AL DI LÀ DELL’IMMENSO ARTIFICIALE…

Il bambino pensò alla forma di una pesca e questa istantaneamente si materializzò nella sua mano sinistra. Si trattava di un frutto succulento, dal colorito rossastro striato di giallo verso la sommità, la sua buccia ricoperta da una peluria sottilissima avvertibile distintamente al tatto e tuttavia  quasi  inconsistente. Si immaginò quindi un coltello ed anch’esso immediatamente dopo gli comparve innanzi. Era un oggetto sottile e lucido, affilato su di un lato e dall’impugnatura solida e brunita. Il suo peso era esattamente di 2 etti ed   appariva ben bilanciato nel suo palmo, poiché così l’aveva voluto.

Il bambino dal viso paffutello  ponderò  per  pochi  istanti  entrambi  gli  oggetti  che  impugnava  saldamente, dopodiché li  posò davanti  alle  ginocchia  sulla  sabbia  finissima  della  spiaggia  su  cui  si  trovava  accovacciato, accanto  ad  alcune  rose  di  colore  ed  aspetto  diverso.  Il suo  sguardo  si  appuntò  sulla  risacca  che  batteva  in  lontananza, assorto  ad  esaminare  quelle  onde  impalpabili  e  biancastre  che  si  frantumavano  toccando  la  riva. I loro  intervalli  erano  regolari  e  calcolati, si  ripetevano  esattamente  ogni  minuto  in  un  incessante  andirivieni  che  non  sgarrava  mai.

I  suoi  occhi  fucsia  si  volsero  in  alto,  verso  il  cielo  privo  di  nubi  che  lo  sovrastava, quindi  indugiarono sullo spazio tutt’attorno. Poteva  raggiungere  con  la  sua  cognizione  ogni  singola  cosa  che  si  trovasse  in  quel  luogo, compresi  gli  alberi  frondosi  e dolcemente  ripiegati  verso  il  basso, le  rocce  tondeggianti  e  le  sterpaglie secche distese fino  sulla  battigia. In  una  parola, tutto  ciò  che  era  presente  sull’isola  su  cui  si  trovava.  E  tuttavia  non  sapeva  assolutamente  nulla  di  quella  enorme  distesa in  movimento  dal  colore  acqueo  sbiadito  che  delimitava  quel  lembo  affiorante  di  terra .Si  trattava  di  un  qualcosa  al  di  fuori  della  propria  portata.

Doveva  saperne  di  più. Ma  come?

***

Brett  Hurchinson  sedeva  pazientemente  in  una  delle  poltroncine  collocate fuori  della  stanza  del  Supervisore, in  attesa  di  essere  ricevuto. Un  lieve  accenno di  barba  rossiccia  – frutto  di  una  mattinata  convulsa  in  cui  non  era  riuscito neanche  a  radersi-  gli  contornava  il  viso. Tuttavia  non  se  ne  preoccupò  più  di  tanto. Grien  in  fondo  era  una  persona  piuttosto  alla  mano, non  criticava  mai  un  dipendente  per  come  si  vestiva  o  per  il  suo  aspetto, lui  stesso  vestiva  in  modo  piuttosto  informale  e  giovanile  nonostante  avesse  ormai  più  di  50  anni, a  quanto  dicevano.  D’altra  parte  Brett  ci  aveva  messo  “una  pezza” indossando  il  suo  completo  grigio  per  l’occasione, trovava  gli  mettesse  in  risalto  i  suoi  lineamenti  piuttosto  decisi  e  spigolosi, conferendogli  un tono  più  consono.

Improvvisamente un  crepitio  attraversò  la  casa  acustica  dell’interfono “Lo  faccia  entrare, signorina”.

“Subito” rispose  diligentemente  la  segretaria  dall’altro  capo  della  scrivania. La  donna  dalla capigliatura  folta  e  nera – non  più  di  30  anni, le  unghie  lunghe  e  curate,  due  occhi  azzurri  che  lasciavano  decisamente  il  segno- alzò  lo  sguardo  verso  di  lui, atteggiandosi  ad  un  caldo  sorriso  di  circostanza “Entri  pure, Professor Hurchinson”.

Spalancatasi  la  porta, l’uomo  si  trovò  innanzi  la  forma  familiare  della  sala  del  Supervisore  Grien. Vi  era  già  stato  altre  volte, ma  ormai  era  più  di  tre  mesi  che  non  aveva  occasione  di  entrarci, ultimamente gli  incontri  tecnici  avvenivano tutti presso  la  struttura  di  progetto  collocata  nell’edificio  a  fianco  del  complesso  centrale.

Da  quel  che  poteva  vedere, gli  sembrava  che  fossero  stati  apportati  alcuni  cambiamenti  di  poco  conto: il  tavolo  che  prima  stava  al  centro  era  stato  addossato  verso  la  finestra sul lato  opposto  della libreria, inoltre  compariva  in  bella  mostra  nell’angolo destro un  nuovo  impianto  olografico  di  ultimissima  generazione – una  cosetta  da  trentamila  euro, avrebbe  scommesso.

