NUOVO POLAR ITALIANO vs NUOVO POLAR STRANIERO

Ho tirato giù dallo scaffale della mia libreria privata alcuni volumi comprati e letti negli ultimi mesi. Mi accorgo che (dopo la lunga scorpacciata estiva di “Racconti di Dracula” e “KKK – I classici dell’orrore”) sono quasi tutti dei neri doc. Alcuni italiani, altri no. Mi piacerebbe tracciare una breve sintesi di queste letture e sottoporvela, cari lettori! Allora, procediamo in modo rigorosamente anarchico. Il primo volume sotto mano è quello di Angelo Petrella, “La città perfetta” edito dalla Garzanti. Il libro è in circolazione già dal 2008, ma ci sono arrivato solo verso ottobre dell’anno passato. Devo dire che l’ho iniziato con un certo sospetto. Il precedente lavoro dell’autore partenopeo, “Napoli Nera”, mi era sembrato poco convincente e abbastanza buttato lì. Questo romanzone, invece, è molto bello: pura letteratura di genere, scritta con intelligenza, idee e passione. La volontà è quella di narrare gli anni che vanno dal 1989 al 1993, quindi il crollo della Prima Repubblica e l’avvento della Seconda, assumendo il punto di vista di alcuni (piccoli) personaggi che si muovono tra i quartieri spagnoli. Ragazzi di strada tenuti a battesimo dalla camorra, poliziotti violenti e corrotti degni dei migliori “poliziotteschi”. Un libro che scorre come un bicchiere d’acqua e non perde un grammo della sua cattiveria, nemmeno nel finale. Ritratto tutto quello che pensavo su Petrella e mi inchino.

Abbiamo uno con le palle in circolazione, quindi occhio!

Sfilo un altro libro dal mucchio. Anzi tre, tanto sono dello stesso scrittore: Victor Gischler. I libri sono “Sinfonia di piombo”, edito dalla Revolver e curato dallo specialista “Sugarpulp” Matteo Strukul, “La gabbia delle scimmie” e “Anche i poeti uccidono”, editi dalla Meridiano Zero. Che dire? Su Gischler ho letto montagne di belle parole sui vari forum, blog e riviste specializzate (le stesse belle parole che ho letto su Winslow, uno che mi risulta davvero noioso). E’ comprensibile: lo stile di Victor riflette molto bene quello di questi tempi post-post-moderni alla Tarantino, con una scrittura veloce, adrenalinica, tantissime battute (scuola recente Elmore Leonard) e plot sempre sopra le righe, quasi parodistici. Io non l’ho trovato così irresistibile il vecchio Gischler. Per carità, si legge che è un piacere, ma tre libri di fila stufano parecchio. Forse il più interessante è “Anche i poeti uccidono” per via della sua ambientazione (un campus universitario americano, con un professore di scrittura creativa che finisce coinvolto in omicidi, ricatti e un gangster che scrive poesie e chiede la consulenza del professore!). “Sinfonia di Piombo” è quello più scontato (a livello di trama siamo ancora dalle parti di “Nikita” di Besson, non certo da quelle raffinatissime di “Fatale”), ma anche il più piacevole. Lo sfondo umidiccio e fatiscente di New Orleans ben si appiccicano al caratterino di Nikki Enders, killer donna inguainata di nero e seducente come la Kate Beckinsale di “Underworld”. Lo ripeto, non è male, e può prendere: quello che mi disturba è l’eccessiva sudditanza di questi testi verso la scrittura cinematografica, come se la letteratura non avesse altre strade se non quella di scimmiottare un qualunque action da milioni di dollari (e per questo, nello scontro diretto vince Petrella, che, tra i suoi maestri cita apertamente l’anarchia grammaticale di Nanni Balestrini).

Ora tocca a Luigi Nuzzi e Claudio Antonelli con “Metastasi” della Chiarelettere. Che centra un saggio, chiederete? Facile. La scrittura del libro è così bella da farlo sembrare più un romanzo che altro. E’ dai tempi di “Gomorra” di Saviano che ci stiamo abituando a degli ibridi di fiction e reportage. Nuzzi e Antonelli confezionano un lavoro similare, con loro due che entrano in scena nella storia e incontrano un neo pentito che ha parecchio da dire sulla ‘ndrangheta in Lombardia. Nuzzi e Antonelli costruiscono per gradi gli incontri con il corvo, saturano le situazioni di sospetti e momenti di panico. Giuseppe Di Bella, la gola profonda, l’uomo che parla, vive in una dimensione da incubo, sospettoso, guardingo, certo che prima o poi i suoi ex amici lo troveranno e lo scanneranno. Poi il racconto prende quota, leggiamo capitoli di cronaca che ricostruiscono le fortune della famiglia Trovato nel Nord Italia, apprendiamo il modo dei mafiosi di fare politica, estorsioni, eccetera. Il punto massimo è quello su Versace. Verità? Sensazionalismo? Certo da leggere è una bomba, coi mafiosi che entrano di notte nel cimiterino di Moltrasio per trafugare le ceneri del noto stilista. Ceneri che, in realtà, non sarebbero le sue, perché Versace è vivo e vegeto ed è in mano alla ‘ndrangheta, un loro pupazzo utilizzato per riciclare grossi giri di denaro. Ovviamente la famiglia denuncia e s’incazza con Nuzzi. Noi lettori leggiamo e ci appassioniamo per l’intreccio. Non vi svelo altro, a voi il piacere.

