OMICIDI SERIALI DI COPPIETTE APPARTATE IN MACCHINA SUL PIAZZALE DEL GRANDE CENTRO COMMERCIALE – PARTE 08

Caterina esce nuovamente di casa. Questa volta, però, è notte alta.

Quei due occhi sono ancora lì.

Il suo amante la aspetta su una traversa della sua via, con il motore acceso. La ragazza deve attraversare un viale alberato, in cui la luce è bassa come in certe galassie lontane. I lampioni sono sotterrati dalle foglie.

Caterina pensa ai primi giorni di scuola, quando sua nonna la accompagnava sulla piazza grande del paese, dove stavano le scuole elementari.

Per la prima volta, nel semibuio del viale alberato, realizza quale fosse quella sensazione di disagio che la attraversava in quelle mattine. Si sentiva osservata. La stessa sensazione che ha ora. Si volta indietro. Solo macchine posteggiate, qualche luce dentro le case che si affacciano sul viale. Affretta il passo.

 

Nel frattempo, nella stessa notte buia, la maga Adele sta controllando le carte, su un tavolo nero d’ebano. Nella casa opaca, si distingue nitido il rumore che le carte fanno quando cadono sul tavolo.

- Il matto – riflette la veggente.

Alle spalle della vecchia, però, si allunga un’ombra ancora più scura di questa notte. Lei non può vederla, ma l’ombra pare cadere su di lei.

- Gli amanti.

Sulla carta cade una goccia di sangue. La maga si volta di scatto. L’ombra è lì, in piedi dietro di lei. Attraversata da folate di panico come le vie percorse dal vento, la fattucchiera tenta di fuggire. L’ombra pare avvolgerla con il suo silenzio di violenza.

La vecchia riesce a fare qualche passo, ad allontanarsi. Prende a correre per la casa, cercando riparo in qualche punto, cercando una via di fuga. Una forza vitale la spinge ad andare avanti, per non sentirsi travolgere dal nero che monta, alle sue spalle, per non cedere a quella voce che le dice…

“Tu devi morire”

“Tu devi morire”

Adele, però, inciampa. Scivola in un angolo di buio. Un anfratto che è un ripostiglio del demonio.

Non riesce nemmeno a capire cosa stia succedendo. Inizialmente, crede siano dei ragni che le siano balzati sulla faccia, raschiandole con le zampe la pelle. Invece no: il suo volto viene inciso da una lama acuminata. Il mostro è su di lei, piombato dal vuoto di un universo senza sentimenti, gelido come la notte di gennaio. Adele ora conosce a cos’era destinata fin dai suoi primi giorni. Quel demonio incide il suo volto come stesse eseguendo un’opera d’arte, raschia via la sua carne, che si fa sangue, sangue, acida violenza, vendetta nera.

Presto, anche Adele sarà solo un ammasso di materia in disgregazione sul fondo del fiume.

 

Caterina raggiunge la macchina del suo amante. Si stringe a lui con un sospiro profondo. La macchina viene messa in moto e senza dare nell’occhio sguscia fuori dal paese.

In un angolo della campagna, Caterina e il suo amante sono appartati in auto. Qualcosa nel buio, però, si muove attorno. Un’ombra esce fuori da un cespuglio e si avvicina. Cate e il suo amante non possono sentire: si stanno baciando con foga. L’ombra è vicina all’automobile, con occhi gelidi li fissa attraverso i vetri. Segue i movimenti della coppia, con lo sguardo insinuante cerca uno spazio all’interno del gioco amoroso. L’ombra si avvicina sempre più al vetro, che è quasi completamente appannato a causa dei respiri profondi dei due amanti.

Quell’ombra uscita dal buio, avida dei sentimenti altrui, in cerca di passioni nascoste, da far rivivere per mezzo dello sguardo… Quell’ombra che vive nel buio e che stringe nella mano un paio di mutandine macchiate di rosso…

Ora il vetro è completamente appannato e Victor cerca un nuovo punto di visuale. Fa un passo alla sua destra… Un rumore metallico nel buio, un movimento improvviso al suo fianco, come di un animale che si sia accostato a lui, poi una lama che brilla per un istante nella notte, un dolore gelido nel costato. Victor abbassa lo sguardo: nel ventre si ritrova un coltello.

Quando rialza gli occhi, davanti a lui, rischiarata appena dalla pallida luna, c’è Caterina, avvolta in un sorriso demoniaco.

- Guardone schifoso, hai avuto quello che cercavi?

Dall’automobile scende l’amante di Caterina. Venendo incontro a Victor, il ragazzo si toglie gli occhiali e strappa via una barba finta. Victor inorridisce riconoscendo il volto di Alberto.

- Ti abbiamo giocato per bene, eh, spione? – sorride il figlio del farmacista – Ti abbiamo fatto raccontare a tua madre la storiella dell’amante… Quella megera è andata a dirlo a tutto il paese.

Victor sente le forze scorrere via dal foro nella pancia.