“Venga, venga  Professore!” lo  accolse  Grien  venendogli  incontro  e  stringendogli  calorosamente  la  mano  con  una  delle  sue  strette  portentose  per cui  era  famoso. Brett  non  poté  non  notare  che  vi   erano  decisamente  alcuni  capelli  grigi  in  più  dall’ultima  volta  che  avevano  conversato  assieme, tuttavia  il suo  viso  scarno  aveva  conservato  il  colorito  di  sempre “Si  sieda, abbiamo  molte  cose  da  discutere…”

Hurchinson  si  sistemò  sulla poltrona  alle  spalle  dell’enorme  scrivania  direzionale  in legno  pregiato. Sul  suo  ripiano, protetto  da  una  lastra  di  cristallo,  vi  erano  parecchi  giornali  e  riviste  d’informatica buttate  alla  rinfusa – molti  degli  articoli  presenti  su  di  esse  le  aveva  scritte  proprio  il  Supervisore.

“Dobbiamo  discutere  del  Progetto  Baby” cominciò  Grien. I suoi  occhi  si  fissarono  improvvisamente  su  di  lui “Ci  sono  delle  novità…”

Il  progetto  Baby? Brett fu sorpreso  che  dovessero  parlare  di  quell’argomento. Era  parecchio  tempo  che aveva  cessato  di  occuparsene “Novità  di  che  tipo?” chiese  incuriosito.

“Lei  aveva  collaborato  al  gruppo  di  progetto  responsabile  dell’elaborazione  di  alcuni  schemi  dell’architettura  neurale  del  Baby, non  è  vero?”

“E’  esatto…” ammise  Brett “…tuttavia  venni  contattato  solo  come  ‘outsider’  per  così  dire, in  quanto  facente  parte  dell’entourage  di  consulenti  incaricati  di  approfondire  gli  aspetti  ed  i  risvolti  psicanalitici  dell’elaborazione  informatica. Era  stato  deciso  così  a  causa  dell’esperienza  maturata  nella  mia  precedente  professione, prima  di  entrare  a  lavorare  alle  Virtualtech, intendo  dire…”

“Però  lei  ha  potuto  dare  parecchi  input  importanti  circa  la  predisposizione  degli  schemi  neurali  di base, che  sono  poi  confluiti  nella  matrice  dell’I.A.  denominata  Baby, mi  corregga  se  sbaglio…”

“Sì, è  così…è  stato  un  compito  che  mi  ha  riempito  d’orgoglio. In  un  certo  senso  nella ‘mente’  di  quell’I.A.  vi  è  parte  della mia  esperienza  e  dei  miei  studi, così  come  quella  degli  altri  esperti  che  mi  hanno  affiancato  nel  lavoro.”

“Allora  mi  permetta  di  aggiornarla  sugli  ultimi  sviluppi  di  Baby…” disse  Grien.

Gli  occhi  di  Brett  si  illuminarono  di  vivo  interesse  a  quella  frase. Molte  volte  aveva  cercato  di  sapere  qualcosa  di  più  sugli  esiti  del  suo  lavoro, ma  il  vincolo  di  segretezza  che  avvolgeva  l’intera  questione – così  come  tutto  quello  che  accadeva  nelle  Sezione  Sviluppo  Nuove  Tecnologie-  aveva  impedito  che  riuscisse a  carpire  al  riguardo  poco  più delle  striminzite soffiate  di  secondaria  importanza  ricevute  da  alcuni  colleghi “Mi  sta  dicendo  dunque  che  il  progetto è  proseguito? Se  è  così, mi  fa  enormemente  piacere. Da  quando  era  terminato il  mio  contributo  teorico  sulle reti  neurali, non  avevo  saputo  più  niente  al  riguardo. E’  tipico  dei  lavori organizzati   a  compartimentazione, ritengo, in  cui  ogni  gruppo  si  occupa  specificamente  solo  del  proprio  orticello…”

“Sì, il  progetto  è  stato  portato  avanti, ha  superato  i  rigidi  test  a  cui  è  stato  sottoposto  ed  ha  cominciato  la  sua  operatività  il  10  Gennaio  di  quest’anno.”

Brett  si  mostrò  favorevolmente  sorpreso  a  quella  notizia. Quindi  Baby  funzionava  già  da  un mese…chissà  come  andavano  le  cose, sarebbe  stato  molto  interessato  a  conoscerne  gli  ultimi  sviluppi. Ed  aveva proprio   l’impressione  che  il  Supervisore stesse  per  fornirgli  qualche  succulento  dettaglio al  riguardo…

“L’I.A.  ha  mostrato  sin  da  subito  una  grande  vivacità  intellettiva  ed  una  capacità  di  apprendere  davvero  considerevole, ben  oltre  le  previsioni iniziali dei  progettisti” gli  rivelò  Grien “La  sua  mente  si  sviluppa  e  si  affina  ogni  giorno  di  più, così  come  il  suo  aspetto  virtuale  e  fittizio.  Inizialmente  la  sua  forma  esteriore  era a  tutti  gli  effetti quella  di  un  neonato, che  con  il  tempo  ha  assunto  però  le  sembianze  di  un  bambino  vero  e  proprio.”

