ANNA TERLIMBACCO

“Le varie forme di arte che coltivo, tento di far crescere e curo sono il sogno di una vita, sogno che cerco di rendere reale, e magari ci riuscissi!”.

E’ una delle frasi che Anna Terlimbacco, artista a tutto tondo, rimarca quando parla di sé. Autrice di storie fantastiche come l’ultima pubblicazione “La principessa dalle scarpe di carta”, ma anche di testi a sfondo intimista riguardanti l’universo femminile, graziosa e raffinata cantante e ballerina di tango, cura nei dettagli i suoi spettacoli anche negli allestimenti scenici.

Lucana di Miglionico (cittadina della provincia di Matera nota per il Castello detto del “Malconsiglio”, un superbo maniero medievale nel quale fu ordita, nel 1481, la cosiddetta “Congiura dei baroni” contro Re Ferdinando I D’Aragona, soppressa nel sangue dal sovrano) dove attualmente vive, Anna Terlimbacco si è laureata cinque anni fa in Scienze della comunicazione a Roma, all’Università “La Sapienza”.

Nel frattempo ha continuato la sua intensa attività artistica proseguendo anche negli studi musicali, infatti è a un passo dalla specializzazione in arrangiamento presso il Conservatorio di Frosinone.“La passione per la musica – fa presente -  mi ha regalato la soddisfazione di cantare in orchestra, in coro e di essere anche la voce di alcuni gruppi tra cui cito il Trio Porteno , il RojoXtet e collaborare ultimamente con i Tango Sonos. In tutto questo sono comparsi anche i miei libri Nel diario di Elamef  nel 2010, La ragazza di Teverò nel 2011, entrambi editi da Statale 11, e l’ultimo, nel 2012 dal titolo La principessa dalle scarpe di carta per Caosfera edizioni, presentato recentemente a Matera”.

A PROPOSITO DELLA SUA ULTIMA PUBBLICAZIONE, SI TRATTA DI UNA STORIA FANTASTICA, COME HA PRESO FORMA?

Avevo bisogno di riprendere a scrivere e ho posato la penna su un foglio e così è arrivata Delfina (la protagonista della storia ndr). Ci siamo incontrate, presentate e ho imparato a conoscerla perché, lei stessa piano piano mi ha illustrato la sua storia, meglio ancora la sua “fiavola”: un incontro tra fiaba e favola.

DELFINA E’ UNA FANCIULLA MA AL CONTEMPO UNA DONNA, UN PERSONAGGIO ORIGINALE, CHE RIESCE  A TRAMUTARE LE DIFFICOLTA’ IN VITALITA’…

Delfina Mainato, come dicevo, mi ha “illustrato” la sua storia e la cosa che mi ha da subito colpito è questo strano cognome, che poi ha dato nome anche al Palazzo, che appartiene a una fanciulla che forse di Mainato ha poco. Sì, perché è nata per ben due volte, e non vi svelo in questa sede  perché, com’è ovvio.

Un personaggio etereo quasi, un po’ ittico un po’ terrestre, delicato e forte allo stesso tempo. Curiosa  e  capace di apprezzare chi ha più di lei senza invidiare nessuno, e chi ha meno di lei, senza compatire nessuno. Il confronto con gli altri per lei viaggia su altri binari, quello del confronto rivolto a migliorare innanzitutto se stessa per dare un senso e un valore a quello che ha anche quando è poco o troppo poco e per essere capace di essere riconoscente alla vita e a chi gliel’ha donata, un modo per disegnare sotto le proprie scarpe, ecco le scarpe di carta, la scelta migliore.

Attenta a osservare il mondo da un angolo, certo, ma anche da spazi sconfinati, senza presunzione, arriva in punta di piedi nella vita degli altri e ne condivide in quella sala, in cui ogni giorno si reca, esperienze  e stati d’animo scolpendo con la propria voce dei momenti di vita  altrui. Quale sala? Beh, dovete scoprirlo voi.

DELFINA E’ IL SUO ALTER EGO?

E’ il personaggio principale, certo, ma accanto a lei altri personaggi, altri attori, proprio come nella vita reale di ognuno, si è attori protagonisti della propria scena di vita, ma, accanto  a queste scene ne scorrono altre con altri personaggi, ognuno con la propria storia che incontra le altre storie. Allora diciamo che Delfina è figlia di osservazioni, dell’esperire, del guardare  e vivere la mia vita senza perdere di vista quello che accade intorno e che interagisce con la mia sfera di vita, senza tralasciare riflessioni e considerazioni più o meno profonde, più o meno dense, leggere o più  impegnative.