- E così noi avevamo mano libera per fare il nostro lavoro. – Caterina è pallida come la luna – Ci eravamo stufati di vedere quegli schifosi scopare in tutti i posti del paese… E così abbiamo deciso di divertirci un po’… Di fare un po’ di pulizia. Tu ci capisci vero?

- Anche tu sei credente, non è così? – Alberto arriva ad accarezzare Victor sulla guancia.

- Già, ma sei anche uno sporco guardone, – dice Caterina – e uno spione, come quella schifosa di tua madre.

- Ora lei non parla più – Alberto mostra i denti.

- Avevi creduto che fossi una di quelle povere troie che vengono a farsi fottere in macchina… – la voce di Caterina è sottile quanto un filo d’erba gelato dalla brina – Ma io sono una donna di fede. Non si deve far l’amore prima del matrimonio.

- Abbiamo fatto il bene del paese. Da quando è arrivato questo centro commerciale, che ha rovinato l’integrità delle famiglie, è stato solo uno scopare con uno e con l’altro.

- Victor, tu sei un malato e ora ci rimetterai la vita. Ma sappiamo che sei dalla nostra parte: bisogna fare pulizia in questo mondo di miscredenti, bisogna portare la parola del Signore.

- In paese la gente capirà che non si deve andare a fare l’amore in giro, che non si può accoppiarsi come cani dentro le macchine.

- Noi siamo la medicina per questa malattia.

Alberto afferra il manico del coltello infilato nella pancia di Victor. Con un movimento secco lo estrae dalle viscere dell’uomo. Poi la lama insanguinata cade nuovamente su Victor, dilaniandone il volto.

 

Anche Victor sarà solo un manichino di sangue in disgregazione sul fondo del fiume. Quel fiume che un tempo costeggiava un immenso parco naturale e che ora è solo una vena di vetro attorno al grande centro commerciale.

Domani mattina, quando i cassieri e le receptionist, i mulettisti e gli addetti alla sicurezza, le donne delle pulizie e i manager arriveranno sul piazzale del grande centro commerciale, una nuova coppia di automobili sarà già lì, ad attendere senza conducenti.

Sarà il segno che un’altra coppietta è scomparsa nella notte. Una coppietta che amoreggiava furtivamente nella campagna silenziosa, per nascondersi in qualche anfratto dagli occhi indiscreti del paese lì vicino. Ma il paese ha occhi che vedono distante, che sanno scandagliare anche nel vuoto sidereo della notte. Gli amori furtivi verranno carpiti dallo sguardo di qualche guardone e riportati alle orecchie delle comari del paese. Presto le voci si uniranno alle voci, i brusii prenderanno forma tra i muri spessi delle vie e percorreranno le navate della chiesa, si insinueranno sotto le porte e compariranno nelle stanze vuote.

Qualcuno dirà:

- Ma Carlo e Maria, li hai più visti?

- No, io no. Anche loro…?

E poi altri faranno eco:

- Hai notato quelle due auto?

- Altre due?

- Ma è vero quel che dicono?

Poi, però, tutti torneranno ai loro affari. I lavoratori riprenderanno i propri sforzi quotidiani, perché alzare la testa per parlare con i compagni di lavoro può costare il posto. E in tempi di crisi… Con questi capetti che guardano sempre tutti e che annotano ogni distrazione…

Le comari si faranno il segno della croce e fileranno via a casa, a preparare da mangiare per la cena. Di certo, la sera, per fugare la paura che fa sinistramente capolino da dietro l’uscio, accenderanno la televisione, in modo da rompere quell’odioso silenzio che le insidia.

 

(E un lume fuori, per i morti).

 

E si finirà tutti a sorridere, dietro un quartino di vino, o bevendo una cioccolata calda al bar del paese:

- Questi giovani d’oggi, che lavorano tutti al centro commerciale… Si innamorano dall’oggi al domani di un altro… E via!

- Eh, sì, scappano via.

- Dai, ma cosa ci stanno a fare in questo paese, se c’hanno la voglia di fare qualcosa di nuovo!

- Ma sì, dai, i giovani sono così, si lasciano prendere dalla gioia del momento.

- Eh, l’amore.

- Eh, beata gioventù!

E la polizia? Ma la polizia non saprà mai niente. Scompaiono centinaia di persone in Italia tutti gli anni, e nessuno sa nulla di nulla, tantissime persone scomparse non vengono mai nemmeno denunciate e nessuno mai saprà nulla a riguardo. La polizia, poi, senza una regolare denuncia… E chi ha tempo di andare a fare una denuncia? Oggi che è tutto così veloce e la nostra vita scorre frenetica come dentro un flipper, oggi che è tutto così lucido e avvolgente come i prodotti sugli scaffali dei centri commerciali, dalle otto del mattino fino alle undici di sera, e le nostre vite sono schegge impazzite in questo tran tran senza fine, chi ha tempo di andare a sporgere denuncia oggi che bisogna solo lavorare, lavorare, lavorare?

(8 – fine)

Daniele Vacchino