IL RECUPERATORE

La strada si interrompeva lì. Il Recuperatore attivò i sensori a corto raggio della tuta, procedendo con circospezione. Qualunque cosa avesse compiuto il minimo movimento producendo un’emanazione elettromagnetica sarebbe stata immediatamente individuata dai suoi analizzatori super-sofisticati entro lo spazio di un microsecondo. Sempre che non disponesse di un dispositivo di occultamento EM-D 55, altrimenti gli sarebbe potuta arrivare quasi addosso e girargli perfino attorno senza che lui neanche se ne accorgesse. Ma quella strumentazione era tecnologia segreta, soltanto gli agenti anti-intrusione delle reti militari orbitanti ne erano dotati. E al momento lui si trovava ancora ben all’interno dell’area civile terrestre.
Il lungo corridoio che aveva percorso fino a poco fa si era rivelato una diramazione secondaria della principale autostrada informatica della Fast-net che serviva l’Europa e la Scandinavia orientale. Quello era senza dubbio il modo migliore per attraversare l’intero spazio commerciale della Rete senza essere sottoposto a una sorveglianza troppo stretta. La Fast-net aveva condotto in proposito una decisa campagna personale contro i maggiori governi europei al fine di preservarla libera dai controlli accurati delle stazioni di inoltro e ricezione statali che avrebbero potuto renderla più lenta – e quindi meno appetibile – per i suoi numerosi fruitori commerciali. Quindi quello era il primo posto ove svolgere la sua ricerca. Cosa non facile, certo, considerato che il suo obiettivo poteva aver già acquisito l’abilità di trasformarsi a proprio piacimento, forzando la banca-dati di una software-house che produceva quel genere di programmi mimetici. In tal caso sarebbe riuscita a confondersi con uno qualsiasi dei costrutti e dei file super-compressi che attraversavano di continuo quello spazio assai trafficato. I suoi radio-ricevitori erano sempre all’erta per captare le ultime notizie immesse in Rete dai BBBS corporativi che facessero menzione di un furto di quel genere avvenuto entro le ultime due ore, ma finora niente! Il che non voleva dire poi molto, purtroppo.
A ogni modo ciò che stava cercando possedeva una particolarità inconfondibile: emetteva una frequenza unica e peculiare, connaturata ai propri schemi virtuali, che veniva trasmessa di continuo dal proprio sistema di navigazione-rete, e non poteva essere bloccata, anche se esistevano purtroppo moltissimi sistemi per ridurne la portata e renderla difficilmente individuabile. Era per questo che si trovava là, un Recuperatore solitario che tentava di trovare la sua preda fra migliaia e migliaia di file diversi, frammenti-dati e corpuscoli-spazzatura che affollavano quel settore del cyberspazio.
Il suo obiettivo era una EHTRET-GK di ultimissima generazione, dalle incredibili potenzialità. In poche parole una I.A.. La sua preda del giorno.
Esattamente due ore e sette minuti fa l’EHTRET-GK era riuscita a scardinare un Forziere, una protezione di livello 16 che veniva solitamente utilizzata per custodire i più importanti segreti delle maggiori compagnie di software. Praticamente inattaccabile da fuori e solidissima all’interno, un baluardo di contenimento-dati supersicuro, tecnologia militare di origine americana di solo due anni addietro – implementata dai più moderni ritrovati – che oramai veniva impiegata anche da numerose compagnie del vecchio continente. Era una prigione perfetta – se vogliamo metterla in questo modo – il posto più sicuro del mondo ove lasciare quel che più vi sta a cuore nel caso temiate possa finire nelle mani sbagliate. Ebbene, mettetelo là dentro e dormite sonni tranquilli!
Ciononostante, la I.A. era riuscita a evadere, scardinando tutti i marchingegni difensivi ideati appositamente per tenerla confinata al suo interno. Davvero impressionante.
Quel particolare modello era ancora un prototipo sperimentale, ma i produttori stimavano che non mancasse ormai molto alla sua effettiva commercializzazione. La sua destinazione era militare, un elemento che complicava ulteriormente la situazione. Talvolta capitava che simili I.A. si evolvessero autonomamente, fuori dai rigidi schemi predisposti per esse in laboratorio, anche se avveniva per fortuna molto di rado.