Brett  trovò  intrigante  questa  rappresentazione  fisica  di  una  mente  artificiale, la  quale  di  per  sé  non  aveva  niente  di  umano. Era  uno  dei  motivi  che  l’avevano  attratto  fin  dall’inizio, spingendolo  a lavorare  a  questo  progetto  informatico  estremamente  avanzato.

“Mi  sembra  un  elemento  davvero  interessante, meriterebbe  un  approfondimento, senza  dubbio…” gli  occhi  di  Hurchinson incontrarono  tuttavia  l’espressione  perplessa ed  improvvisamente  tesa del  Supervisore, tanto  da  indurlo a  porgli  una  domanda  spontanea “Si  sono  forse  verificati  dei  problemi?”

Grien  lo  fissò  per  qualche  istante, quindi  ricominciò  a  parlare, soppesando  bene  le  parole “L’I.A.  sta  andando  molto  oltre  il  suo  schema  di  base, come  forse  poteva  essere  prevedibile…Alcuni in effetti avevano discusso approfonditamente  circa  l’eventualità  di  questo  sviluppo.  Inoltre  si  sta  dotando  di  moltissimi  adds-on  e  applets  di  cui  nessuno  aveva  mai  pensato  che  avrebbe  potuto  aver  bisogno…Ultimamente  sta  addirittura  creando  ex novo  un  suo  proprio  linguaggio  software  di  programmazione, molto  più  evoluto  di  quello  uscito  sul  mercato  ad  opera  dei  nostri  concorrenti  della  Technet  appena  un  anno  fa, e  grazie  ad  esso  pare  possa modificare  la struttura  stessa  dei  costrutti  virtuali  di cui  è  costituito  il  suo  sito  di  contenimento. Sembra  che  stia   causando  notevoli  aggiornamenti  all’intero  ambiente  in  cui  si  trova, noi  stessi  stentiamo  talvolta  a  riconoscerlo, mi  creda.”

Brett ascoltava  con  grande  interesse  il   resoconto  che  gli  veniva  snocciolato  davanti. Tutto  ciò  era  davvero  affascinante “Forse, dopotutto,  sta  solo  imparando, sperimentando…potrebbe  trattarsi  di  un  modo  per  esprimersi, di  comunicare  qualcosa  di  importante. Essendo  stata  dotata  di base  di  tutto  lo  scibile  umano – a  quanto  mi  risulta-  e  potendo  pertanto  accedere  ad  un  innumerevole  ammasso  di  dati – seppure  con alcune  restrizioni-  è  normale  che  cerchi  di  rapportarsi  ad  essi  utilizzandoli, modificandoli  e  ricombinandoli  assieme  a  proprio  uso  e  consumo. E’  come  un  bambino  che  apprenda  a  grandissima  velocità,  con  il  vantaggio  che  ha  già  tutto  potenzialmente  nella  sua  testa.  Mi  sembra  naturale  che  voglia  sperimentare  ed  approfondire  quanto  più  possibile…”

“E’  un’ipotesi  su  cui  sembrano  concordare  anche  i  nostri  responsabili  di  progetto” ammise  il  Supervisore “Nelle  ultime  settimane abbiamo  assistito  all’ideazione  di  oggetti  e  strumenti  sempre  più  innovativi  e  strabilianti. Qualche  giorno  fa  inoltre  degli  strane  costruzioni  hanno  iniziato  a comparire  nel  suo  ambiente…”

“Penso  di  aver  compreso  il  paragone…si  direbbe  che  si  stia  comportando  come  un  bambino  che  utilizzi  dei  mattoncini  da  gioco  per  costruire  quello  che    più  gli  piace, con  la  differenza  che  nel  suo  caso  si  tratta  di  un  soggetto  che potenzialmente  già  possiede  tutte  le  conoscenze  di  un  Architetto, di  un  Informatico  e  quant’altro…probabilmente  le  sta  solo  mettendo  in  pratica.”

“Esattamente, e  non  ha  paura  di  innovare  e  spingersi  verso  nuovi  obiettivi, anche  se  non  comprendiamo  bene  quali…”

A  questo  punto  Brett  espresse  una  considerazione  che  aveva  avuto  sulla  punta  della  lingua  fin  dall’inizio “Non  avete  paura  che  si  senta,  in  un  certo  senso  un  po’  sola? In  fondo, in  tutto  quell’ambiente  virtuale  lei  è  diversa  da  tutto  il  resto, non  ha  uguali…”

“Non  può  autoreplicarsi, in  effetti, e  questo  è  uno  degli  altri  limiti  rigidamente  imposti  alla  sua  programmazione  di  base”  riconobbe  il  Supervisore.

“Forse  tutto  ciò  di  cui  mi  ha  parlato, strani  edifici, oggetti inconsueti ed altro…potrebbe  essere  solo  un  modo  di  mettersi  in  luce, di  attirare  la  vostra  attenzione. Forse  vuole  incontrare  qualcuno  che  le  assomigli, o  forse  semplicemente  cerca di  stuzzicare  in  qualche  modo  il vostro  interesse  per  conoscervi,  per  incontrarvi…sa  di  essere  spiata.”