La pila comincia ad assottigliarsi: prendo un altro italiano, un altro libro che non è proprio di narrativa, ma disegna un universo torbido, senza speranze, quindi nero. Mi riferisco a “Piedi Nudi” di Carlo Petrini, edito dalla sempre meritoria Kaos Edizioni. Purtroppo Petrini ci ha lasciato da poco, dopo lunga e debilitante malattia. La sua opera narrativa ruota attorno al mondo corrotto del calcio. “Piedi Nudi” è uno degli ultimi capitoli noir e ci svela retroscena più o meno conosciuti degli scandali sessuali nel mondo dei pallonari. Personaggi che si presentano come maritini modello, padri di famiglia esemplari, good boy da copertina, nascondono dietro di sé giri di escort, scopatone nei grandi alberghi, stupri veri, presunti, eccessi, pompini con gli allenatori, cocaina e (il male peggiore) ipocrisia. Lo scandalo del Viva Lain del 2002 a Torino, che coinvolse numerosi calciatori della Juve e del Torino è uno dei pezzi più succosi. Le miserie degli dei del pallone sono così simili alle nostre, e questo ci fa sentire un pochino meglio. Sia sempre lode a te, Carlo, ovunque sei ora!

Torniamo agli stranieri: Stephen J. Cannell e il suo “I collezionisti di Destini” edito dalla Gargoyle Book, per una volta lontana dai territori dell’horror vampiresco. Su Cannell abbiamo poco da dire. Morto da poco, è l’autore che ha inventato l’A-Team e “Renegade” con Lorenzo Lamas. Poi si è buttato nella fiction letteraria e ha sfornato una dozzina di polizieschi di grande successo. Questo è il primo tradotto in Italia e fa il suo figurone: si vede che Cannell era un maestro del plot, perché tutto gira come Dio comanda, la trama è classica e funziona benissimo e i colpi di scena sono calibrati come un orologio svizzero. Insomma roba di classe, piacevolissima. Speriamo che la Gargoyle continui a tradurre tutta l’opera del caro Stevie.

Passo a “I lupi” di Ray Banks, sempre edito dalla Revolver e curato da Strukul. Intanto bisogna dire che il lavoro della Revolver Edizioni BD è ineccepibile. La collana fa uscire noir/action contemporanei di ottima fattura, ben tradotti (“I lupi” è di Marco Piva Dittrich) e copertinati da Davide Furnò, un maestro della grafica. Il libro è un incrocio tra la prosa fumettosa di Gischler e Irwin Welsh. Banks infatti è scozzese e fa di tutto per ricordarcelo. I suoi personaggi sono parecchio alcolici e incazzati come bestie. Fischiano le pallottole e la morte è sempre un brutto spettacolo. Insomma, quello che cerchiamo.

Idem per Tim Willocks e il suo “Bad City Blues”, edito da Cairo Editore. Willocks viene dall’Inghilterra e ha la sua bella dose di esperienza come sceneggiatore. “Bad City” è superiore ai libri di Banks e Gischler per la dose di cattiveria appiccicosa che ti rimane addosso nel chiudere le pagine. La figura dello psichiatra Cicero Grimes, di suo fratello Luther e del sadico poliziotto corrotto Clarence Jefferson sono perfette. In particolare quest’ultimo, Jefferson, è degno di una delle pagine più crude di Jim Thompson. Un senso di dannazione e impossibilità di riscatto coronano la prosa salda e scorrevole di Tim. Noir cattivo al 100%. Non perdetevelo, ragazzi!

Ok, credo di aver esagerato, sicuramente Longoni taglierà il pezzo.

(Per niente… nota di Longoni!)

Vi saluto con l’ultimo della pila.

Walter Siti, quello del reality flop “La scimmia” col suo “Resistere non serve a niente”, noir d’autore, scritto in un italiano alto, colto, che poco concede alla furia adrenalinica degli stranieri. L’inizio è strepitoso. L’autore entra in scena, si scusa e riporta il giudizio dell’editor Mondadori sul suo precedente romanzo, “un libro per froci”. Poi Siti conosce il vero protagonista del romanzo, un broker senza scrupoli, e lo segue, si mimetizza in lui e noi scendiamo nei gironi del mondo economico moderno, nelle sue storture criminali, nel cuore dell’impero in cui il denaro comanda e deforma qualunque cosa e chiunque.

Insomma, McCoy, Hammett e Cain non sono morti invano.

So long, fratelli!

 

Ps: volevo parlarvi anche di Antonella Beccaria, ma sarà per un’altra volta. Voi intanto cercatevi i suoi “Uno bianca e trame nere” e “Pentiti di niente” della Stampa Alternativa e state sereni. Il male è ovunque intorno a noi!

 

Ps2: Quindi: tra italiani e stranieri chi vince? Eh. Sono sempre stato un provinciale.

 

Bibliografia:

Angelo Petrella, La città perfetta, Garzanti 2008

Victor Gischler, Sinfonia di piombo, Edizioni BD 2012

Victor Gischler, La gabbia delle scimmie, MeridianoZero 2008

Victor Gischler, Anche i poeti uccidono, MeridianoZero 2008

Gianluigi Nuzzi&Claudio Antonelli, Metastasi, Chiarelettere 2010

Carlo Petrini, Piedi nudi, Kaos edizoni 2010

Stephen j. Cannell, I collezionisti di destini, Gargoyle 2012

Ray Banks, I lupi, Edizioni BD 2012

Tim Willocks, Bad City Blues, Cairo editore 2008

Walter Siti, Resistere non serve a niente, Rizzoli 2012

Antonella Beccaria, Uno bianca trame nere, Stampa Alternativa 2007

Antonella Beccaria, Pentiti di niente, Stampa Alternativa 2008

Davide Rosso