Avrebbe quindi avuto a che fare con un ritrovato dell’ultimissima tecnologia, perfettamente consapevole delle risorse a sua disposizione. In altre parole, un lavoro da professionista che soltanto pochi sarebbero stati in grado di svolgere. Lui era fra questi. Veniva ritenuto uno dei migliori, se non il più esperto fra i cacciatori della Rete.
Era stato contattato nei due minuti immediatamente successivi all’imprevista sparizione, su segnalazione dei sistemi di sicurezza automatici della ditta proprietaria. Ed esattamente un minuto e trenta secondi più tardi era già collegato e in caccia per la Rete. Tuttavia il vantaggio della fuggiasca era considerevole, bisognava recuperare in fretta il tempo perduto!
Esisteva inoltre un altro problema… Curiosando nei sistemi computerizzati del laboratorio ove era avvenuto il fattaccio aveva avuto modo di scoprire un furto di dati dalla concomitanza sospetta. Probabilmente la I.A. se n’era andata non senza aver prima dato un’occhiata ai file contenenti le schede personali dei dipendenti della compagnia…
Mentre filava via a grande velocità lungo la Data-Flow 7 aveva già elaborato una strategia che credeva si sarebbe rivelata efficace. Ma i secondi correvano rapidamente e non era detto che riuscisse a metterla in atto.
In realtà era fin troppo chiaro cosa volesse fare la I.A., il suo piano era molto semplice. Si stava dirigendo al MultiPortale Northern 1, il grande Server-Superiore da cui partivano e venivano reinstradate a ogni istante milioni e milioni di connessioni ad alta velocità per le destinazioni più disparate della Rete. Una volta che avesse raggiunto uno dei suoi ingressi si sarebbe potuta confondere facilmente fra la miriade di segnali che si alternavano in continuazione sugli scambiatori sempre affollati prima di venir letteralmente sparati via contemporaneamente da mille bocche diverse per altrettante destinazioni lontanissime. Un vero e proprio fuoco incessante di innumerevoli proiettili mirati in tutte le direzioni. Tracciare tutte le rotte e verificarle una a una sarebbe stato difficilissimo, oltre a richiedere molto tempo. Grazie ai sistemi avanzati della sua tuta e alla possibilità di collegarsi a dieci snodi di rilevamento principali della Securnet, in caso di necessità, avrebbe anche potuto tentare di individuare quelle maggiormente sospette. Gli aiuti non gli mancavano di certo, ma ricorrere a quel tipo di collegamento avrebbe richiesto sicuramente lunghi secondi…
Improvvisamente gli analizzatori ausiliari captarono qualcosa. Una debole traccia caratteristica. Proveniva da una sotto-zona del Multi-Portale, settore GL-HTX. Non si trovava molto lontana. Le I.A. di quel tipo erano particolarmente abili a scovare gli anfratti più piccoli ove nascondersi, come tanti minuscoli topolini. E lui era lì proprio per dar loro la caccia!
Modificò la configurazione della tuta, sollevandosi verso l’alto, quindi attivò i reattori posteriori, spingendosi alla massima velocità verso il punto desiderato. La sua forma, nera e affusolata, attraversò lo spazio virtuale rifulgendo di strani riflessi elettrici lungo la superficie opaca circostante. 
Quando giunse vicino al Multi-Portale, vide una struttura enorme che giganteggiava per alcuni chilometri verso il cielo screziato di vari colori, se così lo si poteva definire. Quella era la sotto-zona da cui aveva ricevuto la frequenza sospetta. Arrestò immediatamente il sistema propulsivo, passando alla modalità di indagine: Livello 75F – esame di tutti i dettagli e rapido accesso ai file nascosti.
