Q.I.

Pensate che King non possa avere rivali?
Ebbene, leggete Kristle Reed allora e vi ricrederete.
A parte il conto in banca, non ha proprio nulla da invidiare al re del brivido.
Il suo nuovo lavoro intitolato “Q.I.” (200 pagine; 10,20 euro), pubblicato da Edizioni 0111, è uno splendido romanzo ambientato a Bedlam, vecchio manicomio di Philadelphia dove le vite di alcuni pazienti s’intrecciano tra gli orrori di un inferno in terra che mai avrebbe dovuto esistere.
Questo è senza dubbio il romanzo che mi è piaciuto di più in assoluto (e gli altri erano moooolto belli) forse per l’argomento trattato, forse per come è stato trattato, forse per la storia così ben congegnata, ma soprattutto per loro: i personaggi.
La Reed va così a fondo nella loro anima che sembra impossibile vivano solo nella sua mente.
Emma con la sua inseparabile Willa, Clive sopravvissuto all’orrore del Vietnam, Jerod psicopatico orso, Bobby la cui unica colpa è stata quella di nascere down.
Non fatevi ingannare dal fatto che scriva di luoghi lontani dall’Italia, perché vi stupirà vedere con quanta padronanza li descrive, con quanta cognizione fa sue la storia di questi luoghi.
Se non sapessi che è italiana non lo direi affatto. Pare che sia a Philadelphia mentre ne descrive (senza mai cadere nella noia) le peculiarità.
Sembra che abbia accarezzato le pareti del manicomio, che ne abbia annusato l’aria, che abbia percorso l’Apalachian Trail.
Grandissima Kristle.
Grandissima davvero.
Leggetelo e poi vi sfido a smentirmi!
E ora, giusto per approfondire meglio le nostre conoscenze sulla fantomatica Kristle, ci permettiamo di intervistarla nuovamente.
CHI È KRISTLE REED?
Sono nata a Venezia il 10 febbraio 1971. Scrivo da quando avevo dodici anni, anche se ricordo che già alle elementari la maestra usava sottolineare in pagella il buon livello del mio italiano scritto. Ho un diploma di perito turistico che non ha mai dato i suoi frutti, perché tra l’idea del posto fisso e i miei sogni di scrittrice ho scelto questi ultimi e ne ho accettato le conseguenze.
Sono una persona semplice dai semplici interessi: metto al primo posto i libri e la scrittura, poi il cinema e la musica. Vivo con tre gatti, ma il mio amore per gli animali è frustrato dai limitati confini del mio appartamento. In un prossimo futuro voglio trasferirmi in una casa più grande e salvare un cane dal canile. Magari due. Essendo una persona molto riflessiva, adoro la comunicazione silenziosa che si istaura tra essere umano e animale.
COME NASCE LA TUA PASSIONE PER LA SCRITTURA?
Questa passione c’è sempre stata, è nata con me e si è sviluppata nel tempo. È un dono che ho riconosciuto come tale e che mi sono impegnata a non buttar via. Secondo me, se una persona ha un talento, non deve sprecarlo.
CHI SONO GLI AUTORI A CUI TI ISPIRI O VORRESTI SOMIGLIARE?
Ho cominciato ad amare veramente i libri leggendo Stephen King. Sezionando i suoi romanzi e racconti (sono una lettrice lenta che analizza ogni frase fino allo sfinimento) ho imparato moltissime cose sulla tecnica narrativa. Ovviamente ho letto centinaia di altri autori, ma i segreti che ho carpito a questo scrittore sono inestimabili. Ancora oggi, quando mi capita di leggere un buon libro, ne studio a fondo la struttura per capire cosa lo rende così buono.
COME NASCONO I TUOI ROMANZI?
Nascono da una scintilla che diventa una fiammella che diventa un piccolo fuoco che diventa un falò che scatena un incendio. Ovvero da un’idea piccola piccola che girando a ripetizione nella mente finisce col diventare un abbozzo di trama e infine una storia complessa con personaggi, situazioni e gran finale. Seriamente: non so da dove arrivino le idee, e sinceramente non me lo chiedo nemmeno. Il mio compito è guardarmi intorno, ascoltare, e aspettare la scintilla. L’arte non è una branca della scienza, non si può spiegare. Qui sta il suo fascino.
I PROTAGONISTI, IL LORO ASPETTO, IL LORO CARATTERE PRENDONO SPUNTO DALLA VITA REALE OPPURE NASCONO E VIVONO SOLO NELLA TUA FANTASIA?
A volte, tra la folla, vedo una persona che mi colpisce in modo particolare e posso decidere di riportarla così com’è nella storia che ho in mente. Altre volte il personaggio decide da solo che faccia vuole avere. Poi comincia la parte più difficile: immedesimarsi in ciascun personaggio. È esattamente questo che lo scrittore deve fare, se vuole rendere credibili le sue creature. Deve essere un attore che recita più parti contemporaneamente. Questo processo è psicologicamente sfiancante, almeno per me.
COME ORGANIZZI LE RICERCHE CHE POI ENTRERANNO A FAR PARTE DEI TUOI ROMANZI?
Setaccio qualsiasi fonte che possa fornirmi le informazioni che cerco. Internet è una miniera d’oro, specie se si conosce l’inglese. I giorni passati a fare ricerche non mi pesano affatto, anzi. Mi piace arricchire il mio bagaglio culturale. Non si dovrebbe mai smettere di studiare.
QUANDO HAI DECISO DI PUBBLICARE COME TI SEI MOSSA?
Ho cominciato a spedire i miei racconti alle riviste per scrittori emergenti. Poi, quando ho completato il primo romanzo, ho seguito la prassi che seguono tutti: manoscritto, spedizione, attesa.
HAI TROVATO DIFFICOLTÀ NEI TUOI RAPPORTI CON LE CASE EDITRICI?
Finora ho firmato con due piccole case editrici, e i primi tempi mi bastava l’idea che finalmente i miei libri avessero “spiccato il volo” dal mio cassetto alla scrivania di un editore. Poi, quando l’ambizione e la voglia di fare da sola hanno preso il sopravvento, mi sono buttata nell’autopubblicazione.
COSA PUOI DIRCI DI QUESTE TUE ESPERIENZE?
Tutte le esperienze sono state preziose e mi hanno aiutata a crescere come artista e ad aumentare la stima in me stessa. La gavetta serve a “sgrezzarsi”, a trovare la propria voce, a diventare dei veri professionisti della parola scritta.
COME PROCEDE IL POST-PUBBLICAZIONE?

Bene, direi. Il mio nome comincia a girare e sta diventando sinonimo di qualità, un obiettivo che mi ero prefissa e che ora si sta realizzando.

Sperando di avervi incuriositi, non ci resta che augurarvi buona lettura!

03/08/2009, Simona Gervasone