LE SCRITTURE MYSTERIOSE

Ha 5400 anni di storia, è stata usata per tramandare storia, arte, cultura, usi, tradizioni, costumi e per farci conoscere popoli lontanissimi da noi nel tempo: stiamo parlando della scrittura, che con il passare dei millenni si è evoluta sempre di più fino alle forme attuali che conosciamo. Ormai il passato è stato quasi tutto svelato e decifrato, grazie soprattutto alla disponibilità di parecchi testi sui quali lavorare, eppure ancor oggi, nonostante le più moderne e sofisticate tecniche di comparazione e i migliori strumenti linguistici che possediamo, esistono tre forme di scrittura che sono rimaste un mistero per l’uomo. Andiamo, con ordine, a conoscerle.
IL DISCO DI FESTO. Si tratta di un disco di terracotta, del diametro di circa 16 centimetri, ritrovato nel 1908 da una spedizione archeologica italiana a Creta, tra le rovine di un palazzo minoico, risalente al 1600/1700 a.C. Entrambe le facce presentano una serie di segni, disposti a spirale, realizzati con delle specie di timbri sull’argilla fresca. I segni sono in tutto 241, ma siccome molti sono ripetuti, in realtà si possono contare in tutto 45 simboli diversi tra loro. Si possono vedere figure umane, animali, barche, abitazioni, vegetali, utensili vari e armi. Tutto quanto potrebbe essere riconducibile all’ambiente culturale del mar Egeo, ma ogni tentativo di interpretare quei segni è finora fallito, dal momento che si tratta dell’unico documento ritrovato con queste caratteristiche. Se non si scopriranno altre iscrizioni simili, che permettano dei confronti e quindi la possibilità di decifrazione, il Disco di Festo continuerà a restare un enigma.
LA SCRITTURA RONGO-RONGO. Si tratta di 24 tavole, alcune lunghe anche un metro, ricoperte interamente di segni incisi ben allineati: tra questi si notano figure umane e uccelli in volo (nella foto). Secondo una leggenda, le “tavole parlanti”, come vengono anche definiti questi documenti originari dell’Isola di Pasqua, un tempo erano 98. Durante le deportazioni degli schiavisti peruviani nell’Ottocento, purtroppo gli unici indigeni in grado di leggerle furono dispersi e morirono lontano da casa, senza tramandare ai posteri il segreto delle iscrizioni e della loro decifrazione. Il sospetto degli studiosi è che esse non siano una vera e propria scrittura, me segni di valore mnemonico per ricordare particolari canti o avvenimenti storici. Ma il mystero permane.

I SIGILLI DELL’INDO. Tra il 2200 e il 1700 a.C. si sviluppò nella Valle dell’Indo la misteriosa civiltà di Harappa, della quale ci rimangono migliaia di sigilli di pietra sui quali è incisa spesso la figura di un animale. Si possono vedere tori, unicorni, tigri, rinoceronti, elefanti e molti altri. Accanto a questi disegni si trovano pochi segni, in media cinque o sei, incisi scrivendo da destra verso sinistra. In totale, analizzando tutte le iscrizioni, sono stati individuati 400 segni, riconducibili a 200 primari. Come già per il disco di Festo, i decifratori si sono trovati di fronte ad una scrittura misteriosa di una lingua sconosciuta. Secondo le ricerche condotte dagli archeologi, parrebbe che le scritture indichino il nome del proprietario del sigillo e la sua carica pubblica o il suo titolo personale. Quel che è strano è che la civiltà di Harappa abbia inventato uan scrittura apposta per scrivere soltanto dei nomi. Anche in questo caso l’enigma continua.

02/05/2007, Davide Longoni