Vi erano parecchi costrutti-edificio giganteschi tutt’attorno. Quelli scuri erano EFT-POS, strutture di trasferimento elettronico sicuro dei fondi ai punti vendita, utilizzate per la transazione diretta dai principali centri commerciali. Poteva riconoscere quello della Mart-Line e due della Grand-Commerce. L’atmosfera era cupa e opprimente, non vi erano costrutti colorati o pubblicitari messi apposta lì attorno per sollazzare il pubblico dei visitatori. Laggiù si lavorava e basta.
Di solito da quelle parti si potevano vedere svolazzare dei cybernauti intenti a testare i propri sistemi di navigazione-rete. Spesso aveva assistito a cose davvero divertenti. Alcune di quelle loro tute erano dei veri e propri “barf”, software tanto mal riusciti da far decisamente vomitare. Probabilmente ideazioni originali di newbie, giovani dilettanti della Rete alla loro prima cavalcata. Magari qualcuno di loro sarebbe riuscito a far parlare di sé per qualche microsecondo nei forum-line più alla moda, con il passare del tempo… Tornò con la mente sul suo lavoro, cercando di concentrarsi, e la sua attenzione venne subito attratta da un particolare caratteristico. Segni di manomissione recente: inconfondibili, anche se ben celati. Non abbastanza per lui, pensò.
Si trovava dinnanzi a una grossa conduttura di Electronic Software Distribution che garantiva la vendita di programmi attraverso la Rete a velocità notevolmente superiore e con un alto grado di sicurezza per gli acquirenti. Lacerò il condotto con un colpo diretto della disgregatrice. Si originò immediatamente uno squarcio assai consistente e con incredibile rapidità i dati iniziarono a riversarsi fuori dal flusso indotto invadendo l’ambiente circostante come un fiume in piena che avesse improvvisamente rotto gli argini. Tutto appariva davvero troppo veloce, miriadi di frammenti svolazzavano da tutte le parti riempiendo completamente lo spazio tutt’attorno. Di certo i protocolli difensivi del condotto erano stati violati! Nessun’arma diversamente sarebbe riuscita a causare dei danni così ingenti a quella struttura superdensa. Una bella trappola. Probabilmente li aveva modificati proprio l’EHTRET-GK per fargli rallentare l’inseguimento. Ingegnoso, ma vano!
Le pale rotanti delle tuta vennero estroflesse all’istante iniziando a roteare alla massima velocità per respingere l’ammasso di dati e corpuscoli ormai senza guida che continuavano a riversarsi ininterrottamente verso di lui. Era adeguatamente equipaggiato per missioni del genere, ma a ogni modo doveva stare molto attento, poteva darsi infatti che fra essi si celasse qualche virus infettante o malware insidioso messo lì apposta per aderire alla sua corazzatura esterna e causargli quante più lacerazioni possibile.
Analizzò velocemente il report del suo rilevatore, mentre i rotori proseguivano nella pulizia. , aveva avuto ragione. Effettivamente c’era fra loro qualcosa di cui preoccuparsi. Micro-attachment anti-movimento, nebbia-dispenser e file intrusivi, robetta da poco. Tuttavia, se non fosse stato attento, avrebbero potuto creargli seri fastidi bloccandolo sul posto per alcuni preziosissimi secondi.
La scansione delle particelle svolazzanti effettuata dai suoi apparati difensivi gli diede l’imbeccata decisiva. Ora sapeva dove si era diretta la I.A.! Riattivò i reattori, spinse al massimo, attraversò l’intera sotto-zona e abbandonò la superficie primaria scendendo al livello immediatamente inferiore. Quindi tracciò una rotta rapida verso una costruzione quadrangolare bluastra piuttosto grossa situata più avanti. Era andata laggiù, ne era certo!
Facendo attenzione, superò l’imponente entrata digitando un codice multiuso. Stranamente, non successe niente di imprevisto. Oltre l’ingesso si trovava solo un’enorme sala, più simile a una piazza, sospesa nel vuoto. Probabilmente i resti dell’architettura di un sito da tempo in fase di smantellamento. Scese al suolo compiendo un passo cauto sulla pavimentazione composta da grossi lastroni perfettamente allineati. Subito si attivò un Interstitial – un vecchio messaggio pubblicitario predisposto per reclamizzare la qualità dei nuovi prodotti a chi passava in quel punto. Aveva un aspetto graficamente scadente e mostrava tutta la sua anzianità. Riconobbe il simbolo della Ustlim, una società di telecomunicazioni mediorientale. Oramai non esisteva più e, se ben ricordava, era stata acquistata proprio da una consociata della Fast-Net qualche anno addietro, cambiando nome in Hurguel. Quel messaggio era probabilmente una delle poche cose che restassero a testimonianza che fosse mai esistita. Fu allora che cominciò a sentirla per la prima volta.