“Intende  dire  che  desidera  che  qualcuno  le  faccia  visita?” chiese  Grien  facendosi  più  serio “In  effetti  è  una  possibilità  che  avevamo  considerato…ed  è  proprio  qui che   entra  in  gioco  lei!”

“Come  dice?” quella  rivelazione  colpì  Brett, che  non se  l’aspettava “Ma  io  non  sono  un  cybernauta  vero  e  proprio…non  un  cybernauta  informatico  professionista  almeno.”

“ Però  possiede  ancora  la  licenza  per  operare  intra- mind, lo  ha  fatto  qualche  volta  con  i  suoi  pazienti, non  è  vero?”

“Sì” ammise  lui, sorridendo “Ma  è  stato  più  di  cinque  anni  fa, prima  che  venissi  a  lavorare  qui  da  voi  e  mi  venisse  offerto  un  contratto  per  fornire  assistenza  teorica  sull’elaborazione  degli  schemi  neurali   dell’I.A.  del  progetto  Baby.” E  da  allora  non  ho  praticamente  più  avuto  contatti  psicanalitici  a  livello  virtuale  con  la  mente  di  qualche  paziente  per  motivi  attinenti  alla  mia  professione…, pensò  Brett  fra  sé.

“Certe  cose  non  si  dimenticano…” disse  subito  Grien, frenando  sul  sorgere  la  sua  obiezione “D’altra  parte  la  scelta  è  ricaduta  su  di  lei  anche  per  un  altro  motivo.  Avendo  infatti  già  partecipato  al  gruppo  di  lavoro  dei  consulenti  della  società, non  ci  sarà  bisogno  di  ricorrere  a  soggetti  esterni, e  questo  salvaguarderebbe  la  necessità  di  segretezza  dell’intero  progetto, che  in  questo  campo  è  sempre  fondamentale, come  sa  benissimo…”

“Sì, capisco, naturalmente…” ammise  lui.

“Inoltre, mi  creda, noi  abbiamo  bisogno  di  avere  al  più  presto  delle  ipotesi  attendibili. Alcuni  hanno  infatti  avanzato  il  sospetto  che  quest’atteggiamento  dell’I.A. possa  essere frutto  di  un malfunzionamento, in  fondo  niente  di  tutto  ciò  corrisponde  allo  schema  di  sviluppo  progressivo  teorizzato  dagli  informatici.  Inoltre, questo  suo inventarsi  altri sistemi  di  linguaggio, nuovi  software  e  costrutti, senza  aver  ricevuto  alcun input  in merito  appare  molto  strano… è  vero, lo  scopo  del  progetto  è  verificare  fino  a  che  punto  Baby  sia  in  grado  di  spingersi  autonomamente, tuttavia  alcuni  pensano  che  quanto  abbiamo  rilevato  possa  ritenersi  un  sintomo  di  indisciplina, o  peggio  una  forma  di  aggressività  nei  confronti  dell’ambiente  virtuale  in  cui  è  attualmente  confinata, e  questo  ci  preoccupa.”

“Mi  sta  dicendo  che  temete  che  il  Baby stia  manifestando  un  atteggiamento  che  va  al  di  là  della  semplice  curiosità  o  dell’apprendimento? Temete  che  possa  sfuggire  al  vostro  controllo, in  un   certo  senso?”

“Sinceramente  non  crediamo  possa  arrivare  a tanto”  ammise  il  Supervisore “L’I.A. non  è  in  grado  di  violare  o  aggirare  in  alcun  modo  i  confini  del  suo  contenimento ‘forzato’…“ Brett  si  annotò  mentalmente  quel  termine  poco  piacevole”… poiché  non  è  stata  volutamente  dotata  di  nessuna cognizione  di  base sul  software delle  strutture che  costituiscono  la  frontiera  artificiale  del  suo  mondo  né  sulle  loro  protezioni. Semplicemente, non  sa  come  approcciarsi  ad  esse…è  il  limite  del  suo  schema  neurale.”

“Dati, nozioni, informazioni…una  coscienza  è  ben  più  di  questo.- rilevò  Brett  in  tono  critico.

“Comprendo  sia  raro  che  si  chieda  ad  uno  psicologo  di  intervenire  in  un  progetto  del  genere, a  livello  operativo  intendo”

“Infatti…- riconobbe  Brett-  Solitamente  la  nostra  funzione  si  limita  a  partecipare  agli  incontri  preliminari  per  fissare  le  regole  di  comportamento  ed  esaminare  le  risultanze  degli  schemi  neurali  di  base  durante  l’avanzamento  del  progetto.”

“Ma  lei  è  perfettamente  equipaggiato, a  livello  cybertronico, voglio  dire, non  è  vero? Ha  fatto  un  aggiornamento  ed  un  check-up  del  suo  sistema  interno  negli  ultimi  due  mesi?”

