ASTEROIDI, UNA NUOVA MINACCIA

Scongiurata la fine del mondo come era stata “predetta” dai catastrofisti ispirati dal calendario Maya, si continua a parlare di asteroidi come probabili (ma il più delle volte molto incerti) colpevoli della distruzione del nostro pianeta.

Dopo Toutatis, il grande asteroide che ha sfiorato la Terra lo scorso 12 dicembre, la nuova “minaccia” dallo spazio passerà molto vicino alla Terra. Molto più vicino del precedente corpo celeste, che toccò una distanza minima dal nostro pianeta di circa 6,9 milioni di chilometri. DA14, questo il nome della massa celeste, passerà invece a 20.406 chilometri dalla crosta terrestre. L’asteroide DA14 è stato scoperto recentemente dall’Osservatorio di Maiorca lo scorso 23 febbraio e ha dimensioni ragguardevoli. Nulla a che vedere con i 5 chilometri di diametro maggiore di Toutatis, ma poco più di 50 metri, per una massa di circa 130.000 tonnellate. L’eventuale impatto con la Terra avverrà il 15 febbraio, ma l’eventualità di una collisione è praticamente nulla. Secondo le previsioni passerà comunque così vicino alla superficie (35.000.942 metri) da attraversare il cosiddetto “anello satellitare”: la zona a 36 km di altezza dove orbitano migliaia di satelliti geostazionari, e non si può escludere che ne centri qualcuno. È la quota alla quale sono posizionati i satelliti artificiali per mantenere una posizione fissa rispetto alla Terra.

Sulla Scala Torino, che misura la potenzialità di collisione con la Terra di oggetti NEO (Near Earth Object, cioè oggetti vicini alla Terra), DA14 è classificato come oggetto a rischio zero. La data prevista? Come dicevamo il 15 febbraio. E non è il solo evento atteso. Si parla anche dell’avvicinamento di un altro asteroide e di due stelle…

Nel frattempo l’asteroide Aphosis prosegue la sua corsa e si avvicina al nostro pianeta. Il 9 gennaio alle 12.43, ore italiane, l’asteroide ha raggiunto la distanza minima di 15 milioni di chilometri dalla Terra, ma senza alcun rischio di collisione. “Si tratta di una distanza di tutta sicurezza”, ha commentato l’astrofisico Gianluca Masi, curatore scientifico del Planetario di Roma e responsabile del Virtual Telescope. “Va notato però – ha aggiunto – che prima del 2029, anno del passaggio record, Apophis non arriverà più così vicino a noi”.

Questa enorme roccia vagante, larga circa 300 metri, venne scoperta il 19 giugno del 2004 dal Kitt Peak National Observatory dell’Arizona e già all’epoca venne stimato che si sarebbero successivamente verificati altri tre incontri ravvicinati. Oltre al passaggio di questi giorni, Apophis tornerà a visitare la Terra nel 2029, quando passerà alla distanza di circa 35 mila chilometri, e poi nel 2036, quando potrebbe verificarsi l’eventuale “Deep Impact”.

Sulla base dei dati scientifici che sono stati raccolti nel recente avvicinamento dell’asteroide, sarà possibile calcolare con più precisione sia la traiettoria del 2029 che le probabilità d’impatto con la Terra nell’avvicinamento del 2036, oggi considerate in ogni caso molto basse.

Non ci resta che attendere!

Davide Longoni