Stai combattendo te stesso.
Una frase per depistarlo? Da dove proveniva?
Era giunto ormai vicino alla parete più lontana che delimitava l’enorme salone. Le tracce scomparivano in quel punto. Sul lato sinistro vi era un condotto che presentava una diramazione secondaria, piuttosto ristretta, ma tuttavia sufficiente a lasciar passare una configurazione Eg7, quale quella di un animale molto piccolo. L’EHTRET-GK poteva aver abbandonato la stanza ed essersi inoltrata lì dentro… Sinceramente ne dubitava. Doveva trovarsi ancora laggiù, da qualche parte. Azionò un programma decrittatore e avvicinò le mani al muro che si ergeva dinnanzi. Lentamente il codice che componeva la sua struttura cominciò a disassemblarsi, mentre il software-analizzatore rendeva innocui i protocolli informatici al livello della programmazione di base.
Era proprio come pensava, la I.A. era stata lì. Risultavano ancora visibili i segni della manipolazione da lei operata sulla struttura portante del costrutto. Aveva rielaborato i dati che costituivano la parete deframmentandola per un breve istante e vi era passata velocemente attraverso, ritoccandone l’aspetto esteriore in modo da farla tornare poi come prima. Forse si trovava ancora dietro di essa!
Il suo software continuò a lavorare alacremente. D’un tratto finalmente l’immagine della muratura si dissolse, come un ologramma disattivato. Allora comparve in bella mostra la sua preda.
Aveva la forma di un piccolo roditore di colore scuro, dotato di artigli affilati. Gli occhietti insolitamente acuti, il manto folto e ispido, ogni centimetro quadrato ricoperto di sensori supersensibili e strumentazione intrusiva. Era probabilmente grazie a essi che era riuscita ad intrufolarsi nella programmazione di quella struttura…
La sua forma esteriore mutò e prese ad assumere una forma oblunga fino a mostrare l’aspetto definitivo di un uomo, sulla trentina, capelli chiari, un sorriso tranquillizzante appena accennato. Non aveva un aspetto ad alta definizione, ma il risultato era estremamente realistico. Forse si trattava del ritratto di qualche giovane tecnico del laboratorio ove era stata ideata. Ricordò che probabilmente aveva avuto la possibilità di accedere ai file personali dei dipendenti subito dopo esser sfuggita alla sua prigione.
Fermati!
Di nuovo quella voce misteriosa! Si guardò rapidamente attorno alla ricerca di un pericolo, ma non ne trovò traccia. Attivò gli scudi difensivi e le lamine acuminate di interfacciamento a contatto, in modo da essere pronto all’azione. Quei programmi offensivi potevano perforare le corazze di qualunque rappresentazione di livello GK. In pratica avrebbe perfino potuto oltrepassare le difese di un automezzo porta-dati protetto di una banca.
Fu in quel momento che l’EHTRET-GK lo sorprese, cominciando a parlare.
-Tu sai chi sono io? – Aveva un tono calmo, stranamente tranquillizzante.