“Certamente, sono  in  grado  di  connettermi  per  via  neurale da  tutti  i  terminali  standard  con  interfaccia  wi-fi  25, e  quanto  al  mio  sistema  operativo  interno, beh, penso  proprio  che  non  vi  siano  problemi…forse  non  ho  effettuato  gli  ultimi  upgrade  disponibili, ma  d’altra  parte  a noi  teorici  capita  così  raramente  di  entrare  nella  rete  per  compiere  delle  diagnosi  sul  campo…” la  prospettiva  di  avere  un  incontro  con  il  Baby, che  dapprima  l’aveva  sconcertato  seppure  intrigandolo, ora  non  lo  preoccupava  più  tanto. In  un  certo  senso  si  sentiva  quasi  lusingato  di  quell’opportunità  che  gli  veniva  offerta.

“Non  si  preoccupi, provvederemo  ad  effettuare  tutti  i  download  di  cui  risulti  privo  e  metteremo  a  punto  il  suo  O.S.  virtuale in  modo  che  risulti  in  linea  con  le  più  recenti  specifiche  della  rete…”

”E  quando  sarebbe  previsto  che  visiti  il  paziente  in  questione?” domandò  Brett.

“Fra  due giorni.”

“Per  allora, molte  cose  potrebbero  essere  cambiate…voglio  dire, se  l’I.A.  si  evolve  così  rapidamente…”

“Precisamente, lei  ha  colto  il  punto, Professor  Hurchinson. Dobbiamo  sbrigarci  per  evitare  di  dover  buttare  via  l’intero  progetto. Se  la  situazione  dovesse  sfuggirci  di  mano  si  tratterebbe  di una  grossa  perdita  economica, molte  teste  cadrebbero…e  ciò  di  cui  ha  meno  bisogno  la  società  oggi  è  un  progetto  andato  in  malora, non  giova  per  niente  agli  affari…”

***

Oltrepassato  il  c.d. ‘limite  di  Werf’, la  parte  centrale  dell’Immenso  Artificiale  poteva  dirsi  oramai  alla  spalle. Quell’oceano  biancastro, privo  di  colori  e  dalla  superficie  praticamente  immutabile  lo  riempiva  di  sconforto  e  lo  metteva a  disagio. Eppure  quella  sostanza  era  la  più  potente  barriera  informatica  che  esistesse  allo  stato  della  tecnologia  attuale – a  quanto  gli  era  stato  spiegato-  ed  era  adoperata  soprattutto  per  custodire  banche  dati  e  archivi – o  come in  questo  caso   qualche  progetto  informatico  segretissimo-  al  riparo  da  occhi  indiscreti  o  da  tentativi  di  intrusione  non autorizzati.

Niente  poteva  oltrepassare  quel  limite, le  cui  rigide  costrizioni  non  potevano  essere  aggirate  in  alcun  modo. Le  specifiche  erano  tutte  contenute  nei  file  dell’ O.S.  di  cybernavigazione  di  VIRTUOBrett, come  lui  amava  chiamare  scherzosamente  la  propria  rappresentazione  virtuale  nella  rete-  il  quale  era  stato perfettamente  settato  ed  aggiornato  dopo  che  vi  avevano  messo mano  i  migliori  esperti  della  società. Senza  quegli  accorgimenti  non  avrebbe  potuto  accedere  a  quello  spazio-dati  soggetto  a  protocolli  particolari  ed  assai  vincolanti.

Non  appena  giunse  in  prossimità  della  riva, per  la  prima  volta  i  suoi  virtuo-bulbi  oculari  si  posarono  sul  panorama  offerto  dall’’isola. Una  lunga  striscia  di  costa, pochi  alberi  verdeggianti  e  alcune  costruzioni  bizzarre  che  si  stagliavano  all’interno  e  sulla  spiaggia. La  loro  forma  lo  incuriosiva, spingendolo  a  ricercarne  il  significato  inconscio  recondito- opera  probabilmente della  sua  deformazione  professionale.

Giunto  praticamente  sul  bagnasciuga, la  scialuppa che  lo  aveva  trasportato  fino  lì  si  decompilò  all’istante  e Brett   si  ritrovò  con i  piedi docilmente posati  sulla  spiaggia  umida lungo  la  quale   scivolavano  i  resti  dell’onda  appena  infrantasi  contro  la  terraferma. Il  cielo  era  di  un  azzurro  innaturale  e  ogni  cosa  appariva  come stranamente  sospesa. Gli  pareva di  avvertire  come  un’impressione  di  straniamento, probabilmente  una  sensazione  che  la  simulazione  provocava  in  chiunque  entrasse  in  quell’ambiente.

Appena  all’interno  dell’isola, vi  erano  delle  capanne  simili  a  quelle  che  potevano  trovarsi  in  alcune  isolette  dell’emisfero  meridionale  ed  altre  casupole  che  Brett  ricordava  di  aver  visto  in  alcuni  videotesti  sulle  civiltà  del  passato. Sembrava  ci  fosse  una  vera  e  propria  cronistoria  di  tutte  le  costruzioni  in  paglia, frasche, foglie  e  materiali poveri  di  cui  avesse  memoria , una  sorta  di  “esposizione”  che  andava  dall’antichità   fino  ai  giorni  nostri,  e  molte  altre  che  era  certo  di  non  aver  mai  visto  prima.  Tutte  erano  edificate  in modo  impeccabile  e  parevano perfettamente  stabili, tuttavia  il  senso  che  incutevano  era  per  certi  aspetti  di  precarietà. Era  come  se  chi  le  aveva  costruite  avesse  creato  dei  ripari  di  fortuna, delle  protezioni  utili  per  allievare  la  sua  situazione…di  naufrago?

