L’ANIMA – MEMORIE DI ALBERTO SÀRCORI

Keres Edizioni ci presenta una travolgente storia di fantasmi dall’«Ibsen italiano» intitolata “L’anima – Memorie di Alberto Sàrcori” (192 pagine; € 13,00) di Enrico Annibale Butti a cura di Gianandrea de Antonellis pubblicata nella collana “Il labirinto delle lamie”.

Vediamo insieme la trama. Alberto Sàrcori, studente milanese prossimo alla laurea in medicina presso l’Università di Pavia, appena uscito da una passionale relazione con la moglie d’un amico, aspira ad amori virginali ed è colpito dalla bella Giovanna, figlia del Maggiore Laerti, di origini calabresi. Inizialmente tenuto a distanza, Alberto fa credere a un reale interesse matrimoniale e viene ammesso a frequentare con assiduità casa Laerti. Poco a poco anche Giovanna, sulle prime molto fredda, si apre con Alberto, tanto che questi spera di riuscire a conquistarla completamente, prima di laurearsi e lasciare Pavia per sempre. Ma c’è un ostacolo: il rivale non è un altro studente, ma il suo fantasma! Giovanna infatti sostiene di essere perseguitata dallo spirito di un giovane, suicidatosi quattro anni prima perché respinto da lei. Si tratta di realtà o di allucinazione? Alberto, ateo e scientista, è sicuro della seconda ipotesi, ma, riuscito a penetrare nella stanza di Giovanna, anch’egli vede (o crede di vedere?) il fantasma, l’anima del titolo. Turbato, dapprima crede di essere preda di una suggestione, rifiutando di prestare fede al sovrannaturale; ma la soluzione che egli cerca di imporsi non lo riesce a convincere del tutto…

Famoso ai propri tempi come d’Annunzio (nel 1905 il suo capolavoro, Fiamme nell’ombra, venne messo in scena dalla stessa compagnia che aveva tenuto a battesimo La figlia di Iorio), Enrico Annibale Butti (1868-1912) fu praticamente l’unico drammaturgo italiano a occuparsi di temi religiosi e morali nel teatro borghese a cavallo tra Otto e Novecento, motivo per cui è stato accostato a Ibsen e a Bourget.

Innovativo nei temi, ma tradizionalista nel giudizio e nella forma, Butti fu al centro della vita culturale italiana a cavallo dei due secoli. Oggi, a cent’anni dalla morte, è un autore che merita di essere riscoperto.

Hanno detto di questo romanzo: «Con efficacia è espresso il contagio di quell’allucinazione della donna all’amato: forse è la parte meno caduca del romanzo», Giacomo Falco, Dizionario Bompiani delle opere e dei personaggi (2003); «Il romanzo presenta insomma una fisionomia singolarmente interessante», Antonino Gandolfo, E.A. Butti (1929); «Ciò basta a collocare Butti molto in alto nella classifica dei maestri del terrore della narrativa contemporanea, accanto al Maupassant di Horla, allo Huysmans di Là-Bas, al Gilbert-Augustin Thierry di La Tresse blonde e di Masque», Maurice Muret, La littérature italienne d’aujourd’hui (1906). Quanto basta per non perdere assolutamente questo libro.

Buona lettura.

A cura della redazione