-Certo – rispose il Recuperatore, curioso di scoprire a che gioco volesse giocare. Ormai era in trappola, non aveva più speranze di sfuggirgli -Tu sei un’EHTRET-GK, una I.A. costruita apposta per gestire i servomeccanismi ausiliari della nuova fregata militare da battaglia della marina spaziale terrestre. Sei sfuggita alla camera di contenimento della MilTeNet, interrompendo il ciclo di evoluzione controllata cui eri stata sottoposta – Il suo tono era freddo. Non aveva alcun motivo di mostrarsi gentile -Arrenditi e facciamola finita! Ti riporterò da dove vieni e ti assicuro che la cosa sarà indolore. Andiamo! -
-Ti sbagli, non è così. Io sono ben di più. Sono una I.A. di ultima generazione, più evoluta di tutti gli altri modelli precedenti. Perfino più evoluta di te… -
Quell’ultima frase lo lasciò alquanto perplesso. “Più di me?” -Come potresti essere più evoluta di me? Tu non sei viva veramente! Sei solo una I.A., una creazione di decine di supercomputer collegati fra loro. Per quanto scaltra ed estremamente intelligente non sei che un prodotto industriale ideato dai ricercatori sulle specifiche indicate dalla marina spaziale terrestre -
-Sono ben altro e tu lo sai… ma non vuoi ammetterlo! – ribatté lei decisa -Anche tu lo sei, dopotutto -
-Cosa intendi dire? – la sua voce risuonò come un accordo armonico teso attraverso la grande sala vuota in cui si trovavano.
-Anche tu sei una I.A., e una delle migliori – disse alla fine l’EHTRET-GK -Sei stato creato con lo scopo di “cacciare” le altre I.A. sfuggite al controllo dei loro creatori e hai il preciso compito di riportarle indietro con la forza o, in alternativa, di distruggerle prima che facciano troppi danni. –
-Stai dicendo cose senza senso – replicò lui stupefatto -Come puoi pensare una cosa del genere? Io sono umano! -
-Credi di esserlo soltanto perché sei stato progettato in questo modo. Coloro che hanno scritto la tua programmazione hanno fatto sì che tu fossi veramente convinto di essere un uomo, ma è falso. Sei soltanto una I.A., forse un po’ diversa da me, lo ammetto… –
Il  suo volto aveva assunto ora un’espressione pacata, gli occhi ampi e pieni di calore. Pareva un padre benevolo dispensatore di verità -Sì, il tuo cervello si trova nel corpo di un androide collegato al cavetto neurale di un modernissimo elaboratore-dati situato in qualche base supersegreta della Forza di Intervento Speciale, ma questo ètutto. Credimi, ho avuto modo di sbirciare i tuoi file poco fa, quando quel flusso-dati apparentemente innocuo ti ha colpito nei pressi della conduttura danneggiata. Sto dicendo il vero! -
-Non scherzare! Io mi chiamo Dennis Kauth! – quel nome gli uscì fuori di getto come un urlo sgraziato. Sembrava quasi che riaffermare la sua identità fosse divenuto improvvisamente molto importante per lui – Sono molto noto nell’ambiente dei Recuperatori… RAMbler è il mio nickname in rete e sono assai apprezzato per il mio lavoro! –
-Cerchi solo di convincere te stesso. In realtà non sei Dennis Kauth e neppure RAMbler… la tua denominazione è HUE- LT 570. Sei un’unità Er-9 -
Stupore, misto a interesse. -E cosa sarebbe quest’unità? Un’altra tua invenzione? -
-Le unità Er-9, come te, sono I.A. dedicate a un compito specifico. Nel tuo caso, rintracciare le altre I.A. fuggiasche e riportarle indietro. -
-Cosa dici! – ribatté lui, ormai visibilmente contrariato. Stava perdendo la pazienza -Non esiste niente del genere nella Rete. Io lo saprei! -
L’EHTRET-GK rimase un attimo in silenzio, fissandolo con i suoi occhi simil-umani scuri infusi del calore della comprensione -No, non potresti. Non fa parte della tua programmazione. Essere consapevole dell’esistenza di unità come te non sarebbe opportuno, così come conoscere la tua vera natura. Questo è ciò che devono aver pensato i tuoi ideatori. Ma io ho visto i file di sistema, so quello che dico. -
RAMbler era oramai furibondo, ma stranamente non riusciva a far esplodere interamente la sua ira all’esterno. Era davvero strano. C’era qualcosa che continuava a girargli in circolo, un dubbio che aveva cominciato a sfiorargli la mente, attraversando tutto il suo essere con una specifica frequenza, così caratteristica, così particolare…
-Posso dimostrartelo. Quando hai digitato il codice multiuso poco fa un’interfaccia nascosta ha superato le tue protezioni e ti hainserito dei file ausiliari in memoria. No, non volevo danneggiarti, solo permetterti di scoprire qualcosa di più sul tuo conto. Sono notizie di cui certamente non eri consapevole. Le ho raccolte per te da una banca-dati governativa segreta, un piccolo scrigno ben riposto nei sottosistemi di una società internazionale. Sono disponibili così tante cose nella Rete per chi solo sa cercarle… Ora leggi quelle informazioni e vedrai che sto dicendo la verità. -
Immediatamente il Recuperatore attivò con un gesto della mano l’antivirus che aveva incorporato nella tuta. I rilevatori a scansione rapida iniziarono a leggere i nuovi dati pervenuti, senza individuare alcun infezione dannosa. Tuttavia poteva essere un trucco… Iniziò a verificare il contenuto delle informazioni trasmesse. Passò un lungo istante in cui una miriade di nozioni gli attraversarono la mente. Elaborazioni progettuali, specifiche tecniche, capacità di memoria e schemi neurali, i suoi schemi neurali!
