THE RAPID HORROR STRIP 03 – L’ISOLA FELICE

Sentiva il vento soffiare dolcemente, da quell’altura dove poteva vedere mille rigagnoli che scendevano lievi dalle colline, con le loro piccole e timide anse. Tutto attorno rigogliosa era la vegetazione, tante palme e tropicali alberi da frutta in ogni angolo, fino all’orizzonte a perdita d’occhio.

Un po’ insicuro cominciò a fare passi avanti, fino a quando, eterea nelle basse acque di un torrente davanti a lui, non comparve una canoa variopinta, come sospinta da un vento leggero proveniente da ovest. Un merlo bianco volava basso, tra gli artigli una ghirlanda di fiori sgargianti che caddero su di lui, predisposti a finirgli intorno al collo, mentre adagio s’introduceva nella barca.

 

Poteva sentire un’atmosfera tranquilla, un’oasi di pace, che permeava nell’aria dagli alberi e dalle piante mentre la canoa faceva il suo corso nel fiume, con i raggi del sole che accecanti rendevano accogliente quell’atmosfera già familiare. Il paesaggio avanzava e mille farfalle danzavano felici in un turbinìo di colori, con talune che di volta in volta si posavano sulla sua testa o sulle dita della mano, per poi volare via dopo aver accennato la smorfia di un sorriso.

Rilassato si sdraiava lungo quel natante, con gli occhi chiusi ben serrati per godere di quella dolce brezza che tranquilla lo proteggeva, soffiando e sfiorando tra la vegetazione lussureggiante creando una strana dolce melodia, remota compagna di quell’etereo viaggio.

 

Ignoto il futuro, ignoto l’avanti, mentre posa le mani in acqua per saggiarne il calore, facendo da esca ai tanti pesci che corsero a quel richiamo. Baffute carpe che ondeggiavano leggiadre nei flutti, scodinzolando la pinna come cani in attesa dell’osso.

Roditori e scoiattoli si muovevano ai lati del torrente, indaffarati a scender giu dagli alberi per inseguire quella strana canoa nel fiume, per fare da parata a quel corteo evanescente che procedeva senza una fine.

 

Ma uno schizzo di sangue all’improvviso cessa bruscamente quella visione ad occhi chiusi, per non vedere l’orrore e la tortura riservata ai prigionieri. I polsi legati dietro la schiena, tagli, escoriazioni sulla pelle, suoni di spari tutto attorno. Rombi di tuono che stordiscono e fanno sanguinare le orecchie, fucilazioni dei suoi compagni catturati da cui tentava di rifuggire nel suo posto al sole, un’aliena isola felice in cui scappare anche per pochi attimi, quelli precedenti alla fine, rintocchi di lancetta infiniti ma incombenti.

La terra di nessuno tra la vita e la morte è colmata, freddo metallo sulla testa, la pistola che segna la fine. E’ col sorriso tuttavia, forse quello del perdono, che saluta il suo aguzzino, sapendo che sta per rispedirlo in quel posto idilliaco in cui potrà restare per sempre, libero dai problemi della vita nel mondo.

 

Eccolo ancora nella barca, il sole è ormai al tramonto e tutto è arancio color ambrato, mentre felice percorre ancora il torrente nel viaggio verso l’infinito.

Gianluca Gelsomini