THE WALL

“The Wall” è un progetto multimediale della band rock dei Pink Floyd, che comprende anzitutto un concept-album, dal quale è partito tutto, e in secondo luogo uno spettacolo live senza precedenti e un film di grande spessore, con la giusta commistione di attori in carne e ossa e cartoni animati.
Vi si narra la storia di Pink (in gran parte ispirata alla vita di Roger Waters, leader del gruppo), che, anche a causa dei tragici avvenimenti della propria vita (il padre morto in guerra mentre lui era ancora in fasce, la scuola disumanizzante, la madre iperprotettiva, l’alienante vita da rock-star, le groupies, il divorzio), si chiude dietro a un muro psicologico invalicabile, che, per proteggerlo dal mondo esterno, lo soffoca inesorabilmente, trascinandolo nella follia e in un mondo onirico allucinato (e richiamando, in tal modo, anche la storia personale di Syd Barrett, il fondatore della band). Le canzoni dell’album spaziano da sbotti di rabbia anche molto violenti (“One of My Turns”) a ballate delicate ma strazianti (“Nobody Home”).
La novità del sound dei Pink Floyd si afferma fin dai primi brani dell’album. Le quartine suonate sul rullante da Mason (“In the Flesh”) evocano un suono più heavy di quello dei loro precedenti lavori. Il disco richiama spesso suoni bellici ed è ancora la batteria di Nick Mason a richiamare sventagliate di mitragliatrice. L’elicottero di “Another Brick in the Wall parte II” evoca scene di guerra che, legate alla morte del padre di Waters (deceduto nel 1944 ad Anzio), dominano tutta la prima facciata dell’album. Viene forse suggerito anche un rapporto tra la massificazione, subita dai ragazzi a opera del rigido e alienante sistema scolastico, e l’inquadramento militare, fino a giungere a una visione delirante del sistema in chiave fanta-nazista.
Dall’infanzia e dalla prima giovinezza di Pink, si passa – nel lato B del primo disco – al difficile rapporto del protagonista, ormai divenuto una rock-star, prima con la madre, poi con il successo. Intanto il matrimonio tra Pink e la moglie si incrina a causa della loro incomunicabilità: il muro ormai si è chiuso. Con esso Pink cerca di proteggersi dalle delusioni, da ogni dolore, ma resta più che mai solo. Tenta di vincere il proprio isolamento, ma inutilmente (“Is There Anybody Out There?” – “Nobody Home”). Pink è solo e in balia dei propri produttori che lo salvano da un’overdose solo per sbatterlo su un palco per il suo ennesimo concerto.
Waters immagina che la massificazione giovanile, la perdita di identità delle masse di adolescenti, venga favorita e forse anche sfruttata dalle rock star, il cui seguito acritico potrebbe addirittura far rivivere gli incubi del nazismo. Ma resta l’isolamento del protagonista. Tale solitudine può essere vinta in un solo modo: analizzare la propria vita, rivedere il proprio percorso.
Si apre così un processo (“The Trial”), il cui esito è la condanna, forse dolorosa, forse liberatoria, ad abbattere il muro, a eliminare le proprie difese, a esporsi – nudo – ai propri simili.
Il doppio album si chiude con la ballata “Outside the Wall”, poesia delicata e dal tono introspettivo, eseguita, alla fine del concerto, da Waters, che prima suona il tema con il clarinetto e poi, affiancato da una band folk (con chitarre e fisarmonica), recita, sul sottofondo del coro, il testo della canzone.
Durante la canzone “Empty Spaces” si può udire chiaramente un messaggio registrato al contrario (il suddetto messaggio è solo nell’album in studio, ma non nel live e nel film). Se si ascolta la canzone al contrario, rallentando la velocità, si sente: “Any better: congratulations! You’ve just discovered the secret message. Please, send your answer to “Old Pink”, care of the “Funny Farm”, Chalfont.” (“Niente di meglio: congratulazioni! Hai appena scoperto il messaggio segreto. Per favore, spedisci la tua risposta al “Vecchio Pink”, presso la “Funny Farm”, a Chalfont. “Funny Farm” è un termine in slang inglese con il quale si indicano gli ospedali psichiatrici. Il messaggio, evidente parodia dei messaggi subliminali, è anche un chiaro riferimento al mai dimenticato Syd Barret, fondatore ed ex-leader dei Pink Floyd, allontanato dal gruppo per problemi di droga.
“The Wall” è il punto di arrivo della complessiva esperienza musicale dei Pink Floyd. La critica è abbastanza unanime nel ritenere questo doppio album il capolavoro della band in quanto connubio perfetto tra musica, testo e rappresentazione dal vivo, segnando una tappa fondamentale nella comunicazione multimediale. L’album è attraversato dal “leit motiv” di “Another Brick in the Wall”, ma dal vivo ce ne sono molti altri, come il tema di “Empty Spaces” ad esempio, che ricorre prima di “Goodbye Cruel World”. In tal modo Waters inserisce nel rock elementi della musica classica. Inoltre l’opera si presenta anche come una rappresentazione teatrale: “The Trial” si svolge addirittura nel palcoscenico della mente di Pink. È un’elaborazione mentale attraverso la quale il protagonista processa se stesso, immaginando, come testimoni a carico, il maestro, la moglie, la madre. All’inizio di ogni concerto, saliva sul palco la cosiddetta “Surrogate Band”, quattro persone che indossavano maschere che riproducevano il volto dei veri membri del gruppo. Dopo essere giunta sul palco la vera band, il concerto andava avanti accompagnato dai mostruosi cartoni animati creati da Gerald Scarfe, proiettati su uno schermo circolare. A metà dello spettacolo, tra “Another Brick in the Wall parte III” e “Goodbye Cruel World”, in pochi minuti, veniva edificato un muro di cartapesta che divideva il pubblico dai Pink Floyd (una delle principali metafore del concept di “The Wall”). Durante “Confortably Numb” però, Roger Waters usciva dal muro indossando un camice bianco, mentre David Gilmour veniva innalzato al di sopra di esso. Alla fine del concerto, il muro veniva violentemente fatto crollare, senza ovviamente danneggiare né gli spettatori, né la troupe, né la band.
Infine “The Wall” è diventato anche un film, diretto da Alan Parker con il contributo grafico di Gerald Scarfe. L’attore protagonista era l’allora semisconosciuto leader dei Boomtown Rats, Bob Geldof. Il film “Pink Floyd – The Wall” fu presentato, in anteprima, al 35esimo festival di Cannes, il 22 maggio 1982, a mezzanotte in punto. Nella pellicola vengono mostrati circa venti minuti delle animazioni originali di Scarfe create appositamente per i concerti. La pellicola, dotata di un’incisiva violenza psicologica, segnò anche la fine del quartetto dei Pink Floyd, ovvero l’abbandono di Rick Wright.
01/07/2009, Davide Longoni