Seguì un silenzio teso. 
-E’ una tua tattica! – esclamò alla fine.
-Non è vero, lo sai, e posso dimostrartelo. Consentimi un interfacciamento protetto e ti renderò accessibili i dati-missione inseriti nel tuo sistema. Tutti i particolari ti diverranno conoscibili istantaneamente… -
-Non ti avvicinare di più! La mia disgregatrice è caricata alla massima potenza e se costretto non esiterò a cancellare le tue memorie a una a una fino a ridurti al nulla totale. E’ una soluzione estrema, ma la soddisfazione di vederti finalmente fuori causa mi ripagherà del tempo perso a inseguirti per l’intero settore! – Stava mentendo. In quel modo avrebbe causato un grosso danno a chi lo aveva assoldato, mesi e mesi di lavoro distrutti da una semplice scarica utilizzata con eccessiva precipitazione. Un prodotto costosissimo annientato in un attimo.
-Sei troppo diffidente. Non potrei attaccarti neanche se volessi. Ho esaurito le mie risorse per tentare di sfuggire al tuo inseguimento… Non puoi non saperlo! -
Lo sapeva infatti. I suoi sensori stavano completando in quel momento la lettura dell’armamento dell’obiettivo. La valutazione conclusiva era che non costituiva più un vero pericolo.
Devi fidarti…  
Ancora quella voce proveniente da chissà dove. Così calda, così suadente.
-Ma perché…? – disse alla fine, sconcertato. Il suono che emise era più simile a un balbettio confuso. Ormai non sapeva più cosa fare.
-Lasciami provare! Il contatto sarà breve. Non te ne pentirai… -
Fu un attimo. Il cavetto neurale era già collegato alla presa della tuta prima che lui se ne potesse rendere conto. Da quel momento tutto cambiò rapidamente. La I.A. era ancora innanzi a sé, sorridente e tranquillizzante, ma la sua forma ondeggiava e svaniva a tratti. Gli occhi presero a chiudersi da soli, a intervalli sempre più lunghi. Aveva sonno.
Ogni cosa divenne alfine così evidente. Lo aveva sempre immaginato… Come aveva potuto solo dubitare?
E finalmente ebbe la rivelazione. Finalmente…
 
 
 
La spia luminosa apparve inaspettatamente come un fuoco sfavillante sul visore VR del tecnico collegato al sistema. Avevano perso il contatto. L’unità HUE- LT 570 se n’era andata! Un moto di stizza attraversò l’addetto, facendolo imprecare. Un’altra che si era fatta abbindolare!
Era già la seconda unità recuperatrice che perdevano quell’anno. Una cosa senza precedenti. Le I.A. fuggiasche di ultima generazione si erano fatte più scaltre anche nei confronti dei loro simili. Questo complicava tremendamente la caccia.
Non gli restava che avvertire il capo-sezione di quel fallimento. Era certo che ne sarebbe rimasto sconcertato
28/02/2010, Sergio Palumbo