LA SAGA DI TRAINVILLE

Per la collana “Delos Digital” di Delos Books arriva la saga di “Trainville”, scritta da Alain Voudì, da un’idea di Daniela Barisone, che ha ideato anche la copertina: al momento è già disponibile l’episodio 1 intitolato “Arrivo a Trainville” (54 pagine; 0,99 centesimi).

Trainville era immensa: i grandi vagoni a due piani si allineavano a perdita d’occhio. Era una città, una città che correva sui binari”…

Hell’s Hollow, la “valle dell’inferno”: un territorio velenoso, mortale per le radiazioni. Eppure è lì che gli indiani Navajo trovano il loro sostentamento: raccolgono la sabbia e la rivendono ai ricchi mercanti bianchi. È proprio da quella sabbia che i bianchi estraggono l’energia nucleare che fa muovere i grandi treni-città come Trainville, migliaia di grandi vagoni che viaggiano su binari quadrupli, girando tutti gli Stati Uniti in un’orbita senza fine che va da Boston alla California e viceversa.

Ma un giorno Serpe Veloce trova qualcos’altro nello Hell’s Hollow. Una bambina bianca, sperduta, senza memoria, senza passato. È così che comincia la nuova vita di Joanna, alla scoperta del mondo e delle sue città viaggianti.

La saga di Trainville si svolge nell’ultimo decennio del XIX secolo in una versione alternativa degli Stati Uniti, in cui la Guerra di Secessione non è mai scoppiata e le industrie dell’Est sono alimentate, in luogo del carbone, dalla sabbia radioattiva che i Navajo estraggono dal gigantesco cratere di Hell’s Hollow, nel deserto dell’Arizona. Protagonista della saga è Joanna, una bimba bianca che gli indiani hanno trovato in fin di vita nel bel mezzo dello Hollow.

Joanna non ricorda nulla di sé a parte il nome, né sa spiegare come sia arrivata, da sola, al centro di una delle località più letali del mondo. L’unica memoria che conserva del proprio passato sono gli incubi di morte che la perseguitano.

In questo primo episodio seguiremo la piccola Joanna dal momento del suo ritrovamento fino a quando verrà affidata dagli indiani al mercante bianco che acquista la loro sabbia: mister James T. Pennyworth, residente a Trainville, uno degli smisurati convogli che corrono lungo la Circle, la grande ferrovia transcontinentale che avvolge, come un anello, tutti gli States. Con l’aiuto di mister Pennyworth, Joanna inizierà a ricostruire la propria storia, e forse a trovare il proprio posto nel mondo.

La storia di Joanna a Trainville proseguirà nei quattro episodi successivi, che compongono un unico lungo arco narrativo e saranno pubblicati a sequenza quattordicinale fino a luglio. Inoltre la saga di “Trainville” prevede un secondo arco narrativo, attualmente in lavorazione.

Vediamo intanto il piano dell’opera della prima serie, che comprende: “Arrivo a Trainville”, “Alla scoperta di Mister Pennyworth”, “Andata e ritorno” (titolo provvisorio), “Fuga da Trainville – parte I” (titolo provvisorio) e “Fuga da Trainville – parte II” (titolo provvisorio).

Per darci un’idea di questa serie steampunk e dello stile di Alain Voudì, diamo una lettura a un brano direttamente dal prologo:

Hell’s Hollow, Arizona, 1888

[…]

Dopo quelle che gli parvero ore, Serpe Veloce arrivò al giacimento, annegato nel cuore della distesa sabbiosa. Ignorando il crescente calore che filtrava attraverso le suole e resistendo all’impulso di sfregarsi il braccio sulla fronte per detergerne il sudore, si fermò e si liberò dalle briglie della slitta. Un altro ratto mutato gli sfrecciò sulla punta degli stivali, prima di scomparire inghiottito nel calore insostenibile di quella terra aliena. Per quanto mostruosa ai suoi occhi, quella creaturina era più adatta di lui al proprio ambiente. In un lampo di intuizione, Serpe comprese la lezione che il Grande Spirito gli aveva appena impartito: in quel luogo, l’alieno era lui. Annuì, riproponendosi di non dimenticarlo.

Senza indugiare oltre, tirò a sé la slitta e ne trasse la pala di piombo e una bracciata di piccoli sacchi coibentati.

Affrettandosi al lavoro, iniziò ad affondare la pala nella sabbia sfrigolante, riempiendone i sacchi e sigillandoli man mano con cura, attento a non lasciar uscire nemmeno un granello del loro prezioso e letale contenuto. Un’ora dopo, tutti i sacchi erano stati riempiti e impilati a dovere; Serpe infilò le braccia nelle cinghie di cuoio della slitta e la strattonò per liberarne i pattini, che erano affondati leggermente sotto il peso del carico. Quando finalmente riuscì a rimetterla in movimento, si incamminò sulla strada di ritorno, ben segnata dalle strisce parallele lasciate all’andata.

Fu a quel punto che il vento gli portò il suono.

Sorpreso, l’indiano si immobilizzò all’istante e tese l’orecchio, girando la testa d’attorno improvvisamente attento. Non tutti i mostri generati dallo Hollow erano innocui come i piccoli ratti a due teste.

Il suono si ripeté, identico alla prima volta. Dietro alle lenti della maschera, Serpe strinse le palpebre. Non sembrava un suono minaccioso. Pur ovattato dagli strati di stoffa piombata del cappuccio, sembrava piuttosto un gemito di dolore.

Un gemito dal suono molto umano.

Senza fermarsi a riflettere, il navajo si liberò delle cinghie e si diresse verso il gruppo di rocce aguzze dalla cui direzione sembrava provenire il suono. Aggirate che le ebbe, si fermò di colpo per la sorpresa.

Riversa su una roccia piana stava una atʼééd [1], una piccola bianca di forse una dozzina di primavere, senz’altra protezione addosso che i propri vestiti già anneriti dal calore. I lunghi capelli castani le giacevano intorno alla testa come una corona, strinati dalle radiazioni presenti nell’aria. Ma la cosa che fece scattare in avanti Serpe Veloce fu la vista del viso di lei, appoggiato con la guancia alla pietra rovente. Afferrò la bimba per le spalle e con un gesto deciso la tirò su, liberandola dalla stretta mortale della roccia.

Con un terribile suono di pelle lacerata, il volto della bambina si staccò dal suolo, lasciandovi incollati brandelli di carne viva.

La piccola si agitò debolmente, lamentandosi per il dolore improvviso. Serpe respirò di sollievo: per provare dolore occorreva essere vivi, e la vita scorreva ancora nella bimba. Quanto a lungo avrebbe continuato a farlo, sarebbe dipeso soprattutto dalla rapidità dei soccorsi.

Serpe Veloce strinse i denti, caricandosela in spalla.

Quella volta, avrebbe fatto onore al proprio nome”.

Genovese, classe ‘63, Alain Voudì collabora fin dai primordi alle collane “Delos Digital”, per le quali è coautore tra l’altro di tre episodi della serie “The Tube”. Ha pubblicato numerosi racconti, alcuni dei quali apparsi nei “Gialli Mondadori”, ed è stato vincitore o finalista di concorsi quali lo “Stella Doppia” e il “Premio Robot”. Altri suoi lavori si possono trovare nella serie “365 storie per un anno” di Delos Books, oltre che nelle riviste “Robot” e “Writers Magazine Italia”, nella collana “FantaErotika” di Lite Editions e nelle raccolte “Il Cerchio Capovolto” (I Sognatori, 2011 e 2012).

Buona lettura.

A cura della redazione


[1] Bambina – lingua Navajo