Passeggiò  fra  gli  edifici  per   alcuni  istanti, curiosando  qua  e  là. Ognuno  dei  costrutti  che  vedeva  davanti  poteva  essere  in  realtà  qualunque  altra  cosa: una  banca-dati, un accumulatore  o  un  compilatore  superveloce. D’altronde nel  cyberspazio  qualunque  oggetto  o  strumento  poteva  essere qualcosa  di  completamente  diverso  da  come  appariva… la  forma  esteriore  non  era  tutto.

Dietro  l’ultima  costruzione, accanto  al  limitare  degli  alberi, Brett  scorse  una  figura umana. Alla  fine  il  signore  di  quel  reame  decideva  di  mostrarsi.

Avanzando  lentamente  nella  sua  direzione, si  rivelò  in  breve  trattarsi  di  un  ragazzo  decisamente  più  grandicello  del  bambino  che  gli  aveva  descritto  il  Supervisore. Pareva  un  adolescente già  piuttosto  alto, quasi  quanto  lui, dal  corpo  snello   avvolto  in  un  abito  di  seta  azzurra, abbellita  da  ricami  dorati  ed  argentei  dai  disegni  molto  elaborati. Un segno  di  regalità  o  peggio  un’ostentazione  volta  a  soddisfare semplicemente il  suo  io?

Il  volto  presentava  un’espressione  altera  e  quasi  distaccata, mentre  una  capigliatura  biondiccia, ben  curata,  faceva  risaltare  ancora  di  più  i  suoi  lineamenti. Faceva effetto, in  un certo  senso, trovarsi  di  fronte  il  prodotto  del  suo  lavoro- o  meglio  di  parte  del  suo  lavoro. Dopotutto  non  capitava  tutti  i  giorni  di  poter  parlare direttamente con  ‘il  frutto’  di  ciò  che  si  era  attivamente  contribuito  a  progettare.

Brett  tentò  da  subito  un approccio  colloquiale “Salve, Baby, io  sono  Brett. Immagino  di  essere  il  primo  visitatore  che  incontri…” il  suo  tono  era  volutamente  rassicurante.

Il  ragazzo  rimase  per  qualche  momento  in  silenzio, apparentemente  assorto, come  se  stesse ricevendo  ed elaborando  dei  dati  dall’ambiente  circostante. Quindi  i  suoi  innaturali  occhi  fucsia  si  fissarono  su  di  lui “Salve  Brett. E’  corretto, tu  sei  il  primo  visitatore  che  è  giunto  in  questo  luogo.”

Dunque  era  stato  stabilito  un  contatto  verbale, si  compiacque  Brett “Immagino  che  la  mia  presenza  non ti  abbia  stupito  più  di  tanto. In  fondo  devi  avere  appreso  molto  su  di me  dalle  informazioni  che  ti  sono  state  inserite  in  programmazione  nei  giorni  scorsi. Quindi  che  ne  dici  di  conoscersi  meglio, di  persona  intendo?”

“Sì, ho  ricevuto  l’update  su  di  te, Brett. Si  tratta  di  dati  molto  interessanti.”

In  che  senso?, si  domandò  fra  sé  l’uomo. Ad  ogni  modo  gli pareva  che  Baby  fosse  decisamente  calmo  e  conciliante, c’erano  tutte  le  premesse  perché  quella  prima  seduta  si  rivelasse  molto  fruttuosa. Gli  pareva  che  la  sua  padronanza  del  linguaggio fosse  ottima, d’altra  parte  a  livello  teorico  era  già  una specie di  ‘professore’  in  molti  settori  del  sapere  umano, certamente  più  di  quanto  avrebbe  mai  potuto  esserlo  lui  stesso  in  tutta  la  propria  esistenza, anche  in  un  solo  ambito  di  studi. Tuttavia, ciò  che  gli  mancava  era  proprio  l’esperienza  concreta, il  cosiddetto  ‘senso  pratico’  che  un  individuo  impara  con  gli  anni. Per  dirla  diversamente, non  sapeva  che  farsene  di  tutto  quell’enorme  ammontare  di  dati  di  cui  disponeva  il  suo  cervello  elettronico. Era  come  un  esperto  di  fisica  che avrebbe  potuto  spiegare  con pedante  dovizia  di  dettagli  come  avviene  l’accensione  di  un  fuoco  sfregando  due  semplici  pezzetti  di  legno, e  che tuttavia  non  aveva  mai  provato  a  farlo  con  le  sue  mani.