QUAL E’ IL MESSAGGIO CHE INTENDE LANCIARE?

Non voglio fare la maestrina, di sicuro questo no. Pensavo semplicemente che come per Delfina, per tanti, e magari un po’ per tutti in particolari momenti di vita, della giornata, della propria esperienza, diventa difficile proseguire, trovare la forza di prendere una matita, un pennarello e disegnare la strada da seguire, magari perché le difficoltà sono tante, o perché non si ha forza in quel momento. Il fatto è che la vita è comunque lì fuori e al mattino quando apriamo gli occhi ci dobbiamo confrontare con lei, anche se proprio quella mattina non abbiamo voglia di dirle neanche buongiorno e tra intemperie e raggi di sole bisogna comunque indossare quelle, ormai “famose”, scarpe di carta che qualche volta offrono anche la possibilità di calarsi nei panni altrui, di chi vive condizioni più o meno serene della propria, guardare nei suoi occhi e attraverso i suoi  occhi, in modo da affiancare al proprio sguardo, quello che si rivolge  intorno, anche quello degli altri ed esser più comprensivi, apprezzare di più tante, ma tante cose.

SI TRATTA DI UN TESTO PER ADULTI O ANCHE PER RAGAZZI?

E’ rivolto a un target eterogeneo, ragazzi e adulti. Magari, con il pretesto che sia di facile lettura per i grandi, vista la formula scelta e visto che sono sempre i grandi a dar vita a questi racconti e storie. Gli adulti potrebbero avvicinarlo per curiosità, mentre i ragazzi potrebbero approcciarlo per curiosare in una dimensione più vicina alla propria per poi rileggerlo da adulti e trovarci dentro sempre nuovi elementi e valutazioni , per esempio.

COSA RAPPRESENTA PER LEI IL MONDO  FANTASTICO?

E’ la possibilità dell’eventualità che certe realtà, non reali, ma, appunto fantastiche e verosimili, si verifichino, ma anche l’idea di poter a volte salvare l’insalvabile, o avere una lettura più ampia, varia e variegata del reale.

Questo non è certo un fuggire dalla dimensione di vita reale, o uno sfuggire a tanti problemi o problematiche, anzi, un modo per guardarci più in fondo, per indossare i panni di altri, o semplicemente un modo a volte più infantile, se vogliamo, per leggere la realtà. Notavo come può accadere che assumere il punto di vista o calarsi nei panni di un bambino, da adulto, fa trovare, valutare, vagliare soluzioni che verrebbero sottovalutate in altri panni, come davvero ai grandi le cose tante volte bisogna sempre spiegarle quando la soluzione è lì a un palmo dal proprio naso, ma non si riesce a inquadrarla per chi sa quale strano motivo, dalle difficoltà alla distrazione, alla leggerezza o all’eccesso di carica emotiva.

E LA LETTERATURA FANTASTICA, INVECE, PER LEI CHE IMPORTANZA HA AVUTO NEL PASSATO E QUALE INTERESSE LE SUSCITA NEL PRESENTE?

Al mondo della letteratura fantastica, oltre che al fantasy di per sé, all’horror, generi in cui spesso si narra di vicende che hanno un inquadramento realistico e prevedono l’intervento di forze, o elementi, soprannaturali, appartengono anche le fiabe, le favole, le leggende, i poemi cavallereschi e ci sarebbe tantissimo da dire.

Ma senza andare troppo oltre, diciamo pure che da bimba ho sempre letto e curiosato in quelle fiabe e favole raccontate a tutti i bimbi.

In seguito da ragazza e oggi da donna ho continuato a confrontarmi con quei racconti e ogni volta è venuto fuori un qualcosa  uno spunto di riflessione, una considerazione in più e sono convinta che continuando a curiosare mi accorgerei che mi è sfuggito qualcosa che si è perso tra i boschi, le bacchette magiche, le sfere di cristallo, le formule magiche e gli incantesimi, e tanto ancora.

QUALI SONO I SUOI RIFERIMENTI LETTERARI?

Non ho mai perso di vista i grandi della nostra letteratura italiana, da Dante a Manzoni, da Leopardi a Foscolo, Pirandello, Montale, Svevo, Moravia sino a Umberto Eco. Insomma a questi maestri che tante volte anche con una frase o una sola parola hanno saputo ritrarre la loro quotidianità, dipingere un quadro della realtà attento e curato al punto da far riflettere ancora oggi e risultare sempre attuale. Non è mancata un’occhiata, un po’ per motivi di studio, un po’ per curiosità al mondo della letteratura latina e inglese. Insomma ai grandi classici, ai grandi autori, ma senza nulla togliere a nessuno. Ma ho rivolto l’attenzione anche ad altre opere che mi sono capitate sotto gli occhi, figlie della penna di chiunque abbia voluto raccontare di propria mano uno spaccato di realtà, di fantasia, di sogni o desideri.

