le vite di tutti gli esseri viventi della Terra attraverso un semplice e banale “clic”.

La cosa triste è che per mille anni ancora avrebbe continuato a farlo.

Susan e Frank lo guardarono con commiserazione e voltandosi percorsero gli ultimi metri verso l’apertura d’ingresso del razzo.

Un moto di rabbia improvvisa percorse il volto di David dando l’impressione di essere sul punto di esplodere.

“Viaggerete all’infinito dimenticati da tutti, e vi sentirete soli perché nessuno vorrà ricordarsi di voi.”

Frank si voltò verso di lui per l’ultima volta e lo vide tutto rosso in faccia intento a piangere sommessamente.

“Ti voglio bene David e ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per noi, ma lassù saremo finalmente liberi di vivere le nostre vite, addio amico mio.”

David non ebbe coraggio di rispondergli e continuò a versare calde lacrime sull’asfalto rovente mentre sia Frank che Susan scomparvero per sempre all’interno della cabina a chiusura stagna.

A pensarci bene…

… non sarebbe poi una così  brutta idea fuggire da questo pazzo, insano ma anche incredibile mondo. Le poche cose che ci rimangono da stringere con affetto tra le nostre mani lungo il percorso della nostra vita, solitamente sono sempre poche e quasi sempre hanno un’anima.

E noi facciamo affidamento a quell’anima per continuare a credere e a vivere. E quando capiamo che non possiamo più tenerle strette, proteggere quelle cose con tutta la nostra forza, allora cosa ci rimane da fare…? Probabilmente naufragare al di là dei confini del nostro limitato spazio abituale in cerca di altri posti dove andare e da scoprire. Altri luoghi fantastici in cui sognare e continuare la nostra esistenza cercando di non dimenticare mai una cosa fondamentale: che in fondo siamo soltanto dei semplici esseri umani.

Vinovo, 17/05/15

Francesco Gallina