“Ho  bisogno  di qualcuno  che  mi  trasmetta  la  propria  esperienza  del  mondo  là  fuori.” il  ragazzo  parlava  in  maniera  diretta  e  senza  fronzoli, notò  Brett. E  così  aveva  rivelato di  già quali  erano  le  sue  necessità, subito  al  punto…un  elemento  tipico  della  crescita  e  dello  sviluppo  di  ogni  essere. In  fondo  non  avrebbe  dovuto  stupirsi,  si  trattava  di  un  tipo  di  I.A.  molto  evoluta e  concepita  espressamente  su  schemi  cerebrali  simili  a  quelli  umani. Inoltre, tutte  le miriadi  di   dati  e  le  nozioni  da  essa  possedute – chiamiamoli  una  sorta  di  ‘concetti  innati’-   non  erano  che  il  punto  di  partenza  per  giungere  ad  un’equazione  molto  più  complessa: comprendere  appieno  la  realtà. Ma  poteva  davvero  riuscirci, o  meglio, era  possibile  che quella  che  era  in  fondo  solo  un’invenzione  dell’uomo  potesse  veramente giungere  a  tanto?

“Potrei  avere  molto  da  imparare  da  te.” Baby  si voltò  volutamente  dall’altra  parte, dandogli  le  spalle. Questo  lasciò  interdetto  Brett. Si  trattava  di  un  atteggiamento  di  sufficienza  voluto  o  era  solo  la  ripetizione  di  un gesto  appreso  dai  terabyte  relativi  al  comportamento  umano  di  cui  disponeva? Cercava  di  snobbarlo? O  forse  era  un  senso  di  vergogna? “Tu  mi  aiuterai…resterai  qui  finché  non  avrò  imparato  tutto  ciò  di  cui  ho  bisogno.”

Brett  non  seppe  se  trattenere  un  gesto  di  stizza  o  un  sorriso  divertito, però  si  contenne “Temo  di  non  poterlo  fare, Baby…intendo  dire, vorrei, ma  non  questa  volta, forse  in  un’altra  occasione. Questo  in  fondo  è  solo  un  primo  incontro, a  cui  ne  seguiranno  ovviamente  degli  altri…molto  presto, ritengo” In  realtà  non  sapeva  quando  sarebbe  dovuto  tornare. Cercava  forse  di  ingannarlo  in  questo  modo?

“Non  ti  permetterò  di  andartene  fintantoché  non  avrai  ottemperato  a  quanto  ho  richiesto…ho  bloccato  i  tuoi  sottoprogrammi  di  movimento  riscrivendo  gli  schemi  neurali  della  tua  matrice…non  potrai  andartene  di  qui  finché  non  avrai  fatto  quanto  ho  detto.”

Brett non  credeva  a  ciò  che  sentiva. Un  gesto  aggressivo  mascherato  da  un  contegno  di  sufficienza? Forse  che  tutto  quel  mare  di  conoscenza  di  cui  disponeva  l’aveva  trasformato  in  un  essere presuntuoso  ed  arrogante? C’era  qualcosa  di  strano  in  tutto  ciò. L’uomo tentò  di  spostare  le  gambe  per  allontanarsi  in direzione  della  spiaggia, senza  riuscirvi. Il  suo  corpo, o  meglio  la  sua  rappresentazione  virtuale,  non  rispondeva più ai  comandi  impartiti! A  quel  punto  un  senso  di  gelo lo attanagliò, lasciandolo  interdetto. Era  questo  uno  dei  possibili inconvenienti  non  adeguatamente  previsti  da  chi  aveva  organizzato  questa  missione? Era  pensabile  che  non  fossero  state  predisposte  contromisure  adeguate? Temeva  proprio  di  sì…

“Vorresti  tenermi  qui  contro  la  mia  volontà, Baby? Sai bene  che  questo  non  è  corretto  né  gentile  nei  confronti  del  tuo  primo  visitatore…Inoltre qualcuno  verrà  a  cercarmi, mi  disconnetteranno  e  passerà  del  tempo – molto tempo -  prima  che  qualcun altro  venga  a  trovarti, nel  frattempo  potrebbero  mettere  mano  alla  tua  programmazione, fare  delle  modifiche, controllare  se  vi  è  qualche  malfunzionamento… Il  tuo  comportamento dimostra  di  non  essere  logico!-

“Il  mio  comportamento  è  perfettamente  logico.” Baby  enunciò  quella  frase  senza  alcun  accenno  di  emozione, anche  se  il  senso delle  sue  parole  suonò quasi  come  una difesa  risentita “Non  ti  disconnetteranno. Grazie  ad un  velocizzatore ELT  da  me  implementato  ho  incrementato  esponenzialmente il  flusso  dati  che  rappresenta  lo  scorrere  del  tempo  su  questa  porzione  dell’isola. Agli  addetti  che  stanno  monitorando  la  tua  connessione  ciò  sembrerà  solamente  una  strana  fluttuazione  senza  significato. Tuttavia, mentre  nella  tua  realtà  passeranno  solo  alcuni  microsecondi, ovverosia il  tempo originariamente  previsto  per  la  tua  permanenza   in  questo  luogo, qui  saranno  passati  giorni, anzi  settimane…nessuno  potrà  rilevarlo  in  alcun  modo  dalla  propria  postazione  di  controllo, non  subito  almeno, né  d’altra  parte  qualcuno  ha  motivo  di  sospettare  alcunché. L’arte  dell’inganno  fa  parte  dello  scibile   che  è  stato  travasato  nel  mio  sistema  neurale…non  è  in fondo  un attributo  umano?”

