FANTASCIENZA STORY 07

IL DOTTOR CYCLOPS (DOCTOR CYCLOPS)

Dopo l’avvento del sonoro e i primi sporadici tentativi dei “colori a due toni”, il technicolor, celebre anche ai giorni nostri, fa la sua prima gigantesca apparizione nel campo della fantascienza. I suoi toni caldi, chiamati in gergo, color champagne, resistono all’usura del tempo e non si deteriorano con il passare degli anni.

Ernest B. Schoedsack debutta nel colore, con un film nato appositamente per questo scopo e crea la sua opera forse più ispirata.

Immaginate un laboratorio soffuso da una pulsante luce verde e due uomini: uno, chino su un microscopio, è alto e prestante e con la testa completamente calva, l’altro invece ha un aspetto dimesso ed è il primo a parlare.

Mendoza: “Perché non si arrende dottor Torkel? Tanto non ci riuscirà mai.

Torkel: “Lei crede, mio caro Mendoza? Ci sono già riuscito, Sono ancora vivi. Guardi, guardi pure…

Mendoza: “Incredibile!

Torkel: “Ha visto? Hanno avuto tanto radio da ridurli in una poltiglia e con tutto questo sono riuscito a tenerli in vita.

Mendoza: “Deve smettere immediatamente! Distrugga i vetrini, bruci i suoi appunti!

Torkel: “E’ impazzito?

Mendoza: “Mi ascolti prima che sia troppo tardi! Quando ho scoperto questo giacimento di radio ho pensato subito a lei, al mio professore e maestro, al dottor Torkel, il grande biologo e l’ho mandata a chiamare subito. Immaginavo già qui nella giungla, l’Istituto Torkel, un luogo di cura dove tutti potessero venire.

Torkel: “Ah, cosa siamo, medici condotti?! Lei non sa cosa abbiamo scoperto: nelle nostre mani abbiamo la forza cosmica che muove l’universo, con le nostre mani possiamo creare la vita, distruggerla e crearla di nuovo, forgiandola a nostro modo!

Mendoza: “Ma è sacrilego quello che fa, è diabolico! Lei invado un campo riservato a Dio.

Torkel: “Esatto… E’ proprio così. E’ proprio quello che volevo fare.

Il primo film di fantascienza a colori comincia così, con questo drammatico colloquio. E’ ancora opera di E.B. Schoedsack, da una sceneggiatura di Tom Kilpatrick che, il popolare scrittore di science fiction Henry Kuttner, trasformò poi in romanzo.

Il vero eroe di questo film è senza dubbio il creatore degli effetti speciali, Farciot Edouart che, per la prima volta, adopera le sue tecniche al servizio del colore; le sue sovrapposizioni, per esempio, sono pressoché perfette.

Il biologo dottor Bulfinch (Charles Halton), la sua assistente Mary Robinson (Janice Logan)  e l’esperto in minerali Bill Stockton (Thomas Coley), raggiungono, in una impervia località del Perù, il dottor Torkel (Albert Dekker) che sta compiendo importanti studi sull’energia atomica; quest’ultimo riceve con entusiasmo i nuovi venuti e chiede la loro collaborazione, poi, all’improvviso e dopo che questi gli hanno risolto un problema che la debole vista di Torkel non era in grado di decifrare, annuncia a tutti che devono andarsene subito, ma questi, offesi, rifiutano.

Torkel ha costruito una macchina che riduce gli esseri a proporzioni minuscole; rinchiude nel laboratorio gli ospiti e li sottomette a un processo di rimpicciolimento. Perseguitati da Torkel, i minuscoli esseri riescono a fuggire e a far precipitare “il gigante” in un pozzo e, in seguito, riacquistano la loro normale statura.

L’accenno all’energia atomica (nel 1939) è quanto mai evidente, è lo stesso Torkel a farlo quando, apparentemente ammansito, giustifica i suoi studi.

Torkel: “Tutti coloro che nel passato hanno cercato qui l’oro sono morti senza sapere che avevano scoperto qualche cosa di valore assai maggiore: il più ricco giacimento di minerale d’uranio che esista al mondo… Finora non ho estratto altro che le proprietà che ha il radio. Quel tubo è il condotto che me lo porta. Il collettore è situato nel pozzo in prossimità del giacimento. Con esso io raccolgo e conduco sotto il mio controllo l’immensa energia atomica del sottosuolo…”

Bulfinch: “Impossibile!”

Torkel: “Impossibile? Beniamino Franklin, con un aquilone, trasse elettricità da una nuvola. Con il mio metodo invece io traggo la forza cosmica dal profondo della Terra.”

Una scena tecnicamente mirabile è quella in cui Torkel afferra, per ucciderlo, il minuscolo Bulfinch. E’ vista alle spalle dello scienziato, davanti ha uno schermo sul quale viene proiettata l’immagine del gigantesco Torkel, di fianco, in perfetto sincronismo con i movimenti, appare una mano gigantesca che afferra Bulfinch; l’immagine è assai precisa e la mano, in grandezza naturale, ottimamente realizzata.

Tutto quanto, la stanza, il laboratorio di Torkel, il giardino, sono stati ingranditi in proporzione e su di essi, opportunamente fotografati, si muovono e agiscono i piccoli uomini.

Sono scene perfette, la cui bellezza è accresciuta dal colore, che rendono quest’opera di Schoedsack un capolavoro del cinema fantastico, valido ancora oggi, a distanza di molti anni e che è disponibile in DVD grazie alla Sinister Film.

Giovanni Mongini