LE BAMBINE CHE VEDEVANO LE FATE

E’ una vicenda che a quel tempo commosse l’Inghilterra e suscitò molto scalpore. A Cottingley, nel 1920, due bambine Elsie Wright e Francis Griffith, trascorrevano i pomeriggi nei prati di Cottingley per giocare.

Le due amiche raccontavano ai genitori che in quei posti si vedevano le fate: degli esserini alti 20 centimetri, con le ali.

Un giorno il padre di una bambina le diede una macchina fotografica, invitandola a fotografare le fate. E la bambina scattò molte foto delle fate.

Queste foto, che sono state esaminate da un tecnico della Kodak, sono arrivate fino a noi e compaiono in molti libri di parapsicologia.

Le spiegazioni possibili sono tre.

Prima: le bambine hanno ritagliato delle immagini dai loro libri di fate e si sono fotografate vicino a questi disegni di cartone.

Seconda: le bambine credevano nelle fate e riuscivano a oggettivare, cioè rendere visibili le loro fantasie.

Terza: le fate esistono realmente, in una dimensione parallela. Esse sono visibili solo in uno stato di coscienza differente dal normale.

Non sappiamo qual è la spiegazione giusta. Notiamo però che nelle foto l’espressione delle bambine appare trasognata, come in trance.

Ricordiamo che i fenomeni psichici paranormali (veggenza, precognizione, avvistamenti di fantasmi, materializzazioni) avvengono solo se c’è una persona sensitiva che fa da medium. Il medium entra in uno stato di coscienza differente, che non è la veglia e neppure il sonno, e solo allora si producono questi fenomeni.

Certo, in questo caso, non lo sapremo mai.

Sergio Bissoli