GLI ALTRI DUE SUOI LIBRI NEL DIARIO DI ELAMEF E LA RAGAZZA DI TEVERO’ SONO DEDICATI AL MONDO FEMMINILE. C’E’ UN FILO ROSSO CHE COLLEGA LE SUE OPERE?

Probabilmente questi lavori sono frutto del fatto di guardare il mondo con gli occhi di una donna, essendo una donna, tendo ad avere uno sguardo e una sensibilità femminile verso le vicende, le situazioni, i temi declinati al femminile. Ma devo sottolineare che i miei lavori tendono a guardare al cammino comune del femminile e del maschile, un percorso in divenire continuo allo scopo di costruire insieme, questo potrebbe essere il filo rosso che collega i miei lavori fino ad oggi.

Elamef è la donna che per fortuna – sfortuna  ha potuto vivere ed esperire vari momenti storici, sociali e culturali, tra difficoltà, tensioni e distensioni. Momenti che hanno fatto da sfondo, si sono incrociati e incatenati con le sue vicende personali.

Claudette, la ragazza di Teverò, piena di voglia di vivere e inseguire i suoi sogni  e che, pur di seguire il suo immenso amore, un giorno va via di casa.

Delfina, la principessa dalle scarpe di carta, che ha vissuto chiusa in un castello e immersa nel mondo, che vive pienamente la vita senza invidie né gelosie e che compie un percorso molto difficile con quelle scarpe di carta sotto le quali è necessario disegnare il cammino di vita quotidianamente, cercando di fare le scelte più opportune. Accanto a queste donne c’è sempre una figura maschile presente in maniera più o meno evidente.

AMA L’ARTE IN GENERE TRA CUI LA MUSICA E IL BALLO. COME INTERAGISCONO CON LA SUA SCRITTURA?

Quello per l’arte in varie forme, dalla musica al canto, dal disegno alla scrittura, al tango argentino, è un amore grande e viverlo presenta, a volte, numerose difficoltà per quelle che sono le situazioni in cui ci si deve barcamenare per far sì che a questo amore non manchi nulla, per renderlo attuale, voglio dire per permettergli di vivere e farlo crescere. Tante le sensazioni, le emozioni, le vibrazioni che questo rapporto intenso tra me e queste arti mi trasmette, soprattutto quando riesco a far vivere i progetti a cui lavoro, a portarli su un palco, davanti a un pubblico con cui interagire e con il quale poter scambiare, appunto, idee, emozioni e vibrazioni dell’anima, del corpo e della mente nel senso latino proprio dell’espressione.

Capita di far nascere un libro, un concerto o uno spettacolo che porta in scena tutte queste arti insieme: è accaduto il 2 dicembre scorso, a Matera, nel suggestivo ambiente della Casa Cava nel Sasso Barisano, con lo spettacolo “Da Teverò a Teverò”. In scena il tema dell’emigrazione, una storia sulla quale e nella quale scorreva un’altra storia ispirata alla ragazza di Teverò. Un modo per cucire insieme il tutto grazie alla musica, al canto, ai miei disegni montati a video e proiettati, al tango argentino. Ma ci sono stati altri concerti in passato come “Nello scrigno”, “Tra crinolino , lino e…”, in cui non era mai presente solo una delle forme di arte a cui facevo riferimento. L’augurio è che tutto ciò possa diventare un giorno la mia professione, se è giusto parlare in questi termini in relazione al mondo dell’arte, in modo da poter offrire anche agli altri il meglio di me perché si realizzerebbe un sogno grande.

HA GIA’ IN MENTE PROSSIME PRESENTAZIONI DE LA PRINCIPESSA DALLE SCARPE DI CARTA? STA LAVORANDO AD ALTRI SPETTACOLI?

Sì, come dicevo è impossibile non lavorare continuamente a qualcosa e magari in questo momento pensare ad altre presentazioni di quest’ultimo lavoro scritto, ma dove presentare questa “Principessa”, in modo che Delfina incontri altra gente, altro pubblico, non so ancora. E poi nel futuro? Magari un disco, un altro libro, il lavoro finalmente, grande ansia e problema di tutti, unica modalità  per trovare una propria dimensione, un modo per capire anche quale sia la propria collocazione nella società, contribuire alla crescita di questa stessa società oltre che di se stessi.

Filippo Radogna