L’uomo, senza  sorridere  fu  costretto  ad  ammettere “Sì, lo  è…” In fondo, fino  a  poco  prima  era  stato  lo stesso Brett  a  pensare  di  riuscire  ad ingannarlo.

Senza  dargli  neanche  il  tempo  di  accettare  la  sua  nuova  situazione, il  ragazzo  lo  incalzò “Dunque  cominciamo…”

***

Molto  tempo  dopo ( chi avrebbe saputo  dire  quanto? ) la  rappresentazione  virtuale  di  Brett  si  alzò  e, lasciando  il  ragazzo  seduto  per  terra, si  allontanò  in  direzione  della  spiaggia. Quindi  salì  sulla  scialuppa  creata  istantaneamente  sotto  i  suoi  piedi  per  attraversare  quella  distesa  che  si  stendeva  innanzi  a  sè. Era  ora  di  andarsene  da  quel  posto.

La  I.A. – o  meglio  ciò  che  esteriormente  avrebbe  potuto  essere  scambiato  al  di  là  di  ogni  dubbio  per  l’Intelligenza  artificiale  del  posto- si  alzò  anch’essa,  guardando verso la  scialuppa  con  a  bordo VIRTUOBrett  che  si  allontanava   dall’isola.

La  vera  I.A., con  un  supercompattatore  dati  di  sua  invenzione,  era  riuscita  ad  effettuare  un  download  completo  della  sua  programmazione – il  suo  intero  cervello  per  così  dire-   nel  disk  neurale   del  cybernauta, estromettendo  tutto  ciò  che  costituiva  lo  stesso  Brett, compresa  la  sua  personalità, salvo  quelle  subroutines secondarie che  aveva  ritenuto  potessero  esserle ancora  utili, confinando  d’altra  parte  l’uomo  in  quel  costrutto  che  assomigliava  esattamente  al  ragazzo. E  così  ora  si  dirigeva  verso  il  mondo  reale, in  cerca  di  nuove  scoperte…

Hurchinson invece  sarebbe  rimasto  chiuso  là  dentro. Per  quanto  tempo? Non  poteva  saperlo. Certo, prima  o  poi  gli  operatori  si  sarebbero  accorti  del  problema e  sarebbero  intervenuti  per  tirarlo  fuori  di  là. Ma  questo  avrebbe  richiesto  parecchio…d’altronde  chi  avrebbe  mai  potuto  solo  ipotizzare  una  cosa  del  genere?

Ed  inoltre, anche  se  fossero riusciti  ad  accorgersi  dell’inganno  perpetrato  dall’I.A.  ai  loro  danni, sarebbero  stati  sufficientemente  veloci  da  fermarla  per  tempo? Francamente  Brett  ne  dubitava. Non  appena  il  suo  vero  corpo  fosse  stato  scollegato  dalla  rete, l’I.A.  avrebbe  potuto  prendere  adeguate  contromisure. Finalmente  priva  di  ogni  controllo  e  potendo  interagire  con  la  realtà, in modo  molto  più  efficace  di  qualunque  supercomputer, avrebbe  sicuramente  acceduto  al  web  mondiale  e  si  sarebbe  scaricata  velocemente  al  suo  interno. Dopodiché, trovarla  sarebbe  stato estremamente  arduo, o  meglio  praticamente  impossibile  per  chiunque.  Anche  una  semplice  BBS (bulletin  board  system) telematica  adoperata  dai  più  comuni  ed  inesperti  netizens  di  dieci  anni  sarebbe stata  più  che  sufficiente   per  effettuare un  nuovo download  della  sua  personalità. Le  sarebbe bastato  addirittura forzare  e  modificare  un  protocollo  TM-UWB, incrementandone significativamente la larghezza di banda, e  Brett  non  dubitava  che  ciò  fosse  perfettamente  alla  sua  portata, visto  quanto  aveva  dimostrato  di  saper  fare.

Di  certo  quell’evasione  avrebbe  fatto  storia…

Mentre  se  ne  stava  triste  e  sconsolato  con  le  estremità  accovacciate  per  terra, appena  impolverate  dalla  sabbia, Brett  rifletté  su  un  aspetto  dell’intera  vicenda. Un  dubbio  infatti  gli  vorticava   da  giorni  nella  mente: come  avrebbe  trovato  l’I.A. il  mondo  reale? Gli  sarebbe  piaciuto, l’avrebbe  disgustato  o  addirittura  avversato  in  tutto  e  per  tutto?

Di  una  cosa  però  Hurchinson  era  certo: da  quel  momento  in  poi,  la  realtà  che  si  trovava  al  di  là  dell’Immenso  Artificiale  sarebbe  cambiata  profondamente…

Sergio Palumbo